lunedì 9 agosto 2010

Il delitto e la raccomandazione (quasi) perfetti

Vediamo se possiamo avvicinare grande letteratura (gialla) e grande raccomandazione e grandissimo nepotismo (all’italiana) e vediamo se possiamo farlo in poche righe. C’è uno splendido romanzo thriller di Patricia Highsmith, Sconosciuti in treno, da cui è stato tratto pure il film hitchcockiano Delitto per delitto, che fa al caso nostro. Uno dei protagonisti del romanzo, Bruno, crede di aver trovato il segreto del delitto perfetto, e cioè il delitto (all’apparenza) senza movente. Prende un treno qualsiasi e contatta un passeggero sconosciuto, Guy, sul quale però aveva già preso delle informazioni. Guy è stato tradito dalla moglie, mentre Bruno odia suo padre. La proposta è la seguente, Bruno avrebbe ucciso la moglie fedifraga di Guy, mentre l’altro avrebbe ricambiato il favore eliminando il padre padrone. Nessuno degli assassini ha relazioni con la futura vittima e nessuno sospetterà di loro, anche perché dopo quell’incontro occasionale in treno non si rivedranno più. Tu fai un delitto per me e io lo faccio per te, uguale il delitto perfetto.
Nella nostra bemeamata e creativa patria qualcuno ha pensato di prendere ispirazione dalla trama hitchcockiana. Un’inchiesta parlamentare ci informa che dal 2005 al 2008 sono stati assunti al Ministero della Difesa, tramite (regolare?) concorso pubblico diciotto tra figli e figlie, due nipoti, una nuora, quattro mogli e un fratello (tutti imparentati con direttori generali e altissimi funzionari del ministero). Tutti i direttori generali e gli altissimi funzionari nepotisti facevano parte di commissioni di esami, ma dato che la legge attuale vieta di poter esaminare candidati fino al quarto grado di parentela, ecco trovata la scappatoia. Tu promuovi mio figlio al concorso x e io faccio lo stesso con il tuo al concorso y, tu fai passare mia moglie al concorso z e io do un bella spinta a tua nuora nel concorso y.
Delitto per delitto, raccomandazione per raccomandazione.

8 commenti:

  1. Mio caro Capitano, ciaooooo
    sono tornata oggi dalle vacanze dei miei figli
    :-), nel senso che sono due settimane che ci assoggettiamo ad andare in un villaggio vacanze con annessi e connessi :-) (è una multiproprietà e le spese non sono eccessive). Però devo ammettere che quest'anno sono stata bene anche io.... mi sono rilassata ed ho conosciuto delle persone veramente interessanti... (sai che il villaggio è frequentato da una buona parte di Napoletano... oltre che toscani, liguri e lombardi) va bhe!
    Premesso che anche i figli di certa gente un lavoro lo debba trovare, e magari alcuni hanno avuto anche la fortuna di fare buone scuole.... bisognerebbe vedere se siano stati preferiti..... di buona misura rispetto ad altri...., certo che la presenza concomitante dei genitori nelle commissioni d'esame....
    Però, devo dirti che a meno che certi individui che vengono assunti, non siano totalmente inadatti alle mansioni che svolgono, o meglio siano dei totali dementi messi solo per prendersi lo stipendio, la cosa non mi sembra così terribile.
    Pensa che ancora in alcune banche hanno la preferenza i figli degli impiegati della stessa banca.....
    E a parte questo mi sembra "ragionevole" che un padre o una madre "aiutino" il figlio ad ottenere un posto di lavoro, sempre che questo sia compattibile con la loro professionalità.
    Penso che sia molto più terribile la carriera per anzianità........ quanti danni ha prodotto sia nel pubblico impiego che nelle banche.....
    Spero che le tue giornate a Napoli siano splendide :-).... Ma tu non vieni a trovare Cleide?

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  2. Ecco la mia risposta a Fiore, di cui si sentiva la mancanza del suo brio. Arrivano finalmente i nostri. :-)
    Villaggio vacanze? Mi fa piacere che tu abbia passato dei bei giorni.
    Sulla seconda questione, nessuna sorpresa, dato che siamo antichi ascoltatori della sceneggiata napoletana di Mario Merola, spesso maestra di vita, la quale sentenzia in 'O Zappatore : "'E figlie so' piezz'e core".
    E' solo che ho letto divertito questa notizia di moderno nepotismo ricordando il libro della Highsmith, peraltro scritto molto bene.
    Per quanto riguarda Cleide, guarda che lei in questo preciso momento è qui accanto a me a Napoli. Le giornate sono belle e lei partirà venerdì, peccato che non sia capitato nessuno degli amici da queste parti. altrimenti avremmo potuto mangiarci una pizza e raccontarci due storie da blog, olé!

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  3. CASSANDRO

    Riconoscere il merito -- indipendentemente dal grado di parentela -- e dare la giusta ricompensa è un fatto che sempre meno si riscontra nella società arrivista che stiamo vivendo, ma che forse è sempre esistita (“E figlie so’ piezz’ e core”), per cui in forma quasi di massoneria uno aiuta in esclusiva i suoi amici e parenti nella speranza o certezza per accordo tacito o paraufficiale, che questi al momento opportuno aiutino i nostri amici e parenti.

    Salvo, ovvio, qualche cane sciolto! A memoria mia ricordo un professore che era solito sostenere, avendo un grande numero di candidati da esaminare in grandissima parte raccomandati: “E allora vuol dire che quelli che non hanno una raccomandazione li raccomando io!”.

    Eppure bisognerebbe (letteratura?) agire spassionatamente per il bene comune, e dare onore al merito (utopia!), tenendo presente che alla lunga si trae vantaggio generale dal fatto che “una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”

    Più in generale si è alla riconoscenza (generalmente sconosciuta) da parte di chi ha avuto qualcosa. Buon ferragosto.


    SCONOSCIUTA RICONOSCENZA
    E IL DOVERE DI DARE

    Chi la conosce la “ri-conoscenza”? . . .
    E chi l’ha vista mai? . . . Chi l’ha incontrata?
    Sta sul vocabolario, ma senza
    riscontro nella vita. Ogni giornata

    che passo l’ho cercata in quanto tanto
    ho dato -- credo -- ma nessuno accenno
    di lei ho mai trovato: per incanto
    lei fugge sempre e quindi fuor di senno

    lascia colui che un “Grazie” si aspettava,
    oppure un “A buon rendere”. E no . . .
    è morto il detto: “una mano lava

    l’altra e il viso entrambe”. Io però
    son “Capa tosta”: esisto e quindi grava
    su me il dover di dare e quindi do


    . . . pur se ri-conoscenza non avrò.

    Mi guida un grande motto in tutto ciò:
    “Fai ciò che devi, accada quel che può”.

    Presuntuoso? . . . Forse! Santo, no!

    Sapeste quante grandi pecche ho! . . .

    Perciò compenso: do e ancor darò.

    (Cassandro)

    il

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  4. Cassandro, formidabile quel tuo professore che esaminava raccomandati (se non li raccomandava nessuno, li raccomando io).
    Viviamo in un mondo di mafia soft, come qualche volta ho detto. Cioè una mafia molto con il sorriso sulle labbra, a differenza della accigliata mafia vera rappresentata da Totò Riina e Don Vito Corleone, che non ricorre alla lupara, se non i casi estremi perché preferisce raggiungere i suoi scopi per via dialettica e possibilmente adoperando le magiche parole Democrazia, Libertà e recentemente pure Futurismo, una mafia nepotistica fatta di gente vestita perbene, che spesso legge giornali benpensanti in cui si parla di diritti civili, una mafia che parla di Terzo Mondo e Commercio Equo e Solidale facendosi venire le lacrime agli occhi, una mafia soft che però non scorda mai che la Cosa Nostra è cosa nostra e va appunta divisa nel più grande istituto riconosciuto dalla mafia (sia quella vera che quella soft della società cosiddetta normale), cioè la Famiglia. Don Vito Corleone non si scordava mai di ripetere al figlio Michael, che aveva velleità di mischiarsi a gente fuori dal suo alveo parentale: “ricordati, Michael, non esiste niente al di fuori della famiglia”.
    Recenti cronache politiche danno ulteriori conferme della naturale inclinazione umana verso la Famiglia. Ma ovviamente nessuno ha bisogno di sapere di Case a Montecarlo svendute ai cognati cretinetti in Ferrari per avere prova della mafia soft che normalmente si definisce società. Mi sembra che il più completo esempio della mafia soft in cui viviamo sia la Rai Radiotelevisione Italiana. Lì sì che fanno le cose perbene e senza le stupide ipocrisie a cui si ricorre nella vita reale (solo che la mafia della Rai non è poi tanto soft). In Rai si sono fatti alcune domande. Cosa bisogna fare per far carriera in Cosa Nostra? Prima di tutto occorre trovarti un Padrino che ti raccomandi e ti prenda sotto la sua ala protettrice. Detto fatto, i padrini della vita reale sono i politici e quindi è a loro che devi rivolgerti (non si ha notizia di nessun assunto alla Rai non raccomandato dai vari Berlusconi, Fini, Veltroni, D’Alema, Casini e via dicendo). Seconda regola, ti avvanteggerai maggiormente dell’appoggio del Padrino-Politico se sei in rapporto di parentela diretta con lui (Tulliani Gianfranco e un milione d’altri come lui assunti in Rai o che hanno fatto affari con essa). Terza regola, se non hai alcun Padrino a cui rivolgerti non ti resta che protestare contro la mafiosità altrui e: A) aspettare che lotte della Mafia prima o poi portino al potere qualche Capobastone tuo parente o che almeno riesca a vederti come un suo Picciotto; B) protestare fino a perire come i giudici antimafia alla Falcone e Borsellino; C) impazzire per la mancanza di mammasantissima a tua disposizione, perdere il contatto con la realtà, e quindi autoconvincerti che non esiste alcuna mafia soft e propalare la fandonia del self made man.
    Come al solito in chiusura, saludos por todos. :-)

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  5. Caro Capitano quanto hai osservato che accade nello stato accade anche nelle grandi aziende! In molte grandi aziende nel corso degli anni per evitare che si assumessero intere generazioni di parenti hanno vietato l'assunzione di persone con lo stesso cognome. Allora chi può, e sta ad alti livelli cosa fa? Più o meno quello che hai descritto: io dirigente alla Telecom assumo tuo figlio, e così tu dirigente alla Rai assumi mia figlia; poi alla rai assumo il figlio di quel tuo amico alla Pirelli che poi assume mio nipote alle autostrade e così via.......Fatta la legge trovato l'inganno! Indovina un po' chi se la prende sempre "in der secchio" (come si dice a Roma)?
    Ciao.
    berardo

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  6. Caro Capitano,
    interessantissimo. Sì conosco il film e devo dire che la trama è stata riutilizzata più volte anche in alcuni telefilm americani.
    Devo dire che la cosa è nauseante. Quello che trovo ancor più straordinario, però, è che nessuno faccia niente a riguardo.
    In Italia ci accontentiamo di lamentarci. Non è ora di fare qualcosa a riguardo?
    Secondo me basterebbe anche poco. Un'associazione di volontari in un comitato di cittadini che raccoglie denunce di disonestà da parte dei nostri amministratori potrebbe cambiare le cose in modo radicale... ma chi sono i coraggiosi che si metterebbero in prima linea a fare una cosa del genere?

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  7. Carissimo Berardo, carissima Enrica e carissimo pure io.
    Carissmio Berardo, l'ultima me l'ha detta un mio amico dei vecchi tempi, ormai i contratti tra aziende non si fanno più sulla base dei soldi, ma con soldi e promesse di assunzioni. Il mio amico mi dice che stanno ristrutturando la sua azienda con lavori edili e quasi ogni impresa che interviene chiede di essere pagata parte in denaro e parte in "natura" (cioè con l'assunzione da parte della società del mio amico di due o tre persone, che sono tutti figli o figliocci del titolare dell'azienda ristrutturatrice: mafia soft, si diceva).
    Carissima Enrica, vedi, le denunce si fanno se la percentuale di "devianti", cioè di persone che si comportano male, è entro limiti fisiologici, se i nepotisti o i mafiosi soft sono diciamo il cinque per cento della comunità, magari il venti, il trenta o persino il quaranta. Se il comportamento mafioso soft riguarda praticamente l'intera società chi denunci? Te stesso? Denunci le pietre? Denunci gli alberi?
    Carissimo pure io, devi trovarti un Padrino Mammasantissima pure tu invece di perdere tempo a scrivere cose sapute e risapute su questo blog.

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