giovedì 8 novembre 2012

I tempi eroici del blog

CopertinaCairoOggi mi sento nostalgico. Che ne diresti di parlarci dei tempi eroici del blog?

I tempi eroici del blog?

Sì, mi hai capito. Quando il blog sembrava un’avventura affascinante e ti pareva di maneggiare fuoco vivo e non parole.

Guarda che il blog è affascinante pure adesso. Comunque ho afferrato il concetto. Ti riferisci al blog dei primordi. Quando c’era la community, quando ti sembrava di far parte di un mondo rutilante, frenetico, quasi sismico. Un mondo di polemiche, litigi, amicizie che nascevano o morivano, diatribe politiche e non, parolacce, confusione, anonimi che ti offendevano senza sapere nemmeno loro perché, discussioni e cazzeggi a non finire. Insomma stai parlando del bellissimo casino che impazzava nella Frontiera del diario virtuale.

Dicci la tua prima volta sul blog.

Poteva essere forse otto anni fa. Era ancora prima di andare a Tiscali. Non conoscevo nemmeno questa parola misteriosa, blog. Mi sembrava roba da fissati che giocano al piccolo genio da web (all’epoca anche la parola web faceva un certo effetto, come e-mail, chat e roba simile). Non ricordo neppure io come, ma finii su questo blogghetto amatoriale, quasi roba da osteria virtuale, e scrissi un paio di post. Quasi subito mi accorsi della potenza adulativa dei commenti. Passava gente mai vista prima e ti faceva i complimenti: sei grande, scrivi bene, che profondità. Insomma, tutte quelle lisciatine di pelo che prima o poi tutti noi che siamo sul blog abbiamo ricevuto. A quei tempi non ero smaliziato come adesso e confesso che passai un pomeriggio di pura euforia adrenalinica, più o meno uno sballo.

Forse è il momento di parlare di quella che tu chiami la sindrome di Lady Chatterley. Puoi dirci di cosa si tratta?

È la diretta conseguenza di ciò che ho appena detto. Sei una persona qualunque senza grilli per la testa. Una segretaria, un impiegato al comune, un barista, uno studente fuori corso quasi più vecchio dei tuoi insegnanti. Un giorno apri un blog non sai nemmeno tu perché. Scrivi due righe e ti arrivano commenti entusiastici. C’è gente che vuole discutere con te. Ti prende sul serio. Ti ammira. Ride delle tue battute. Dice che sei forte. In poco tempo ti sembra di esserti trasformato in un avventuriero da internet, un Corto Maltese della Rete. Hai fascino, ti dici. Sei quasi una specie di Lady Chatterley o di dottor Zivago. Un po’ lo sospettavi di avere delle carte segrete da giocare, ma ora ne hai la prova. Ti manca un tanto così per essere un personaggio di Kipling o Conrad. Nello specchio la mattina ti vedi più attraente. Ti senti sicuro e canti addirittura facendoti la barba o salutando il vicino di casa che hai sempre detestato. Che cosa ti è successo? Niente di grave. Hai aperto un blog e ti sei preso la sindrome di Lady Chatterley.

Credi che oggigiorno si possa ancora prendere questa meravigliosa malattia?

Non saprei dire. Il mondo del blog certamente non è più quella di una volta. Manca il casino, il fermento, l’emotività, l’ingenua ebbrezza di quei giorni. E poi oggi spopolano i social network. Ed è difficile vederti trasformato in un Dottore o in una Lady da letteratura scrivendo un riga striminzita su Twitter o postando le foto della cresima di tuo figlio su Facebook. Comunque la sindrome è sempre in agguato e potrebbe colpirti quando meno te lo aspetti. Mai dire mai.

E su Tiscali Blog?

Lì c’era un vero fermento, ormai quasi sette ani fa. Mi parve di essere capitato in una gabbia di matti. Ti imbattevi in gente che si accapigliava in ogni dove. In blog che avevano la sola funzione di attaccare e ridicolizzare altri blogger (proprio nei primi giorni in uno di quei blog fecero quasi piangere una ragazza che scriveva post incomprensibili a base di linguaggio sboccato e amore tossico). Inoltre c’erano personaggi intervistati come piccole star virtuali, con domande in stile Italia Uno tipo “qual è il posto più strano in cui hai fatto sesso?”. Tutti sembravano trasgressivi. Tutti sembravano aver fatto tutto e di più. Era un mondo sfavillante in cui ti sentivi tremendamente inadeguato. Lo criticavi, lo sbeffeggiavi, eppure ne eri attratto.

Dicci le esperienze che ti hanno colpito di più, perlomeno alcune.

Direi che mi sono rimaste impresse le prime volte. Per esempio ricordo la volta che aspettavo il mio primo commento. Ogni tanto aprivo la pagina del mio post d’esordio, che avevo corretto e ricorretto come mio solito, e la trovavo disperatamente vuota. Nessuno commentava. Ero un fantasma virtuale. Non esistevo. E dire che gli altri diari virtuali avevano caterve di commenti e interventi. Poi a un tratto la depressione fu spazzata via. Il primo commento che ricevetti non era niente di eccezionale, solo un saluto condito da faccette con un numero spropositato di parentesi tonde, ma mi diede una sferzata di pura adrenalina. Era fatta. C’ero pure io su internet. Quell’esperienza mi colpì tanto che scrissi un post intitolato “Il primo commento al post”. E ancor oggi il primo commento che mi arriva è qualcosa di speciale, a prescindere dal suo contenuto.

Altre prime volte?

Be’, la prima volta che andai in home page su Tiscali. Mi sentii più o meno uno arrivato. Un opinion maker. Uno che pesa. Ero molto ingenuo all’epoca, lo so. Poi ci fu il primo commento anonimo di offese. Un pazzo mi attaccò con una marea di parolacce accusandomi di aver insultato una tizia mai sentita nominare. Ci rimasi malissimo. Vedevo questo commento zeppo di offese e non volevo cancellarlo perché mi sembrava che così facendo l’avrei data vinta all’anonimo. Ora cancellerei quelle schifezze in mezzo secondo senza nessun complesso.

La cosa che ti ha fatto più piacere in questi anni?

Il complimento più bello probabilmente me lo fece la figlia dell’allenatore di un pugile campione del mondo (mi disse anche il nome del padre e del pugile, ma li ho scordati). Il padre di questa blogger aveva letto e apprezzato un mio post su quello che a me è sempre sembrato il match del secolo, tra Muhammad Alì e Joe Frazier (non mi chiedere come mi sia venuto in mente di scrivere un post così perché non te lo saprei dire). In quale altra vita mai l’allenatore di un pugile campione del mondo si complimenterà con te? Ma che  siamo, in Rocky IV ti spiezzo in due?

8 commenti:

  1. Che bei tempi hai evocato carissimo... Penultimo!
    Un'atmosfera blogghifera molto più affascinante e istintiva di quella di adesso.
    Emozioni frizzanti che gratificavano più di un complimento nel reale. Ricordo anch'io il mio primo commento oltre quello di mia sorella che comunque sapevo sarebbe arrivato. Ricordo addirittura di essere rimasta un attimo senza fiato guardandomi intorno con la sensazione di essere stata "scoperta" con le mani nel vasetto di marmellata! I vari social hanno tolto molto all'aggregazione che c'era una volta nel blog,ma per quanto siano immediati e divertenti non sono comunque paragonabili ai fasti del blog. In qualche modo mi piacerebbe essere il tuo ptimo commento in questa pagina,chissà,se mi sbrigo forse si!
    Ciao!

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  2. Confermo che sei la prima commentatrice, elle, e ti ringrazio. E' strano, il nostro atteggimento verso i commenti. Ai vecchi tempi ci sembrava di essere ricchi quando ne ricevevamo molti. Anche quando erano schifezze. Forse ci sembrava di essere amati o considerati.
    Sai, mi è capitato un fatto insolito scrivendo questo post. Mi è sembrato di ritrovare le antiche emozioni. Le sensazioni di una volta. Quell'eccitazione che tu certo ben conosci, quel desiderio di condividere emozioni. Anche la foto che ho messo sembra una di quelle che usavo ai vecchi tempi.
    Ti ringrazio anche per aver ricordato il mio antico nick di Penultimo. Lo usai per pochi mesi mentre sul mio blog campeggiava una scritta che faceva: "Siamo gli ultimi, ma ci lasciamo un posto vuoto indietro per non peccare di superbia".
    Evvaaaaaiiiii!!!!! Oooolé :-))))))) (chiusura alla vecchia maniera).

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  3. Ah,il fascino del blog!!! Quando lo scoprii,quasi dieci anni fa,fu amore a prima vista. Avevo appena ricevuto in dono il mio primo PC. Ed era la prima volta che mi avventuravo nella rete. Che bello poter leggere pensieri e stati d'animo di altre persone che come me si trovavano davanti a un monitor. Senza nessuna pretesa di di mettersi in cattedra,ma solo col desiderio di affidare i propri pensieri alla vastità della rete.Un po' come quando da bambina ( e anche da ragazzina...e forse anche ora!) esprimo un pensiero,un desiderio guardando il cielo,inviandolo lassù,nell'infinito!

    Mi innamorai di Tiscali,le altre piattaforme non mi hanno mai attirato. Qui mi sento a casa. Nessuno mi ha mai considerato più di tanto, lasciandomi così una vera libertà di movimento. Il giro delle amicizie,all'inizio numeroso,giocoso,litigarello, anche se piano piano si è assottigliato, mi ha sempre arricchita,trasmettendomi delle sensazioni vere,altro che virtuali!!!!

    Dove mai avrei potuto incontrare due poeti come Sergio e Cassandro? Sai che mi hanno donato più di 200 poesie? ( la quantità delle composizioni chiarisce una volta per tutte che gli autori sono due...perchè fra quelle inviate a me,e quelle che hanno sparpagliato in altri blog, sarebbe un'impresa impossibile per una persona sola,anche se avesse quattro mani! ) Per me sono come fratelli,mi sento al sicuro quando parlo,scherzo con loro. So che mai,farebbero o scriverebbero qualcosa che mi può ferire.

    E il piacere dell'amicizia di Giovanni, Artur che mi manca moltissimo. Senza contare che grazie al blog,ho potuto conoscere meglio anche mia sorella.Perchè anche se tutti i giorni ci parliamo a lungo ( mio marito mi chiede sempre " ma cosa avete da dirvi tutti i giorni???) , leggerla mi porta dentro di lei,nel suo cuore. Ed è un modo per sentirci ancora più vicine,nonostante i km che ci separano.

    Per questo ritengo questo modo di comunicare ancora pieno di sorprese ed emozioni. Perciò sempre più convinta mi viene da dire W i blog!!!

    E W tu per aver scritto un post così coinvolgente.

    Ciao Capitano Penultimo!!

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  4. vitty, coinvolgente anche il tuo commento, che mi ha fatto tornare in mente i vecchi tempi. Hai fatto bene a precisare che Cassandro e Sestolla sono due persone diverse dal momento che molti tuttora pensano che siano un solo uomo. Comunque le loro 200 poesie sarebbero sufficienti ad arricchire chicchessia. Mi ricordo di Artur anche se non lo conoscevo bene, ma credo che la notizia della sua scomparsa sia stata data proprio sul mio blog da una blogger che pareva conoscerlo bene, Asietta, della quale non ho avuto più notizie.
    In effetti a proposito di ricord, c'erano un paio di righe di questo post che ho cancellato in fase di revisione. Il post finiva così:
    "In conclusione, cosa ricordi di questi anni? Quali personaggi, quali eventi, quali emozioni?

    "Cosa ricordo? Tutto. Cosa mi è rimasto impresso? Tutto. Cosa ho scordato? Forse niente."

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  5. SERGIO SESTOLLA

    Beato te, Capitano, che ricordi tutto, che tutto ti è rimasto impresso e non hai scordato niente. Invece io . . .

    E chi se lo ricordava che avrei inviato a Vitty suppergiù 100 composizioni sulle 200 da lei catalogate (una fatica da niente! In ogni caso “grazie”!), oppure 150 se non addirittura 180, avendone inviate Cassandro per differenza solo 50, se non appena 20?

    Comunque, è stato un bel periodo, e forse se non avessi avuto tutti gli spunti offerti
    dai vari bloggers – fra i quali un posto non secondario tieni tu, Cap -- la mia produzione dilettantistica sarebbe stata assai più ridotta (non mi dire che già immagini il pianto accorato delle Muse!) .

    Comunque, se vogliamo insistere nel tono gioioso di questo tuo post, pieno di tanti bei remember può darsi pure che in quel futuro, certamente non individuabile né comprensibile, non avvenga che qualcuno torni con la mente a questo periodo.

    AI BLOG PENSA

    Se penso che fra un po’, fra poche ore
    . . . diciamo un milione . . . o suppergiù . . .
    dovrò andarmene via, un gran dolore
    mi affligge in cuore . . . Che ne sai tu!?

    Ho detto ‘un milione’ in quanto che
    l’uomo non muore quando muore, ma
    quando nella sua mente più non c’è
    quella essenza di genialità

    per cui lui elabora pensieri
    sull’oggi, sul domani, intorno a ciò
    che l’anima colpisce, come ieri
    la sua colpita fu e si trasformò.

    . . . Purtroppo non vedrò le meraviglie
    che porterà la tecnologia
    che sul tempo cavalca lesta, a briglie
    sciolte del tutto . . . e la telefonia,

    per cui non sei più solo: ai blog pensa
    dove con tanti tu puoi conversare,
    prima scrivendo e poi -- con intensa
    ansietà -- risposta aspettare . . .

    Ribattere, ed attendere ancora
    risposta . . . perché qui si è in tanti:
    l’arguto, il colto e la dolce signora
    che ama a te parlar tutti gli istanti

    senza che costi molto, se ci pensi,
    a lei e a te, in questa . . . istintiva
    corrispondenza di amorosi sensi,
    per cui dirai “son vivo!” . . . e lei “son viva!”

    Dello sviluppo che qui ci sarà,
    dopo di me, di certo -- ovvio -- non so:
    però se esso ancor continuerà
    dall’aldilà io mi collegherò!

    Tiscali cliccherò o Infostrada,
    Vitty ritroverò oppure Mary
    . . . o altra blogger che oggi mi aggrada . . .
    e torneremo ai beati ieri.

    Chi sia quella che mi aggrada tanto
    certo non dico . . . non si suole qui
    dar preferenze . . . Ehm, posso soltanto
    dir che contiene il suo nick . . . la “i”,

    anzi, la “a”, no “e” . . . O “u”? . . . O . . . “o”?
    O tutte queste? . . . O solo due? . . . Boh!
    Chi è l’avete, ovvio, capìto! . . . O no?

    La fantasia, ah . . .che non t’inventa!
    . . . E il blog -- ariah! -- se non ti tenta!

    (Sergio Sestolla)


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  6. E Sergio Sestolla arricchisce anche me con questo suo componimento. Non avrò i possedimenti poetici di vitty, ma anche su questo diario virtuale non mancano i versi.
    Sai, stavo pensando a quanto corrispondano il milione di ore che ti sei dato prima della dipartita. Credo che dovrbebe essere un bel po' di tempo. E quindi anch'io mi prenoto per il milione di ore.
    Il blog è uno straordinario strumento, in qualche caso anche superiore al puro e semplice giornalismo, perché qui scrivi solo quello che ti piace, senza chiederti se piace agli altri. Il blog è libertà al cento per cento, o al massimo al 99 (e vorrei vederlo un giornalista libero al cento per cento).

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  7. W il blog! Come dice l'amica Vitty. Esperienza fantastica questa del blog, caro Cap, esperienza alla quale anch'io, così per gioco, mi sono avvicinata quasi dieci anni fa.
    Quanta gente ho incontrato, quante storie, quante parole e quante risate! C'è veramente la libertà di dire tutto quello che ci passa per la mente, altro che giornalisti come dici!
    Gli incontri non sempre sono stati piacevoli, il virtuale purtroppo è così, nasconde anche insidie, poi qualcuno ha preso altri lidi, qualcuno è letteralmente sparito, ma quelli che, come definivo "pochi ma buoni" , sono ancora quì, sempre innamorati di questa piattaforma, il "primo amore" non si scorda mai!
    Marypersempre

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  8. Mary, e vada per i pochi ma buoni. E' vero che qualcuno ai vecchi tempi si comportava male. E' vero che c'era qualcuno che non aveva altro da fare che rompere le scatole alla gente. Sono vere tante cose. E prima o poi, hai visto mai, ci ritroveremo tutti su Tiscali.

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