mercoledì 26 febbraio 2014

Nostalgia dei teppisti anonimi

Sono ormai otto anni che ho il blog. Ieri pensavo a che cosa mi mancava di più dei primi, vivaci e a volte magmatici tempi di questa avventura. Ci ho riflettuto su e alla fine sono giunto a una risposta che non avrei mai pensato di dare: i teppisti anonimi. Ho un po’ di nostalgia dei teppisti anonimi. E dire che per anni ho odiato questa categoria umana con tutte le mie forze.

Per spiegare meglio quest’affermazione, torniamo ai miei primi tempi sul blog, appunto otto anni fa. Non c’era poi tutta questa abitudine a internet che c’è ora. Non c’erano i social network. Non c’erano Facebook e Twitter. C’era il blog, che proprio a quel tempo diventava la reginetta incontrastata del web, succedendo alla chat e superando Messenger. Il blog riassumeva tutte le funzioni svolte dalla posta elettronica, dalla chat, dai social network, da You Tube e da qualsiasi altro mezzo espressivo da Rete vi venga in mente. Era un mondo anarchico, esuberante al massimo, pieno di pazzi che si sbracciavano a più non posso. Ricordo che quando aprii il mio primo diario virtuale sulla piattaforma di Tiscali rimasi sconcertato dal casino e dalla vitalità che mi circondavano. I blogger all’epoca erano quasi dei vip e si sentivano tali, e dovunque si faceva a gara per intervistare il tale o talaltro vip-blogger. Mi rimasero impressi soprattutto alcuni diari virtuali di Tiscali che avevano la sola funzione di sparlare dei blogger. Erano le Novelle 2000 di questo mondo. Chiaramente spesso ti arrivavano sul blog commenti in linea con questa ubriacatura virtuale: critiche, prese in giro e soprattutto offese. Le offese peggiori erano quelle sparse dai cosiddetti commentatori anonimi.

Qui bisogna fare una piccola precisione. Perché in stretto senso logico tutti i blogger erano anonimi. Quasi tutti avevano nick più o meno fantasiosi (il mio all’epoca era Penultimo, che alternavo a volte con quello di Prigioniero di Zenda). La differenza la faceva il tuo blog. Se avevi un blog curato, aggiornato con regolarità, che insomma sembrasse una casa abitata, eri considerato una persona con una regolare identità virtuale. Se non avevi un blog, o ne avevi uno sciatto con due mezzi post svogliati, simile a una casa di fantasmi, eri un anonimo. Gli anonimi si dedicavano al teppismo con molta maggiore efficacia dei blogger regolarizzati. Le loro offese erano più volgari e velenose. La loro insistenza maggiore. A volte sembravano avere come unico scopo la distruzione di quel meraviglioso giocattolo che era il tuo blog.

Per anni, come tutti, mi sono preso la mia bella razione di commenti e insulti anonimi, cercando di resistere all’impulso di moderare i commenti, cioè di visualizzarli prima della pubblicazione, pratica che un po’ ti faceva chiudere nel guscio. Però dopo ogni post che pubblicavo, specie nei primi tempi, temevo sempre la calata di schiere di teppisti anonimi venuti a rovinarmi la festa del nuovo articolo, spesso frutto di sforzi non piccoli. Ricordo che il primo commento anonimo che ebbi, un insulto non particolarmente fantasioso, mi mise sottosopra come la telefonata di un maniaco che ricevi nel cuore della notte.

Poi a un tratto i teppisti anonimi sono scomparsi dal blog. Probabilmente le ragioni sono tante. Prima di tutto la nascita dei social network e di altri mezzi di aggregazione virtuale, che ha provocato una sorta di esodo da parte di persone interessate più ai rapporti sociali che alla scrittura. Il teppista anonimo probabilmente gode di più ad agire in una metropoli affollata, dove può fare più danni. Per questo si sarà trasferito anche lui su Facebook, Twitter e compagnia bella, anche se lì avrà trovato più difficoltà a causa della comunicazione preferenziale con il sistema delle amicizie.

Ieri pensavo proprio questo. Mi mancano i tempi dei teppisti anonimi sul blog. Non so se ho pensato addirittura: quelli sì che erano tempi.

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