È seduto
due file davanti a me nel vagone della metropolitana e guarda una vecchia
dall’aria malata come se si aspettasse o meglio desiderasse che morisse da un
momento all’altro. È inquietante l’avidità con cui fissa la vecchia come se
volesse evocarne la morte. Muori, muori, dicono i suoi occhi cattivi, muori ora,
fammi questo favore. Eppure nessuno degli altri viaggiatori sembra fare caso a
quello strano passeggero. Come è fatto? Niente di che. Uno qualunque. È vestito
come uno dei mille pendolari cittadini. Potrebbe avere qualsiasi età da trenta
a cinquanta. Ha una cineseria di borsello a tracolla e a volte si infila un
paio di scadenti cuffie musicali probabilmente sgraffignate a qualche Black
Friday. Se ne sta sempre sulle sue. Non parla e non sorride mai. Cioè non
sorride mai tranne quando si trova vicino a qualcuno che sta per morire. Come
la vecchia che osserva.
Vorrei
alzarmi in piedi e denunciarlo. Vorrei dire che in questo vagone della
metropolitana si nasconde un mostro. Magari un serial killer. Uno che forse ha
ucciso decine di persone. Non ne ho il coraggio. Non ho prove e nessuno
crederebbe a una storia tanto assurda. Non posso fare niente, ma nemmeno lui
può fare niente, perché non può certo uccidere l’anziana passeggera in pieno
orario di punta serale.