mercoledì 24 marzo 2010

Indietro nel tempo

Spesso ci si imbatte nell’eterna domanda: ti piacerebbe tornare indietro nel tempo? Chissà perché quella domanda quasi sempre si riferisce a un’epoca adolescenzial liceale,  probabilmente interpretata da tutti come un’età di svago, in cui si diverte senza le angosce esistenziali della maturità, senza dover combattere per trovare un lavoro o conservarlo, senza le responsabilità familiari o magari le preoccupazioni della salute. Un’epoca di latte e miele in cui si è abbastanza giovani e irresponsabili per divertirsi sul serio e in cui, nello stesso tempo, si è abbastanza cresciuti per spassarsela come gli adulti, cioè innamorandosi o facendo sesso, ubriacandosi o vedendosi come eroi che cambieranno il mondo con il loro idealismo (idealismo soprattutto a parole).

Io ho sempre trovato questa domanda stupida. Se tornassi nel passato, farei le stesse cose che ho fatto, sarebbe come vedere una replica, magari piuttosto scadente, della tua vita: io sarei come ero e il mondo sarebbe come era, perché mai dovrebbe accadere qualcosa di diverso? Perché dovresti conquistare la ragazza che non ti filava, vincere la partita che non hai vinto, risultare più interessante o figlio di buona donna di come eri? Se non cambi nessun elemento dell’equazione della vita, l’incognita x continuerà ad avere lo stesso valore di venti o trent’anni fa.

mercoledì 17 marzo 2010

Quattro anni vissuti (pericolosamente?) sul blog

- Ti tocca, lo sai, sono passati ormai quattro anni da che sei sul blog.

- Parli dell’intervista sul blog? Dobbiamo proprio farla?

- Certo. E mi raccomando, rispondi serio senza le solite battute cretine. Cerca di essere pure un po’ palloso, altrimenti la gente non ti prende in considerazione. Lo spazio sul blog, lo sai, è ristretto; direi di concentrare la nostra intervista sui nick e sui titoli di blog che hai usato in questi quattro anni. Se sei bravo, dirai più di ciò che ti chiedo. Sei pronto?

- Spara.

- Cominciamo dal titolo del blog. Il titolo è importante e dimostra che rapporti hai con questo mezzo virtuale. Come hai cominciato?

- Il primo titolo del mio blog era “I penultimi” o qualcosa come Società dei Penultimi. E aveva come sottotitolo “Siamo gli ultimi, ma ci lasciamo un posto vuoto dietro per non peccare di superbia”.

- Non male. Chi non ti conosceva magari si beveva pure che eri modesto.

giovedì 11 marzo 2010

Il gioco delle coppie a via Toledo, Napoli

Un po’ di tempo fa ero seduto su un muretto di via Toledo a Napoli. Mi riposavo e guardavo la gente passare. Chissà perché, guardando la gente passare, erano in maggioranza coppie, mi frullava in mente una frase del dottor House, riferita al modo in cui si accoppiavano le carte e gli uomini nel poker e nella vita: “I sei con i sei, i nove con i nove, i quattro con i quattro”.

I primi che vidi era due persone semplici, sulla trentina abbondante, facce popolari, lei era vestita con dubbio gusto, troppo vistosa, gonna di pelle, stivali alti, trucco forte, si vedeva che voleva fare colpo sul suo uomo anche se non aveva grandi mezzi fisici, lui aveva la faccia di un bidello della provincia napoletana, fumava camminando, era tarchiato e le sue zone di grasso parevano curiosamente disposte in maniera diversa da quelle dei ricchi in sovrappeso. Mi pare avesse addosso un giubbotto aderente nero da cui usciva una pancia proletaria.

Poi passò un gruppetto di due coppie di scandinavi. Solo l’ironia di Alberto Sordi avrebbe potuto descriverli con giustizia. Erano a ridosso della sessantina, tutti altissimi, con i capelli bianchi ex biondi, nasi e volti aristocratici, vestiti da borghesi casual, ridevano come ridono i borghesi che hanno un casa di campagna fuori Stoccolma, al cui camino si scaldano nei fine settimana bevendo vini decantati e leggendo il Camus dei neovichinghi. Chissà perché, vedendoli, li classificai tutti e quattro, maschi e femmine, nella categoria degli architetti. Pensai che da qualche parte nella Scandinavia c’erano i figli di quei quattro, e anche loro erano alti, sofisticati e avrebbero stuzzicato l’ironia di Alberto Sordi, e si sarebbero accoppiati con altri tizi che avevano la faccia di architetti ed emanavano agiatezza economica.

giovedì 4 marzo 2010

O che bel virtual castello marcondirondirondello

- Mammina, posso farti una domanda?

- Certo, Luigino, sono lieta di soddisfare la tua sete di conoscenza. Tu però fai aaahhhh e ingoia questo boccone saporito che ti farà crescere sano e forte come il tuo papi.

- Grazie, mami, che cos’è un free transparent proxy?

- Be’, ecco, Luigino, un transparent proxy è quella cosa che quando la tocchi…

- … quando la tocchi?

-  Cioè volevo dire quando la guardi…

- … quando la guardi?

- insomma è quella cosa che non ti devi avvicinare troppo, cioè puoi pure avvicinarti se giri la testa da un’altra parte, però assolutamente è meglio non ridere quando sei vicino a quella robaccia, ma ne parleremo meglio con il tuo papi stasera. E ora apri la boccuccia che sta arrivando un treno carico carico di…

- Mi sapresti dire che differenza c’è tra un tracker,  un cracker e uno spammer, mammina?

- E’ una domanda semplicissima, il tracker è un’omaccione tutto scuro, con un paio d’occhi tutti… e quei capellacci, mentre il cracker si veste tutto… cioè è uno che si dà un sacco… e cammina tutto così… Uh, Luigino ti spiegherò tutto meglio dopo che avrai aperto la bocca e ingoiato questo bel cucchiaio di pappa saporita.