giovedì 8 luglio 2010

Le barzellette dei robot

Robot AZX2924: Dunque c’è uno di questi robot antichi. Sapete, quei modelli primitivi ormai estinti che si davano un sacco di arie, prima dell’avvento della cibernetica avanzata e dei biochip di sesta generazione…

Robot GHJ0945: Sì, conosco il tipo. Parli di quei ridicoli robot che se ne andavano in giro tutti impettiti, con l’aria di pensare di essere i padroni del creato e di avere ragione su tutto.

Robot WQK2287: Certo, quella specie di automa pomposo che iniziava ogni discorso dicendo io io io io.

Robot AZX2924: Ssssss, silenzio che mi fate perdere il filo, si fa per dire. Dicevo che c’era questo modello di robot tronfio che in ogni occasione si vantava di essere “speciale”. Delle volte giurava di essere un figlio prediletto di Dio e soprattutto strombazzava ai quattro venti di essere “libero”. Poteva fare una cosa o un’altra a seconda del suo capriccio. Cianciava addirittura di essere dotato di libero arbitrio.

Robot GHJ0945: Ah ah ah, Che stupidaggini! Come poteva essere dotato di libero arbitrio un modello così primitivo! Il robot di cui parli era poco più originale di un pappagallo e poco più complesso di una gallina. Che ridere.

Robot WQK2287: Ora ricordo. Quel vecchio catenaccio bipede faceva un gran parlare di bene e male, giurava che sapeva distinguere cos’era l’uno e cosa l’altro e naturalmente affermava con la stessa spocchia con cui parlava di suo padre Dio che lui era dedito al bene, a differenza di alcuni suoi simili cattivissimi. Morale. Ecco, mi pare che parlasse molto di morale come se quella cosa esistesse e lui sapesse cosa fosse.

Robot AZX2924: Ma non basta. Il nostro amico burattino giurava di essere capace di un’azione eccezionale che lo rendeva unico  in tutto l’universo. Gli venivano quasi le lacrime agli occhi, allo spocchioso robot primitivo, quando parlava di questa azione straordinaria di cui era capace…

Robot GHJ0945: Ha ha ha. E che sarà mai?

Robot WQK2287: Dillo, dillo , AZK2924, non resisto, questa storia è fortissima, mi fai sganasciare…

Robot AZX2924: Be, diceva di provare il sentimento più nobile e alto che sia dato nell’universo.

Robot WQK2287: Che diavolo ne sapeva dei sentimenti dell’universo? Quel manichino ritardato conosceva a malapena la terra e solo ciò che gli faceva comodo o che gli permettevano le sue limitate capacità di analisi!

Robot AZX2924: Sssss, non mi distraete. Il sentimento di cui parlava quel modello si chiamava amore.

Robot GHJ0945: Amore, e che diavolo è questa cavolata?

Robot WQK2287: Aspetta, mi pare di ricordare. L’amore era una strategia evolutiva dei primordi che permetteva l’accoppiamento per scopi riproduttivi.

Robot GHJ0945: Sì, ma perché accidenti una antiquata strategia riproduttiva dovrebbe insuperbirti e farti ritenere un essere speciale?

Robot AZX2924: Boh! Il nostro amico era un robot davvero curioso. Comunque non faceva che parlare del suo essere speciale. Dio quanto parlava. Diceva libero arbitrio qui e libero arbitrio là. Morale qui e morale là. Soprattutto non si stancava di blaterare di amore. Si riempiva la bocca con quella parola. Probabilmente riteneva che solo il fatto di pronunciare la parola amore lo rendesse degno di governare il cosmo.

Robot GHJ0945: Ah ah ah. Sei troppo forte. Ah ah.

Robot AZX2924: Aspettate, fatemi in cominciare la barzelletta. Dunque un giorno c’è questo spocchioso robot primitivo che se ne passeggia in un bel giardino pieno di alberi e fiori, una specie di paradiso terrestre creato manco a farlo apposta per lui solo, e il nostro automa picchiatello a un certo punto vede…

Robot WQK2287: Aspetta, dovresti essere più preciso, dicci che modello era.

Robot AZX2924: Era un modello biologico primordiale, fatto di carne e sangue e con un cervello catorcio a base di di neuroni e sinapsi biochimiche. Il suo nome era Uomo. E ora posso continuare la mia storiella?

9 commenti:

  1. Grazie,
    mi stupisce sempre come in un modo o nell'altro, scrivi sempre qualcosa che ha a che fare con il filo dei miei pensieri e.... letture :-)
    il filo dei pensieri: amore=> bene => male => libro che sto rileggendo... (d'estate rileggo le versioni economiche di gialli e fantascienza)
    "i Polimorfi"....

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  2. Fiore, non so se ho letto quel libro in particolare, ma la buona fantascienza dà sempre occasione per riflettere. Il bene e il male sono dei gran bei concetti. ne avreno ancora da dire su quersto argomento in questa lunga estate calda. A proposito ho appunto scaricato il film "La lunga estate calda" con Paul Newman e Orson Welles e al più presto lo rivedrò.

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  3. Bella questa cosa sei robottini che ci guardano dal futuro... Non fa ridere ma fa riflettere...
    Naturalmente hanno vinto i cinici e gli uomini e donne come me sono diventati la preistoria... peccato.

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  4. Enrica, se un post riflettere ritengo che sia un post riuscito a prescindere dalla giustezza o meno delle tesi esposte. Dobbiamo mandare un messaggio nel futuro a quei robot dicendo che gli farebbe bene ogni tanto ascoltare le ragioni del loro cuore meccanico :-)

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  5. una volta tanto che ero riuscito a lasciarti un commento tra i primi, mi si è perso nell'etere o incagliato nel mio PC. Pazienza. Ci risentiremo. Ciao da Giovanni

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  6. Niente paura, Giovanni, è estate, siamo tranquilli e nessuno ci corre appresso. Ciao a te.

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  7. CASSANDRO

    Capitano, al Robot GHJ0945 che chiedeva “che diavolo è questa cavolata dell’amore?”, si poteva venire in aiuto facendogli leggere le semplici considerazioni di questa lei, tutta “carne e sangue” intenta a pensare qualche piacevole situazione amorosa vissuta e in attesa di riviverla quanto prima.

    Ma riuscirebbero mai a capire qualcosa dell’amore questi saccenti (nihil novi sub sole) e sedicenti intelligentissimi robot, figli “della cibernetica avanzata e di biochip di sesta generazione”?


    TRIANGOLI DI CIELO

    Non vedo più triangoli di cielo
    di sopra della testa, tra le foglie
    . . . come potrei d'altronde se un velo
    è sceso sui miei occhi e mi distoglie

    anche da quei pensieri che un dì
    tenevo nella mente ora per ora
    per te soltanto, che non sei più qui,
    che non mi stai accosto come allora

    . . . quando in quel bar con il giardino interno,
    sotto il pergolato del cortile
    - non c'era mai nessuno, estate e inverno -
    stavamo su uno scomodo sedile

    ed io, ciò non ostante, un po' la testa
    indietro reclinavo e tu con zelo
    ancor più mi piegavi . . . Ed era festa
    di baci e di triangoli di cielo.



    Chè se ci sei è festa da non dire!
    Tant’è immensa, che io benedire

    vorrei il mondo per avermi dato
    chi alle stelle mi ha sollevato.

    Ma pur se non ci sei è lo stesso
    chè mi stai sempre in cuore, come adesso,

    pensando e ripensando con piacere
    al nostro amor da mille primavere,

    che al tuo ritorno sbocceranno ancora
    chè adora solo te questa signora.


    E se fra un paio di migliaia d’anni
    venisse uno a domandare “Che
    cos’è l’amore, che gioie ed affanni
    a voi uomini ha dato?”, ebbene se

    si attarderà a leggere un po’
    queste parole scritte ora d’emblèe,
    ben capirà, pure se è un robot
    che viene qui con l’astronave, che

    la carne e il sangue valgono assai più
    di quei perfettissimi bulloni,
    di quei 2000 fili che su e giù

    a loro fanno svolgere funzioni,
    perché allorquando il cuore fa “tum-tù”
    bene si vive qui fra balli e suoni.


    Ecco ciò che direi, e in più che senza
    quel rumoreggiar con insistenza

    sarebbe un vivere . . . da fantascienza,
    da biochip privi di sapienza,

    e no di gioie alla quintessenza.

    Non prevale in amor l’intelligenza!

    (Cassandro)


    Comunque, aspettiamo con ansia la fine della storiella: ma i robot, tutti bulloni e fili, che tipo di humour avranno? Sono veramente curioso di sapere come digrigneranno le loro lucide bocche di acciaio temperato.


    il

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  8. Olà, Cassandro. I tuoi versi come al solito danno forza, sono come una bevanda corroborante, a maggior ragione necessaria nel languore estivo.
    Non so se un giorno i robot faranno un'ironia simile a questa. Forse sì. Si perderanno però la nostra languida estate e i romanzi di fantascienza di Urania ricordati da Fiore, si perderanno tante emozioni e pure i tuoi versi in una notte d'estate. Questo sì.
    A chiudere mi viene in mente il titolo di un film, forse non c'entra, ma forse sì, con i robot: "Madonna, che silenzio c'è stasera!". :-)

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  9. interessante. Sentirsi un modello biochimico riduce la pienezza di sé; e fa riflettere

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