giovedì 2 dicembre 2010

Il gesto di Monicelli

- E sul gesto estremo di Mario Monicelli cosa pensi? Ultimo atto di volontà o di disperazione?
- Scusa Monicelli aveva quarant’anni?
- No, ne aveva 95.
- Era in ottima salute?
- No, aveva tutti gli acciacchi della vecchiaia e un avanzato cancro alla prostata.
- Era allegro? Rideva?
- Non mi pare. Nelle interviste, anche se si esprimeva con estrema lucidità fino agli ultimi giorni, si lamentava della vecchiaia e della scomparsa di tutte le persone che conosceva e facevano parte del suo mondo e del suo ecosistema esistenziale. Probabilmente si sentiva un sopravvissuto di un mondo estinto.

- Almeno dormiva a casa…
- No, era ricoverato in ospedale, infatti si è buttato da lì dal quinto piano. Chissà se sarebbe mai uscito dall’ospedale… Allora, che ne dici, è stato un gesto estremo di autoaffermazione della sua volontà, del tipo decido io quando morire, sono padrone della mia vita fino alla fine? Sono libero anche nella morte?
- Non mi pare che abbia deciso lui quando morire. L’avrebbe deciso se si fosse ucciso cinquant’anni fa quando era al culmine del successo e della salute. Magari dopo aver diretto I soliti ignoti o L’armata Brancaleone. Ora di anni ne aveva 95, era malato e affetto da solitudine, non credo che abbia deciso molto. Mi pare che la sua vita e la sua morte le abbiano decise altre forze ed entità al suo posto. Lui si è semplicemente adeguato a scelte fatte altrove. A equilibri stabiliti senza il suo concorso.
- E dunque tutto il dibattito politico sul gesto estremo di volontà…? Sull’eutanasia e sulla non eutanasia?
- Tutta fuffa... Probabilmente l’unico interesse dei politici degli opposti schieramenti è di sfruttare a loro vantaggio la morte del grande regista. Come al solito, a nessuno frega niente di nessuno.

26 commenti:

  1. w la strumentalizzazione sempre e comunque, in fondo tutto è utile a distogliere l'attenzione dal paese che fa sempre più giù, più giù...

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  2. Caro Capitano,
    è mia opinione personale che si arrivi al suicidio solo in un momento di follia e di sopraffazione totale. In quelle condizioni, raramente si può parlare di "scelta". Non so perché Monicelli abbia fatto un gesto di questo genere ma posso solo immaginare come ci si possa sentire nelle sue condizioni.
    Per quanto riguarda la diatriba recentemente rinfocolata da Saviano e Fazio sul diritto a mettere fine alla propria vita io penso che la libertà è libertà ed in quanto tale è giusto che una persona possa decidere di non continuare a vivere in certe circostanze.
    Il problema secondo me è un altro. I presupposti su cui si basa questo diritto e le convinzioni "scientifiche" propinate alla gente, sono spesso dei falsi ma hanno impregnato così tanto il pensiero comune da essere diventati una "realtà".
    Ho scoperto sulla mia pelle, mentre mi occupavo di mio padre che ha avuto un tumore alla testa, quanto poche siano le certezze scientifiche su come funziona il cervello, ad esempio. Un fatto è scientifico, a mio parere, quando ci si occupa di un fenomeno che avviene invariabilmente allo stesso modo sempre, non importa chi fa l'esperimento.
    Sul cervello, di verità scientifiche ce ne sono talmente poche che la medicina in questo campo è ancora al livello della stregoneria.
    Non basta che sia Cassano a dirlo perché qualcosa diventi vero.
    Cosa avviene in un paziente in coma è ancora perlopiù un mistero. Come si fa a stabilire, quindi, quando un coma è "irreversibile"?
    Voglio fare un esempio pratico. Qualche anno fa, una mia amica ha dato alla luce un figlio con grandi difficoltà. Queste difficoltà hanno provocato dei danni sul bambino al punto che questo è nato cerebroleso. I medici che hanno visitato il bambino (motissimi), quasi tutti hanno previsto che il bambino, a causa di difficoltà respiratorie ed altro, sarebbe vissuto fino a massimo 6 mesi ed anche se fosse sopravvissuto oltre, sarebbe rimasto un vegetale. Tutto questo perché alcune parti del cervello erano state danneggiate compromettendo alcune funzioni fisiche vitali. Posso solo lasciarti immaginare lo stato di prostrazione dei genitori. Ciononostante, il bambino continuò a vivere. All'età di due anni, quando i bambini "normali" parlano e sgambettano tutto attorno come dei piccoli terremoti, questo bambino non riusciva nemmeno a stare seduto, né tantomeno a parlare o ad interagire in qualsiasi modo. I parenti dei genitori continuavano a spingere perché il bambino venisse messo in uno di quegli istituti dove le persone vengono depositate e parcheggiate fino alla loro morte. I genitori si sono sempre rifiutati e non hanno mai smesso di cercare una soluzione. Alla fine hanno scoperto una squadra di medici di Filadelfia che avevano scoperto che, in realtà, sebbene alcune parti del cervello possano essere state danneggiate, è possibile riformare altri circuiti che permettano di adempiere a certe funzioni, semplicemente facendo fare in modo passivo certi movimenti al bambino. Hanno cominciato questo percorso e dopo un anno il bambino riusciva a stare in piedi sulle sue gambe e parlava. Non solo, grazie alle tecniche educative basate sulla teoria di questi medici, il bambino non solo parlava correntemente ma aveva appreso altre due lingue, oltre ad aver imparato buona parte della storia del suo paese. Quando ci parlavo, la sua intelligenza era talmente evidente da essere un vero e proprio piacere.
    Se i genitori si fossero fermati alla prima diagnosi dei medici ed avessero deciso per l'eutanasia, quel miracolo di bambino oggi non ci sarebbe.
    Quindi, libertà sì ma solo quando si è in grado di discernere.
    Scusa il lungo commento... ma non ho saputo resistere.

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  3. Tutta fuffa.... l'ho pensato anche io.
    Quanto mi manca il silenzio.
    Quando arriverà secondo te?
    Possiamo parlarne tra noi,
    a voce bassa,
    esprimere le nostre opinioni
    tra di noi.
    Ma sentire le nostre opinioni "strombazzate"
    mi infastidisce.
    e adesso scusa la volgarità ma
    E' come fare i "ruti" a tavola
    E' come fare "scorregge" in pubblico
    E' come fare rumore con le posate
    E' come mangiare a bocca aperta
    E' come stendere il buccato sporco.
    Questo è diventata la libertà di stampa e d'informazione.
    I ruti le scorregge il bucato sporco, sempre esistono e sempre esisteranno........ ma tenerselo? No?
    Il suicidio, l'eutanasia.... roba nuova? eticamente corretta?
    E se la lasciassimo nel privato?

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  4. Dopo che ho scritto il mio commento, ho letto quello di Enrica che scriveva contemporaneamente,
    mi sono commossa.
    E, ho ripensato che è questo fare informazione, alla fine l'unico modo che abbiamo è questo il passaparola.
    Grazie capitano per l'occasione e grazie Enrica per la condivisione.... sussurrata

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  5. Allora, fiore, il commento di Enrica ha colpito pure me e dopo lo commenterò a dovere.
    Qui, dopo aver salutato bluphoenix, te e la stessa Enrica voglio ribadire un paio di fatti.
    Mi dà fastidio il mucchio di retorica usata dagli eutanasisti nel caso specifico. Non mi pare che Monicelli abbia deciso un bel niente, il suo non mi pare un atto volontà ma di disperazione. Bisogna avere rispetto anche della disperazione della gente (anzi soprattutto della disperazione), ma occorre definirla tale e non in altro modo. Il gesto di Monicelli non mi pare libero. Che libertà c'è nel voler sfuggire alla decadenza e alla sofferenza e alla depressione? Il gesto di Monicelli, per usare un esempio azzardato, ma chiaro, assomiglia a quello dei pionieri del West che si sparavano un colpo in testa per non finire vivi nelle mani degli Apaches o dei Cheyenne: è un gesto assolutamente comprensibile, ma non certamente libero. Ti uccidi per sfuggire alla sofferenza. Non mi pare che ci voglia molto coraggio per fare questo. Ci vuole credo un sacco di coraggio per morire quando si è giovani e in salute per salvare la vita di altri. Quello sì che è coraggio. Quella sì che è volontà. Quella sì che è libertà. Come dicevo, bisogna comunque avere il massimo rispetto per il gesto anche disperato del grande regista Monicelli. Ma non della retorica di chi cerca di piegare il suo gesto ai propri fini. La morte ottenuta con l'autocertificazione alla cassa mutua non mi pare una cosa di cui andare fieri. Una volta scrissi un racconto di fantascienza sull'eutanasia, ne parlerò credo in un prossimo commento. Spero proprio che non si arrivi mai a quanto scrissi in quella storia. Un saluto agli amici.

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  6. enrica, in effetti troppo spesso si giudica la vita umana con superficialità. La storia che racconti fa rabbrividire e invito tutti a leggerla. Ormai siamo al controllo di qualità di fabbrica. Appena un prodotto (leggi uomo) ha un difetto di costruzione (vero o presunto) lo si ritira dal mercato.
    Quindi questo bambino oggi sta bene e conosce tre lingue alla faccia dei dottori che lo volevano ritirare dal Mercato? Bravi i genitori. Bravi davvero.
    Per quanto riguarda la possibilità dell'eutanasia. Essa è sempre esistita nel mondo. I vecchi esquimesi si lasciavano morire al freddo quando ritenevano giunto il proprio momento. In Sardegna e in altri posti d'Italia esisteva e probabilmente esiste ancora la figura della "S'accabora", donna incaricata di mettere fine alle sofferenze dei malati terminali. L'eutanasia è sempre esistita, l'invenzione moderna è che si vorrebbe renderla possibile con qualche atto notorio pagando un ticket una trentina di euro: naturalmente se poi si viene a scoprire che qualcuno ha beneficiato dell’eutanasia senza averne diritto (e magari senza averne i requisiti medici), l'ufficio delle tasse si riserva di comminare una multa adeguata al trasgressore (se il trasgressore è morto a seguito dell’eutanasia illecitamente percepita, pagheranno i suoi congiunti ed eredi).

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  7. Caro Capitano, concordo.
    Ci sono in effetti molteplici punti di vista ed interessi, filosofie e scuole di pensiero che si accavallano nel dibattito sull'eutanasia.
    Sì c'è una certa "scienza" che più che altro cerca di ottenere il "monopolio" sulla vita invece che mettersi al "servizio" di essa. In fondo il concetto di eutanasia, non è pittosto vicino a quello di eugenetica? E bada che a differenza di quello che pensa la maggior parte della gente, l'eugenetica non è stata inventata dai nazisti ma da un medico francese negli anni 30 che a sua volta aveva studiato in America...Che poi questa "teoria" sia stata adottata da un regime totalitario la dice lunga. Ma mi viene da chiedermi chi ha usato chi?
    Concordo con il fatto che molti protestano per non avere potere decisionale sulla propria vita in certe circostanze. Il semplice fatto di non poter decidere manda in bestia molta gente. E lo capisco. Accade anche a me.
    Ma nella mente di molti il dibattito è diventato "liberi pensatori" contro "cattolici" quasi che invece che trovarci di fronte all'argomento di discussione corrente, ci trovassimo a discutere del processo a Galilei. Ma è tutto fumo negli occhi per alimentare la rabbia dei veri liberali contro la "da sempre nemica Chiesa Cattolica" che si traduce anche come la guerra tra "scienza" e "religione".
    Intanto si danno per scontati "fatti scientifici" che non sono "fatti" e non sono "scientifici" e questo punto fondamentale passa in secondo piano. Neanche viene discusso.
    Credo che finirò per scriverci un post su questo, anche se immagino già che putiferio ne risulterà...

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  8. a volte il gesto più estremo è continuare a vivere

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  9. Enrica, aggiungerei che l'eugenetica, come l'eutanasia, è sempre esistita, anche se i tromboni del politicamente corretto pensano ogni volta di scoprire l'acqua calda. L'eugenetica esisteva molto prima di Hitler e del medico francese, dato che sappiamo tutti che fine facevano i bimbi deformi di Sparta (ma di sicuro nemmeno gli spartani hanno inventato niente).
    Questa cosa che solo i cattolici sarebbero contro l'eutanasia mi pare una boiata detta anche in malafede (io non sono cattolico, ma non sono a favore dell'eutanasia, soprattutto nel modo in cui se ne parla di questi tempi). Ormai non si cerca più di discutere sui fatti specifici, ma di buttare la croce addosso a chi non la pensa come te. Lo stato per me non può dare la morte, né agli assassini, né alle persone in difficoltà. Punto. Questo non significa che gli individui non possano agire come meglio credono trovandosi in situazioni difficili e drammatiche. Contesto pure che il fatto che la gente non abbia potere decisionale sulla propria vita (ma qui si dovrebbe dire sulla propria morte). La gente il potere ce l’ha. Se uno si vuole ammazzare si ammazza, come ha fatto Monicelli. Se io, tu, Pannella, il papa o chicchessia ci vogliamo ammazzare lo facciamo. La percentuale di persone che si trova impossibilitata ad agire contro se stessa per cause di forza maggiore è minima. Ma se uno soffre, non ha speranze e modo di agire, questa non è una società di nazisti, si trova una “S'accabora”, qualcuno che ti aiuti a morire, come si è sempre fatto. Lo Stato boia non mi piace così come non mi piace lo stato pappone. Inoltre, come ben dici, c’è da considerare che spesso ciò che viene spacciato per verità scientifica non è tale.
    Al di là di questo, l'evento capitato a Monicelli non ha nulla a che fare con l'eutanasia. E' un puro e semplice suicidio, un evento accaduto milioni di volte nella storia dell'uomo. E tutti quelli che lo hanno attuato hanno sempre ritenuto di avere ottimi motivi per il loro gesto.

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  10. Saluto Marco Cannibale e correggo un mio errore di digitazione. E' S'Accabadora e non S'accabora la signora sarda che aiuta a morire. Grazie a Cleide che mi ha fatto da correttrice di bozze :-)

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  11. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  12. Il suicidio nella nostra cultura, per semplificare "occidentale" è vissuto per lo più come gesto negativo, un arrendersi sconfitti. In altre culture è visto come gesto quasi eroico. Chi ha ragione? Boh. Probabilmente nessuno dei due. Io non credo che un uomo dell'intelligenza e dalla coscienza civica di monicelli abbia scelto quel preciso momento per caso. Probabilmente era solo e si era stufato. Sicuramente ha vissuto come è morto, da uomo libero, per quanto sia possibile. Senza volerlo glorificare bisogna avere solo tanto rispetto.

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  13. Ehilà, Guiro, cioè Arturo, da quando tempo non ci si sentiva. Saranno almeno un paio di anni. Sì, direi almeno un paio d'anni. Ti saluto, si sa, sperando che vada tutto bene.
    Come si dice in questi casi apprezzo il tuo punto di vista, anche se non lo condivido in tutto. Cultura occidentale e suicidio? Non mi pare che esistano culture sul suicidio. La gente semplicemente non si uccide, vuole vivere e lo fa in tutte le culture. Non si sa perché fa così, cioè perché vuole vivere, ma lo fa, a occidente come a oriente.
    Io ovviamente non critico Monicelli. Lo stimavo come regista e lo apprezzavo anche nelle interviste dato che non diceva mai cose scontate. Non mi piace la retorica del gesto libero, dell'uomo libero, l'uomo che non deve chiedere mai nemmeno di fronte alla morte. Come dicevo, sei libero se ti ammazzi a trent'anni magari per tue complesse riflessioni esistenziali. Se lo fai alla soglia del secolo di vita con il cancro e la depressione come amici di strada, significa semplicemente che consideravi chiusa la partita e ritenevi di non aver più assi da giocare. A nessuno piace giocare partite perse, a nessuno piacere finire vivo, come dicevo in un altro commento, nelle mani degli Apaches.
    Il suicidio non è né un gesto da sconfitti, nè da eroi. E' il gesto di uno che ha fatto delle riflessioni e sceglie ciò che ritiene il male minore. Scegliere il ritenuto male minore non è niente che si debba glorificare o decantare. A me dava fastidio la retorica di certi commenti, non il gesto in sé. Mi fa piacere risentirti.

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  14. Ciao Capitano, concordo sul fatto che il suicidio non si debba decantare quale gesto eroico, ma nemmeno considerare una resa. Lo diceva Amleto: essere o non essere, se sia più nobile... ma qui il problema è la scelta e quella di Monicelli secondo me è stata libera, indipendentemente dall'età o dalle condizioni di salute. Libera perché andava bene per lui, in quel momento, e così dovrebbe essere per ciascuno di noi, senza generalizzare o giudicare, due cose che purtroppo fanno da una parte la legge e dall'altra la religione (che in Italia disgraziatamente influenza eccome la legge, alla faccia dello stato laico...). Libero non significa eroico, libero secondo me è ciò che sentiamo sia giusto e dignitoso per noi, esclusivamente per noi... il problema è che qui in Italia siamo ancora ridotti a dover garantire la libertà di scelta... e se una persona decide che è finita è costretta a buttarsi dal balcone o ad andare in Svizzera o in Olanda, altrimenti deve aspettare che i politici deliberino.
    Certo, poi in televisione e sui giornali si strumentalizza tutto, ormai siamo abituati, ma non sopporto che se Fazio e Saviano raccontano di Giorgio Welby, poi Vespa parla di guarigioni e risvegli miracolosi e persone che vanno avanti, quasi sempre con la forza delle fede. Va bene, va bene. Ma io voglio poter scegliere per me.
    Un saluto, Capitano...
    Della

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  15. Della, il problema si poneva proprio sull'aggettivo "libero". Si dice libero o libera scelta come se le scelte di quegli altri, quelli che non fanno come Monicelli, fossero scelte obbligate o vigliacche o dettate da idee, ideologie o informazioni sbagliate. Come al solito si è del tutto non interessati a discutere dell'argomento in sé, ma si fa come nel calcio, la mia Squadra è quella dei giusti e voi che siete nella Juve, nel Milan o nella Roma siete un'accozzaglia di buzzurri, sleali, ignoranti e corruttori dell'arbitro. Dignitoso, dici. Che c'è di dignitoso nel buttarsi da un quinto piano? Lo fai se ti vedi preso dai turchi. Poi c'è tutta questa retorica della scelta libera, del libero gesto. Che significa libero gesto? Tutti i gesti sono liberi. Nel senso che sono il risultato di un equilibrio neuro-razionale che si crea all'interno del cervello. In ogni scelta, dalla più piccola alla più importante, interagisce una quantità immane di dati, le esperienze del soggetto, le sue informazioni, la sua indole, le sue anticipazioni del futuro, il suo stato d’animo o fisico, la sua capacità di elaborazione della realtà, perfino i suoi problemi di digestione o meno. Prima di ogni scelta nel cervello umano c’è un potente lavorio in cui si fanno interagire molteplici elementi e situazioni. Poi a seconda di situazioni a volte occasionali o transitorie si crea un equilibrio e il cervello prende una decisione. Non capisco perché una scelta dovrebbe essere più libera di altre. Può forse essere ritenuta o dichiarata più “giusta” (e il giudizio varia ovviamente a seconda dell’osservatore) di altre, ma non più libera. La scelta è come l’acqua che cade su un terreno: tenderà ad assumere la forma del terreno sui cui cade, sia esso pianeggiante, impervio, scosceso, bucherellato, fangoso, franoso, farinoso o come sia. La libertà non c’entra niente con la fisica. In realtà la gente si è sempre uccisa, solo che quei gesti si giudicano diversamente a seconda della fase storico-politica in cui si vive. Ricordo che anni fa si uccise pure il grande attore Luigi Vannucchi, in una camera d’albergo. Vannucchi era pure più giovane ed era nella piena maturità della sua carriera. Eppure a quel tempo nessuno parlò di gesto libero. Tutti furono dispiaciuti che se ne fosse andato quel grande interprete teatrale, annotarono mentalmente che doveva essere disperato per compiere un simile gesto, e poi andarono avanti cercando di ricordare quanto era bravo in A come Andromeda o nel Cappello del prete. Nessuno a quanto ricordo ha mai parlato di libera scelta di Vannucchi.

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  16. Caro Capitano, sarebbe bellissimo se tutte le scelte fossero libere, ma non è così. Siamo pratici, terribilmente. Non sono libero di prendere una decisione come quella di Welby, a meno di non trovare medici e parenti disposti poi a pagarne le conseguenze. Se fossi ricco, andrei in Svizzera o in Olanda, quindi in fin dei conti anche la morte sarebbe una questione di portafoglio. Ah, non dimentichiamo poi che se fossi la madre di una ragazza che a vent'anni ha avuto la colpa di non lasciare disposizioni precise, sarei costretta a vederla decadere nel corso di 20 anni di battaglie legali, pur sapendo quale sarebbe la sua volontà, per non parlare del corollario di suore che vanno a trovarla e dichiarano a Vespa che i suoi occhi sono vivi e che esprimono serenità.
    Io ritengo "libera" quella scelta che esprime la volontà di chi la compie e se ritengo più dignitoso per me volare giù da una finestra, piuttosto che non proseguire delle cure inutili, faccio una scelta libera, come libera sarebbe se mi sottoponessi invece alle terapie. Però se fossi davvero libera, potrei chiedere al mio medico una morte dolce, senza sofferenze... ma non posso, qui in Italia. Allora magari volo giù da una finestra, finché posso... e si, per me sarebbe dignitoso. La libertà, purtroppo, è una questione di possibilità.
    Ti do ragione sul fatto della retorica della libera scelta, Capitano, sul fatto che i media strumentalizzino e enfatizzino ciò che gli fa comodo.
    Forse il caso di Monicelli colpisce di più, vista l'età e il personaggio sempre battagliero, ancor di più a 95 anni... hai sentito il suo intervento ad AnnoZero solo qualche mese fa? Ricordo di aver pensato "vorrei avere questa lucidità, questa voglia di ribellarmi, a quell'età...". Per questo credo che il volo di Monicelli assuma una sfumatura, un significato più simbolico, che in altri casi che, certo, ci rattristano sempre.

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  17. Cercherò di ritrovare il mio racconto di fantascienza (in realtà dovrebbe rientrare nel filone della cosidedetta utopia negativa) sull'eutanasia nel futuro. Lo scrissi molti anni fa e ce l'ho solo su carta da qualche parte. Se non lo trovassi, racconterò la storia affidandomi ai miei ricordi.

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  18. Si può dire tutto ma non che i parenti stretti non abbiano voce in capitolo. "Non è una tragica fine, è un uomo che ha vissuto". (Niccolò Monicelli)
    E aggiungo: se non è una tragica fine, siccome l'eutanasia rientra (secondo alcuni, non tutti) tra le tragiche fini, allora ne deriva che non è neppure eutanasia. Correggetemi se sbaglio.
    All'incirca, mutatis mutandis, quello che hai scritto tu pare il complemento di quello che scrive il nipote. Se si fosse suicidato al culmine di (relativa) giovinezza, successo, salute e compagnia, come scrivi tu, sfido io a non dirlo tragico, ed è prevedibile che molti l'avrebbero chiamata "eutanasia" (se il suicidio è indolore). Contraddirti nella sostanza sarebbe come contraddire il nipote di Monicelli.
    Tra tanti casi, i politici laici e cattolici proprio questo suicidio devono chiamarlo "eutanasia"? Allora è vero che tutto fa brodo, specie se il nome è famoso e "tira".
    Ciao

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  19. Emiliano, questo è suicidio e non eutanasia. Eutanasia sarebbe una morte dolce (anche se io non ho mai sentito di una morte che sia dolce) e buttarsi da un quinto piano di certo non ha niente di dolce.
    Ciò su cui riflettevamo è il concetto di scelta "libera" di Monicelli, o gesto coraggioso o di volontà. Per ciò che ho detto precedentemente non ritengo libera, coraggiosa o di volontà la scelta di Monicelli (nemmeno la critico). Per me uno che si ammazza è un disperato, se non fosse disperato non si ammazzerebbe (questo ci dice l'osservazione della vita). E' incredibile che ci troviamo in un contesto storico così fazioso e miope in cui qualcuno debba precisare concetti così scontati e banali.

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  20. CASSANDRO

    Perdifficilis et perobscura est quaestio de rationibus mortis voluntaria.

    Mi resta poco da aggiungere a questo tuo splendido post ricco di intelligenti commenti, Cap, per cui riconosco la mia pochezza, come si può dedurre dalla frase in cima coniata sulla falsariga di un ammonimento di Diritto penale (valutazioni sul Tentativo di commettere un reato), e che trova conferma nelle parole di Antonio Gnoli “Tutto quello che di un suicidio riusciamo a capire non illuminerà mai il fondo della disperazione che lo provoca”.

    Qualche considerazione però desidero farla pure io, se permetti, Cap, ed agganciarmi a questa per esprimere ciò che penso a proposito dell’eutanasia in considerazione del fatto che se Monicelli avesse potuto scegliere fra una pillola letale o il salto nel buio penso che avrebbe scelto la prima soluzione.


    MARIO MONICELLI
    E L ’ EUTANASIA

    Due sole le considerazioni
    -- farne di più sarebbe un azzardo --
    sulla voluta autoesclusione
    da questa vita (con meno riguardo

    diciamo “suicidio”) del regista
    Mario Monicelli, che di botto
    (95 anni, ed una pista
    ancora dava ai giovani!) di sotto

    si buttò saltando dal balcone.
    Capì, cioè, che pur con la sua arte
    -- che in tanti anni e con grande passione
    portato avanti aveva, ah, delusione! --

    non era riuscito a cambiare
    di un “bai” il mondo e renderlo migliore?
    Oppure si potrebbe anche pensare
    che dopo avere riflettuto ore

    deciso aveva di farla finita,
    e aveva chiesto aiuto al riguardo,
    avendo per risposta che la vita
    non appartiene all’uomo. Ah, che sguardo

    avrà avuto allora! Troppo offeso
    nel corpo dal tumore e sofferente,
    visto che nessuno si era preso
    la briga di offrirgli gentilmente

    un farmaco, una pillola in modo
    che potesse non penare più
    nel corpo ormai vano, ecco che il chiodo
    lo staccò lui dal quadro e saltò giù.


    Per chi ha vissuto con gran dignità
    con questa vuol morire. Tutto qua!

    Perché non aiutar chi più non vuole
    soffrire forte sotto questo sole,

    lacrimante sotto una gran mole
    di patimenti, e tutto gli duole?

    Puranco Cristo in croce allor gridò
    “aiuto!” al Padre, che lì lo lasciò

    a tribolare invece . . . E sbagliò!
    “Pro life” pure Lui? Per me . . . no!


    La vita “senza vita” a nulla vale
    e toglierla, s’è chiesto, non è male

    chè si ridà la vita patriarcale.

    (Cassandro)

    il

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  21. Bene, ragazzi. Abbiamo discusso dei massimi sistemi con trasporto. Ora è il momento di prendere un respiro. Mi sento un pochino stanchino, stasera. Anche ieri sera mi sentivo un pochino stanchino, e anche la sera prima. Se pure domani mi sentissi un pochino stanchino comincerei a preoccuparmi. Se mi sentissi un pochino stanchino pure dopodomani allora il fatto si farebbe grave e dovrei preoccuparmi. Dovrei riflettere che forse mi sentirò un pochino stanchino tra una settimana o un mese. Forse - chi può dire il contrario? - potrei sentirmi un pochino stanchino per tutto il resto della mia vita. E che vita è, una vita vissuta sempre un pochino stanchino? Che dignità c'è, in una vita in cui sei sempre un pochino stanchino? Non, questa da un pochino stanchini per sempre non è vita e lo Stato non può far finta di non vedere. Lo Stato deve aiutarmi. Lo Stato deve assistermi. Lo Stato deve sostenermi nella mia risoluzione di non vivere questa avvilente vita da un pochino stanchino. Ormai ho deciso, così non si può andare avanti. Voglio riappropriarmi della mia dignità. Certo potrei pure attaccarmi al tubo del gas o tagliarmi le vene e smettere così con la mia indegna vita da un pochino stanchino. Però non è bello morire così. Lo Stato sì che potrebbe aiutarmi a morire con dignità. Lo Stato potrebbe darmi una bella pillola che mi fa chiudere gli occhi e smettere di sentirmi un pochino stanchino. Lo Stato potrebbe aiutarmi a finirla con decoro, con compostezza, con umanità. Lo Stato deve darmi la pillola. E’ una questione di libertà, di giustizia, di DIGNITA’. Io pretendo dallo Stato la pillola che non mi fa più sentire un pochino stanchino. E se i soliti reazionari si oppongono ai miei diritti civili, alla manifestazione della mia dignità, scenderemo tutti in piazza a difendere i miei inviolabili diritti umani. E potete giurarci che alla fine avrò ciò che mi spetta per diritto, la pillola che non mi fa sentire più un pochino stanchino.

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  22. Metterei un " mi piace" sulla ritrovata leggerezza dell'ultimo commento. Olè :)

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  23. @Mio Capitano: io sono un po' stanco da anni, e sto programmando in C++ e cross-compilando (non c'entra la Roma) su Linux eseguibili per Windows, e per questo, lo Stato deve darmi l'eutanasia :-) oppure deve darmi dei corsi più facili e alla mia portata, e non di C++ cross-compilato! Oppure deve darmi una pistola... Tranquilli, intendo una pistola a salve con un registratore, per registrare un effetto di riverbero digitale "a convoluzione" per strumenti musicali elettroacustici. Se sentite uno sparo non allarmatevi, è a salve e sto sperimentando. Sarebbe palloso ma sempre meglio che il cross-compilatore C++

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  24. Cleide, Fiore e Emiliano, salute a voi. Oggi sono davvero un pochino stanchino perché ho scarpinato per ore per Napoli vagando per i peggiori uffici burocratici di questa città, e qui ce ne sono molti. Mi sono preso due caffè giganti per riprendermi e anche per non sentirmi molto stanchino, perché se ti danno la pillola magica quando ti senti un pochino stanchino, se sei esausto allora ti tocca tipo un'iniezione di stricnina che ti dà tanta di quella dignità, ma tanta di quella dignità...
    Emiliano, non cross-compilare troppo dal buco della serratura che ti fa male alla salute. Saludos por todos.

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