sabato 15 marzo 2014

L’uomo che pisciava alla fermata

Sono alla fermata d’autobus di piazza Garibaldi a Napoli, sotto la statua dell’Eroe dei Due Mondi. È sera, parecchia gente in attesa a una fermata sempre affollata. Un signore fa segno a qualcuno di andarsene con fare paternalistico. Sulle prime penso che si rivolga a un cane bastardo. Poi mi accorgo che ce l’ha con un animale a due zampe che cammina eretto come me e lui. Cioè forse un po’ meno eretto e sicuro, giacché si tratta di un ubriaco. Lo incasello nella categoria straniero dell’Est Europa, anche se non dice una parola e non ha nulla di diverso da un italiano o da un napoletano. Forse lo faccio perché in passato, da quelle parti, ho visto spesso polacchi o ucraini seduti a bere birre, scomposti, ma allegri da fare invidia. “No, lì non ci puoi stare”, dice il signore all’ubriaco con un tono paternalistico.

Mi meraviglio. Perché non può stare lì, il tizio, anche se è ubriaco e magari non odora di bucato? Mi pare un richiamo eccessivo. Poi mi accorgo che l’ubriaco non è alla fermata per attendere un autobus, no, è lì per espletare un’importante e urgente operazione fisiologica. In effetti, dopo aver mandato uno sguardo alcolico in giro, si slaccia la patta dei pantaloni e si prepara a orinare proprio sotto la pensilina della fermata. Per essere precisi, manifesta la lieve delicatezza di accostarsi a un angolo appartato della pensilina, accanto a un’asta metallica che somiglia vagamente a un palo della luce. Ma siccome la pensilina è avvolta da vetri trasparentissimi e siccome l’ubriaco comincia a orinare a circa cinquanta centimetri da due distinte signore sedute in panchina, la sua supposta premura perde molta della sua efficacia.

Alle proteste del primo signore indignato si uniscono le invettive di altri passeggeri in attesa. Le signore sedute ovviamente saltano su tarantolate prima che il liquido giallastro inzaccheri scarpe e calze come fa temere la mira imprecisa dell’ubriaco. Dovunque è un echeggiare di povera Italia, povera Napoli e di che accidenti fa la polizia? Una donna che poco prima conversava in una rumorosa parlata di sapore balcanico scatta in piedi e si allontana dal getto di orina che innaffia uno dei vetri della pensilina. Ha abbandonato una grossa valigia che stringeva con apprensione come se nel bagaglio fossero stipati gli averi di una vita. Un robusto rigagnolo di liquido pantanoso intanto scorre sul marciapiede della fermata scatenando grida e insulti. La gente si sposta come se il liquido fosse un potente e corrosivo veleno. L’ubriaco ha un sorriso beato sulle labbra mentre piscia, non mostra la minima attenzione al parapiglia che ha scatenato. Un po’ di orina gli schizza sulle scarpe che del resto non erano troppo pulite nemmeno prima. Nessuno ha il coraggio di passare alle vie di fatto per allontanarlo da lì, azione che del resto significherebbe esporsi al contatto con la piscia corrosiva o magari alla visione di un manico di carne moscio e inelegante almeno quanto l’uomo che lo sventola sotto il cielo partenopeo.

Intorno all’ubriaco si crea l’apartheid. Mi scosto pure io, ma soltanto quanto basta per non farmi inzaccherare le scarpe dall’orina. Noto che sono meno indignato e agitato degli altri passeggeri in attesa. Anzi, non sento alcun malanimo per l’azione dell’ubriaco. Questa riflessione, insieme al fatto che sono il più vicino al perturbatore della quiete pubblica mi rende soddisfatto di me per qualche motivo incomprensibile. Al tizio gli scappava e l’ha fatta. Chiaramente vive male, è lurido, cencioso e probabilmente non ha nemmeno una casa. La società lo ha stritolato, magari perché era troppo poco figlio di buona donna per sottrarsi alla morsa del sistema o per utilizzarla a suo vantaggio. Se il Pisciator (s)Cortese fosse stato ben vestito e con un’aria da frequentatore di banche o da ammiratore da jet set probabilmente lo avrei preso a calci in culo o avrei tentato di farlo. Ma non mi va di infierire su chi è caduto. Non tocca a me farlo e sono contento che sia così.

L’ubriaco ha finito, se ne va. Il rigagnolo giallo che ha originato gronda dallo zoccolo del marciapiede. È un robusto flusso ancora in via di espansione. Ne aveva tanta. Commenti sdegnati. La gente si è trasferita decine di metri più in là quasi fosse fosse esplosa una bomba. Torna la signora dell’Est Europa e recupera la valigia. È seguita da un taxi con un guidatore che si esprime nella sua stessa rumorosa parlata straniera. Sale nell’auto con la valigia. Che strano, non avrei detto che la donna avesse i soldi per pagare un taxi. Ma forse il suo connazionale alla guida le fa uno sconto.

2 commenti:

  1. Cassandro

    In forma un po’ meno traumatica anch’io l’ho vista a Roma, Cap, una scena quasi eguale a questa da te sì bene descritta.

    Ed è foriera di nubi nere, non trattandosi di “ luridi, cenciosi, ubriachi, che chiaramente vivono male”, che sono senza speranza di riscatto o ri.vincita


    ROMA DOMANI FORSE

    Pisciano forte i negri sulle mura
    di Servio Tullio
    a Stazione Termini.

    Duemila anni di storia la latrina
    di chi fu l'alfa . . . e diventerà,
    forse,
    l'omega dell'umanità.

    Diocleziano qui, e il Buonarroti,
    e poi Rutelli,
    ed ora tanti Alì,
    e sempre più domani, come storni
    che a caleidoscopio
    chiudono a migliaia questo cielo,
    segno che arriva notte,
    nell'estate.

    Tempo migliore
    potrebbe anche venire.
    Chi lo sa?
    Passa la palla ad altri e nuove Terme
    qui forse Massinissa
    rifarà.

    Per ora ancora umanità che pianta
    le tende,
    che lavora,
    ruba, scruta e vende
    il corpo e no l'anima,
    che grida,
    fa figli, piange, invoca e pretende,
    chè già lo sa . . . eccome se lo sa . . .
    che fra non molto
    . . . dall'alto delle nubi,
    dai monti o dal mare . . .
    Nemesi arriverà.

    E' proprio proprio là! . . .
    si vede quasi . . . Sìiii . . .

    Soltanto un altro poco da aspettare!
    Ma poco poco . . .
    Poco.

    E’ così.

    Eccola . . . Eccola, è qui! . . .

    (Cassandro)


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  2. Cassandro, vedo che aspetti la Nemesi. Speriamo che arrivi presto e non faccia prigionieri, ole! :-)

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