martedì 29 giugno 2010

Amare è un po’ impazzire


Io e Cleide scendiamo la strada principale di Caserta Vecchia, splendido borgo medievale con vestigia risalenti all'epoca sveva e angioina. Cleide a un tratto si ferma davanti all’ennesimo negozio di artigianato e a me non resta che fare altrettanto, sperando che la smetta di struggersi per ninnoli e chincaglierie come ha fatto per tutta la giornata. Lei però legge trasognata un foglio appeso a un muro che avrà un migliaio di anni. Un trafiletto parla di un’artista tedesca, tale Ursula Nonsocosa, che negli anni Sessanta si infatua tanto di Napoli e dintorni che pianta tutto nella terra dei crucchi e se ne viene a vivere proprio lì, dove siamo noi. Si innamora perdutamente di una chiesetta medievale in rovina e spende tutti i risparmi per ristrutturare la casa di fronte, denominata Casa delle Bifore, e ora vive lì dedicandosi all’artigianato.
Leggo tutto alla maniera del blog, cioè zigzagando tra le righe alla velocità della luce e fermandomi quando mi pare di aver compreso il senso del messaggio, momento in cui ho catalogato questa Ursula tra le turiste nordiche imitate alla radio ai tempi di Arbore-Boncompagni, quelle che dicevano “Wooonderfuuul”, davanti alle peggiori schifezze nostrane o che commentavano “Moltouu pitttouescoooww” trovandosi in un basso napoletano infestato da liquami e lavoro minorile.

mercoledì 23 giugno 2010

Il romanticismo odia il rosa

Selve di notte dove i rami degli alberi formano trame contorte. Un lume fioco si muove nella vegetazione portato da una figura che avanza spettrale. Crack, il rumore di un ramo spezzato provoca uno sbatter d’ali caotico. Oltre la selva, una villa di campagna, riccamente decorata, emana folate di fascino anche se è in decadenza, o forse proprio per questo. La villa sembra un castello severo, testimone di un passato eroico che non tornerà più. S’alza un vento che ulula tra l’erba selvatica cresciuta tra le rovine della villa. Tendaggi, alti finestroni, giardini abbandonati che sanno di inverno e fuochi nei camini. Carrozze tirate da due paia di cavalli, con un cocchiere vestito di freddo che fa schioccare la frusta a cassetta. Cascate brumose, acque color notte, la forza atavica di un ruscello che scorre tra le sagome di alberi frondosi che ne sorvegliano il corso. Sale la nebbia dalle acque e ammanta confuse figure, forse massi, forse cespugli, forse predatori notturni, non ha comunque importanza, perché tutto in questo incanto sembra vivo.

giovedì 17 giugno 2010

Come rapinare una banca con Google

Questo post è stato ispirato da un paio di eventi. Prima di tutto ho notato che ieri è capitato sul mio blog un visitatore seguendo la chiave di ricerca di Google “cerco soci per rapinare banche”. Il visitatore è stato dirottato sul mio post “Cerco soci editori”, ma non credo che sia rimasto deluso, essendo notoriamente certi editori indistinguibili dai rapinatori di banche. Il secondo elemento ispiratore è stato mio nipote, di cui ho parlato nel post L’ultimo uomo sulla terra, quello che da bambino mi faceva strane domande tipo come sopravvivere da ultimo uomo sul pianeta, come evadere da una prigione o, appunto, come rapinare una banca.

Io all’epoca gli rispondevo che non doveva essere poi così difficile svaligiare una banca. Ci riusciva un sacco di gente di limitate conoscenze e a maggior ragione avrebbe potuto riuscirci qualcuno che pianificasse il colpo informandosi. Dove le prendi le informazioni? faceva lui. Be’, ci sarà pure da qualche parte un manuale per rapinare una banca, facevo io. Lui rideva e io gli facevo notare che su internet, se sapevi cercare, erano reperibili informazioni per costruirti bombe terroristiche, per suicidarti in fretta, per comprare kalashnikov o tagliare eroina. In realtà però non avevo mai controllato se sul web esistesse un serio manuale su come rapinare una banca. Fino a ieri, almeno. Finché non me l’ha fatto ricordare il tizio che cercava soci rapinatori.

lunedì 14 giugno 2010

Come dentro un film di Sergio Leone

Ripropongo qui il post che scrissi quattro anni fa dopo la vittoria al mondiale di Germania, con relativi commenti.

Siamo al momento prima dei rigori finali. Facciamo conto che quella di ieri non sia una partita di pallone sia pure importante, ma un film di Sergio Leone. Facciamo anche conto che la partita giocata – tempi regolari e supplementari – non conti. Non ce ne importa niente di ciò che è successo finora, delle giocate fantasma di Totti, dei nervosismi di Zidane, della strenua difesa di Cannavaro, delle incursioni di Henry. E’ un film di Sergio Leone, abbiamo detto. Sono finiti i tempi supplementari e si avvicina il duello finale dei calci di rigore. I visi dei protagonisti in campo sono tirati, le mani fremono come alla ricerca di una Colt 45 con cui chiudere la partita, gli occhi scrutano il disco di rigore su cui si deciderà la contesa.

Basteranno pochi minuti per vedere chi alzerà al cielo la coppa più prestigiosa del calcio (ma anche i più ingenui telespettatori hanno capito che nello stadio di Berlino si gioca qualcosa di più importante di una partita di pallone). Noi però non vogliamo soffrire tanto a lungo. Vogliamo conoscere in anticipo il risultato finale. Abbiamo un solo modo, dato che abbiamo detto che questo è un film di pistoleri nostrani. Dobbiamo basarci sui primi e primissimi piani dei duellanti. Sulle inquadrature che ci riportano ai duelli decisivi di Per un pugno di dollari, del Buono, il brutto, il cattivo o per finire del capolavoro C’era una volta il West. Dobbiamo immaginare che gli occhi di Pirlo siano quelli di Charles Bronson, che gli sguardi di Materazzi somiglino a quelli di Clint Eastwood e che, in ordine, quelle di Del Piero, De Rossi e Fabio Grosso siano le smorfie di Henry Fonda, Lee Van Cleef e Eli Wallach.

mercoledì 9 giugno 2010

Partecipo a una mostra di fumetti

Dal 26 al 29 giugno a Calcata, suggestivo borgo medievale vicino a Roma, si terrà un mostra del fumetto a cui partecipo pure io con una storia in quattro tavole. Se qualcuno si trova in quei giorni da quelle parti può farci un salto: mi dicono che l’aria è buona, il posto è bello, si mangia bene e poi ci sono i fumetti per sognare, che cosa vogliamo di più?
La storia con cui partecipo si intitola “Coccodrilli bianchi” è tratta da un mio post a cui ero affezionato. In sintesi parla di individui a metà tra gli zombi e i rivoluzionari anticapitalisti, relegati nelle fogne delle metropoli come i leggendari coccodrilli bianchi delle fogne di New York, che aspettano il giorno della sommossa. La mostra illustra a fumetti i vizi cardinali e le virtù teologali; a me hanno affidato l’incarico di illustrare l’ira, qualcuno si meraviglia? :-)
Mi è piaciuto riprendere in mano matita e china, molti anni fa ho tentato di disegnare fumetti senza esiti, ma mi è rimasta la passione. Ho notato che via via che disegnavo riacquistavo la mano e anzi mi trovavo più a mio agio con le ombre forti, con i neri di china che mi hanno sempre affascinato, con le atmosfere dark con cui avevo qualche problema ai bei tempi. E’ stata una bella esperienza, la seconda dopo che avevo ripreso la matita in mano per illustrare la copertina del mio romanzo, come si vede sulla colonna laterale. Non so se potrò essere a Calcata nei giorni della mostra, in ogni modo mi sono divertito e pare che ci sia pure una remota possibilità di poter vendere le tavole. Vedremo. Viva i fumetti e ciò che ci aiuta a sognare.
L’immagine è una vignetta che ho disegnato per la mia storia.

sabato 5 giugno 2010

Svelato il tema di maturità: se sei bello (o no) ti tirano le pietre.

Ancora uno scoop del blog dell’Ultimo uomo sulla terra. Vi sveliamo in anteprima assoluta la traccia di italiano al prossimo esame di maturità ottenuta con i nostri potenti mezzi investigativi.
“Commentate i versi dei poeti Gian Pieretti, Ricky Gianco e Antoine alla luce delle moderne acquisizioni di sociologia del web e psicologia delle masse. Tu sei bello e ti tirano le pietre. Giustificate questa frase con la teoria della “mors tua vita mea” o dell’”homo homini lupus”. Tuttavia considerate pure che Tu sei brutto e ti tirano le pietre: allora soltanto un nichilismo intellettuale può giustificare questa seconda rivoluzionaria affermazione. Chiediamoci con i tre sommi poeti dove va l’umanità, cerchiamo di capire il suo torpore ideologico e la sua inerzia spirituale. Tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre. Questo ulteriore tassello filosofico ci fa approdare al riconoscimento dell’imprevedibilità di ogni esperienza umana e dell’impossibilità di dare una sistemazione logica compiuta al nostro oscuro e complesso modo di agire. Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai tu sempre pietre in faccia prenderai. Ecco finalmente dispiegarsi il pensiero dei vati nella sua sofisticata compiutezza. Da qui lo scoraggiato e rassegnato guardarsi vivere dell’umanità moderna e la sua sterile saggezza, che consiste in una lucida e spietata consapevolezza della propria malattia del vivere, accompagnata dalla totale sfiducia di poterla in qualche modo superare. Sarà così finché vivrai, sarà così, tu sempre pietre in faccia prenderai. Giustificare la suddetta affermazione alla luce della vita degli autori e della loro esperienza formativa.”