martedì 4 marzo 2014

Lezioni di stile

nude-girls1 Mi sono accorto di non avere la più pallida idea di cosa significhi vestirsi bene o male. Ne avevo già il sospetto da anni, ma ne ho avuto la riprova leggendo un post di Io donna ripreso dal Corriere della Sera che linko a fine articolo: “Oscar: i trenta migliori e peggiori look di tutti i tempi”. Il post si limita a mostrare le foto affiancate, due alla volta, di trenta attrici vincenti all’Oscar, presumibilmente la notte della premiazione. Una semplice scritta, In e Out, ci informa che l’abito a sinistra va bene e che chi lo indossa dimostra stile, raffinatezza e buon gusto; mentre le disgraziate contrassegnate a destra dalla scritta Out sono destinate al pubblico ludibrio a causa delle loro pacchianeria e volgarità.

Vedo la prima foto: sul lato destro c’è una certa Jennifer Lawrence, che in questo momento non visualizzo senza dubbio a causa della mia ignoranza, vestita in bianco come una Barbie (da Dior, secondo la didascalia) e con un sorriso non particolarmente intelligente in faccia. Sul lato sinistro c’è Catherine Zeta-Jones in abito lungo beige che non so perché mi fa pensare agli ultimi giorni dell’impero austro-ungarico, un capo in effetti poco adatto per fare la spesa. Non vedo alcuna differenza apprezzabile tra i due abiti, sono tutti e due sopra le righe e ispirati a uno stile buono per una bambola pubblicizzata nei cartoni di Italia Uno. Eppure la scritta mi informa che la Barbie Jennifer Lawrence è In, mentre la Dark (Pacchian) Lady Zeta-Jones è Out.

Vado alla foto successiva sperando di essere più fortunato nella mia capacità di riconoscere buon gusto ed eleganza vestimentaria. Trovo Gwyneth Paltrow agghindata come la madre di un gelataio invitata al gran ballo di corte; alla sua sinistra una certa Helena Bonham Carter in abito nero che sfuma in balze asimmetriche bianche sul fondo. Non registro alcuna sensibile differenza di gusto tra i due look, tranne il fatto che la Bonham Carter ha il fisico tracagnotto e un certa prosaicità da rock star dissacrante, mentre la Paltrow è alta, slanciata e farebbe la sua figura anche coperta di stracci. A pagina tre vedo Sandra Bullock (affidatasi alla stilista Vera Vang) e Sharon Stone (Dior) vestite ugualmente da bambole cretine, eppure la Bullock sarebbe In e la Stone Out.

Scorro più velocemente le foto, ma mi accorgo di essere un caso sempre più disperato di mancanza di stile. Meryl Streep, acconciata da casalinga sovrappeso in crociera col comandante Schettino, Renée Zellweger, abito con effetto paillettes che spazza meritevolmente il pavimento, Nicole Kidman, altissima, purissima, bellissima, ma anche notevolmente Morticia in rosso o vampira stronza di Twilight, sono etichettate come campionesse di stile e raffinatezza. Pollice giù per Sarah Jessica Parker, Heidi Klum, Angelina Jolie e Mariah Carey, i cui abiti, a dire il vero ramazzavano il fondo stradale non meno bene di altri, anzi qualcuno di essi sembrava anche dotato di paletta per catturare la polvere. Per imperscrutabili motivi, Nicole Kidman, glorificata da sola, viene scartata quando si presenta al braccio dell’ex marito Tom Cruise, mentre viene salvata Glenn Close con un vestito che nemmeno Wanda Osiris quando scende la scala con i ballerini che le muoiono intorno. Peraltro l’unico abito che mi è sembrato apprezzabile, quello indossato da Rachel Weisz, un modello lungo con sandali che richiama alla mente una certa severità da tragedia greca, viene bocciato con la motivazione “troppo poco d’effetto per una serata stellata”. A dire il vero a me non dispiaceva nemmeno l’assenza di fronzoli cui si era ispirata Ingrid Bergman ritirando l’Oscar nel 1945, credo per Notorius, ma anche qui i maestri di stile autori dell’articolo dissentivano.

Fortunatamente sapevo già da tempo di non avere il dono di giudicare eleganza e acconciature. Me ne accorsi quando una volta fui costretto a seguire, per circostanze al di fuori della mia volontà, un programma di Real Time presentato da un individuo allampanato vestito come la macchietta Felice Scioscciammocca del teatro eduardiano-scarpettiano. L’individuo allampanato, che poi scoprii rispondere al nome di Enzo Miccio, era accompagnato da una sessantenne ossigenata in minigonna, orrendamente vestita di giallo, e insieme questi due individui davano consigli di look e vestiario a incauti che si rimettevano al loro buon gusto per presentarsi al mondo. Le poche volte che ho seguito il programma ho notato che gli incauti a fine trasmissione erano vestiti sempre peggio di come avevano esordito.

L’articolo ispiratore del post è pubblicato qui.

2 commenti:


  1. CASSANDRO

    Secondo me, Cap, non esiste “il dono di giudicare eleganza ed acconciature” (salvo che tale espressione si usi a scopo provocatorio), in quanto sono loro, “eleganza ed acconciature”, unitamente al portamento di chi le indossa, che parlano da sole per imporsi a chi ha il ben dell’intelletto sviluppato e senso estetico evoluto.

    La “donna fine”, infatti, ti attrae appena la intravvedi e calamita il tuo sguardo -- oltre a darti piacevole sensazione nell’ammirarla -- anche se ti trovi abbastanza lontano da lei, in quanto (in aggiunta all’abbigliamento indossato) emette ex natura, sempre secondo il mio incompetente giudizio, una invisibile carica elettrica che ben si incrocia con quella che a livello di inconscio si trova in te e che fino ad un attimo prima era silente (ciò a me è capitato talvolta lungo gli ampi corridoi e le sale di aspetto degli aeroporti, oltre ad ulteriori posti in cui si vive per un po’ di tempo in comunità: ricordo che oltre quindici anni fa una Francesca Neri – dopo seppi che si trattava di lei – che in un pomeriggio estivo avanzava verso di me lungo i corridoi del Lido di Venezia, la quale catturò il mio sguardo a circa cento metri di distanza, e continuò a “costringermi” ad osservarla fino che mi incrociò per – ahimè – passare oltre, avvolta in un’aura di indifferenza, mentre svaniva il fit che era intercorso.


    STILE ED ELEGANZA

    Anche da dietro una donna fine,
    di classe ed assai chic puoi notare
    . . . e non alludo al lato B che il cine
    e la T V ci stanno a mostrare

    ad ogni pie’ sospinto. No, qui dico
    (faccio solo un esempio) dei capelli,
    raccolti in nuca in dolce stile antico
    da bei fermagli, che come gioielli

    discreti brillano. Ma guarda tu,
    con tante altre parti da apprezzare,
    -- e basterebbe scendere più giù --

    che cosa vado mai a puntare?
    Ma stile ed eleganza e no il fru-frù
    . . . che posso farci? . . . mi fanno incantare.


    Sia chiaro: questo per incominciare,
    chè il resto viene dopo, non vi pare?

    Se poi si gira, ci puoi ben giurare
    che non ti sta con gli occhi a fulminare.

    La donna fine . . . ah, se sa aspettare!
    A fuoco lento ti sa cucinare

    ed al momento giusto sa girare
    lo spiedo perché meglio stia a dorare.

    Ah, come attrae senza mai strafare!
    Celestialmente poi si sa abbigliare:

    gli abiti le cadono “a modello”,
    dal semplice tailleur al mantello

    . . . contribuendo a fare il mondo bello!

    (Cassandro)

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  2. E così, Cassandro, aggiungiamo al tuo notevole curriculum in fatto di incontri ravvicinati con i vip l'incrociamento di Francesca Neri, bella e impossibile a Venezia. E' vero che l'accostamento è avvenuto a circa cento metri di distanza (e mi complimento con la tua acutissima vista perché io a quella distanza non distinguo nemmeno un palazzo di quattro piani), ma si sa che il fascino annulla gli spazi. Spero solo che la Neri fosse vestita in modo meno per così dire originale (pacchiano?) delle dive del post. Ma senza dubbio un brutto vestito a cento metri deve apparire molto meno brutto, specie se quei cento metri sono a Venezia. Ciao.

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