sabato 17 marzo 2012

La classifica dei cantautori viventi

glen-hansard-in-una-scena-del-film-once-59371Per stilare la classifica qui citata ci serviremo delle tre esse: sapienza, suggestione e severità.

Sapienza sta per qualità, cioè la qualità dei testi e della musica dei cantautori in oggetto, evento come si vede variabile a seconda dei gusti. La suggestione è qualcosa di indefinibile, la capacità di un certo cantautore di farti volare con la mente, può farlo con la sua presenza scenica, con la qualità dei suoi testi o magari con la sua voce, anche se a volte si tratta di un vocione brutto e perfino stonato: la suggestione è un evento anch’esso volatile. La severità (di vita, di comportamento) è la lontananza dalla frivolezza, dal gossip, dalla vita dei rotocalchi, dal presenzialismo in televisione o sui mass media, dall’antipatica leggerezza dei social network moderni. La severità sta quasi per serietà e a rigor di logica non dovrebbe essere un parametro per giudicare il valore di un cantautore, perché nulla ti vieta di essere uno sciacquetto da isola dei famosi e scrivere belle canzoni. Tuttavia l’osservazione del mondo ci ha provato, a noi del blog dell’”Ultimo uomo sulla Terra”, che i cantautori più validi espressi dalla musica italiana sono stati caratterizzati da una severità esistenziale in almeno una fase della loro vita se non in tutta (De André, Gaber, tra quelli scomparsi). Ecco la classifica da noi compilata.

Primo posto: Francesco Guccini. Guccini a nostro parere si segnala per la notevole qualità dei suoi testi e per la sua coerenza musicale, esistenziale e perfino filosofico-politica. È anche una persona severa, che non ha mai sguazzato nel gossip, né ha mai preteso di sentenziare sullo scibile umano in luoghi non consoni. Insomma non è un Jovanotti che ti ritrovi davanti ai maroni dappertutto a disquisire di cose su cui non sa un emerito. Tuttavia le qualità di Guccini non sarebbero state sufficienti ad assicurargli il primo posto nella nostra classifica se non fosse stato per il terzo elemento di valutazione: la suggestione. La suggestione di Guccini si concentra nel suo vocione, a volte sgraziato. sicuramente lontano da ogni parametro che definisca il bel canto. E’ un vocione profondo, cupo, scadente sulle note alte; mio fratello che un po’ ha suonato e di certo si intende di musica più di me dice che Guccini è stonato, spesso anche nei dischi. Io dico: può darsi che sia stonato, può darsi che canti come un ciclope, ma chi altri può regalarti quelle suggestioni da ammaestratore di piazze, da fustigatore dei potenti e degli adoratori della trimurti Brama, Figa e Vincù, da vendicatore del Quarto Stato, da la storia siamo noi, quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che sanno nemmeno parlare?

Secondo posto: Franco Battiato. Battiato tecnicamente dovrebbe essere superiore a Guccini. Ha una qualità di testi paragonabile e di certo una maggiore preparazione musicale, sviluppata in tanti anni di sperimentazione. I suoi arrangiamenti sono eccellenti, sia quando vuole fare il commerciale sia quanto diventa elitario, la sua orchestrazione non teme confronti. Ha scritto per tutti i gusti e palati, sempre con notevoli risultati: il tormentone da spiaggia “Un’estate al mare” di Giuni Russo, la vincitrice di Sanremo “Per Elisa” di Alice, la filosofia da disco dance “Centro di gravità permanente”, l’amore come quinta forza fondamentale della fisica universale, “La cura”. Eppure gli manca qualcosa, a giudizio di questo blog, per superare Guccini, gli manca la voce da Don Chisciotte dei deboli: “Buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza. / Godetevi il successo, godete finché dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura”. Gli manca la presenza da Fra’ Diavolo dell’antisistema: “Colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte, com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...”

Terzo posto: Edoardo Bennato. Edoardo Bennato è stato il dottor Jekyll e Mister Hyde. Quando si presentò sulla scena musicale nella seconda metà degli anni Settanta, era il cantautore più fulminante che si fosse mai visto, rapido, scattante, irriverente, fantasioso e soprattutto ritmato, una tempesta. Era come uno di quei giovani calciatori immarcabili, svelto ed estroso come Maradona giovane, uno di quei ragazzini sconosciuti che sul campo di calcio umiliano maturi e pluripremiati campioni. Fisico asciutto, occhialini da cieco, parola rapidissima, armonica e chitarra rock’n roll. Ogni cosa che toccava diventava oro: “In fila per tre”, “Feste di piazza”, “Un giorno credi”, “Cantautore”, “Franz è il mio nome”, “Venderò”, “Io che non sono l’imperatore”. Poi un giorno questo fulmine fulminante morì. Non si sa bene come accadde, ma di certo il suo declino musicale andò di pari passi con quello fisico. Diventò meno magro, gli si appesantirono lo sguardo e la parola, la guancia si fece cascante, gli vennero le occhiaie. Si vestiva sempre di nero e con gli occhialini da cieco, ma a un certo punto sembrava solo l’imitazione di se stesso. Al tempo di “Notti magiche” cantata con Gianni Nannini ai mondiali del 1990 era cadavere da anni. Eppure le splendide partite che hai giocato da giovane rimarranno tali anche se da vecchio ti trasformi in una parodia di calciatore da canzone di De Gregori.

10 commenti:

  1. Ma guarda un po' che stavolta siamo quasi d'accordo:-)Mi riferisco ovviamente al primo in classifica. Gli altri due non mi fanno impazzire anche se ricordo un memorabile concerto di Battiato nel lontano 1994. Avrei comunque almeno altri due nomi che possono a mio avviso avvalersi delle tre esse. Ivano Fossati e Pino Daniele. E forse anche qualche giovane valente e promettente:)

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  2. Errata corrige: volevo scrivere Bennato e non Battiato.

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  3. Cleide, Fossati è bravo, ma manca a mio avviso nella suggestione. Con Pino Daniele lego poco anche se è un bravissimo musicista.

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  4. CASSANDRO

    Ma per avere un Guccini, un Battiato ed un Bennato, ne abbiamo dovuto sopportare di mezze calzette, con un rapporto che va oltre al 3% . . . nonchè sopportare la loro iattanza e la manifestazione spesso pacchiana del loro essere, o meglio considerarsi, Very Important Person.

    Non certo per sminuire le tue considerazioni (anche se la mia preferenza la rivolgo verso Bennato), qualche volta i 97% di cui sopra mi hanno proprio dato sui nervi

    (Per notizia, quanto segue è stato scritto, non tanto perché avessi certe idee su quei cantanti VIP, che tu, Cap in altro post chiami giustamente “santi moderni” -- se fossi al loro posto anch’io, non so tu, approfitterei del momento socio-culturale assai favorevole (ai tempi di mio nonno non era così) -- ma a seguito dell’incavolatura sorta in me per essere stato a lungo bloccato in un ingorgo fantozziano per fare spazio al passaggio, e sosta, di un gossippato cantante)

    C A N T A N T I

    Non sono contro i cantanti . . . i divi,
    ma a tutto c’è un limite, perbacco,
    col cachet loro di una sera vivi
    per una vita intera senza smacco.

    Non voglio fare i nomi, ma che sta
    mai a significare che costoro
    per un concerto in misera città
    son dalla testa ai pie’ coperti d’oro?!

    Macchine blindate, hotel da re,
    al seguito e medici e dentisti,
    controlli su ogni il pranzo, the o caffè,

    corteo di sgallettate e giornalisti
    . . . e soldi, soldi tanti . . . E dire che
    si chiamavano un dì . . . ”canzonettisti”!


    Che fesseria oggi studiare
    per poi romperti il culo a lavorare,

    per quattro euri! . . . E sì, lasciamo stare!

    E poi neppure colpa hanno se
    i lor guadagni sono immensi e

    possono fare tutto quello che
    per la lor mente passa, fin che c’è

    popolo che è pronto a pagare
    per la maniera loro di cantare,

    risparmiando a volte sul mangiare.
    Okkei, okkei . . . non debbo invidiare.

    Il mondo è questo, e non si può cambiare,
    e a chi non va. . . beh, si vada a sparare!

    (Cassandro)

    18. 3,12 ore 12,30

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  5. Cassandro, come hai ragione, con il cachet di una serata di un divo musicale ci si potrebbe campare una vita. Proprio ieri Cleide mi ha linkato su facebook un articolo del Corriere su un giovanotto (27 anni) che dice di campare con 200 euro al mese.:
    http://www.corriere.it/ambiente/12_marzo_18/devis-pecoranera-risposta-commenti_99db91f4-710a-11e1-8a4c-5b31135cad1f.shtml

    meditiamo gente, meditiamo.

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  6. Mi ha fatto riflettere la storia di questo ragazzo. Mi hanno fatto pensare quelli che lo hanno attaccato. Ancora di piu' mi ha fatto pensare la risposta ai suoi detrattori, vittime ignare del consumismo sfrenato, di modelli imposti, gente che ha perso l'uso delle mani, delle gambe e della testa. Mi ci metto anche io, per certi versi, nel calderone, ma prenderne coscienza è un passo per uscire dal tunnel:-)

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  7. Cleide, questo ragazzo mi ha fatto pensare al protagonista di un film di Sean Penn su un giovanotto che rifiutava il mondo cosiddetto civile e se ne andava a vivere in Alaska. Mi avessi segnalato prima il link, ci avrei scritto un post, ma forse lo farò prossimamente, anzi lo farò di certo.

    Sul tema qui trattato e anche sull'osservazione di Cassandro devo fare un aggiornamento; visto oggi al telegiornale Battiato il quale ha perso qualche punto ai miei occhi. Battiato faceva un concerto di beneficenza e intervistato sulle sue motivazioni così ha risposto: noi "artisti" abbiamo il dovere di fare qualcosa perché siamo fortunati, siamo EMANCIPATI DAL BISOGNO.
    Al di là dell'uso disdicevole oggi in uso di chiamare artisti cantati e canzonettisti, mi sono detto: all'animaccia dell'ipocrita! Gli avrei voluto suggerire: guarda Battiato, che tu non sei emancipato dal bisogno, sei ricco. Se non vuoi parlare della tua ricchezza, ti capiamo e nessuno ti obbliga a farlo, ma ti preghiamo vivamente di non ricorrere a ridicole formule aggiranti. Se devi dire che sei ricco, dì che sei ricco. R-I-C-C-O. Emancipato dal bisogno sarà il tuo cane Fuffy.
    Non credo che Guccini avrebbe usato una formula così ridicola invece di dire pane al pane, quindi sono contento di averlo messo al primo posto.

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  8. Riflessione del 20 marzo 2012: questo blog ritiene di dover segnalare, forse l'ha già fatto altrove, che a suo giudizio (si rende conto che è un giudizio personale e impugnabile da chiunque) la vetta più alta della musica leggera italiana si raggiunge nella canzone "Il vecchio e il bambino" cantata da Guccini medesimo rigorosamente dal vivo (e solo dal vivo) e segnatamente nel passaggio che fa: "L'immensa pianura sembrava arrivare / fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare. / E tutto d'intorno non c'era nessuno / solo il tetro contorno di torri di fumo".
    Quale Pavarotti, quali tre tenori, quali Bocelli o Caruso o chi vi pare, la suggestione che esercita la voce di Guccini dal vivo in quei versi ha un sentore di spazi intergalattici, di antiche forze evolutive in azione, di mondi tenuti in orbita da forze sovrumane.

    Questo blog afferma che quasi tutta la malia di quel brano di canzone deriva dal vocione omerico di Guccini dal vivo, perchè ha scoperto che esistono di quella canzone altre versione tra cui una cantata addirittura da Carla Bruni. Per scrupolo di coscienza è stata ascoltata anche la versione di Carlà, che faceva vomità. Vocina piccina picciò di donnetta sciocchina scioccò, Carlà voleva scopiazzare il profilo basso e presessantottesco di Francoise Hardy in "Tous les garcons et les filles", ma riusciva solo a sembrare una barbie afona.

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  9. Concordo su tutto ciò che hai scritto, soprattutto riguardo ad Edoardo Bennato. Ma gli LP (allora si chiamavano così) fino a "Sono solo canzonette" hanno segnato così tanto la mia vita che non lo cambierei con nessun altro cantautore al mondo! Poi è arrivata la decadenza dalla quale non si è più ripreso. Comunque non conta. Per me è il numero uno.

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  10. La domanda, a questo punto, mi corre quasi d'obbligo: quale valore attribuisci a Roberto Vecchioni?

    Thunderblue

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