venerdì 28 luglio 2006

Mercoledì 2 agosto inizia il torneo del supercruciverba


Ho finito di compilare l’annunciato supercruciverba. Orientativamente dovrei pubblicarlo mercoledì 2 agosto di mattina (immagino che il primo di agosto la gente abbia parecchio da fare, ma forse pure il 2). Se ci sarà uno slittamento della data lo comunicherò per tempo.

Lo schema di parole incrociate è completo. Devo soltanto stilare le definizioni nella maniera più consona e poi sarò pronto per la pubblicazione. La cura delle definizioni non è una questione semplice, perché in esse si devono amalgamare lealtà (evitare di imbrogliare il solutore con definizioni capziose) e difficoltà (evitare pure di facilitarlo troppo).
Ho promesso che avrei prodotto un cruciverba di una difficoltà degna del mitico enigmista Bartezzaghi padre (chi ha letto la Settimana enigmistica in tempi storici sa di cosa parlo). Ho l’illusione di esserci riuscito o di esserci andato vicino. I fatti diranno se sono stato troppo ottimista sulla complessità delle mie parole incrociate. Affilate dunque matite e cervelli, voi che siete intenzionati a cimentarvi nel gioco, pochi o molti che siate, tra pochi giorni ci sarà la prova del fuoco.

mercoledì 26 luglio 2006

E baaastaaaaa!!!!!


Basta con le mocciose quindicenni con le tette da Lara Croft, le cosce da calendariste dei Pokemon e il cervello di una porno star, che avanzano assassine a tre a tre in strada togliendoti aria e serenità con la vita dei jeans posta in fondo al culo. Basta fare finta di guardare da un’altra parte per non farsi deportare per direttissima nella Sing Sing dei pedofili dove l’ex ministro Calderoli assistito dall’onorevole Borghezio in veste di anestesista ti sottopone a castrazione non chimica, ma chirurgica.

Basta con le signore à la page, con tanto di carrozzino Chicco superaccessoriato e marito citrullo alle calcagna, che sbandierano uno scicchissimo tanga color nero cacca di seppia abbinato a scicchissimi pantaloni giallo canarino modello carta velina.
Basta con gli stramaledetti reggiseni post Criss Cross doppio o triplo incrocio, supermodellanti e superautoreggenti, che ti trasformano le tette in un paio di shuttle appuntiti pronti a decollare per la più lontana orbita geostazionaria. Basta con questi tacchi da dodici centimetri di sofferenza inguinale, che ti fanno sbavare per strada come il commissario Rex licenziato dalla serie televisiva. E che dire delle mutande di pizzo ormai emigrate per sempre dalle vite basse delle liceali al tuo smanioso occhio sinistro?

Basta con queste scimunite tutte ammiccamenti che prima ti sbattono sul muso scollature degne di madame Pompadour e poi, non paghe, si chinano con tanto di sorrisetto puttanesco per rivelarti la microscopica sezione di capezzolo rimasta intrappolata sotto il loro si fa per dire vestiario. Basta ai ghigni a trentadue denti di queste sconsiderate che sembrano dire: “Maiale, ti piace guardarmi, non è vero?” E basta alla tua mancanza di prontezza che non ti permette di replicare con un ghigno simile che significa: “Stronzona, per non per vedere le tue tette a mongolfiera dovrei nascondermi sotto gli occhiali di Ray Charles prima maniera e neanche allora ci riuscirei!”
Basta con queste disgraziate criminali che prima si mettono minigonne con meno stoffa di quanta ne serve per abbigliare un chihuahua e poi, quando si siedono, si stiracchiano disperate l’inesistente indumento sulle cosce bonazze (che nessun dottore ha loro ordinato di indossare), servendosi di più mani di quelle della dea Kalì.

Basta con le mangiauomini della domenica che intasano il loro blog di minuziose avventure sessuali imperniate su manette e brutalità consenziente (roba che tu bravo ex guaglione un po’ fesso pensavi esistere solo nei film di Tinto Brass). Le sgranocchiamaschi del giorno del Signore pubblicano dozzine di foto in cui compaiono mezze nude e mezze troie, ma poi quando gli vai a dire che hanno un paio di cosce che ti attizzano si offendono… Tu non le hai capite, ti dicono, loro sono in una fase di ricerca di se stesse, stanno attraversando un periodo di studio dell’io profondo, qualsiasi cosa tu legga sul loro blog, pur essendo vera, non rende merito alla sensibilità e al romanticismo di cui sono ricche. Tu ti chiedi che cosa ci possa essere di romantico nel farsi ammanettare al letto e farsi sbattere colà da qualche pervertito degno del mostro di Milwaukee. E loro ancora più indignate ti accusano di essere il solito maschio rozzo e moralista con cui non vale la pena di continuare parlare. (E qui in effetti devi dar loro ragione, perché la bonazza sadomaso dovrebbe parlare con te? Tu le manette non ce l’hai e, da quanto sospetti, un paio di buone manette da zozzoni esibizionisti da blog dovrebbe costare quanto le tue risicate tasche non possono permettersi.)

Finiamola con queste assatanate autrici di piccanti annunci in mondovisione, sparati nelle home page dai redattori dei portali forse per assicurarsi un diritto di prelazione sui futuri spogliarelli in webcam. Diamoci un taglio con i post scontati in cui queste autonominatesi reginette del sesso in web strombazzano – con arie da Madame d’O dei poveracci – che sì, è vero, sono un po’ zoccole, ma sono orgogliose della faticosa apertura mentale raggiunta in anni di introspezione psicologica e seria autonalisi emotiva. Buttiamo nel cesso le loro cazzate di quando si dicono fiere di “condurre i giochi”, di essere “protagoniste” della trombata virtuale. E cerchiamo di non mandarle troppo affanculo quando non ci fanno vedere manco un pelo della loro celebrata bernarda, nemmeno dopo un’attesa superiore a quella tipica del bastardissimo ufficio postale sotto casa nostra.

E baaaastaaaaaa!!!!!! Lasciateci fare una placida vacanza negli imbiancati sepolcri foscoliani. All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto, può darsi, potremo rilassarci senza imbatterci in qualche morta vivente sculettante che ci mostri formose cosce in decomposizione e tette morte tenute su dal miracoloso reggiseno ultimo grido delle zombie.

sabato 22 luglio 2006

Cruciverba del ca**o


L’ho fatto, quindi lo pubblico. Propongo lo schema in bianco in modo che vi si possa cimentare chi non si lascia spaventare dall’enigmista e da qualche vocabolo un pizzico plebeo, non proprio adatto a un salotto letterario. In un secondo momento pubblicherò il cruciverba completo di soluzione. Buon divertimento.

Orizzontali. 1. Introduce un'ipotesi. 3. Uccelli, ma non uccelli. 7. Sono doppie nei vini. 8. Il cognome del pirata Olonese. 9. Atti annoiati e poco convinti. 13. Idiota, babbeo. 14. Dopo l’ammalar. 15. Asti. 16. Divinità solare egizia. 17. Samuel inventore di armi da fuoco. 19. Orifizio spesso usato impropriamente. 21. Avercelo! 22. Quasi una sciarpa. 23. Ancona. 24. Bernarda detto in veneto. 25. Si ricorre a esse quando non c'è di meglio.

Verticali. 1. Indica spesso un errore nel testo. 2. Participio passato contemporaneo a goduto. 3. Ohibò. 4. Antonio Carlos ex difensore brasiliano della Roma. 5. Delfini del Rio delle Amazzoni 6. Gay detto dall’ex ministro Calderoli. 10. Regnava in Russia. 11. Il poeta Pound. 12. Altro nome delle bernarde. 15. Dio dei musulmani. 18. Osservatorio Universale. 20. Valle trentina. 22. Prima e terza di sumo.

Sto preparando un nuovo cruciverba che promette di essere difficilissimo. Vorrei pubblicarlo nei dintorni di Ferragosto. Comunque, per avere l'impressione di non preparare una cosa destinata al deserto, mi servono i nominativi di almeno dieci persone che accettino la sfida enigmistica. A me dunque i dieci volontari. :-)

giovedì 20 luglio 2006

Il cruciverba dei blogger 2


Questo è il seguito del primo cluciverva dei blogger pubblicato qui.
Vi compaiono nominativi non presenti nell’altro schema di parole incrociate. Ovviamente i blogger non compresi nelle definizioni ne sono esclusi solo per miei limiti intellettuali e non per altri motivi. Chiunque voglia comparire in un cruciverba analogo può comunicarmi il suo nick e io cercherò di inserirlo nella prossima infornata di parole incrociate.

Assicuro che tutte le definizioni presenti nelo schema hanno un senso logico. Ecco quelle che ci interessano:
Orizzontali. 1. Ha un club molto apprezzato e visitato. 10. E’ strana a volte. 13. Meglio tenerla lontana da Cosimo. 16. Ha frequentato mostri alieni e melomani dai gusti musicali alieni. 21. Adelasia in breve. 23. Lontana nello spazio, ma vicina nel cuore. 27. La Calamity del blog.

Verticali. 1. Lirico della lirica. 2. Donnie accorciato. 5. Quando non è oceano. 6. Bella da Belle Epoque. 9. I suoi pensieri fanno pensare. 12. Ma Quanta Pazienza! 14. E’ stata vista attraversare il deserto. 26. Jovelly per chi la conosce.

lunedì 17 luglio 2006

Tre bravi guaglioni


Rubavano, certo. E frequentavano delinquenti della peggiore risma. Almeno due di loro avevano avuto guai con la legge, ma forse tutti e tre. Almeno uno entrava e usciva dal riformatorio, dove aveva accoltellato in modo grave – alcuni dicevano che l’avesse mandato al Creatore – uno che si credeva più sveglio e duro di lui. Il più colto era arrivato alla seconda media, ma sapeva firmare con il suo nome, invece che con una croce come si diceva facesse uno dei compagni. Erano tre bravi guaglioni. Leali. Sinceri. Gente a posto. Ah, giocavano tutti e tre nella nostra squadra di pallone di liceali. Lo sa solo Dio come c’erano finiti con noi, dato che consideravano i liceali e i ragazzi di scuola in genere come bamboccioni rimasti attaccati alle sottane di mammina. Probabilmente eravamo stati noi a pregarli di entrare nella nostra squadra, perché palla al piede erano una forza della natura.

Di uno dei tre ho già parlato qui. Si chiamava Rosario, a diciotto anni era sposato e aspettava un bambino dalla moglie bambina. Lavorava in nero e viveva di espedienti, mi aveva svenduto per quattro lire i suoi sogni a forma di fumetti. Rosario era un centravanti piccolo e rapido, il re dei dribbling, nei quali a volte eccedeva, uno dei tanti Maradona mancati di cui sono piene le periferie del mondo. Era quello che aveva fatto più scuole del terzetto di ragazzi di strada. Era pure il più simpatico e aperto.
Il secondo era in assoluto il più forte giocatore della squadra. Geppino viveva in un vicoletto malfamato del mio quartiere in cui non si sarebbe avventurato nessuno sano di mente (la prima volta che entrai in quel frammento di casbah fu per avvisare Geppino di una partita). Aveva il fisico e il portamento di un giocatore professionista. Alto, falcata potente, visione di gioco superiore e piedi esplosivi, pareva una mezzala di scuola mitteleuropea. Il migliore. L’organizzatore della nostra squadra, “o’ russo” (dal colore dei capelli), giungeva fino a pregarlo in ginocchio di giocare con noi… Geppino aveva sempre da fare, lavorava o faceva traffici poco chiari (aveva comunque sempre molti soldi in tasca), spesso si presentava sul campo all’ultimo momento e gli si dovevano rimediare scarpette e tenuta da gioco. In quel caso un paio di noi gli cedevano il posto disputando un tempo ciascuno.

Il terzo era il peggiore dei tre nel gioco e anche nel carattere. Tutti lo chiamavano “Matino”, ma non ho mai saputo se quello fosse il suo cognome o un soprannome affibbiatogli negli ambienti malavitosi che frequentava. Era il tipo che usava il coltello nel riformatorio e forse pure al di fuori di quelle mura. Probabilmente non arrivava a vent’anni, ma sembrava un omaccione di quaranta. A vederlo lo avresti preso per un inquilino di Sing Sing, rapato a zero quando non esisteva la moda del cranio lucido, grosso e anche un po’ grasso, braccia enormi e tatuaggi stile patrie galere. Matino mi intimoriva così come accadeva a chiunque; gli parlavo solo durante la partita, quando mi dava disposizioni per coprire le sue avanzate in attacco. Ero contento come un bambino quando mi faceva complimenti per qualche intervento di gioco. Il suo difetto sul campo era la lentezza, qualsiasi ragazzino che lo prendesse in velocità lo lasciava sul posto, ma aveva un gran senso della posizione e un fisico fatto di roccia (non era per niente salutare avere uno scontro di gioco con lui, altro che capocciate di Zidane). Si diceva che non sapesse scrivere, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di chiederglielo.

Come dicevo, non ricordo come questi tre ragazzi abbiano fatto combutta con dei liceali. Un tempo avevano pure loro una squadra di pallone che noi affrontammo più volte, perlopiù perdendo. Poi la loro squadra si sciolse e acquisimmo nuovi compagni di gioco. In verità non sembravano molto diversi da noi al di fuori del campo. Parlavano di ragazze, di pallone e di sogni. Certo avevano modi alquanto popolareschi e il loro accento dialettale era un po’ più marcato del nostro, ma i loro pensieri e i loro interessi erano quelli di tutti i ragazzi. Ricordo che la vera differenza era quando cantavano. Lì sembravano degli alieni. Cantavano canzoni napoletane di bassa lega, roba alla Nino D’Angelo prima maniera o alla sceneggiata napoletana, motivetti davvero volgari che noi – estimatori veri o presunti dei Deep Purple, dei Led Zeppelin o del rock progressive - consideravamo schifezze indegne di esseri pensanti. Era uno spettacolo unico quando questi tre avanzi di galera o aspiranti tali recitavano seri seri certi orrendi pezzi neo-romantici in cui si parlava di “ammore”, “core” o si diceva a una ragazza “sì o’ bbene d’a vita mia”. Ovviamente nessuno ha mai avanzato una critica sui loro gusti musicali in loro presenza.

giovedì 13 luglio 2006

Ubriachi e spettri di una notte mondiale


Ho fatto un gran tifo per l'Italia sino alla finale. Arrivati a questa partita ho avuto un'idea rivelatasi poco provvida. Ho pensato di seguire Italia-Francia sul maxischermo napoletano di Piazza Plebiscito. Ho dovuto camminare parecchio per prendere l'autobus a una fermata diversa dalla solita (già si erano diradate le corse dei mezzi pubblici). Arrivato a destinazione, un casino del diavolo. Voci così amplificate da renderti sordo (e infatti ho perso l'udito da un orecchio per due giorni). Gente a frotte che ti premeva addosso. Ho visto la partita come a cinema, ma in piedi; ogni tanto qualcuno ti chiedeva di spostarti perché non vedeva bene (alcuni educati ragazzi avevano la pretesa di gustarsi la partita dal sedile del motorino).

Ho gioito fino ai rigori finali. Lì è saltato qualcosa dentro di me. Notavo che tutti si esaltavano ed esultavano, ma a me non veniva da fare lo stesso, forse perché ero andato a vedere la partita da solo e non avevo nessuno con cui condividere il mio stato d'animo. Dopo un po' le manifestazioni di euforia hanno cominciato a darmi sui nervi. Ho meditato di intontirmi con qualche birra e fare pure io lo stronzo come gli altri. Ma poi ho passato la mano, anche perché i venditori ladri vendevano le birre al prezzo di una bottiglia di champagne.
Quando non ho retto più allo scomposto tripudio circostante, ho deciso di rincasare sobrio ma triste, invece che sbronzo ma felice. Mezz'oretta di cammino fino a piazza Garibaldi. Nessun autobus parcheggiato. Chiedo lumi a un fantasma dallo schietto fisico da delinquente partenopeo (nemmeno l'ombra di un autoferrotranviere, si sa). Mi dice che dopo la partita con la Germania i tifosi hanno distrutto vari autobus e stavolta l'azienda ha messo la merce in cassaforte. L'unica è tornarsene a piedi. E' l'una di notte. Per fortuna sono discretamente allenato e ci do dentro nella notte napoletana percorsa dalle solite auto strombazzanti (a un tratto riesco perfino a evitare alcuni oggetti infiammati che cadono dall'alto forse per rendere più epica la mia ritirata dalla Russia). Con un'altra ora e mezza di cammino a passo svelto, arrivo alla casa dolce casa. Ho le gambe a pezzi (tra andata e ritorno avrò camminato per non meno di tre ore e forse per una quindicina di chilometri).

Pur essendo stanco non ho sonno. Dai festeggiamenti calcistici in tivvù, Dio mi scampi. Allora me ne vado sulla chat, facendo uno strappo al mio giuramento di non tornare in quell'oltretomba virtuale. Incontro una ragazza napoletana che si sbronza, così dice, scolandosi bottiglie di vino. Non so se credere alla sua ubriachezza, capisce tutto e si esprime con lucidità, ma dopotutto non è importante, siamo solo due anime insonni che si scambiano qualche parola in una notte scombinata. Parliamo, dunque. Mi chiede di mandarle una mia fotografia, poi lei ricambierà il favore (se sono di suo gradimento potrei diventare il suo ragazzo, altrimenti dovrò accontentarmi della sua amicizia). Non voglio mandarle foto, non ne ho nemmeno disponibili, ma non voglio impelagarmi in una discussione alle tre di notte, ergo le mando una foto palesemente falsa raccattata su internet. Lei risponde a stretto giro di posta con un'immagine ancora più fasulla e improbabile della mia. Ovviamente pure le foto false, come l'ubriachezza presunta, non hanno importanza in questa notte.
La mia interlocutrice mi dice che ha subìto una terribile esperienza (la peggiore che possa capitare a una donna) nella Stazione Centrale cinque anni fa. E' stata in terapia. Il suo ragazzo l'ha lasciata a favore di una sua conoscente che lei chiama troia. Io dico ciò che si deve dire a una sconosciuta virtuale che potrebbe essere ubriaca e avvilita o sobria e bugiarda (o perfino un maschio barbuto addirittura più incazzato di me dai festeggiamenti calcistico-nazionali). Poi, alle tre e mezza di notte, annuncio che vado a nanna. La ragazza mi saluta, dicendosi contrariata che non io aspetti la fine della sua seconda bottiglia di vino. Ah, la donzella magari è davvero sbronza, o perlomeno parecchio tonta, perché ogni tanto mi offre un bicchiere del suo vino chiedendomi se mi è piaciuto berlo.

giovedì 6 luglio 2006

A un passo dal tetto del mondo


Sconfitti gli Strunz und Drang, costretti a cederci il loro Lebensraum in cambio di una fetta di pizza alla napoletana.

Il campo ha parlato pure questa volta? La riposta è sì. Sussurrava con meno forza rispetto alla partita con l’Ucraina, ma dopo i primi minuti di gioco ha detto e io l’ho sentito con queste orecchie: “Siete più forti della Germania. Amate di più il pallone e il pallone ama di più voi. Se l’arbitro non permette un gioco rude o violento, la vittoria non potrà sfuggirvi nonostante giochiate in trasferta.”

Ci siamo dimostrati più forti della Germania. Abbiamo creato molte più occasioni da gol. Abbiamo tenuto palla e l’abbiamo fatta girare. L’unica incognita erano i possibili calci di rigore. Ma dato che stavamo giocando meglio e che nei tempi supplementari eravamo più freschi e vogliosi di vincere, io ero ottimista di passare il turno pure in questa circostanza.

Le pagelle

Buffon 8. Saracinesca abbassata. Mai una sbavatura. Le grandi squadre – o meglio le squadre vincitrici di grandi manifestazioni - hanno sempre grandi portieri noi ne abbiamo uno eccezionale.
Zambrotta. 8,5. Il solito replicante superumano. Insuperabile in difesa, ha seminato il panico nelle sortite offensive. Una traversa per lui.
Grosso 9. Gol stupendo e di eccellente fattura. Ha un piede d’oro, nessuno crossa come lui. Il migliore in campo a mio modo di vedere.
Cannavaro 8,5. Questo è il voto massimo che può prendere un difensore che non faccia gol, ed è suo.
Materazzi 8. Attentissimo, perfino corretto. Sono più i falli che ha ricevuto che quelli fatti. Insieme a Cannavaro ha annullato il temuto Klose.
Pirlo 9. Inizio in soridina e poi come si dice è salito in cattedra. Ha distribuito palloni d’oro fino al 120esimo minuto. Meglio un asino vivo che un professore morto, si dice nel calcio: e se il professore vivo come Pirlo?
Gattuso 8,5. Corsa, corsa e corsa. Palloni, palloni e palloni recuperati. Lucidità. Cavalcava nel centrocampo che era uno spettacolo.
Camoranesi 7. Viene da più parti indicato come il peggiore dei nostri. Non sono d’accordo. Ha giocato bene finché ha avuto fiato. Il suo problema è che regge un solo tempo. Il nostro modulo con la sua presenza è quello giusto.
Perrotta 7. E’ il voto mimimo da assegnare in una semifinale vinta in casa degli alemanni in cerca di Lebenstraum ai nostri danni. Corre e fa paura ai tedeschi, il suo problema è la pochezza nel concludere.
Totti 7,5. Arretra a centrocampo lasciando isolato il povero toni, ma procurandoci la superiorità numerica nel settore critico del terreno di gioco. E’ il Totti visto fin qui al mondiale. Ordinato, buon suggeritore, intelligente distributore. Latitante in fase conclusiva.
Toni 7. Si è dannato l’anima per sostenere da solo il peso dell’attacco azzurro. Non ha concluso molto, ma ha fatto il massimo di ciò che era legittimamente lecito attendersi da uno che giocava contro due o anche tre avversari.
Gilardino 8. Sarà un caso, ma siamo tornati a dominare la partita, dopo una fase di stanca quando è entrato il fresco Gilardino. Splendida azione personale coronata da un palo. Assist vincente a Del Piero nel finale.
Iaquinta 7,5. Vivo e vivace. Ha costretto sulla difensiva il suo avversario diretto. Molte azioni in velocità sulla sua fascia di competenza.
Del Piero 8. Venti minuti per lasciare il suo sigillo su questa partita storica. Brillante, efficace. Protagonista di molte azioni d’attacco nel finale.

L’allenatore Lippi 9. Ha indovinato tutti i cambi. Ha dato personalità e carattere alla squadra. E’ meglio di Bearzot e di Pozzo, deve solo dimostrarlo con la conquista del titolo mondiale.

Ai crucchi sconfitti: Parassiten, Succhiasanguen e Papponen sarete voi. Vi faremo mangiare ancora un mucchio di pizze alla napoletanen!

lunedì 3 luglio 2006

Il viceamante virtuale


In realtà ho mentito. Avrei dovuto parlare nel titolo di aiuto vice, sotto vice o meglio di vice vice amante virtuale. Cos’è il vice vice amante virtuale? E’ la più probabile carriera da intraprendere frequentando l’altro sesso su internet.
Analizziamo il caso tipico. Sei su internet, bloggheggi, chatteggi o forumeggi: insomma cerchi l’anima gemella. Poiché le figliole non mancano in questi meandri eterei e poiché sei sorretto da un passabile fascino virtuale e da una non infame prosa, ecco che in poche battute agganci una possibile Francesca in vena di paoleggiare.

Passano i giorni, le settimane, i mesi. Con la tua nuova conoscenza virtuale ti scambi decine di e-mail guarnite di galanterie e pensierini da Manuale Sentimentale delle Giovani Marmotte. Insomma, ormai hai fatto notare alla tua donzella che sotto questa dura scorza batte un cuore trafitto da Eros. Lei è tua, ormai, lo senti. Fantastichi di corse e abbracci su spiagge notturne sferzate dalla risacca oceanica, quando ecco prospettarsi il primo inconveniente. Scopri che la tua Giulietta è sposata.
Be’, non è un vero e proprio inconveniente. Totò l’avrebbe definita una quisquilia. Sappiamo tutti cos’è il matrimonio al giorno d’oggi. La tomba dell’amore. Il camposanto della passione. E’ noto pure ai pargoli che un marito nei pressi dell'ex novella sposa diventa più freddo di Dracula a mezzogiorno. Strano però che tu per scoprire questo insignificante particolare abbia dovuto aspettare più di tre mesi e duecento e-mail (tralasciando le conversazioni su messenger)! Duecento e-mail senza accenni a un consorte, sia pure detestato, non paiono di buon aupicio. Ormai avevi cominciato a credere che il figlio grandicello di cui avevi notizia fosse frutto di relazioni occasionali con postini o garzoni di pizzeria... Bene, decidi in fretta e furia, l'insospettata esistenza di un marito non è un gran guaio. La cosa migliore è procedere nella relazione virtuale con rinnovate energie. Appena fatta questa riflessione, purtroppo le sorprese diventano due. La tua donzella ha pure un’altro pretendente etereo oltre a te.

E' un poveraccio, rozzo, illetterato e brutto? Certo che no. Padroneggia come nessuno, almeno così giura estasiata la tua partner, argomenti filosofici e scientifici e produce pure ispirate liriche basate su endecasillabi a rima incatenata. La tua corrispondente virtuale osanna tanto l’opera poetica in questione che temi l’invio di uno dei sonetti dedicatile dall’imbrattacarte pappamolle. Occhei, rifletti, concediamo pure al verseggiatore somaro un certo talento da scribacchino e perfino l’animo gentile di cui si dice. Ma si tratta senza fallo di uno sfigato in terapia pluriennale e la tua Giulietta gli scrive solo perché impietosita dalla sua infelice esistenza.
No, quale pietà, capisci al quarto mese di virtual love! Lei lo ama. Lo idolatra perfino. E’pazza dello scribacchino rincitrullito. Tuttavia dato che le cose non possono andare solo storte, ecco la notizia foriera di buonumore. L’imbrattacarte è stato un grande amore, è vero, ma del passato. E questo lo sai che significa? ti dici ballando di gioia. Significa che ormai la donzella è tua. Nessuno potrà più depredarti delle agognate corse sulla spiaggia con lei e degli appassionati amoreggiamenti al chiaro di luna. E così, vero?

Ehm, no. Perché, ecco, per dirla papale papale lei ha già chi la scopa a dovere. E' un tizio – lo scopri solo adesso – che lei vede nei fine settimana. Un tizio sicuro di sé e piuttosto virile intuisci dalle franche parole dette per e-mail. La tua Giulietta senza corpo si affretta a precisare che questo amante da week-end non lo ama. Davvero non devi temere la sua concorrenza nel suo cuore. Lei fa sesso con questo individuo solo perché si sente sola e disorientata. In ogni caso, ora che conosce te e la tua gentilezza troverà di certo l'animo per mettere alla porta il poco gradito scopatore del sabato sera.
A questo punto sei tu a essere confuso, anche perché la matematica non è mai stata il tuo forte. In quanti sono a precederti nelle grazie della tua donzella virtuale? Cominci a contare sperando che le dita ti bastino. Prima di tutto, c’è il marito. Magari non sarà un vero e proprio rivale in amore, ma non si può considerarlo un fantasma dato che si ostina a spupazzarsi la tua lei non meno di quattro volte al mese. Poi c’è il grande amore della vita, il babbeo che scrive versi in rima. Anche questo non è un fantasma giacché continua a spedire alla nostra eroina odi e sonetti a volontà. Infine viene lo scopatore dei sabati sera non festivi. Sì, ti guardi la mano e quelle che vedi sono indubbiamente tre dita. Qui piombi in crisi esistenziale. Chi diavolo sei? Ti concentri, sudi freddo, riesci a non perdere il conto e infine sorridi. Hai capito.
Tu sei il vice vice vice amante virtuale.