lunedì 26 maggio 2014

Nasce il ventennio di Renzi

Renzi stravince le elezioni europee come nessun sondaggista aveva previsto. Il partito Democratico ottiene risultati cui era abituata solo la Dc di De Gasperi, superando il quaranta per cento dei voti. Il consenso nelle urne è così ampio che fa immaginare la nascita di un regime di lunga durata, o sistema di potere o come lo si voglia chiamare. Probabilmente tra cinque e dieci anni si faranno i primi tentativi seri per defenestrare il nuovo dominatore del capo politico l’attuale presidente del Consiglio usando la via giudiziaria o qualche scandalo, vero o costruito ad arte, forse più finanziario che sessuale vista la natura del soggetto. Ma per adesso è nata una nuova stella.

Per ampiezza di consenso e modi di acquisirlo, Renzi è già stato paragonato a De Gasperi e alla Dc degli anni cinquanta, ma probabilmente il paragone che si dovrebbe fare è quello con Roosevelt, ferme restando le differenze tra i due politici e le nazioni e le epoche che hanno frequentato. Come Roosevelt, Renzi si è mosso in un’epoca di crisi economica, come il presidente americano ha saputo utilizzare lo stato sociale per legare a sé elettoralmente ampie categorie di lavoratori e disoccupati (gli ottanta euro e i molti altri che ne verranno per Renzi, Il New Deal con programmi di assistenza sociale per Roosevelt, le future e ipotizzabili assunzioni di Renzi nel campo pubblico e i milioni di disoccupati assunti da Roosevelt per costruire strade, dighe o sorvegliare e curare boschi e foreste). Il gruppo di riferimento elettorale sapientemente costruito da Roosevelt (la sua clientela politica, per usare un termine più terra terra) ha portato alla vittoria in una guerra mondiale e a quattro mandati politici interrotti solo dalla morte del presidente americano. Vedremo che risultati politici conseguirà la clientela politica di Renzi, ma dopo le elezioni europee di ieri si può già annunciare che tali risultati non saranno di breve durata. Se quello nato ieri è un regime, è difficile assegnargli meno di un ventennio di vita.

Un altro paragone che si fa è si è fatto è quello tra Renzi è Berlusconi. Il linguaggio dei due politici è spesso simile, come anche il modo di gestire e curare la loro clientela politica, ma il Partito Democratico di Renzi ha preso molti più voti del presidente della Fininvest al suo esordio politico. Al momento, l’attuale presidente del Consiglio ha ancora un controllo inadeguato del suo partito, ma se andrà alle prossime elezioni politiche in queste condizioni si impossesserà con pugno di ferro dell’apparato burocratico e disseminerà i suoi uomini in tutti gli snodi essenziali del Pd. E a quel punto sarà un nuovo Craxi con il triplo dei voti del politico socialista. Considerando che Renzi è più giovane e piacente del primo Berlusconi, che è meno ricco e antipatico, che ha meno nemici, che è visto come leader anche fuori dalla campagna elettorale, si può ipotizzare che il nascente ventennio renziano produca risultati molto più tangibili di quelli, principalmente solo chiacchiere, del suo predecessore e in qualche modo ispiratore politico. Le elezioni di ieri ci hanno detto una cosa molto semplice: Renzi c’è e non se ne andrà tanto presto. Abituiamoci all’idea.

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