sabato 1 dicembre 2012

Rap di Natale

I misteri della jungla neraVoglio il presepe quest'anno, l'albero di una volta, il Natale in casa Cupiello, quello del primo atto della commedia, Tommasino il Nennillo che si mangia i maccheroni scaldati avanzati che sarebbero dovuti spettare a Eduardo, si vende le scarpe dello zio e non dice nemmeno sotto tortura che il presepe del padre è bello, Natale con Totò e signori si nasce, con Jimmy Stewart e René Clair, la Freccia Nera che fischiando si scaglia e la sporca canaglia un saluto ti dà, Natale di Alan Ford in "Santa Claus story" e Bob Rock che cerca di apparire più alto e col naso meno grosso, di Tex Willer alle prese con El Diablero e della sigla notturna della Rai con le immagini delle nuvole, Natale con il cartello sulla trasmissione che sarà ripresa il più presto possibile e scusateci per questa rottura di balle dell'intermezzo televisivo con l'arpa. Natale a giocare a pallone sotto casa tre contro tre o quattro contro quattro, Natale a fare collette per comprare palloni più economici del Super Santos, magari quella schifezza del Super Tele che un soffio di vento se lo porta via,

a rincorrere lo zio, il vicino di casa, il passante simpatico per farti dare l'ultima moneta necessaria per l'agognato acquisto, a fare il turno di portiere ciascuno per due gol perché in questi giorni siamo tutti più buoni, a girare in strada ascoltando gli zampognari, a nascondere la paura che ti prende quando sei obbligato dai compagni a far esplodere certi petardi rumorosi e pericolosi quanto una granata vietnamita, a scrivere lettere alla Befana, per avere la pistola del West o le costruzioni della Lego o meglio ancora di quella sottomarca che costa la metà, a scambiare figurine dei calciatori quando c'era Pizzaballa in porta, a sognare la bicicletta Safari da dividere con almeno due fratelli più grandi, che di certo te la faranno usare solo dopo essere stati entrambi impallinati dalla più terribile influenza abbattutasi sul globo dal tempo della spagnola. Ad affrontare lamantini, babirussa, kriss avvelenati di thugs, con Giro Batol, Sambigliong, con Carmaux e Wan Stiller, a me valorosi tigrotti, guai a te, Wan Gould, forza Mister Fogg che gli 80 giorni stanno scadendo, ma quanto saranno lunghe ventimila leghe sotto i mari, a pescare trepang e a illudersi di essere abbastanza grande da stringere tra le braccia Capitane dello Yucatan e Jolande figlie del Corsaro Nero, a fare il tifo per il cane Buck contro quella carogna di Spitz, a conoscere per nome come fratelli tutti i cani che trainavano una certa slitta nel Klondike, ammaliato pure tu dal richiamo della foresta. Natale di quando diventavi color peperone mentre antichi divi si baciavano in bianco e nero nei 24 pollici del tuo valoroso Telefunken, di quando eri lontano secoli dal pensare alle ragazze, perché la biondina che ti voltavi a guardare alle elementari era solo una mocciosetta carina, anche se non la scorderai più per il resto della vita. Natale del camino, del fuoco, della speranza, del mondo giovane e di questo giovanissimo padrone del mondo, dei sogni grandi quanto l'universo della Marvel.

Siamo ormai a dicembre, è tempo del mio rap di Natale che ripropongo ogni anno. Quest’anno ho cambiato l’illustrazione. Come si vede c’è un’immagine dei Misteri della jungla nera di Salgari, opera dell’illustratore Carlo Jacono. In quest’immagine c’è tutto ciò che serve a far volare la fantasia di un ragazzino: un eroe esotico (Tremal-Naik) che porta in braccio una splendida fanciulla vestita da bajadera (Ada Corishant, la Vergine della Pagoda, una che esala correnti di feromoni che scuotono le foreste acquitrinose del Bengala), accompagnato dalla sua fedele mangiatrice di uomini, la tigre Darma, e inseguito nientepopodimeno che dai sanguinari thugs adoratori della dea Kalì. Quando leggevi un libro così Natale era davvero Natale.

9 commenti:

  1. La prima vetrina natalizia quest'anno l'ho vista in un grande magazzino dove ero andata con l'intento di comprare un vaso grande dove trapiantare una pianta del mio terrazzo che ne aveva bisogno,era il 20 settembre,faceva caldo e l'angolo destinato al giardinaggio quel giorno era gia pieno di luci,decori e ghirlande!Troppo presto per crederci ed esserne coinvolta,tanto che mi sono pure detta quest'anno non voglio farmi abbindolare dalle atmosfere natalizie,ne sarò completamente distaccata...e invece mi sento gia più "buona",voglio le luci colorate,il calore,gli auguri,i sorrisi,i pacchetti da scartare,i film che non tramontano mai,seguo i programmi televisivi che ti dan dritte per come preparare al meglio la casa,vorrei anche un caminetto vero col fuoco che scalda,e magari ,perchè no,la neve.
    Con tutti i problemi che possono esserci quest'atmosfera irrinunciabile è l'unica che ancora faccia sognare davvero.
    Sapevo che avresti postato il tuo rap,ma non immaginavo che in questa notte insonne per me lo avrei ritrovato qui a farmi compagnia,a farmi sorridere,a farmi immaginare momenti lieti. Meglio di una camomilla calda,ora posso pure provare a tornare a dormire. Grazie!

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  2. Sono io che ti ringrazio, elle, vedo che sei addirittura più nottambula di me e di notte ovviamente le suggestioni sono maggiori, anche quelle natalizie.
    Due parole sulla copertina del libro che ho postato. Era una serie di trenta libri di Salgari, quindi solo una parte della produzione del maestro dell'avventura. La casa editrice, ho controllato ora, si chiamava Il Gabbiano.
    I trenta libri del Gabbiano si basavano principalmente sulle avventure di Sandokan e del Corsaro Nero, ma spaziavano praticamente in tutto il globo: viaggi in pallone, eroi che si travestivano da odalische per liberare fanciulle prigioniere nell'arem, aquile della steppa russa, pescatori di trepang, avventurieri dell'Alaska o delle Pampas, Cina, India, Iran, naufragi su isole deserte, i misteri dell'Australia. Veramente c’era l’avventura con la a maiuscola. E Salgari, nonostante qualche ingenuità nella trama e nei personaggi, era un formidabile descrittore di paesaggi esotici e di tempeste oceaniche. Non molto tempo fa lessi la sua descrizione di una tempesta sull’isola di Mompracem e la trovai quasi omerica.
    Ricordo che quei trenta libri erano scritti su due colonne, come nei vecchi gialli Mondadori, era una scrittura fitta, da adulti, molto diversa dalle righe grosse usate nei libri illustrati che avevo letto fin lì. Mi sentivo molto cresciuto quando leggevo il Salgari edizioni il Gabbiano, mi piaceva farlo con la lucina del comodino di notte (credo che alcuni dei miei problemi di vista siano nati allora). Per anni non riuscivo a leggere Salgari se non sulle due colonne del Gabbiano.
    Cosa c’entra il Natale con i trenta libri salgariani? Non so, forse niente. Ricordo che un giorno, ero in quarta o quinta elementare, un mio compagno di classe insistette per regalarmi la sua collezione di libri salgariani, quelli appunto del Gabbiano. Era nuovi, lucenti, belli. Io rifiutai più volte, osservando che non mi pareva giusto, ma il mio amico insistette così tanto che alla fine dovetti cedere: non sopportava la vista di quei libri perché gli ricordavano il padre andato via di casa. Se non li avessi presi io, li avrebbe buttati. Presi i libri e li portai a casa come se fossero un tesoro. E lo erano certamente. Raramente mi sono sentito ricco come quando portavo a casa quel tesoro letterario. Naturalmente lessi così tante volte ogni singolo volume di quella collezione che alcuni passaggi li conoscevo quasi a memoria.
    Non ricordo se era Natale, quando ebbi quell’inaspettato regalo. Certo che io mi sentii come se le campane suonassero a festa e una slitta trainata da renne fosse parcheggiata fuori di casa mia.

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  3. Bello Il tuo commento in risposta a Elle! Che bel regalo ti fece il tuo compagno! In età più adulta ti è capitato spesso di ricevere un regalo con lo stesso entusiasmo?

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  4. La risposta è semplicissima, Giovanna: MAI. E so che non capiterà mai più niente del genere. Non in questa vita, almeno.

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  5. ...immaginavo! Per questo te l'ho chiesto!

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  6. SERGIO SESTOLLA

    Esatto, Capitano! La tua sensazione, in risposta alla domanda provocatoria di Giovanna, è pure quella di molti altri.

    “Il tempo delle favole è finito” -- come ci viene ad ogni pie' sospinto ripetuto da chi ben si inquadra nel personaggio del “sazio che non crede a chi è digiuno” -- e quindi non è più epoca di ricevere regali, e se ne dovessi ricevere qualcuno, Cap, per quel poco che può valere il mio consiglio, “Time Danaos et dona ferentes”.

    Ciò stante, non potrebbe essere di attualità un Controrap di Natale?

    NIENTE PRESEPE 2012

    Io non lo voglio il Presepe, no,
    quest’anno! E poi dove mai le trovo
    le pecorelle ? . . . In base a ciò che ho
    visto in T V ormai più non ne scovo

    neppure una non avvelenata
    dalla diossina . . . E dove stanno
    i tre Re Magi? . . . La lor cavalcata
    è stata intercettata con gran danno

    dai missili, che nel Medioriente
    solcano il Ciel per cui pur la Cometa
    ha invertito il giro in un niente!
    E gli Angeli la lor novella lieta

    “Agli uomini di buona volontà
    la pace sia” non stanno a scribacchiare
    più nel cartiglio andando qua e là,
    nè “Gloria in excelsis Deo” cantare


    . . . chè più non crede in quella ingenuità
    la maggior parte dell’umanità,

    quella che paga or tutte le spese
    non ostante i cori nelle chiese.

    Inoltre nascerebbe per la via
    Gesù, perché Giuseppe e Maria

    non hanno più la stalla: acrobazia
    sarebbe pagar l’IMU. E così sia.

    (Sergio Sestolla)

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  7. Il tuo rap natalizio, caro Cap, mi riporta indietro negli anni, a quelle atmosfere di cui abbiamo perduto il senso...
    A differenza di Elle, la prima vetrina con gli addobbi del Natale l'ho vista a Roma, alla fine di ottobre, quando sembrava ancora estate.
    Devo dire che ho subito pensato al fatto che ogni anno si comincia sempre prima a preparare le vetrine per le feste natalizie e non mi sono fatta incantare.
    Ma ora che il tempo è vicino, rispolvero l'albero, le lucine, i nastri colorati, le palline rosse e dorate, Giuseppe, Maria ed il Bambinello ed il pensiero torna, nonostante la disillusione del momento, a tutti quei preziosi Natali di un tempo che fu...
    Marypersempre

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  8. Sergio Sestolla, Giuseppe e Maria costretti a pagare l'IMU per far nascere Gesù, questa sì che sarebbe clamorosa, ma per niente impossibile da vedere nel mondo pazzo in cui ci troviamo a vivere.
    Se i regali di Natale facciano ancora piacere? Non so, è chiaro che il Natale attuale è molto diverso da quello che è sempre, la festa di un mondo povero e parco dove la gente sognava. Ma non posso escludere che ancora oggi si ricevano regali belli come che ricevetti io.

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  9. Mary, "quei preziosi Natali di un tempo che fu": metto tra virgolette questa tua frase.
    Sul Natale come gioia dei bambini e morte di adulti fantasmi ti linko questo post che forse ricorderai:

    http://penultimi.blogspot.it/2010/12/fantasmi-natale.html

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