Mi è scivolato in mano questo libello agile, a tratti
autunnale e davvero affascinante: Il campione è tornato di
J.R. Moehringer, da cui credo sia stato tratto anche un film. Moehringer è un giornalista
talentuoso del Los Angeles Times vincitore anche
di un premio Pulitzer. Un giorno si mette in cerca di Bob Satterfield, uno dei
pesi massimi più forti degli anni Quaranta e Cinquanta, poi dimenticato. Crede
di averlo trovato in un vecchio barbone dalle mani grandi e dalla faccia triste
che bazzica i bassifondi californiani. Il barbone sa tutto di Satterfield,
quali incontri ha fatto, quali allenatori e amori ha avuto, conosce a uno a uno
tutti i pugni che il vecchio pugile ha dato e ricevuto e sa quali quali danni
hanno fatto. C'è un però. Forse Satterfield è morto da tempo, anche se è
difficile accertarlo. Ma in quel caso, perché il vecchio barbone si spaccia per
lui e come fa a sapere tanti particolari della sua vita? Libro nella migliore
tradizione della boxe sociale. Vittorie, ma soprattutto sconfitte. Pugni dati,
ma soprattutto presi. Sogni, tanti sogni, quasi mai realizzati. L'eco di nomi
mitici del ring che sembrano usciti da un film con Humphrey Bogart: Rocky
Marciano, Jack LaMotta, Jack Dempsey (e di mio ci aggiungo pure Ezzard
Charles). Il libro è di solo 48 pagine ed è stato una vera gioia leggerlo.
Moehringer ha scritto la più bella biografia sportiva che mi sia capitato di
leggere, ossia Open sulla vita di André Agassi. Il
libro su Satterfield ha comunque delle atmosfere noir addirittura superiori.
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