- Di' un po', ti piacerebbe vivere negli anni Sessanta?
- Uhm, vorresti dire in un mondo in cui Andreotti e Mike Bongiorno sono giovani?
- Guarda che quei due non sono mai stati giovani.
- Parli di andare a vivere in un posto senza cellulari, playstation, ipod, iPhone, navigatori satellitari, blog, programmi di condivisione alla eMule, televisori lcd full hd, divx free, blu-ray disc, viaggi last minute e sesso virtuale libero?
- Aspetta un attimo…
- … senza personal computer, programmi satellitari, decoder per il digitale terrestre, mp3, sistemi home theater wireless con supersubwoofer, adsl due, skype, windows extreme edition, bluetooth e hdmi?
- Be', direi proprio che…
- … mi chiedi se dovrei lasciare tutto questo per ficcarmi in un mondo dove domina il delitto d'onore, non puoi divorziare, sei costretto a emigrare con tutta la famiglia da Paternò Sicilia a Torino dove nel migliore dei casi ti chiamano terrone e ti trattano da negro, in un mondo dove domina la Democrazia Cristiana, fa scandalo mezza coscia nuda di una gemella Kessler in televisione, dove i programmi più interessanti del piccolo schermo si chiamano "Trasmissioni sperimentali per i sordi" e "A come Agricoltura" e dove tutti si ricordano ancora della gran fame che hanno avuto nella guerra e che in molti casi hanno ancora?
- Un momento, non mi pare un modo onesto di ragionare il tuo. Ti sei scordato che negli anni Sessanta ci troverai pure una gran sommovimento culturale, tutto sembra che stia per cambiare da un momento all'altro e che stia per cambiare in meglio. E non scordare che ti aspettano una Patty Pravo giovanissima e che Bob Dylan è quello di "Tambourine man", non il dinosauro che si aggira sul web agli inizi del terzo millennio. Io ti offro John Kennedy e Che Guevara vivi, la voglia di sognare, i figli dei fiori e il loro sorriso che fa sorridere il mondo, l'uomo sulla luna, ti do Piero Angela che conduce il telegiornale serale e Ruggero Orlando che fa il corrispondente da New York, anzi da Nuova York come diceva lui. E ci aggiungo De André e Guccini ragazzini che stringono la mano a Luigi Tenco, Lucio Battisti agli esordi con Mogol e la California cielo grigio su e foglie gialle giù dove tutto è possibile, anche incontrare Ba-ba-ba Barbara Ann, gli sceneggiati televisivi di Anton Giulio Majano, le prese di coscienza degli studenti e il mettete dei fiori nei vostri cannoni. Pensa, io ti offro qualcosa che non hai o che non hai nella giusta misura, ti offro la capacità di sognare.
- Bah, è meglio che fai queste sviolinate nel salotto di Gigi Marzullo. Per quanto mi riguarda l'epoca in cui vivo è molto meglio di…
- Aspetta, non rispondere ancora alla mia domanda. Facciamo solo un piccolo esperimento prima. Ecco, pensa di essere un ragazzo degli anni Sessanta sospeso tra i Beatles, la contestazione nascente e le riedizioni economiche dei romanzi di Emilio Salgari. Ora prova a pensare come potrebbe essere il mondo tra quarant'anni, diciamo nell'anno 2009. Non c'è dubbio penserai a un mondo progredito, dove si sono superati i contrasti e le divisioni sociali, qualcosa di meglio di 2001 odissea nello spazio, un mondo di latte e di miele, senza razzismo, guerre, avidità e politici che rubano o mentono a più non posso. Ora pensa di essere quello che davvero sei, un uomo dell'anno del Signore 2009: e prova a pensare a come sarà il mondo tra quarant'anni. Pensi di avere lo stesso ottimismo e la stessa voglia di sognare di un ragazzo degli anni Sessanta? O ritieni che tra un quarantennio impazzeranno tette e cervelli rifatti e che i potenti ti spieranno perfino quando ti siedi sul water, anch'esso rifatto a base di sexysilicone? E non farti gioco della voglia di sognare. La capacità di sperare in un futuro migliore è tutto. Come puoi dire di essere vivo se non sai sognare?
Ci starei pure a vivere senza ipod, iPhone, persino adsl, in un'epoca dove quelle che oggi sono icone allora non se le filavano di pezza e dove tutto pareva essere dietro l'angolo e alla portata dei sogni di tutti. Accetterei pure la Democrazia cristiana. Ma un mondo dove non puoi divorziare proprio no. Capisci a me.))
RispondiEliminaE a proposito dei programmi dell'epoca, oggi li rivedo con grande interesse su rai storia. Su alcuni ci sarebbe molto da riflettere considerando che sono passati cinquanta anni.
Mi è partito il comento..intendevo dire che alcuni programmi dell'epoca sono incredibilmete moderni. Inoltre è sorprendente constatare che il pensiero generale e dominante della gente nei confronti della societa in cui vivevano ed operavano, si potrebbe sovrapporre a quello della società odierna. A sentire certe vecchie interviste sembrerebbe quasi che l'unica differenza sia l'iPhon e compagnia aberrante, siano le comodità che il progresso ci ha regalato, ma la sostanza, intesa come progresso civile e umano, non è poi cambiata.
RispondiEliminacleide, io capisco a te se tu capisci a me. :-)
RispondiEliminaI programmi d'epoca erano fatti benissimo. E hai ragione sulle interviste dei ragazzi e delle persone di una volta: cosa è cambiato? Stamattina ero alla Posta e osservavo un vecchio che parlava con una sua conoscente accanto a me. Mi chiedevo come era quel vecchio da ragazzo. Non mi sembrava che fosse stato diverso dai ragazzi attuali. Forse aveva solo qualche spazio in più per giocare a pallone, magari in mezzo a qualche terreno abbandonato.
. che bella la riflessione finale..
RispondiEliminaDrammaticamente vera..
Io farei a cambio solo per andare a saxa rubra e vedere la nicoletta orsomando giovane!!
Caro Capitano, devo ammettere che non sono un grosso fruitore di tecnologie, tuttavia in questi giorni vagavo per la casa come un fantasma, questo perchè il mio provider m'aveva piantato in asso, o al meglio con una navigazione talmente lenta da far venire la nausea. Fatta questa anticipazione, per dire che quello che riteniamo la normalità, a volte ci rendiamo conto non lo sia solo quando ci viene a mancare. Non so se tra quarantanni il mondo sia migliore di oggi, ma sono certo che molto dipende da quello che mettiamo in atto ogni giorno, quindi posso tranquillamente schierarmi con i sognatori, e pensare che se oggi inizio ad usare la bicicletta anzi che l'auto, (per esempio) un briciolo di bene lo faccio ai futuri quarantenni che nascono mentre scrivo. Un caro saluto alla compagnia. ;)
RispondiEliminainsomma, mia madre ha vissuto gli anni 60 quando aveva pochi anni in meno dei miei di allora. per una parte li rimpiange, ma da un'altra ci sta bene come sta ora.
RispondiEliminarispetto a me, non so che dirti. mi sembrerebbe difficile stare senza tutti questi oggetti ma ce la potrei fare :)
carino Totò in foto! tu sempre coi riferimenti al cinema! ;)
salutissimi
Tali
ciao capitano :-)
RispondiEliminanon leggo i commenti perché voglio partire dalla tua riflessione finale. io sogno, anche se, alla mia età, fra 40 anni posso solo sognarmi di essere ancora autosufficiente e di non trovarmi rincoglionita legata sopra un tavolo, dentro una stanza asettica e illuminata dal neon di un museo archeologico in cui avranno deciso di conservare le mummie, mantenute in stato vegetativo chissà per quale ragione scientifica.
no, voglio soprattutto veder sognare i miei figli, sperare che per loro ci siano ancora lotte che meritano di essere combattute, che anche loro possano partecipare a un '68 con pantaloni a fiorellini e barricate in piazza, o a un concerto che possa assomigliare a woodstock.
per quanto mi riguarda torno senza ipod, pc e internet per qualche settimana, ma poi mi sentirei persa. perché tornare indietro? andiamo avanti e utilizziamo a nostro vantaggio ciò che l'evoluzione ci ha regalato, ma non dimentichiamo di fermarci anche ad ascoltare la colonna sonora della nostra gioventù, anche se non sarà attraverso un 33 giri in vinyl ma attraverso le casse di un impianto surround che la renderà ancor più magica :-)
dolce notte, capitano!
Come si vede è tardi. C'è tempo solo per un saluto agli amici e per una modestissima riflessione sul commento di sempreio: come mai tutti, ma proprio tutti, giovani e vecchi, sembrano trovare il 33 giri di vinile un oggetto più poetico, artistico e desiderabile di un dvd o blu-ray che dir si voglia?
RispondiEliminaCiao Cap, che ti devo dire... non so se riuscirei a vivere in un'epoca diversa da questa, non tanto per le tecnologie che abbiamo ora a disposizione, ma perchè credo che ognuno è figlio del suo tempo. Non credo che gli anni sessanta fossero tutta stà meraviglia; i miei genitori erano giovani, senza soldi e pieni di problemi. La differenza fondamentale è che loro avevano ancora la speranza, quella che a noi qualche volta viene a mancare. Loro sognavano un futuro migliore, noi sappiamo già in partenza che difficilmente tra 40 anni il mondo sarà migliore di oggi.
RispondiEliminaE dopo questa sferzata di buonumore, ti auguro buona domenica ;-D
Commento del Capitano:
RispondiEliminaHelp! (The Beatles)
Help, I need somebody,
Help, not just anybody,
Help, you know I need someone, help.
When I was younger, so much younger than today,
I never needed anybody's help in any way.
But now these days are gone, I'm not so self assured,
Now I find I've changed my mind and opened up the doors.
Traduzione:
Aiuto Ho bisogno di qualcuno,
Aiuto Non di uno qualsiasi,
Aiuto Sai ho bisogno di qualcuno, aiuto!
Quando ero più giovane, molto più giovane di adesso,
Non avevo mai bisogno dell'aiuto di nessuno in nessun modo,
Ma ora quei giorni sono andati e non sono così sicuro di me,
Ora scopro che le mie idee sono cambiate, ho aperto le porte.
Beh, cosa aggiungere, se perfino voi giovani alla fine siete costretti ad attaccarvi agli oggetti tecnologici...
RispondiEliminaIo certamente non penso neanche lontanamente di poter essere un osservatore obiettivo: negli anni sessanta ho lasciato la mia adolescenza: come potrei non adorarli?
Alla fine, come già detto da qualcuno, ciò che conta è la speranza: noi a quel tempo eravamo assolutamente certi che avremmo cambiato il mondo, oggi quali sono questi giovani che hanno questa stessa convinzione? Certo, era scomodo vivere allora, tutto era una fatica, ma chi può dire che faticare significhi allonatarsi dalla felicità? Magari è esattemente il contrario: la fatica forse ci avvicina alla felicità.
Un'ultima notazione: i sessantottini, sì, proprio i miei coetanei sono stati davvero una generazione di ...erda: scusate l'espressione che non mi è consueta, ma solo così mi pare di poter rendere efficacemente l'idea. Volete sapere perchè? Basta osservare come abbiamo ridotto il mondo, dopo aver preteso di realizzare il paradiso in terra.
Giusto in tema con il post. Dovrei rettificare: forse senza adsl sono morta. Ieri come sai non avevo connessione e la sensazione era di stare in mezzo ad un deserto. Non è piacevole questa constatazione ma così è. Oramai la rete ci serve per tutto, pe pagare le bollette, per telefonare, per comunicare , per lavoare, per informarci e se salta per un attimo ci pare di avere le mani legate. Ma il mio off line è stato produttivo. Stamane alle sette mi sono catapultata in giardino e ho fatto in due ore quello che non ho fatto in due mesi. Zappa, rastrella, pota e sposta piante da una parte all'altra. Io soddisfatta e il giardino pure.Quand'è che vieni ad aiutarmi?))
RispondiEliminaNon parliamo di dischi antichi per favore! Poetici per quanto si voglia ma a volte usati come parallelismi per simboleggiare il passare veloce del tempo, e l’uso di non considerare affatto il modo di pensare e gli interventi nelle conversazioni ( appunto, il “parli come un disco”) di chi “fu” (il passato remoto ci vuole in questo caso perché chi ha vissuto senza p. c., play station, ipod, adsl, ecc. ecc. sembra non avere più diritto alla parola).
RispondiEliminaO no? Avete notizia, per esperienza diretta o sentito dire, se per caso qualcuno ha accettato di ascoltare a cuore aperto ( e mente aperta) le eventuali osservazioni di visse (altro passato remoto) intensamente gli anni sessanta o settanta, e ciò non ostante ama anche questo mondo? Avete memoria di quando ciò può essere avvenuto l’ultima volta?
L O N G P L A Y I N G
Se io potessi a mia volontà
di botto scomparire penso che
questa sarebbe l'ora, questa. . . già!. . .
di dire a tutti "Addio", pure se
-- lo debbo confessare -- io mi sento
sanguignamente ancora dentro. . . qui,
in questo mondo mio, però il vento
mi gira in senso inverso, e notte e dì.
Sembra tutto sbagliato quello che
io penso, faccio, dico o suggerisco.
E' un coro di "ma va'!". . . "così non è!"
. . . "ma perchè parli?". . . "nooo, inorridisco!"
Resto interdetto e mi chiedo se
non sia meglio assai rompere il disco.
Sono un long playing, ad esser cortese,
valido solo per Porta Portese.
Ecco perché non parlo e in versi al volo
esprimo il mio pensiero, e mi consolo
. . . complice il fatto che prima mi scolo
un gran bel bicchierotto di Barolo,
alla faccia di chi mi vuole “solo” .
(Cassandro)
Vediamo se possiamo recuperare qualche risposta in arretrato.
RispondiEliminaBalua, per vedere Nicoletta Orsomando giovane temo che dovresti andare negli anni Quaranta.
Gians, annotata la tua dipendenza dal filo dell’adsl, che è pure la mia e quella di Cleide a quanto vedo. La bicicletta oltre a essere ecologica fa bene pure alla pancia e immagino che cuncetta apprezzi il tuo tentativo.
Tali, Un saluto a tua madre, me la immagino giovane un po’ come nel film “Ritorno al futuro” (anche se lì erano i Cinquanta).
Sempreio, detto della lunga vita e del lungo successo del Long Playing di vinile. Nessuno vorrebbe cambiare il presente con il passato, ormai è chiaro, essendosi assuefatto alla tecnologia e al consumismo.
Birba976, dici che i tuoi genitori erano giovani, poveri e pieni di problemi: forse conosci qualche ragazzo attuale che non possa rispecchiarsi in questa descrizione?
Vincenzo Cucinotta, il sessattontino mi pareva già un elemento troppo ideologizzato, che aveva perso l'ottimismo e la solarità che avevano i suoi compagni negli anni immediatamente precedenti. Il sessantottino pare per certi versi più amalgamabile alla generazione degli anni Settanta che a quella dei Sessanta, opinione personale. Ciao.
Cleide, questa me la segno nella mia agenda personale con inchiostro rosso. Mi rompi sempre le scatole sparando a zero sul virtuale, sul blog e su internet in genere e sul surrogato di vita che offrirebbe e poi ti vengo le crisi di panico se ti cade l’adsl per mezz’ora. :-)
Cassandro, ti faccio compagnia con il Barolo (ma ho idea che in questo blog ti farebbero compagnia in parecchi :-)) e ci ascoltiamo qualche tuo verso recitato da Vittorio Gassman su un Lp.
Se mi dai Che Guevara vivo io ci sto :)
RispondiEliminaPoi chiamo Cleide, la vado a prendere nel lungomare catalano, vestite con gonne lunghe tutte e due, capelli al vento, di fiori adornate, nella Fiat 500 gialla e via a portare la buona novella mettete dei fiori sui vostri cannoni...
Un giradischi portatile color verde acido ( io lo avevo cosi') di quelli che si possono portare anche a tracolla, un disco di vinile di De Andre' e uno di Guccini, forse anche uno di Lolli, con la Democrazia Cristiana sulla testa e tanti sogni addosso, un giovane Pannella che parla dai microfoni della Radio, noi che prendiamo il traghetto per l'Italia e al ritmo di Let the Sunshine In dei The Fifth Dimension veniamo a prenderti. Ricordati di non dimenticare il PC portatile e l'Ipod che ti devo dare degli MP3 di Ronnie Milsap :)
Caro Capitano la nostalgia per i tempi che sono stati e che molti di noi non hanno forse conosciuto fa in modo di farci ricordare ciò che non c'è e che è stato come qualcosa di meglio di quel che abbiamo ora. Ma questo per tutte le cose. Certe volte mi sembra persino di ricordare sapori lontani come qualcosa di prezioso che non potra' più tornare, come certi piatti antichi della mia nonna che non assaporo da quando ero bambina. Sono sicura che tra trent'anni ricorderemo questi giorni di oggi con nostalgia e ci faremo dei post o magari racconteremo a tutti servendoci di chissa' quale altra diavoleria tecnologica che nel frattempo avranno inventato.
Non si sta poi male oggi non tutto va come dovrebbe, molte sono le cose da cambiare, forse troppe ma dopotutto chi vuole "seguire" Che Guevara lo può fare anche oggi, chi vuole portare con se agli altri l'idea del mettete i fiori sui vostri cannoni lo può fare, tutto in realtà oggi si potrebbe forse manca solo quel coraggio e quell'incoscienza sana che si aveva in quegli anni la. Speriamo comunque di lasciare ai nostri figli qualcosa di buono e il coraggio di cambiare. Che quello poi si può insegnare se lo si è imparato. E noi lo abbiamo imparato dai nostri genitori quelli degli anni 60.
Basitteddu :)
Difficilmente guardo al passato con l'idea di tornarci indietro...ma degli anni sessanta mi manca quell'energia che si respirava nell'aria e che ora tra i giovani sembra non esserci più...come la curiosità che sembra un bene estinto in questo terzo millennio,come le idee che venivano gridate forti e che ora sembrano omologarsi ai dettami di una comunità che appiattisce tutto,dai pensieri ai sapori. A volte ci penso,qualcuno farà mai un film su questi favolosi e tecnologici anni 2010?
RispondiEliminaCiao Nostro Signor Capitano guida e luce indiscussa di tutti i mari del web...che dici ho esagerato?
Ritornare negli anni 60? Bè non saprei... mi piacerebbe però assaporare tutte le lotte e le passioni che ruotavano intorno a quell'epoca. Alemno una volta si alzava la testa e si urlava la propria idea contro un bigottismo pregresso. Oggi c'è più rassegnazione ... e si può ben vedere dove tutto questo ci sta portando.
RispondiEliminaUn abbraccio
Clelia
Di Celia, le gonne lunghe di fiori adornate, la cinquecento gialla, i capelli al vento, il giradischi portatile color verde acido, insomma la parte radiosa che sembra la prima puntata de "La meglio gioventù", con annesso attacco degli Animals "The house of the rising sun". Non so se si ricorderanno gli anni attuali come i Sessanta: la verità è che ci sono anni più fortunati o più vitalistici di altri e il decennio del post era uno di queste epoche.
RispondiEliminadi Elle, l'energia che si repirava nell'aria, quel qualcosa di intangibile che non puoi definire, ma che pure esiste, le idee che venivano gridate forti, e quel tanto di pazzo e di adolescenziale che si manifesta in certi periodi straordinari. La Nostra Signora del Web sei sempre tu, io al massimo posso fare Nostro Mozzo della Rete :-)
Di Clelia, le lotte e le passioni, il rifiuto della rassegnazione.
E anche questa volta abbiamo riunito le Captain's Angels in un solo post: buona giornata agli amici.
Caro Capitano il solo ripensare agli anni 60 mi vengono i brivi! Ero giovane ma bruscamente scaraventato nel mondo delgi adulti da un evento tragico in famiglia.A parte la mi storia personale, gli anni 60 non sono stati anni facili per nessuno! Sono stati gli anni della grande illusione, sono stati gli anni della politica clientelare che tanta rovina ha portato e porta ancora. Sono stati gli anni, è vero di una nuova presa di coscienza dei giovani (vedi dal 68 in poi), ma anni duri nei quali sembrava che tutto potesse andare meglio, se poi non ci fosse stata la mala politica che tutto ha fatto in modo che andasse peggio. Se solo penso ai danni che gente senza scruploi ha determinato con l'avallo della politica degli interessi nelle grandi città e nei paesi. Sono stati gli nei quali nelle grandi città (vedi Roma)in certi quartieri la speculazione dei palazzinari ha fatto danni incalcolabili al territorio ed alla qualità della vita della gente! Sono stati anni nei quali industriali senza scupoli con la connivenza di certa politica hanno fatto danni ingenti all'ambiente inquinando e soprattutto non pensando al futuro!Sono stati gli anni nei quali è iniziata a svilupparsi la malasanità con tutto quello che ancora ciò significa (la lunga malattia di mia madre con i continui riucoveri in ospdale me la fa toccare con mano tutti i giorni).Sono stati anni di scontri duri per poter ottenere cose che sarebbe giusto si ottenessero se la sete del guadagno estremo non foderasse gli occhi alla gente imopedendo di Vedere intorno a se stessi. Non ci vorrei tornare a quegli anni anche se poi riflettendo bene penso che ciò che è avvenuto, visto che la storia purtroppo non insegna niente a nessuno, siano inevitabili perchè forse sono dei passaggi obbligati per poter andare avanti (forse!).
RispondiEliminaTra quarant'anni non ci sarò (almeno lo spero, non sarei nelle condizioni nelle quali vorrei essere) ed allora non voglio sforzarmi a pensare come sarà! Certamente l'uomo tecnologicamente farà ulteriroi passi in avanti, tutto il mondo virtuale si intensificherà facilitando anche tanti aspetti del vivere. Il grnadissimo dubbio è se l'uomo capirà finalmente l'inutilità delle guerre, l'inutilità dell'affanno alla ricerca della ricchezza sfrenata, l'inutilità e la dannosità della sopraffazione, dell'egoismo sfrenato sia personale che di popolo. Capirà fra quarant'anni che vivere tentando di rispettare se stessi, gli altri l'ambiente aumenta a dismisura la propia qualità della vita? Capirà che vale la pena tentare di essere accoglienti solidali, disponiili, piuttosto che vivere tesi a sopraffare, fregare,arraffare ecc?
Caro capitano io lo spero ardentemente perchè nell'uomo al di là di tutto, il positivo c'è!Forse nascosto, in qualche angolino ma è sempre possibile trovarlo e svilupparlo. Spero che tra 40 anni tutto concorra al bene e così non ci sarà più chi si abbuffa e chi muore ancora di fame. Se ci pensaimo bene un po' di strada nel senso sopra detto l'uomo l'ha fatta! Deve solo continuare!
Grazie capitano di queste belle occasioni che ci dai per riflettere su quello che relamente è il nostro vivere e quello che potrebbe e dovrebbe essere.
Ciao.
Apro il blog e trovo questo lungo e interessante commento di Bera e mi dico che il blog funziona ancora alla grande finché ci sono commenti così sentiti.
RispondiEliminaConcordo su ciò che ha detto Bera, ma noto un particolare. Le persone che hanno vissuto negli anni Sessanta tendono a preferire l'epoca moderna, quasi certamente a causa dell'abbondanza di offerta assai maggiore che oggi si registra in molti campi della vita. Tuttavia ogni epoca va giudicata nel suo contesto, altrimenti uno scadentissimo saltatore con l'asta moderno dovrebbe essere considerato migliore e più appagato di un recordman dei tempi di De Coubertin solo perché supera un'altezza superiore. Inoltre se hai più cose e più oggetti di consumo non significa necessariamente che tu stia meglio, perché sopravviene il fenomeno dell'assuefazione (e starei per dire perfino della dipendenza), per cui un oggetto o un servizio il cui uso avrebbe reso felice o meglio contento un uomo del passato non ottiene lo stesso effetto su un uomo moderno che si è assuefatto a esso (e che in qualche caso purtroppo ne è diventato dipendente). Per confrontare due epoche, come dicevo in un mio vecchio post bisognerebbe calcolare la felicità media delle persone che la vivono (la quale è influenzata pure dall’assuefazione che modifica costantemente le aspirazioni e le aspettative della vita), l’energia emotiva totale sprigionata, la capacità media di sognare, di innovare e di proporre idee e perfino di protestare. Quindi bisognerebbe prendere i fattori che esprimono la felicità, la positività e il buon vivere delle due epoche e rapportarli. Non credo necessariamente che vincerebbe la palma della felicità o del vivere bene la società supertecnologica a danno di quella meno evoluta sotto questo aspetto.
Bel post, come al solito. Io credo che tanti dei sogni e delle speranze che c'erano ad inizio anni 60 fossero anche delle vere e proprie utopie. Alcune valide e alcune pericolose. Oggi ci sono meno sogni, meno utopie. Ma alcune di quelle utopie hanno portato anche della violenza negli anni 70, una vera e propria intolleranza.
RispondiEliminaVglio mettere un po' di retorica nel mio finale: io penso che il mondo tra 40 anni sarà come l'abbiamo lasciato noi.
io me li ricordo gli anni 70, ero bambina ma senza andare tanto indietro, mi ricordo gli anni 80 fino ai 90.
RispondiEliminaNon c'è bisogno di andare tanto indietro per ritrovare i sogni, la scuola era piena ancora di assemblee.
Ma no, non è la tecnologia che ha distrutto i sogni, siamo stati noi a dare ai nostri figli il nulla.
anzi gli altri, io figli non ne ho
e sicuramente è colpa nostra se ora tutto è così.
troppo lunghi i commenti per rileggerli tutti.
RispondiEliminaCmq è verissimo il fatto che le aspettative di 40 anni fa (anche se io non c'ero, ma da quello che si può capire sembra sia così) erano di grande ottimismo sul futuro.
io a volte, evito di pensare troppo oltre l'anno solare per non vedere troppa incertezza davanti a me
Ancora oggi perché é il mio tempo. Perché sono stato sospeso tra Bowie e i Radiohead e perché oggi forse, anzi senza forse, sentiamo meno la speranza ma sicuramente abbiamo molto più forte l'esigenza di lottare per un futuro che non finisca domani ma che duri ancora per secoli.
RispondiEliminaCiao
Daniele
Riesci sempre ad arrivare dritto al bersaglio e cogli l'essenza della vita senza girarci in torno.E' un piacere leggerti.ciao.giampaolo.
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