domenica 17 luglio 2011

Filosoquiz

Come promesso ecco il post filosofico, basato su tre quiz. Dato che siamo gente alla buona, per filosofeggiare utilizzeremo frasi o situazioni di film e telefilm popolari.

La felicità è un bicchiere di vino con un panino. Dice il dottor House in una delle ultime puntante, quella in cui si occupa di un paziente che ha vinto alla lotteria: la felicità è determinata dai geni (quindi non si illudesse il vincitore di lotteria, che con i soldi vinti cercava di rintracciare una vecchia fiamma per rivivere il Grande Amore, di essere più felice del dovuto o dello stabilito). Interpretando il pensiero del più famoso dottore televisivo, potremmo ipotizzare che la felicità è data principalmente dalla macchina-corpo e dalla macchina-mente che hai,

entrambe determinate dal patrimonio genetico. La macchina-mente esamina le situazioni sociali ed esistenziali in cui vivi e una volta trovate quelle per così dire “carine” (usando un termine più altisonante potremmo dire evolutivamente attraenti) ordina alla macchina-corpo di rilasciare le sostanze atte a favorire lo stato detto felicità. Se la macchina-corpo è una Ferrari della felicità avrai uno stato gratificante proporzionale. Se è una Cinquecento sarà una felicità un po’ strettina, senza sedili in cui poter ribaltare ragazze compiacenti. La macchina-mente sarebbe, nella frase di House, molto elastica: trovandosi a operare in una realtà sociale non abbiente (tipo favelas o quartiere degradato di periferia) selezionerebbe le situazione “carine” (evolutivamente attraenti) di quei posti, una ragazza di cui innamorarsi, un lavoro interessante da conseguire, un amico con cui dividere le ore liete, una giornata di sole in cui essere spensierato, e quindi ordinerebbe alla macchina-corpo di rilasciare la quantità di felicità associata a quelle situazioni. Se la macchina-mente opera nei piani alti della società (jet set, vip set, star set, mortacci vostri set) selezionerà altre situazioni in cui ordinare alla macchina-corpo di agire sulla felicità, ma il risultato finale non cambierà di molto. Situazioni estreme e per fortuna rare tipo campi di concentramento ovviamente esulano da questo discorso. Votate A se considerate vera la frase del dottor House sulla felicità, ognuno è felice quanto è stabilito dai geni, votate B nell’altro caso.

La felicità è una disgrazia, se ci pensate bene. Veniamo a un film che ho visto di recente, I guardiani del Destino con Matt Damon, tratto da una storia di Philip K. Dick (lo scrittore di Blade Runner). Matt Damon è un politico che si innamora di una ragazza, ma un gruppo di esseri dotati di poteri sovrannaturali, chiamati agenti del Destino, decide che quest’amore non s’ha da fare e fa di tutto per ostacolarlo. Gli agenti del Destino sono un’entità ultraterrena che guida il destino dell’umanità, partendo dal presupposto che questa lasciata a se stessa si incamminerebbe in nuove guerre mondiali o tragedie simili. Matt Damon, nei piani degli agenti del Destino, deve diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti, posizione nella quale opererebbe per il bene della nazione e del mondo. Ma se ora si innamora di questa bella ballerina, pensano gli Agenti, si sentirà felice, appagato, e non avrà più lo stimolo vitale e quel po’ di istinto assassino che ti permette di fare grandi cose, anche diventare presidente degli Stati Uniti. La felicità, nell’opinione degli Agenti del Destino, è quasi una iattura, se ne te ne stai steso beato in un prato a sfogliare la margherita come potrai scrivere il romanzo della vita? Votate A se siete d’accordo con i Guardiani del Destino e considerate la felicità una cosa bella e cara ma che grosso modo ti istupidisce come una droga, B se pensate che la felicità mica ti rammollisce tanto: anche Gene Kelly era felice in Ballando sotto la pioggia e certo non se ne stava senza fare niente.

Mi è rimasto ancora un quiz filosofico, ma per non sprecare tutte le cartucce in un solo post ne parleremo la prossima volta.

16 commenti:

  1. Lo dicevano in una canzone anche Romina e Albano: la felicità è un bicchiere di vino con un panino! Eh già :-(
    La felicità (scientificamente provato) è una buona ricezione dei neurostrasmettitori(la serotonina):-)
    ....esattamente cinque anni fa ero felice,e non lo sapevo: solo ora ho compreso!
    Mbè.... la filosofia può migliorare l'umore : è come la fede ...sempre se ci credi!
    Bacione:-)

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  2. Domani rispondo ai tuoi quiz!
    Buona notte!:-)

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  3. Ho il tempo di salutarti prima di andare a letto, Sara, domani sarà una giornata campale. Aspetto le tue risposte e credo che quest'estate cercheremo un po' di filosofeggiare su questo blog, se le circostanze ci aiuteranno.

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  4. Avevo un ottimo e bravo professore di filosofia (filosofo a sua volta) ma, a parte qualche filosofo greco... du palleeee.
    Definizione di felicità? 'na parola! Forse potremmo essere felici se pensassimo di più a ciò che abbiamo e che magari non tutti hanno. Diventiamo infelici quando ci accorgiamo di essere stati privati di qualcosa che avevamo e che, forse, non tenevamo nel debito conto. Conclusione: beh forse sì, anche avere un panino e un bicchiere di vino potrebbe renderci felici.

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  5. Magari quel professore non era così bravo come ricordi, Sergio. Essere un bravo insegnante è una cosa estremamente difficile. Devi essere intelligente e non tutti lo sono, devi scendere in mezzo agli allievi e farti considerare un loro compagno senza perdere di autorità e autorevolezza e non tutti ne sono capaci, devi usare un linguaggio semplice, accattivante, brioso, senza scadere nel cabaret o nello stornellismo romanesco e solo pochissimi ne sono capaci. Anch'io al liceo avevo un professore di filosofia che veniva considerato da tutti bravo e moderno. Anch'io lo consideravo bravo e moderno. E mi vergognavo del fatto che pur avendo un professore così bravo e moderno non capissi la filosofia e mi annoiassi a studiarla. Mi sentivo due volte in colpa: almeno avessi avuto dietro la cattedra una vecchia cariatide del nozionismo postfascista! Ma no, il mio professore di filosofia era bravo, lo dicevano tutti e lo dicevo pure io. Parlava con proprietà di linguaggio, alternando discorsi forbiti a battute da compagnone, strizzava l'occhiolino alle ragazze, si vestiva in maniera informale, andava contro gli schemi, probabilmente avrebbe voluto essere un professor Keating ante litteram (quello dell'"Attimo fuggente").
    Bene, mi sono accorto che durante i tre anni in cui ho avuto questo professore che tutti consideravano bravo e moderno e che io stesso consideravo bravo e moderno non ho capito nulla, non ho studiato nulla. Di lui non ricordo quasi niente, solo che faceva dei monologhi interminabili sedendosi col didietro sulla cattedra (no, per fortuna non vi saliva sopra come Robin Williams) e che usava spesso e volentieri una parola strana mai sentita prima che mi inquietava e mi faceva sentire parecchio ignorante perché io non avrei mai saputo usarla in un discorso: l'aggettivo "mero" che a volte si trasformava nell'avverbio "meramente". Era per caso un "mero" stronzo questo professore di filosofia che tutti consideravano bravo e io stesso consideravo tale? Era forse un "mero" incapace? Ma no, era così bravo, questo professore, che era mia la colpa se non riuscivo a capirlo, se mi annoiavo a sentirlo e se mi vergognavo di non studiare (e lo stesso avrebbe potuto dirsi del resto della classe).
    A presto con altre riflessioni.

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  6. sally brown ha detto:
    poichè "ho visto anche degli zingari felici" penso che si possa concordare con il dottor hause, che poi così felice non mi è mai sembrato, anzi...
    che solo i cretini possano e riescano ad essere eternamente felici è un'idea molto diffusa a medi livelli di cultura
    difatto è un piccolo stato di insoddisfazione permanente ciò che ci consente di scavare, oltrepassare, spostare, unire, sciogliere, avanzare, indietreggiare, spostare lo sguardo e il pensiero sempre un po' più in là. Forse se l'uomo primordiale fosse stato felice, non avrebbe avuto modo d'andare sulla luna e, nello stesso tempo, non avrebbe avuto modo di ricoprire il pianeta di merda.
    Eppure, come sostiene il più grande filosofo del '900: dobbiamo immaginare sisifo felice.
    ole/.)

    by schizzigocceecapricci.blog.tiscali

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  7. Non so esattamente dare una risposta!
    direi il primo A...il secondo A/B ;-)
    Buona notte!

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  8. Ho trattato l'argomento felicità diversi post fa. Non so se rispondere A o B ai quesiti da te descritti, ma più che l'essere felici a me interessa l'essere sereni e, a volte, non sempre è possibile...
    Ciao Cap
    Marypersempre

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  9. CASSANDRO

    Sempre interessante questo tuo prendere spunto dai film o telefilm (da buon critico cinematografico quale sei, Cap) per impostare dei post (bel gioco di parole).

    Permettimi, pertanto, di fare anch’io riferimento alle storie dei film ed alla loro sceneggiatura (oltre che alla relativa recitazione), per cercare di rispondere sul tema, ora ricorrente nei soprastanti commenti, di “cosa” sia la felicità, senza peraltro toccare, non essendone all’altezza, i temi complessi e di indiscutibile interesse a carattere scientifico (“serotonina”), o sociale (“zingari”), o mitologico (“Sisifo”)


    GLI ATTORI DEL FILM
    E QUELLI DELLA VITA

    Purtroppo no, non è un film la vita,
    dove ben sanno dalla prima scena
    gli attori se alla fine ben riuscita
    sarà la loro storia o piena piena

    sarà di sogni infranti: le battute
    sono già scritte tutte e a loro resta
    solo di recitarle . . . Non incute
    ciò ansia alcuna e le loro gesta

    vengono calibrate dal regista.
    No, nella vita questo non avviene:
    si recita all’impronto e lunga pista

    battere si dovrà affinchè in bene
    ogni azione si risolva in vista
    di un vivere “normale” e senza pene.


    Infatti sta nella “normalità”
    la chiave d’oro della felicità.

    . . . Però ciò che è “normale” non si sa!


    Come nei film, solo al “the end”, ah,
    come è andata si conoscerà

    . . . e mai mai mai a metà!

    (Cassandro)

    il

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  10. Bellissima Cassandro!;-)
    buona notte Mio Capitano, domani sarà per me una giornata campale! :-D
    A presto!

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  11. Un saluto a tutti gli amici e da tutti gli ultimi prendo un po'.
    Da Sally, gli zingari felici e il Sisifo altrettanto felice di spingere il masso (ma in realtà tutti spingiamo massi e alcuni di noi sono pure felici nel farlo).
    Da Merypersempre, la sua serenità
    Da Cassandro: le battute
    sono già scritte tutte e a loro resta
    solo di recitarle . . .
    Ancora da Cassandro:
    Infatti sta nella “normalità”
    la chiave d’oro della felicità.
    E chiudendo con Cassandro: Come nei film, solo al “the end”, ah,
    come è andata si conoscerà
    . . . e mai mai mai a metà!
    Da Sara prendo il suo buonanotte e dò l'augurio che la giornata campale di domani vada per il verso migliore.
    Un saluto speciale a Mery che da parecchio non sentivamo su questo blog.

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  12. Ti dico la mia con un pensiero tratto da una canzone. Vediamo se capisci di chi è:)
    "E noi siamo sempre veloci a cambiare canale,
    ma coi piedi piantati per terra, guardando la vita con aria distratta,
    senza entrare nel campo magnetico della felicità,
    felicità che sappiamo soltanto guardare, aspettare, cercare già fatta,
    quasi fosse anagramma perfetto di facilità.."

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  13. pranzetto

    http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio_2nd_action/?copy

    ole/.(

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  14. Ho letto velocemente...
    troppo! :-))
    Sulla felicità.... sapete? credo sia un business... o per lo meno lo usino per vendere!
    Felicità, tristezza, serenità, inquietezza, incazzatura.... forse sono solo moti dell'animo...
    Se fossimo sempre felici sarebbe come andare con un qualsiasi mezzo di trasporto in una strada che se pur bellissima, ripete sempre gli stessi scenari.
    A volte in mezzo alla natura ho sperimentato la felicità, in mezzo a familiari ed amici ...
    ma sono stati momenti
    Ho sperimentato la rabbia
    ho sperimentato la tristezza....
    Poi non so se dipende dalla genetica o dalla consapevolezza e volontà di ciascuno di noi, raggiungere e mantenere quello stato....
    Pensa se uno mantenesse l'orgasmo a vita........
    :-)

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  15. Magari!!! Mio capitano sarebbe come andare sulla luna!:-)
    Grazie! E' andata più o meno bene!:-)

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  16. Cleide, anche se non riconosco i versi, se non è Guccini mi mangio il cappello.
    Sally, ho trovato la soluzione, mi faccio censurare io per purificare gli altri blog dai cattivissimi censori che ogni tre mesi stimolano campagne virtuali come quella che segnali.
    Fiore, la felicità non dovrebbero essere momenti, ma uno stato continuo e ininterrotto di appagamento e di essere soddisfatti di se stessi. Credo che la felicità mon possa essere troppo intensa perché il corpo umano non è attrezzato per stati gioiosi intensi e duraturi allo stesso tempo, mentre potrebbe sostenere un duraturo stato di basso appagamento, di tenue soddisfazione, di 'mmazza che figo sono allo specchio... L'orgasmo a vita probabilmente equivale a non avere orgasmi.
    Sara, andiamo pure sulla luna e stai bene.

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