Volo a braccia tese nel cielo di Facebook. Volo come un uccello, muovendo le braccia come se fossero ali, che emozione. L’aria tiepida di queste altezze virtuali ti accarezza la faccia e lo spettacolo che vedi dall’alto non ha paragoni. Campi, case, alberi di mille tipi. Nel mio volo incontro altra gente che galleggia in aria in maniera a volte comica, con una strana smorfia di incredulità dipinta sulla faccia. Qualcuno mi saluta. Qualcuno mi ignora cabrando con la pesantezza di una mongolfiera.
Ma si vola piano, qui nel cielo di Facebook. Ti senti legato, mentre sei sospeso in aria. E hai la stessa difficoltà di virare di un bombardiere della seconda guerra mondiale. E poi lo vogliamo scordare questo senso di oppressione che ti accompagna in ogni metro del tuo torpido volo? No, qui non va: anche il paesaggio offerto alla tua ammirazione è troppo ristretto, claustrofobico addirittura. Hai bisogno di più vasti orizzonti, lo sai. Non di alberi, ma di foreste. Non di palazzi, ma di montagne.