mercoledì 17 settembre 2014

Più eroi che supereroi

Sto leggendo un libro intitolato Marvel Comics. Storie di eroi e supereroi, scritto da Sean Howe. E’ la storia dei fumetti della Marvel a partire dagli anni Trenta, con speciale riferimento ai personaggi creati da Stan Lee negli anni Sessanta, i famosi “supereroi con superproblemi”. I supereroi nel titolo sono evidentemente intuibili, mentre gli eroi di cui si parla sono evidentemente le schiere di sceneggiatori, soggettisti, disegnatori, inchiostratori succedutisi nella realizzazione degli albi a fumetti.

E’ una storia affascinante, soprattutto per un antico collezionista dei supereroi Marvel come me, che negli anni Settanta disponeva di centinaia di titoli che andavano dai Fantastici Quattro disegnati dall’epico Jack Kirby, al Mitico Thor realizzato graficamente da Kirby e dal michelangiolesco John Buscema. Ho già parlato della mia venerazione per i disegnatori della Marvel in questo post, in cui descrivevo come all’epoca sapessi citare a memoria decine e decine di disegnatori e inchiostratori nonché i titoli esatti di centinaia di fumetti, in sequenza, dall’Uomo Ragno all’Incredibile Devil.

Qui posso solo dire il piacere con cui sto divorando il libro (ieri notte ho dovuto interrompere la lettura facendomi violenza per non tirare avanti fino all’alba). Ho letto un numero incredibile di nomi di disegnatori e soggettisti e incredibilmente li conoscevo tutti. Non uno mi era estraneo. Mi sembravano persone di famiglia con cui avevo condiviso una parte della vita. Ricordavo tutte le smargiassate di Stan Lee, che aveva assegnato un soprannome a ciascun dipendente della Marvel (lui era “L’Uomo”) e che ti parlava come un amico dall’angolo della posta, descrivendo la redazione della Marvel come un luogo pazzo e felice, popolato da personaggi fascinosi e anticonformisti (ho scoperto in questo libro che gran parte delle cose che diceva su se stesso e sui suoi collaboratori se le inventava, ma il sogno resta). Probabilmente mi imbatterò in disegnatori che non conosco quando la narrazione riguarderà periodi più recenti, ma per ora è una gioia che non so descrivere leggere tanti nomi e conoscerli tutti.

Il libro lascia intuire che Stan Lee faceva poco nella realizzazione dei fumetti. Si limitava a scrivere scarni soggetti e lasciare che i disegnatori creassero e sviluppassero la storia mentre la mettevano su carta, alla fine scriveva i dialoghi sulla tavola di fumetti già completa. Il suo talento era soprattutto nelle pubbliche relazioni. Sapeva organizzare fans club, parlare a università, essere affascinante nelle interviste, inventare slogan efficaci “Da grandi poteri dipendono grandi responsabilità”. Alcuni disegnatori, tra cui il grande Jack Kirby e Steve Ditko, il realizzatore dell’Uomo Ragno, con gli anni lo abbandonarono perché non sentivano valorizzato appieno il loro lavoro: in pratica, noi tiriamo la carretta e lui si prende tutti i meriti (e anche i soldi).

E’ bello ritrovare degli antichi amici che credevi perduti, che siano supereroi o i semplici eroi che li mettevano sulla carta, con dura fatica, ma con il sorriso sulle labbra. Forse un giorno per addormentarmi, invece di contare le pecore, conterò soggettisti e disegnatori della Marvel: Stan Lee, Roy Thomas, Jack, Kirby, Don Heck, Herb Trimpe, Steve Ditko, John Buscema, Marie e John Severin, Joe Sinnott, Johnny Romita, Gene Colan… sono sicuro che quando accadrà farò grandi sogni.

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