Autore televisivo che propone una fiction drammatica. - Dunque c’è questa donna precaria a scuola che fa i salti mortali per arrivare fine mese.
Dirigente della Rai raccomandato dal PFSI, Partito dei Fancazzisti Salottieri Italiani. - Non fa piangere, sembra una scena tratta dai “Giardini di Marzo” di Battisti, cerca di sforzarti di più.
Autore televisivo che propone una fiction drammatica. - Più che precaria in realtà questa disgraziata è disoccupata, ha tre figli, quattro intimazioni di sfratto, il marito quando le cose si mettono male se ne scappa con una badante polacca bionda e coscialunga. Ogni tanto le manda le foto di lui abbracciato dalla coscialunga in bikini. E’ disperata. Le hanno rifiutato social card, la family card, il bonus familiare, il bonus energetico, il bonus per i non abbienti, la maxi extra card, la special una tantum, e perfino il super jolly per Giochi senza Frontiere e il maxi ticket for senza money women senza men e con almeno tre little sons a carico.
Dirigente della Rai raccomandato dal PFSI, Partito dei Fancazzisti Salottieri Italiani. - Non fa piangere. Ci vuole qualcosa di più… come dire…
- La nostra eroina cerca occupazione spulciando gli annunci su internet, ma quando si presenta ai colloqui di lavoro come badante o colf le dicono che vogliono ucraini, filippini o extracomunitari. Una volta si spaccia perfino per una Svetlana di Kiev, ma la beccano subito.
- Non ha soldi per il riscaldamento, accende un a scadente stufa a gas regalatale dalla Caritas e lei e la famiglia quasi muoiono per le esalazioni dell’anidride carbonica.
- Non fa piangere.
- Ma presto il riscaldamento non le serve più: un terremoto fa cadere il palazzo con l’appartamento da cui era stata sfrattata. Ora lei e la famiglia vivono in una tenda della protezione civile umida, piena di spifferi e col pavimento a pozzanghera.
- Non ci siamo. Non riesci a sollevare la soglia dell’attenzione. Dov’è che si piange? La meccanica della lacrima è sempre la stessa da Plinio il Vecchio a Liala e tu dimostri di non ignorarla del tutto. Leggi Victor Hugo, leggi perfino Camus. Insomma, documentati.
- Camminando per strada capita in una sparatoria di camorristi. Uccidono la sua unica amica, lei sviene e la prendono per morta, ma la gente si limita a scavalcare il suo presunto cadavere mentre spettegola sull’ultimo fenomeno da baraccone nominato al Grande Fratello.
- Ti prego, fammi fare una lacrima.
- Uno dei suoi figli si becca l’influenza suina con complicanze di quella aviaria e lo ricoverano in ospedale in coma. Torna il marito e le frega gli ultimi soldi rimasti e quindi fugge con una nuova badante, stavolta ucraina, ma sempre coscialunga.
- Non si piange.
- Le comunicano per posta che ha il cancro. Le restano tre mesi di vita. La Nostra vorrebbe darsi alla pazza gioia in quei tre mesi, ma le mancano i quattrini.
- Dimmi almeno una cosa tragica.
- Un mese dopo nuova notizia: gli esami sono sbagliati. Non ha il cancro. Che iella, ancora un paio di mesi e avrebbe abbandonato questa valle di lacrime. I servizi sociali le tolgono l’affidamento dei figli causa indigenza e li chiudono in un centro di infanzia con personale squilibrato, alcolista o pedofilo.
- Non c’è dramma, non c’è pathos. Leggi Dumas padre, leggi Stephen King se vuoi.
- Tocca il fondo della depressione. Muore il padre, muore la madre, muore una sorella, muore la suocera seguita da due cognati, muore persino il marito dopo che si era pentito e si era fatto francescano per espiare alle malefatte matrimoniali, muore la sua più cara amica di facebook, muore un cane bastardo che le leccava la mano con affetto, muoiono la sua ultima carta telefonica, il suo ultimo computer di terza mano solito regalo della Caritas, la sua televisione senza il decoder per il digitale terrestre, il suo presentatore di quiz preferito, la poetessa che amava, una bambina angelica protagonista di “Chi l’ha visto?” Intorno a lei solo morte e desolazione.
- Non fa piangere.
- Finale, una notte buia e tempestosa. La nostra eroina passeggia su un ponte altissimo. E’ annientata. Tra poco andrà in prigione per debiti. Sarebbe facile farla finita.
- Se anche si butta, non fa piangere neanche un po’. Rivediti Stendhal o anche Federico Moccia. C’è una meccanica della lacrima che ignori.
- Però prima di buttarsi tenta un’ultima possibilità. Compra un biglietto del Superenalotto. Ha come la sensazione di vincere.
- Uhm, questo mi sembra un risvolto interessante.
- Giorno dell’estrazione: al televisore di un bar ascolta i numeri estratti. Controlla e vede che lei ha il biglietto vincente. Ha vinto più di cento milioni di euro!
- Molto interessante, continua.
Autore televisivo che propone una fiction drammatica. - E’ suo il numero estratto. Ha vinto una montagna di soldi. La più grossa vincita di tutti i tempi. Niente sarà più come prima con cento milioni: sono suoi e nessuno glieli potrà mai togliere.
Dirigente della Rai raccomandato dal PFSI, Partito dei Fancazzisti Salottieri Italiani. - Dio, questo sì che è uno sviluppo drammatico! Questa sì che è roba che fa piangere. Pensa a come distruggeranno la vita a quella povera donna tutti quei milioni di euro! Non so proprio come potrà fare ad andare avanti. Schiava del dio denaro, seviziata dal bieco materialismo, violentata dal turpe capitalismo, stuprata dalla ricchezza senza fine. D’ora in poi sarà dedita solo al consumismo, a spendere e spandere soldi, fare vacanze superlussuose allontanandosi per sempre dai valori che rendono tale la vita. Dio, che abbrutimento. Come compatisco quella sciagurata. Dove finiranno il suo senso morale, i suoi ideali, la purezza della sua anima proletaria? Facciamo subito questa storia tragica della donna che vince cento milioni e ha la vita distrutta. Datemi un fazzoletto, per favore, che non mi trattengo.
Caro Capitano, bella la nuova grafica del blog. Come mai hai gli hai cambiato nome?
RispondiEliminaPer quanto riguarda il post...
Io piango nei film solo quando l'eroe dopo lunga e penosa avventura finalmente raggiunge il suo obiettivo... Non mi fanno piangere le sventure...
Olà, Enrica, gli ho cambiato nome per adattarlo al mio stato d'animo.
RispondiEliminaAnch'io spesso non piango quando dovrei farlo. Ma soprattutto non rido quando gli altri mi giurano che ho udito una battuta spassosa.
Di fronte ad una persona così più che un fazzoletto avrei bisogno di una tinozza per vomitarci dentro.
RispondiEliminaMi piace il nome nuovo che hai dato al tuo blog
Non capisco esattamente a cosa si riferisca il nuovo titolo, posso azzardare; sono coccodrilli che non piangono quando mangiano poco? Va bene lascia da parte questa sciocchezza, una cosa tuttavia sul precariato mi vine in mente. Ora il laurearsi a pieni voti non sempre riserva posti da insegnate. Come pure il non laurearsi o diplomarsi affatto, non dovrebbe riservare posti da mendicante. Mi pare si sia persa di vista la dignità umana. Il riservare un osto anche a quelli che studio a prescindere debbono tirare a campare. Magari sono andato fuori tema, anzi questo è certo. Ma non non mi viene da scrivere altro e di questo, spero tu mi scuserai.
RispondiEliminaI mitici coccodrilli albini delle fogne di Los Angeles?Scherzi a parte post caustico ma terribilmente vero.
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