lunedì 30 marzo 2009

Post e commenti Tuttoincluso a 9 e 99 al mese


Il tredicenne londinese Alfie Pattern, che aveva convocato una conferenza stampa per annunciare di essere diventato padre, è stato sconfessato dalla prova del Dna: non è lui il padre della bambina concepita dalla quindicenne Chantelle Steadman. Si ricerca il vero padre biologico tra i partner della quindicenne, non più di un centinaio di maschi compresi tra dodici e settant'anni. Il tredicenne Alfie ha così commentato la notizia: "Sono deluso, Chantelle mi aveva assicurato che ero io il padre". Nelle foto che vedete, Alfie è il bamboccio antipatico con la faccia da "Mamma, ho perso l'aereo". Leggi i commenti. MyTubeInYouCule: Qualcuno dovrebbe dire a questo stronzetto che i mocciosi come lui giocano a palline o alla campana e non convocano confererenze stampa in mondovisione in cui annunciano di aver generato un figlio a dodici anni. E qualcun altro dovrebbe spiegare, sempre allo stesso stronzetto campione mondiale di esibizionismo, che se proprio vuoi annunciare, in una conferenza stampa in mondovisione, che hai fatto un figlio a tredici anni devi essere sicuro di non fare la figura del babycornuto. Buon we.

mercoledì 25 marzo 2009

I diari delle motocicliste



Celia. - Prepara la valigia, ragazza, lasciamo tutto e si va all'avventura.
Cleide. - Come all'avventura? Che accidenti ti sei messa in testa? Non sarà che ti sei rimbecillita con tutto quel karaoke? Hai fatto incazzare qualche vicino? Te l'ho sempre detto di non metterti a gridare le canzoni di Giusy Ferreri la domenica nell'orario della siesta.
Celia. - Nessun rimbecillimento, non ho mai visto niente con più chiarezza. Ho avuto come una rivelazione. Basta con questa vita da cani, si parte per quel viaggio in Sudamerica che volevamo fare.
Cleide. – Parli del viaggio in Sudamerica a cui accennai tre anni fa per scherzo? Tu sei picchiata in testa. Non possiamo partire, chi li sente il Capitano e tuo marito? E il lavoro? E poi cosa ci facciamo in Sudamerica?
- Gli uomini si arrangeranno per una volta. E per quanto riguarda il mio lavoro, il vero lavoro è raggiungere ogni mattina la mia scuola in mezzo alle pampas campidanesi ed evitare di farti sbranare dal preside o dai genitori degli studenti. Ci staremo una bellezza tra Patagonia e Ande, credimi. E poi lo sanno tutti che lì ad Alghero parlate spagnolo alla perfezione, non avremo nessun problema.

lunedì 23 marzo 2009

Turbini e tempeste io cavalcherò



Raffiche di vento maligno cercano di strapparmi dal timone della nave a cui sono saldamente ancorato. Scrosci di acqua gelida mi tempestano il viso dall'alto, rinforzati dalla violenza delle onde mugghianti che mi si avventano addosso dopo aver scavalcato con facilità le murate della nave. Il mondo intorno a me è buio come l'inferno. O meglio lo sarebbe se non fosse di percorso di continuo dalla luce spettrale dei lampi, che mostrano uno scenario da tregenda contro cui è vano opporsi. Ecco un rimbombo spaventoso che per un attimo sembra annichilire persino la furia del mare. Ecco un nuovo bagliore demoniaco che viene a strapparti dall'anima l'ultima scintilla di fiducia sopravvissuta alla tragedia incombente. Ecco un pezzo di pennone che rovina sul ponte della nave strappato dalla violenza della burrasca, abbattendo uomini e cose. Attraverso gli occhi sferzati dalla pioggia tambureggiante, individuo i marinai scalzi e impauriti che si aggrappano a ripari alla buona imprecando contro il cielo e allo stesso tempo invocando la sua clemenza. Mi reggo al timone con ogni brandello di energia. Se lasciassi la presa per un solo istante, la frenesia del mare non mi lascerebbe scampo. Cerco di rinfrancare l'equipaggio, anche se sono il primo a pensare che nessun essere dotato di raziocinio potrebbe conservare l'ottimismo in questi frangenti disperati. Ecco una nuova serie di folgori che si inabissano ai lati del veliero come scherzando con la nave e i suoi attoniti passeggeri prima dell'attacco finale, che ormai non può tardare. Le tenebre si diradano per mostrare montagne d'acqua che corrono da levante a ponente rovesciandosi le une sulle altre con clamori disumani. Ormai il mare è salito tanto verso il cielo che è impossibile capire dove finisca l'uno e dove cominci l'altro. Una cupa massa liquida simile all'artiglio di un nume adirato spazza il ponte della nave, ghermendo un marinaio imprudente e soffocando il suo grido di morte tra i flutti densi come bitume. Nessuno pensa di portare soccorso al malcapitato perché è chiaro che chiunque perda contatto con l'imbarcazione è un uomo morto.

mercoledì 18 marzo 2009

Che fine ha fatto Tungsteno?


- Ti ricordi dei primi tempi sul blog?

- Quelli sì che erano tempi. c'era entusiasmo, voglia di comunicare. C'era persino amore, in quei giorni, nei nostri post e nel modo in cui ci rapportavamo alla gente. Prova a negarlo se puoi.

- Non nego niente, erano tempi straordinari. Ti davano una sferzata di euforia pure i commenti spam di chi ti voleva vendere qualcosa o i piagnistei sull'ennesima disgraziata affetta da una malattia incurabile.

- Già, dove è finita tutta quella spazzatura? E dove sono finiti i commenti cialtroni degli anonimi che cercavano in tutti i modi di rovinare il momento magico tra te e il blog?

- Che dici? Non starai per caso rimpiangendo i tempi dei commentatori anonimi?

- Certo che no, anche se pure loro contribuivano all'eccitazione di quei tempi. Dove saranno finiti i teppisti senza nome che vivevano solo per romperti le scatole?

- Bah, chi lo sa. Immagino che si saranno spostati in qualche luogo dove possono fare più danni. Comunque volevo dirti che mi è capitato sotto mano un mio vecchio post di tre anni fa. Ho letto i commenti. Tutta gente sparita. C'era anche un commento di Tungsteno. Te lo ricordi Tungsteno?

domenica 15 marzo 2009

Shampoo e amici miei



Cantava Giorgio Gaber: "Quasi quasi mi faccio uno shampoo". E io? Beh, io quasi quasi mi faccio due o trecento amici. Sono in vantaggio rispetto a Gaber perché trovare un centinaio di amici è molto più facile che farsi uno shampoo. Nella seconda ipotesi devi riempire il lavandino d'acqua non troppo calda e non troppo fredda, imprecare contro la caldaia che ti manda getti gelidi a tradimento, recuperare dal fondo del flacone l'ultima goccia di shampoo rimasta, e poi devi strofinare, strofinare, imprecare per gli occhi arrossati, e strofinare, e farti il risciacquo imprecando contro il solito getto gelido della caldaia pazza, e poi strofinare ancora con l'asciugamano e sistemare il fon truccato a un paio di metri di distanza per evitare ustioni e quindi imprecare ancora per i capelli gonfi che ti fanno un capoccione così nello specchio. No, caro amico Gaber, lo shampoo è una faticaccia. Per ammazzare il tempo, meglio farsi amici nuovi. Come fare?

E' semplice. Ho già un account su Facebook. Non ci vado quasi mai e non do segni di vita colà, ma fortunatamente quel social network vuole bene pure ai lazzaroni che non se lo meritano come me.

sabato 14 marzo 2009

Effe come fine del mondo

E' difficile stabilire quando iniziò la fine del mondo. Non c'è stato un evento scatenante, ma più probabilmente una serie di concause. La più accreditata teoria fa iniziare la fine della civiltà al marzo 2009, alla strage attuata da Tim Kretschmer nel liceo tecnico di Winnenden vicino a Stoccarda. Il giovane assassino uccise quindici persone compreso se stesso, in maggioranza donne. Non era un evento anormale, erano successi altri fatti di sangue simili, come quello di due anni prima al Virginia Polytechnic Institute, che causò 32 vittime tra studenti e professori. Tuttavia è il massacro alla scuola tedesca che gli studiosi citano come la data in cui iniziò la fine del mondo.

domenica 8 marzo 2009

Baciami, stupido


"Io non sono di questo mondo. Qui tutto è finto, è assurdo. Non so più che cosa fare." La ragazza bionda che ascolta le mie parole mi guarda con il paternalismo di solito dedicato ai matti. Gli altri clienti del bar cicalano nei telefonini o sparlano dell'allenatore Mourinho e del ministro Brunetta, non si curano della mia disperazione. La ragazza bionda è bella, indossa un golfino aderente che valorizza le sue forme generose e, soprattutto, è l'unica persona che finora mi ha ascoltato senza ridermi in faccia. Nell'aria aleggia un motivo dei Guns N' Roses al cui ritmo si adegua il barista servendo boccali di birra e drink al bancone.

"Ti sembro finta?" ridacchia la ragazza mentre prende fiato forse per mostrarmi la considerevole estensione che può raggiungere il suo petto sinuoso. Pare quasi che voglia invitarmi a toccarla, in un punto a mia discrezione, per avere prova della concretezza del mondo che critico. Non riesco a staccare lo sguardo dai suoi occhi languidi. Dall'altro lato del bancone del bar tre individui nerboruti mi guardano con antipatia. Sono vestiti di pelle nera e uno ha tatuaggi sui molti muscoli delle braccia."E sentiamo", dice la bionda, "se questo mondo è finto, perché te ne accorgeresti solo tu?"

"Perché io sono reale. Vengo dal mondo vero. Mi sono ritrovato prigioniero di questa dimensione e purtroppo non so come tornare indietro."

martedì 3 marzo 2009

Yoah e Walter Manuel



Yoah di cinquantamila anni fa. Io ho… a dire il vero non ho un cazzo, scusa il linguaggio, ma è il tuo linguaggio dato che io non so parlare. Faccio una vita grama, lo sai, si mangia quando si può, cioè quasi mai, e quando mi ammalo so' cazzi, scusa sempre il linguaggio, però ho gambe forti per camminare e un sano appetito, quando mangio sono contento, quando dormo sono contento, quando rutto sono contento e quando vado con una donna, con la mia donna, devo dirti che sensazioni ho?

Walter Manuel di oggi. Io ho le raccolte di firme contro Berlusconi o Prodi quando di tanto in tanto si dice che vogliano chiudere i blog, ho una moglie, un'amante reale e tre virtuali tra blog, chat e social network: con mia moglie parlo e non ci faccio niente da tre anni, con l'amante vera ci faccio tutto, ma non parlo, con le tre virtuali faccio il ragazzino impetuoso che manda "L'ode alla vita" di Neruda che non è di Neruda… Ah, su Facebook ho tipo due o trecento amici, che mi dicono buongiorno ogni giorno e buon we ogni fine settimana. Non dicono nient'altro, ma ogni volta che vedo i loro volti sorridenti nelle foto bene allineate sul mio spazio virtuale sono contento di avere tanti amici e di sentirmi tanto amato. Le mie centinaia di amici potranno persino testimoniare sulle mie vere volontà se si perderà il mio testamento biologico: sono proprio fortunato.