lunedì 28 agosto 2006

Fatti guardare


Fatti guardare.
Fatti guardare mentre ti muovi e cammini.
Fatti guardare mentre ti siedi e ti sposti una ciocca di capelli dalla fronte spaziosa o ti infili in bocca l’estremità di una penna mentre rifletti.
Fatti sentire mentre parli e ridi. Lascia che la tua voce fresca arrivi fino alle mie orecchie incredule.
Fatti toccare le punte delle dita e lasciami tenere la tua mano delicata tra le mie.
Fatti ammirare mentre vivi e respiri.
Fatti abbracciare e donami un pezzo di paradiso con il tepore del tuo corpo snello.
Fatti guardare negli occhi chiari che sanno di autunno.
E fammi baciare quelle tue labbra seducenti, fammele fammele baciare. Fammele baciare almeno una volta prima di morire. Una sola volta prima di morire.
Fatti proteggere da tutti i pericoli del mondo, fatti proteggere da queste mie braccia forti, permettimi di farti da scudo con il mio corpo, permettimi di prendermi tutto il brutto del mondo, lascia che sia io a soffrire e a piangere, lascia che le malattie vengano a me, lascia che mi prenda la tua delusione e la tua tristezza, dammi le tue lacrime, tutte, falle piangere a me, dammi il tuo buio e tieniti la luce. Tu, splendida creatura che un giorno ti sei accorta di me, ridi, ridi come non hai fatto mai.
Vivi.
Vivi mentre io muoio per te.

lunedì 21 agosto 2006

L'obnubilazione amorosa


Non sapevo cosa fosse l’amore. Oppure, se lo sapevo, l’avevo scordato da tempo. Sono strani i casi della vita. Delle volte credi di sapere tutto o quasi e poi ti accorgi che ci sono momenti in cui non sai nemmeno come ti chiami o in che anno ti trovi.
Se fino a poco tempo mi avessero chiesto di descrivere come ti fa sentire l’amore, avrei detto che provi una pazza gioia quando ti abbandoni a quel sentimento. Un’euforia senza limiti. Una gioia primordiale che ti spinge a dare pacche sulle spalle a chicchessia e a cantare a tutta voce, sfidando il discredito altrui, motivi di Laura Pausini o perfino di Toto Cotugno. In verità avrei giurato, certo che nessuno su questo pianeta potesse sconfessarmi, che c’è una sequenza cinematografica che descrive al meglio come ti senti in questo particolare stato d’animo. E’ la celeberrima scena in cui Gene Kelly balla sotto la pioggia, sguazzando allegro nelle pozzanghere, senza alcun timore di inzupparsi scarpe e vestiario, anzi godendo di quella situazione. Ecco cos’è l’amore, avrei detto. E’ Gene Kelly che fa ruotare il suo ombrello come una trottola e poi piomba gioioso in una pozza d’acqua e canta “I’m singing in the rain”. E’ quando spazza con i piedi l’intero canale di scolo di una strada.
Avrei detto così.
E avrei sbagliato.

Avrei sbagliato, ora lo so. Quando sei innamorato, non sei euforico, non canti a squarciagola “Dite a Laura che l’amo”. Non ti senti la forza di un ciclope e l’allegria di uno sbronzo frequentatore dell’Oktoberfest. Non hai l’energia di sguazzare nelle pozzanghere o di lanciarti in una danza accosciata dei cosacchi del Don. Riesci a malapena a parlare a voce normale. Sei frastornato. Inebetito. Sei in preda a quella che con un termine un pochino sostenuto si potrebbe definire obnubilazione. Non a caso c’è una locuzione che si usa spesso in concomitanza con la fase dell’innamoramento, cioè il colpo di fulmine. E’ così. Quando sei innamorato non balli, ma sei fulminato. Sei come stecchito da qualche potente evento atmosferico. Hai a malapena la forza di domandarti “Come è potuto capitare proprio a me?” E non riesci a spiegartelo. Se piovesse e tu camminassi per strada? Certo non ti ripareresti sotto un ombrello, probabilmente non ti accorgeresti nemmeno dell’acqua che ti cade addosso. Ma niente salti e balli. Nessuna manifestazione acrobatica di giubilo. Te ne rimarresti a camminare come un fantasma sconcertato, mani in tasca e sguardo perso nel vuoto, finché qualcuno ti dicesse di ripararti.

Chiarisco che non sono, né sono stato innamorato di recente. Le anzidette riflessioni mi sono state suggerite da una sorta di intuizioni sentimentali.

mercoledì 16 agosto 2006

La soluzione del supercruciverba









Come promesso, pubblico la soluzione del supercruciverba che ho creato per gioco, il cui schema è visibile qui post più sotto.

Chiunque voglia chiedermi spiegazioni su qualunque definizione da me inserita, avrà una risposta adeguata.


domenica 13 agosto 2006

Mammina, mi ha turbato il piedino


Mammina, mi ha turbato il piedino. Mi ha fatto venire la bua al pancino, quel nudo piedino smaltato di rosso che si muoveva come un serpente sinuoso. Avresti dovuto vederlo, mammina, era tutto curve e faceva su e giù, su e giù, si inarcava, sembrava vivo. Quel piedino sensuale era un’arma puntata contro il mio pancino tormentato. Te lo giuro, voleva spararmi e uccidermi, quel cattivo cattivaccio. Povero me, mi brucia tutto qui sotto, come se avessi mangiato una sfilza di peperoncini. Come brucia, qui sotto. Ahia, ahia, come posso farmi passare questo fuoco?

Aspetta, mami, ti racconto tutto per bene. Smattina ero nell’ufficio postale per pagare la bolletta della luce. Avevo preso il numero e mi ero seduto, quando ecco che vicino a me si siede questa perfida vampira. La prima cosa che fa è di accavallare un coscia e agitarmi il suo nudo piedino smaltato di rosso sotto il naso. Cosa ho fatto io? E cosa vuoi che abbia fatto, mami? Ho fissato per qualche secondo quella creazione dell’Onnipotente, osservando stregato la scarpina slacciata che ondeggiava sulla punta dell’alluce. Accarezzavo con gli occhi la curva flessuosa che si dipartiva dal calcagno, lo snodarsi della caviglia levigata, l’intermittente contrarsi di quelle dita da sogno. Oh mami, mammina, non puoi credere con quale malia oscillasse quella scarpina sul piede nudo. E’ stato allora che ha iniziato a venirmi la bua al pancino. Tanta bua, tanta tanta bua qui sotto, mammina. Dopo un po’ ho dovuto spostare lo sguardo, perché tu mi hai insegnato a non fissare a lungo le persone, anche se magari ne guardi solo una parte come ho fatto io. Perche le donne sono così cattive, mammina? Perché ci fanno venire tutta questa bua qui sotto? E’ perché ci odiano che ci fanno così male?

Come dici, mami? No, la ragazza nell’ufficio postale posta non era svestita. Niente cosce in fuori. Niente mutande sbattute in faccia come va di moda ora. No, non aveva nemmeno una scollatura fuori dal normale. Però ora che ci penso aveva un paio di occhiali molto provocanti. Questi con la montatura nera e le stanghette da pole position che ti fanno venire gli occhi delle stregacce mezze nude della tivvì. Quando la cattivona della posta mi guardava da sotto quegli occhiali criminali, mammina, mi faceva sciogliere dentro. Mi sentivo un gonfiore qui sotto, come quando ti viene il bitorzolo in testa, ma più duro. Era duro come la pietra, qui sotto, che paura ho avuto.
Se ho fatto qualcosa? No, la vampira col piedino assassino era scortata da ben due ragazzi belli grossi. E poi mi conosci, non per niente mi hai messo tu al mondo, stella stellina. Io non sono un pappagallo da uffici postali. L’unica cosa che potevo fare era fissare il tu sai cosa tu sai come. E il peggio era che potevo guardarlo solo di tanto in tanto, per non farmi prendere per un orcaccio delle favole. Non volevo mica passare per uno di questi brutti omaccioni malati che farebbero le peggiori perversioni alle ragazze! Porca paletta, mammina. Scusa, scusa, non dico più le parolacce. Come soffrivo, che dolore! Se la vampiraccia fosse stata un po’ umana avrebbe smesso di agitare la sua arma spietata e mi avrebbe fatto un massaggino al pancino per farmi passare la bua.

Cosa pensavo sbirciando il piedino nudo? Oh, niente di importante. Avrei voluto slinguazz… cioè accarezz… Insomma, volevo dire azzannar… sbranar… magari solo un morsetto nella parte polposa di quel piedino nudo. Un morsetto piccino picciò, lo giuro, mami. Mi sarebbe piaciuto assaggiare anche il suo alluce rosso. Un colpettino e via, giuro, senza masticare quelle carni saporite, parola di ex chierichetto. Non le avrei fatto mica male, per chi mi hai preso? Dici che non sta bene prendere a morsi un piedino, anche se è smaltato e provocante come quello? Allora forse un bacetto sul collo del piede? No? Nemmeno con la, ehm, lingua ci potrei fare niente?
Come sei cattiva, mammina! Non per niente sei pure tu una femmina. Perlomeno me lo posso sognare stanotte? Sì, cercherò di non fare quelle brutte cose lì, mami mammuccia, mentre sogno. Giuro giuro giuro. Però se sto dormendo come posso controllare ciò che faccio?

lunedì 7 agosto 2006

Io non so parlar d'amore


Vorrei parlare d’amore, ma non so come si fa. Non conosco gli accenti giusti da usare, non so cosa dire. L’unica cosa che credo di sapere dell’amore è che quando conosci questo sentimento dovresti essere in uno stato d’animo lieto, con poco spirito di contrapposizione e poca voglia di litigare con il prossimo. Poiché invece io sono dotato di uno sviluppato spirito di contrapposizione e poiché con gli altri ci litigo spesso e volentieri, deduco che è da parecchio tempo che non incontro questo sentimento. Probabilmente sarebbe più opportuno che io parlassi dei motivi per cui oggi ho questo impulso verso emozioni gentili.

Ieri ero in uno stato d’animo del tutto diverso. Avevo già progettato uno di quei post polemici in cui mi ritengo portato. L’ho abbozzato e salvato in Word, ma so già che mi sarebbe venuto bene, graffiante, provocatorio, provvisto di quella che io giudico una vena di sana trivilità. Poi ho letto il romanzo di cui ho parlato nei commenti di ieri. C’era questa storia d’amore, solo accennata, secondaria nello sviluppo della trama, ma che mi ha catturato. Ovviamente c’entra il meccanismo dell’identificazione. Il processo per cui ti immedesimi in un certo personaggio e godi delle sue vittorie soffrendo per le sue sconfitte, il processo per cui ami i suoi amori e ti pare di riprodurre dentro di te le sensazioni di quell’individuo mai esistito.

Il libro in questione, l'ho detto ieri, è un thriller ben costruito, Il silenzio dei rapiti di Jeffrey Deaver. Alcuni psicopatici sequestrano delle ragazze sordomute e si asserragliano in un mattatoio abbandonato. C’è un’approfondita disamina delle tecniche di negoziazione con sequestratori di ostaggi; e anche un interessante spaccato sul mondo dei sordomuti: psicologia, modo di comunicare e rivendicazioni sociali. Ma ciò che mi interessava soprattutto era il rapporto creatosi tra il negoziatore della polizia (in verità dell’FBI) e una giovane insegnante sordomuta. Ci saranno stati quasi trent'anni di differenza tra il maturo negoziatore e la coraggiosa venticinquenne non udente (a lei si deve il salvataggio di parecchie sue compagne di prigionia), ma io non ci badavo. Facevo il tifo per l'amore a dispetto dell'età e speravo che alla fine l’autore del romanzo non se ne uscisse fuori con qualche geniale trovata alla Casablanca (ci amiamo, ma tra noi non può funzionare, troverai qualcuno più giovane e adatto di me e blablà e blablà), alla Witness – Il testimone (ci amiamo, ma i nostri mondi sono troppo diversi e non abbiamo futuro) o peggio ancora alla Titanic (sacrifico la mia vita per salvare te e il nostro amore).

Avendo preso l’impegno di dire come andava a finire il romanzo, lo faccio qui. Eccoci allora alle ultime pagine. I due psicopatici sequestratori sono ormai morti come io ero certissimo che accadesse (li ha però uccisi la giovane insegnante sordomuta salvando la vita del negoziatore della polizia e non viceversa come era lecito aspettarsi). Restano ancora tre o quattro pagine finali, ma io fremo di impazienza, volo sui paragrafi fino alle ultime parole della storia. Delusione. Niente. Non c’è l’amore. Lo stramaledetto amore che aspettavi manca. La giovane disabile e il negoziatore, pur sopravvissuti, se ne vanno ciascuno per la propria strada. Un colpo al cuore. Peggiorato da un sospetto terribile. La ragazza uccide i due psicopatici in modo efferato, tale da giustificare l’idea che la forzata convivenza con i loschi individui l’abbia sconvolta trasformandola in una psicotica omicida. Mi aspetto quasi un ghigno finale della brava ragazza alla Norman Bates in Psycho.
Non lo trovo e un po’ mi rassereno. Torno indietro con le pagine. Mi rendo conto che ho scorso gli ultimi paragrafi troppo in fretta, preso dalla smania di sapere il finale. In effetti c’è un bacio tra i protagonisti della storia, tenero, da amanti. Non è che l’autore si sia ammazzato troppo per descrivere questo momento (il bacio non prende più di uno striminzito paragrafo), ma è chiaro che il particolare cambia il contesto della storia. Abbiamo l’amore tra i protagonisti a dispetto dell’età e delle carenze percettive. Abbiamo la giovane sordomuta che dice o meglio segnala al suo maturo partner di volerlo rivedere (anche qui l’avaro autore non spreca che un paio di righe delle 450 pagine del romanzo). E abbiamo la certezza che nessun Norman Bates in gonnella userà coltellacci in docce e in luoghi affini. Che cosa vogliamo di più da un romanzo?

venerdì 4 agosto 2006

I tre giorni del Condor


Ogni volta che penso di allontanarmi dal blog penso a un romanzo di fantascienza che mi ha colpito molto e di cui ho già parlato altre volte. Come qualcuno ricorderà, nell’Invasione degli ultracorpi organismi alieni cercano di conquistare il mondo sostituendosi agli uomini (riproducendoli in ogni particolare). Ecco dunque che gli alieni diventano poliziotti, dottori, massaie, commercianti.
A un tratto il protagonista del romanzo, il dottor Miles Bennell, riesce a fuggire dalla cittadina californiana di Santa Mira con alcuni compagni di avventura (ovviamente c’è pure la sua innamorata, la splendida Becky Driscoll). La fuga è stata rocambolesca, rischiosissima, gli Ultracorpi hanno ormai assunto il controllo dei punti nevralgici di quel pezzo della California (polizia, comunicazioni, giustizia). Tuttavia ormai Miles e i suoi compagni sono fuori pericolo, liberi in un motel non infestato da alieni sotto sembianze umane. A questo punto i fuggitivi si guardano e quasi senza parlare decidono di tornare indietro. La loro vita è dove sono sempre vissuti, dove hanno ricordi e affetti, e se c’è un pericolo da affrontare lo faranno. Ricordo le parole che disse l’amico di Miles quando questi avanzò qualche cauto dubbio su quella scelta: “Perché avevi forse pensato di farti crescere la barba, prendere un altro nome e cominciare una nuova vita altrove?”.

Be’, non ho pensato ancora di farmi crescere la barba e prendere un altro nome. Resterò sul blog sperando di non incontrare Ultracorpi. Mi sono preso qualche giorno di riposo. Delle volte staccare un po’ ti fa bene, e a me ne ha fatto. Se in futuro ne sentissi la necessità, lo farei ancora, oscurerei il blog per il tempo che ritenessi opportuno, ma poi credo che come il coraggioso dottor Bennell tornerei nella mia Santa Mira. :-)

mercoledì 2 agosto 2006

Inizia il torneo del supercruciverba


Dichiaro aperto il torneo del supercruciverba da questo momento.
Penso che le definizioni che ho stilato siano abbastanza adeguate, ma sono pronto a correggerle qualora mi fosse fatta notare una slealtà e una cavillosità superiori a quelle concesse ai costruttori di giochi enigmistici (figura nella quale mi sono calato solo di recente e che come si immaginerà non padroneggio come vorrei).

Ecco alcune regole guida nel modo di affrontare il nostro amichevole torneo. In verità non sono proprio regole, ma solo le norme a cui io mi conformo senza pensarci quando mi trovo con un cruciverba in mano. Per me è un punto d’onore risolvere lo schema di parole crociate basandomi sulle sole mie forze, sulle mie conoscenze o intuizioni, senza ricorrere ad aiuti esterni come vocabolari, enciclopedie o ricerche su internet. Delle volte, come ho già ricordato, la difficoltà del gioco enigmistico è tale che devo avvalermi dei disdegnati aiuti esterni citati… ma, pur essendo giunto all’agognato traguardo non mi sento pienamente soddisfatto. Più o meno mi percepisco come un pugile che ha vinto un match con qualche colpo sotto la cintola (in tutti i casi ritengo che sia meglio risolvere le parole crociate in maniera non del tutto cristallina che non risolverle affatto).
Inoltre c’è una domanda che presto o tardi deve farsi qualsiasi solutore enigmistico. Quando può dirsi risolto un cruciverba? Chiaramente se uno imbrocca tutte le lettere dello schema non ci sono problemi. Ma che succede se sei riuscito a domare tutte le parole tranne qualche carognesca lettera qui e là? Io adottavo questa linea di pensiero. In caso di due, tre e in qualche caso perfino quattro lettere non risolte – specie se situate in posizione periferica e non centrale – consideravo il cruciverba sconfitto, magari ai punti, ma sconfitto. In caso contrario il perdente dello scontro ero io.
Poiché comunque ritengo parecchio difficile il gioco che vi sottopongo, stabilisco in questo caso che si possa ricorrere a qualche aiuto esterno di quelli citati (sempre con l’avvertenza che chi lo faccia lo dichiari apertamente). La parola passa a voi, auguri.

Orizzontali
1. Cantone svizzero. 4. Film erotico con Barbara Bouchet. 13. Pierre che fece rinascere la birra bianca in Belgio. 17. Codice dell’America Precolombiana. 19. Pianta erbacea delle Liliacee. 20. Coccinella dei Coccinellini. 21. Cittadina francese della Val di Loira Centrale. 22. Tat To scrittore vietnamita autore di Leu Chong. 23. Iniziali di Laurusas, compositore musicale. 26. Il terzo è monarca dello Swaziland. 28. Teologo svizzero autore dell’Epistola ai Romani. 29. Un genere di tartarughe. 33. E’ stato padre Ralph nella serie Uccelli di rovo (iniz.). 34. Romanzo utopico-erotico settecentesco. 39. Non incrementano la sovrappopolazione mondiale. 42. Scandaloso inno musicale all’amore. 44. Località spagnola nella provincia di La Coruna. 46. Classico del cinema erotico. 48. Oristano. 49. Sergej tenore. 50. Okan, grande chitarrista cipriota. 51. Una Art “cinetica”. 53. Identifica l’utente di un dominio di internet. 60. Istituto Tecnico. 61. Popolazione del Mali. 64. Titolo originale di un classico del cinema erotico franco-giappponese. 66. Può essere nocturna, raramente diurna. 72. Arcipelago della Galizia. 73. Woody regista (iniz.). 74. Scrittore malvisto in psicoanalisi.

Verticali.
1. Poeta d’Orleans del XII secolo tra gli autori dei “Carmina burana”. 2. Rhonda, compositrice musicale americana contemporanea. 3. Cadenza musicale propria della polifonia sacra tardomedievale. 4. Musa di chiara voce nell’Odissea. 5. Shirley brava e avvenente mezzosoprano (iniz.). 6. Estremità della bandiera opposta al lato di inferitura. 7. Deserto sabbioso con dune. 8. P. V. Narashima primo ministro indiano. 9. Classe automobilistica. 10. Osservatore Romano. 11. Pochi che guidano molti. 12. Iniziali di Aalto. 13. Spesso fugge con il maltolto. 14. Iniziali della White tra i fondatori degli Avventisti del Settimo Giorno. 15. La Massari. 16. Le piace ostentare. 18. Filosofo statunitense della teoria del Funzionalismo. 20. Fratello minore dell’Aga Khan. 24. Liv attrice bergmaniana (iniz.). 25. Sottili. 27. L’allenatore Castagner (iniz.). 28. Enrico pittore italiano del Novecento. 29. Pono, ponis, posui, positum… 30. Parte della scarpina che poggia a terra. 31. A stupid person. 32. Sigla dei manager vitivinicoli. 35. Acronimo per oggetti astronomici che irradiano nell’infrarosso. 36. Prova detto in catalano. 37. Claudio cantautore di “Ho visto anche degli zingari felici”. 38. Imboscata, agguato in portoghese. 40. Undset scrittrice norvegese. 41. Sventurata o cattiva (lett.). 43. Parco Nazionale. 45. La da Barberino protagonista di un poemetto rinascimentale. 47. Uno dei Kennedy. 52. Poeta autore del poemetto eroicomico Il ricciolo rapito. 54. Moderno happening in cui si balla fino a sfiancarsi (detto all'italiana). 55. Misura lineare inglese. 56. Quello gras è ottimo per un paté. 57. Il calciatore Casillas. 58. Eastern Orthopedics and Sports Medicine. 59. Il regista Rossellini (iniz.). 62. Criticata casa degli animali. 63. Formazione politica mediorientale (sigla). 65. Può essere romanum, antiquum o perfino commune. 67. Articolo determinativo. 68. L’attore del tenente Sheridan (iniz.) 69. E’ stato James Bond sullo schermo (iniz.). 70. Un tipo di farina. 71. Iniziali di Sissy, attrice. 73. William dei cartoni animati (iniz.).