Circa un anno fa scrissi un post intitolato Cerco soci per fondare una casa editrice. Era un articolo ironico sul lavoro di certi editori arrangiaticci che si definiscono tali anche se poi devi fare tutto tu scrittore, dallo scrivere il libro, revisionarlo, pubblicizzarlo, venderlo. Mi chiedevo, in quel post: con tutti questi editorucoli incapaci e banditi che si vedono in giro, non potrei fare meglio di loro?
Naturalmente la proposta di cercare soci era per ridere, anche se davo il mio indirizzo mail e invitavo i passanti virtuali a contattarmi. In ogni modo in questi mesi qualcuno mi ha scritto prendendo sul serio la mia idea. Ha cominciato un professore di italiano di un istituto tecnico. Aveva pubblicato un libello con una casa editrice partenopea e poi scritto una specie di saggio denuncia su tutti i mali del mondo di cui diceva un gran bene. Riteneva che la sua nuova creatura letteraria (lo definiva “un romanzo-saggio che reputo scatenante sia a livello sociale che culturale”) fosse un boccone troppo grosso per la sua vecchia casa editrice e mi proponeva quindi di fondarne una nuova. Io invece ritenevo: a) che la vecchia casa editrice avesse giustamente rifiutato di pubblicare il mattone spocchioso del mio interlocutore; b) che lui volesse fondare una casa editrice per pubblicarsi il mattone spocchioso; c) che io, se per caso fossi diventato editore, mi sarei fatto ammazzare piuttosto che pubblicargli il mattone spocchioso. Il mio aspirante socio editore tra l’altro assicurava di aver percepito l'humus (scritto proprio in corsivo), e anche l'essenza o il sostrato (sempre da lui scritto in corsivo) o ciò che è dormiente (suo corsivo) in questo golfo [quello di Napoli NdR]. Terminava al sua mail con la seguente affermazione: “Sono un fottuto patriota non-celtico”. Decisi di tenermi alla larga da questo personaggio, almeno finché non avessi capito che acidenti significava “fottuto patriota non-celtico”.
La seconda mail era scritta decisamente con un profilo più basso. Era un editor saltuario di una nota casa editrice specializzata in saggistica. Con una veloce ricerca vidi che il tizio si interessava di studi husserliani e scriveva libri di aspetto polveroso nei cui titoli apparivano le parole “fenomenologia” e “intersoggettività”. Mi dissi che non mi sarei messo in società con uno che diceva intersoggettività nemmeno se avesse avuto le gambe di Kate Moss con due taglie in più.
Poi è stata la volta di qualche buontempone sgrammaticato, di un paio di ragazzotti con mene letterarie e infine, pochi giorni fa, viene una che mi fa: “ Ho letto il suo messaggio anche io vorrei aprire una casa editrice”. Proprio così, nient’altro. Mi dava pure il suo numero di cellulare e un indirizzo in cui figurava come commercialista di una ditta produttrice di pasta. Mi sono detto: che cavolo c’entra l’editoria con le fettuccine all’amatriciana? Ma magari la mia molto sintetica interlocutrice poteva avere nascoste ambizioni letterarie non palesate per mancanza di tempo. Forse leggeva Gide e Virginia Woolf seduta su pacchi di fusilli e stortignaccoli e alla prima occasione mi avrebbe reso partecipe di questa sua passione intellettuale. Ho spiegato alla commercialista della pasta la natura ironica del post che aveva letto (sempre che lo avesse letto); comunque le ho assicurato che se lei sapeva dove procurarsi la grana (magari con una donazione mecenatesca del suo datore di lavoro) io avrei considerato la proposta con tutta l’attenzione del caso.
Risposta della commercialista della pasta (deve esserle costato molto allargarsi tanto): “Io abito in provincia di Bari e Lei [maiuscolo suo NdR]? Con una mia amica scrittrice vorremmo seriamente aprire una casa editrice nella mia città. Non so dove lei abiti. Cordialità”. Io, lo giuro, stavo quasi per rispondere “Cordialità a mammeta”; poi ho scritto due parole liquidatorie e quella non si è fatta più sentire. Rimarrà sempre un mistero se amasse Virginia Woolf. La casa editrice? Quella si vedrà.
Però scusa, dovresti dirla tutta. Dovresti dire che nonostante tu abbia al fianco una saggia consigliera, ci cadi sempre come un allocco. E mentre io rido di queste mail, tu diventi rosso di bile per poi darmi alla fine ragione. L'ultima comunque era davvero forte.))
RispondiEliminaL'ultima era fortissima, quella che diceva Cordialità. Io comunque non ci sono mai cascato olé!
RispondiEliminaCapitano, ma come, non era una proposta seria? Io che mi sono rotto le palle del lavoro che faccio (più che del lavoro dell'ambiente di lavoro) ci avevo fatto un pensierino, ho pure un amico direttore di una tipografia!
RispondiEliminaDai, ripensaci e parliamone!! Se poi parteciperà pure la saggia consigliera Cleide penso che il successo sarà assicurato ed un giorno pure la Mondadori verrà a farci delle proposte!!! (Conosco pure una signora che di cognome si chiama appunto Mondadori, quindi su qualche proposta della Mondadori possiamo contare!)
Dai, sogniamo un po'!!
Sabato sono andato a un convegno che si è svolto nell'aula di una modesta, ma seria casa editrice. Abbiamo visitato gli uffici, semplicissimi e bellissimi, e pure il magazzino! L'odore dei libri nuovi in deposito mi hanno inebriato!
Ciao.
berardo
PS
Sono contento che hai capito il senso di quello che volevo dirti nel commento al post precedente!!
Accidenti.... sai che quella di aprire una casa editrice è una gran bella idea? Ma come dici tu bisognerebbe avere a disposizione fondi a sufficenza per essere in grado di pubblicare e promuovere non solo gli autori già batificati ma anche qualche nuovo talento. Mi piacerebbe molto.
RispondiEliminaMentre leggevo il tuo post mi è venuto in mente il Pendolo di Foucault, di Umberto Eco, quello che mio suocero chiamava "l'esibizionista".
Offre uno spaccato interessante sul tipo di editori a cui tu fai riferimento.
.. io ho iniizato con il comprarmi un'edicola... sono partita un po' da lontano che dici??? :-)
RispondiEliminaBera carissimo, annotiamo che hai un amico tipografo e che conosci una signora che di cognome fa Mondadori: mi pare un trampolino di lancio editoriale mica male. Facciamo così, mi segno il tuo nome nella mia personalissima agenda e poi si vedrà. :-)
RispondiEliminaEnrica dalle sette vite e dalle innumerevoli risorse, fare una casa editrice mica sarebbe male. Bisognerebbe prima di tutto trovare, come dicevo con linguaggio prosaico ma essenziale, la grana (non tantissima grana, mica vogliamo fondare una banca per fottere i risparmiatori e riciclare il denaro della mafia). Poi ci vorrebbe un gruppo di persone con ideali e punti di vista simili che mi eleggesse editore capo :-) E poi si vaaaaaahhhhhh!!!!!!!
Balua fortissima, l'edicola va benissimo, puoi leggerti tutti i fumetti che vuoi a sbafo.
Vedi, Francesco?
RispondiEliminaA me manca proprio la grana, perchè di grane ne ho a iosa.
Non ci avviliamo, anche se dirlo è facile.
:-|
Caro Capitano,sei abbastanza "navigato" da evitare i soliti tarocchi.Personalmente credo che l'impresa sia parecchio difficile,spero naturalmente che tu mi smentisca.In bocca al lupo,per questo ed altro.
RispondiEliminaCarissimi amici, che cosa ci serve per fare una casa editrice, a pensarci bene? Non molto. Potrebbe bastarci un'ereditiera depressa. Anche una mezza ereditiera, ma interamente depressa. Perché dico così? Perché è noto che noi frequentatori di blog siamo in media (dico in media) dei disgraziati. Quindi l'ereditiera che cerchiamo dovrebbe essere pure lei disgraziata per frequentare il blog. Ma se non fosse depressa, per quale motivo dovrebbe perdere tempo a colloquiare con noi, ehm, sfortunelli?
RispondiEliminaEcco la mia proposta. L'ereditiera depressa spende una piccola fortuna in medici ladri e banditi quasi come certi editori. Io le propongo: risparmia questi soldi e investili in una (piccola) casa editrice. Leggi libri, li pubblichi, li promuovi, stai in mezzo agli amici, ti senti attiva, magari ti innamori pure di qualche scrittore-poeta maledetto: è questa la terapia giusta che ti farà uscire dalla depressione, senza nemmeno vedere un'ombra rapace di analista. A me sembra un ottima offerta. Attendo quindi l'abboccamento dell'ereditiera che vuole impegnarsi in editoria e superare la depressione.
Un saluto agli amici :-)
Se non fosse che non ho ereditato molto, potrei essere la donna della provvidenza. :-))
RispondiEliminaEnne, ovviamente si scherza. Un abbraccio.
RispondiEliminaDammi un po' di tempo che cerco l'ereditiera depressa e mi unisco al progetto LOL!!! :-)))
RispondiEliminashhhh, ho trovato uno che ha la grana, non urlare zitto! state buo, questo ci pubblica. ;)
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