martedì 31 dicembre 2013

I pregiudizi spiegati con i carrozzini

Fase uno, i genitori maleducati. Prendo il treno locale per Napoli centro. Faccio fatica a entrare, perché vicino alle porte è situato un carrozzino con un neonato. Vicini, i due genitori parlano tranquilli, disinteressati del fatto che il loro carrozzino obbliga i passeggeri a fare i salti mortali per salire o scendere dal treno. Dietro c'è più spazio; in un primo tempo penso che i due siano situati lì perché devono scendere e muovere un carrozzino dal fondo di una carrozza affollata non è facile. Ma le fermate si susseguono, e i genitori con prole continuano a chiacchierare strafottenti. Mi dico che questa è la vita: dovrei farmi una litigata per far spostare i due, passando per un orco che se la prende con i bambini. Giudico meglio spostarmi alla carrozza successiva.

Fase due, vergognarsi dei pregiudizi. Sorpresa, anche qui c'è un carrozzino con un bambino piccolo, ma i genitori l'hanno sistemato lontano dalle porte per non ostacolare i viaggiatori. Guardo i due genitori educati. Sono di schietta estrazione popolare, parlano in dialetto stretto, diresti che vivano per strada e che abbiano fatto la conoscenza della prigione più di una volta. Sono vestiti meno bene dei genitori scostumati della carrozza precedente e sembra che se la passino peggio. Che cosa strana mi dico: mi sarei aspettato che a comportarsi male fossero stati questi due genitori scalcagnati, gente piena di guai non solo economici che se ne frega del galateo. Invece erano gli altri a fare gli stronzi. Mi rendo conto che sono stato vittima di un pregiudizio. Il pregiudizio per cui più la gente è povera, più è arrabbiata, più si comporta male. Mentre se te ne vai a passeggio in una zona benestante, dice sempre quel pregiudizio, trovi persone educatissime che fanno la fila e dicono grazie e scusi dispensando sorrisi a quattro palmenti. Mi vergogno della mia grettezza mentale e per il resto del viaggio osservo i due genitori di strada con un senso di colpa.

Fase tre, e se i pregiudizi fossero utili e giusti? Scendo a Napoli centro. Cambio binario per prendere un nuovo treno. C'è un nutrito gruppo di viaggiatori in attesa. Molte facce straniere, perlopiù dell'Est Europa. Molti posti liberi, potrei sedermi, ma noto diverse nuvole di fumo galleggiare nei dintorni. Magari mi siedo e qualche stronzo si mette a fumarmi vicino costringendomi ad alzarmi, come è successo spesso. Mi viene un'idea. Ci sono alcuni carrozzini con bambini nelle vicinanze. Se mi siedo vicino a un bambino in fasce, certo nessuno verrà a fumarmi vicino. Sorrido orgoglioso di un'idea così brillante e faccio per accostarmi al bebè più vicino. Proprio in quella riappaiano i genitori di strada che mi avevano fatto vergognare della mia ristrettezza mentale. Spingono il carrozzino sul mio stesso binario. Sorpresa. Fumano entrambi, esalando vaporose nuvole di sigaretta a non molta distanza dalla loro creaturina. Li guardo. Come fanno a non sapere che fumare vicino a un bambino così piccolo non è la migliore idea del mondo?

Ora mii vergogno di essermi vergognato dei miei preconcetti. Forse i pregiudizi sono spesso utili. Ti aiutano a giudicare in breve una situazione, con pochi dati a disposizione, magari avvantaggiandoti in situazioni difficili. Forse i pregiudizi sono un meccanismo di difesa vecchio come l'evoluzione. Penso a un uomo primitivo che vede un animale lungo e sibilante strisciare nell'erba. Istantaneamente se ne ritrae, perché l'ha calcolato come pericoloso. Però in effetti è vittima di un pregiudizio, perché la serpe strisciante che avanza verso di lui potrebbe benissimo non essere velenosa. L'uomo primitivo però non ha il tempo di intervistarla e il suo pregiudizio verso gli esseri striscianti probabilmente gli salverà la vita in varie occasioni. Forse i pregiudizi sono utili in molti casi, mi dico osservando i due genitori di strada fumare accanto alla loro creatura mentre si allontanano.

Fase quattro, scordarsi di ogni pregiudizio e vivere contenti. Si è fatto tardi. C'è un terzo carrozzino con bebè poco distante. Una madre straniera che all'apparenza non se la passa bene, prende questo terzo bambino dal passeggino e gli fa le coccole con una dolcezza che ti fa intenerire. Accanto ai due, una bambina di sei o sette anni, anche lei presumibilmente figlia della madre delle tenerezze. La bambina si unisce alle coccole al fratellino. Una famiglia felice, anche se non proprio di quelle del Mulino Bianco. Mi scordo di ogni pregiudizio e mi vado a sedere accanto alla famiglia felice, sorridendo al piccolo.

2 commenti:

  1. Ciao Capitano, è dura la lotta contro i pregiudizi! Buon anno!

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  2. Ciao, Berardo, buon anno a te e a tutti gli uomini di buona volontà.

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