mercoledì 5 novembre 2008

Cerco soci per fondare una casa editrice

Cerco persone interessate a fondare una casa editrice con il sottoscritto. Le persone in questione dovrebbero avere alcune caratteristiche, non necessariamente tutte quelle elencate di sotto. Una certa dimestichezza e confidenza con la parola scritta e la lettura dei libri, spirito di intrapresa, dedizione alla causa, capacità di spendere qualche soldino, non tanti per le ragioni semiserie che dirò poi, una certa socievolezza e facilità nel trattare con gli altri, meglio ancora se questa estroversione si accompagna all’occorrenza a una faccia di bronzo. Inoltre la nascente casa editrice necessiterebbe di qualcuno informato sulla possibilità di ottenere fondi regionali per la nostra iniziativa professionale (magari in qualche regione ciò è più facile che in altre).

Chi fosse interessato alla questione o ne volesse semplicemente discutere senza impegno con il sottoscritto, può scrivermi all’indirizzo: kartok@gmail.com. Tutte le mail riceveranno una risposta adeguata e seria. Se volete fare gli editori con me questo è il momento di buttarsi, amici.

Per invogliare gli aspiranti soci editori, dirò che probabilmente i sacrifici richiestici per avviare la nuova attività sono molto minori di quanto si immagini. Ne do un esempio con le categorie che esamino qui sotto.

Pubblicazione. Prima di tutto l’idea che un editore debba spendere soldi per pubblicare un libro è del tutto sbagliata. Spetta all’autore tirare fuori la grana, d’altronde vuole pubblicare il libro, no? E allora che il presuntuoso si paghi pure lo sfizio. Ci mancherebbe solo che gli editori dovessero sborsare loro i soldi per pubblicare i libri! La regola è che paga chi scrive, non chi pubblica, se no in che mondo sballato finiremmo? Occasionalmente, dato che pure i rapinatori di banca e gli spacciatori di crack talvolta si fermano ad accompagnare le vecchine ad attraversare la strada, pure noi pubblicheremo a nostre spese un autore. Tanto cosa volete che costi la tiratura lillipuziana che abbiamo in mente? In ogni modo, non scordate che l’autore che abbiamo pubblicato lillipuzianamente a nostre spese ci dovrà essere riconoscente per tutta la vita. Che diavolo, dove altro lo trova un editore pazzo che tira fuori lui i soldi per andare in libreria? Ricordatevi di farvi baciare le mani dal miracolato ogni volta che lo vedete in strada e se non ve le bacia accusatelo pure di essere un ingrato e un borioso approfittatosi della vostra bontà.

Editing. Dovremo supervisionare l’editing del libro che vogliamo pubblicare a spese soprattutto dell’autore. Niente paura. Ci leggiamo il romanzetto più o meno come leggiamo i post sul blog, cioè leggendone una riga e saltandone sette, diciamo all’arrogante in cerca di pubblicazione di levare una parola qui, di correggere una sillaba là, di modificare il finale su cui siamo ferratissimi perché è l’unica parte del romanzo che abbiamo letto quasi integralmente… ed ecco che l’editing è bell’e fatto.

Distribuzione. Il libro si deve distribuire affinché arrivi nelle librerie. Anzi si potrebbe dire che questo è l’elemento più importante per far vendere un romanzo o un prodotto simile. Infatti se un libro non va nei luoghi dove si vende a che cavolo serve? A marcire negli scantinati? Qui possiamo fare un accordo con un distributore arrangiaticcio che faccia arrivare il nostro prodotto editoriale in cinque o sei negozi in tutto il paese se le cose vanno bene, tra cui una libreria in vetta al Monte Bianco e una sull’ Isola dei Fantasmi Mbriachi a sud di Pantelleria. Al resto deve pensare l’autore. Faccia telefonate intimidatorie al distributore, lo minacci di fargli causa, anzi gliela faccia proprio, infine si distribuisca il libro da sé, d’altronde è lui che vuole pubblicare, no? E allora muova un po’ quelle chiappe e la smetta di pensare che tutto gli sia dovuto come un bambino viziato.

Amici e parenti. Naturalmente questo è compito esclusivo dell’autore. Parli con familiari e congiunti fino al quarto grado di parentela. Mandi mail accorate ai discendenti dei tris-trisnonni emigrati in Labrador pregandoli di acquistare la sua fatica letteraria in dollari canadesi o sterline egiziane. Si umilii con la zia bisbetica che per darti una caramella alla menta schifilizia ti faceva mettere in ginocchio un quarto di secolo fa. Insomma veda di sbolognare due o trecento copie ai congiunti, d’altronde è lui che ha voluto pubblicare, no? E allora che pedali.

Presentazione del libro. Le regole per le presentazioni del libro, cioè per discutere del tuo romanzo in una sala di fronte a un uditorio a cui poi cercherai di rifilarlo, sono semplici. L’autore si organizza da sé tutte le presentazioni che vuole, contattando librerie, eventuali giornalisti, curiosi, intercettando passanti e avventori di osterie. Ha voluto pubblicare, che si dia da fare, allora. Ci mancherebbe solo che l’editore organizzasse lui le presentazioni a quello scansafatiche.

Giornalisti, registi, attori e pubblicisti. Sono i personaggi che possono pubblicizzare il libro o che possono eventualmente essere interessati ad acquistarne i diritti per farne un film o una storia televisiva. Non c’è neppure da specificare che è compito di chi ha scritto il libro contattare questa fauna umana e fare anticamera virtuale in Outlook sperando che qualcuno si degni di rispondere alle sue pressanti e numerose mail.

Premi letterari. Si muova, questo scribacchino antipatico. Usi Google, cerchi i premi che possano andare bene per lui. Scriva alle segreterie dei premi. La smetta di fare il moccioso capriccioso e faccia qualcosa.

Implorare i librai. Chiaramente è una cosa che spetta all’autore. Si armi di pazienza e vada in tutte le librerie della nazione chiedendo ai librai della sua creatura letteraria e implorandoli di esporla per qualche nanosecondo nel punto meno frequentato del negozio. Vogliamo forse che l’editore, con tutti i gravosi impegni che ha, si accolli pure quest’altra seccatura?

Qui sopra ho scritto ironicamente come intendono la professione di editori alcuni personaggi di questo paese, a dire la verità neppure tanto rari. Ma la mia proposta resta valida. Se a qualcuno interessasse esplorare la possibilità di fondare una casa editrice, mi scriva all’indirizzo pubblicato sopra. Risponderò a tutti. Ripeto che sarebbe indispensabile qualcuno informato sulla possibilità di ricevere sovvenzioni regionali che so essere molto favorevoli nel campo dell’editoria. Se si riesce a beccare una sovvenzione regionale o di altro tipo si rischia pochissimo, mal che ti vada. Per il resto siamo vivi, siamo svegli, siamo blogger: pensate forse che riusciremmo a fare gli editori peggio di altri? Io aspetto, un saluto a tutti gli amici.

31 commenti:

  1. ciao
    bella iniziativa... ma non ce ne sono già tante?

    buona serata

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  2. Ce se son tante e cattive, per questo c'è necessità di farne un'altra.

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  3. proposta troppo interessante per leggerla di corsa prima d'andare a letto, appena posso ti faccio sapere. notte.

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  4. Ma tu credi vi fosse davvero la necessità di specificare che eri irnico? :-) (eppure nella mia testolina bacata me lo sono chiesta tutto il tempo mentre leggevo senza saltare nemmeno una riga...).

    Ma come si fa a fare gli editor e a organizzarsi a migliaia di km. di distanza?

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  5. Cioè...Non sono rimasto incastrano nella realtà parallela,anche se ho letto solo oggi che ci siamo salvati...


    Sono incasinatissimo,ho pochissimo tempo per leggere i blog,ma non appena posso faccio un salto...A presto...

    C.

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  6. Ho visto che una tipa di una certa casa editrice ha scritto un post citando brani, chiaramente in modo sbagliato e scorretto, di una conversazione privata intercorsa tra noi, quindi mi vedo costretto a spiegare la genesi di questo post (è comunque già scorretto citare virgolettati tratti da una conversazione privata, quale ne sia il contenuto). Dato che il post di questo personaggio sta diventando un ricettacolo di accuse e livori anche anonimi contro il sottoscritto, urge una risposta adeguata.
    Come qualcuno saprà ho pubblicato un romanzo, il cui titolo è pubblicato sulla colonna laterale del blog. Non sono stato io a chiedere di pubblicare. Mi fu fatta una proposta quando ero su tiscali proprio da parte dell’autrice del post di cui sopra, persona nota per promanare, con aria da supersaggia dell’editoria, consigli a buon mercato a favore di chi scrive.
    Mi fu chiesto di scrivere e ho scritto. Ho scritto e corretto. E poi corretto e corretto e corretto. Alla fine il romanzo è giunto alla fine. Lo hanno pubblicato.
    La persona che mi aveva domandato di scrivere il romanzo ha cercato di accusarmi in ogni occasione di non fare abbastanza per promuoverlo. A suo dire il romanzo se lo deve vendere l’autore. L’editore non deve muovere il suo dito mignolo. Se il romanzo non è nella libreria in cui dovrebbe essere, la colpa è dell’autore che non è andato nella libreria e non ha litigato con il librario per costringerlo a esporre il suo romanzo. Le presentazioni se le deve organizzare l’autore e deve procacciarsi gli invitati. Giornalisti e persone interessate al libro le deve contattare l’autore. Premi letterari eccetera, tutto sul groppone dell’autore. Dice la persona che questa è una rivelazione ricevuta da lei medesima sul monte Sinai da Dio stesso: l’autore fa tutto, scrive il libro, lo corregge, lo edita, ci perde il sonno sopra, e poi corregge ancora, poi lo promuove, lo pubblicizza, lo presenta, lo manda ai concorsi, lo vende… e l’editore? L’editore non fa un cazzo. Così le ha detto Dio Onnipotente sul monte Sinai. L’autore fa tutto e l’editore non fa un cazzo. E’ un comandamento divino, quindi non c’è niente da discutere.
    Questa persona che mi ha contattato per scrivere il libro e che poi ha scritto un post che è divenuto un ricettacolo di accuse anonime e non contro di me inoltre dice che sono un irriconoscente. Tutte le santissime volte, ripeto, tutte le santissime volte che parlo con lei mi dice che dovrei essere riconoscente all’editore perché mi ha pubblicato (un libro che mi era stato richiesto di scrivere e che ho scritto con il mio massimo impegno e faticando non poco e perdendoci il sonno) SENZA PAGARE.
    Per lei il fatto che un editore ti pubblichi senza farti pagare equivale più o meno a un portento. E’ come un vincitore del superenalotto che ti cede gratuitamente il biglietto vincente, è il miracolo di Lourdes. L’editore che ti pubblica senza farti pagare equivale alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, a Gesù che cammina sulle acque. Ho cercato di spiegarle che mi pare una cosa normale che l’editore pubblichi il libro a sue spese. Lo scrittore scrive e l’editore pubblica. Il lattaio vende il latte e lo spazzino spazza a terra. Il fornaio vende il pane e il tramviere guida il tram, il postino porta le lettere e la gallina fa coccodé nella vecchia fattoria ia ia oh. Dice di no. L’editore che pubblica pagando lui è un miracolo e io dovrei baciargli le mani ogni volta che lo vedo.
    Ho cercato di informarmi se pensasse che pure l’editore dovesse essere grato a me. Magari anche lui avrebbe dovuto, se non baciarmi le mani come io dovrei fare con lui, dirmi grazie perché mi sono fatto il culo per scrivere il libro. Dice di no. Dio sul monte Sinai ha detto che nessun editore deve essere grato allo scrittore, nessun editore deve dire grazie all’autore mentre è vera la proposizione inversa, qui già ampiamente descritta.
    Dice: vabbé sono idee singolari, ma quando si ha a che fare con il divino e le verità rivelate è inutile discutere. Andiamo a vedere la maggiore accusa che mi muove questa persona. Dice che io non faccio abbastanza per promuovere e vendere il libro (compito che per me, e non solo per me, dovrebbe essere principalmente dell’editore, ma lasciamo stare). Se un personaggio di una casa editrice ti dice che non fai abbastanza per vendere il tuo libro significa che lui sente di aver fatto fino in fondo il suo dovere, no? Se uno ha la coscienza sporca, mica dice a un’altro che si comporta male, vero? Quindi la casa editrice, per bocca di questa sua portavoce, è sicura di aver fatto il massimo per il mio libro. E’ così?
    Vediamo. Ieri la portavoce della casa editrice mi ha comunicato che il mio libro ha venduto 66 copie. Ora io sono certo, fino a prova contraria, che quelle 66 copie le ho vendute tutte io. Le ho vendute un po’ ai miei familiari, un po’ a qualche amico del blog, un po’ ad altre persone a cui ho mandato mail pubblicitarie. Forse ne ho venduta una pure a un mio amico disgraziatamente trapassato da poco.
    La domanda è: come fa un editore che non ha venduto una cazzo di copia, dicasi una cazzo di copia del tuo romanzo, ad accusarti di non impegnarti quando tu ne hai vendute 66? 66 a zero: se una partita di pallone finisse con questo risultato ci sarebbe da rimanerci di sasso. Eppure un editore che non vende una cazzo di copia quando tu fino a prova contraria ne hai vendute 66 ha la faccia tosta di dirti, attraverso una sua portavoce, che tu non ti impegni abbastanza. E che razza di mondo sballato è diventato questo! Il pazzo del mio rione vicino a certi editori e ai loro seguaci pare la persona più raziocinante del mondo.

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  7. io potrei occuparmi delle questioni squisitamente legali e comunque mi sembra un'ottima idea.
    scrivi molto bene, magari se fossi un pò meno prolisso sarebbe l'optimum..
    ciao cap

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  8. Anche io volevo mandare un mio libro a questa casa editrice, sono perplessa ora. Ma scusa ma se è tutto vero quello che dici perchè loro avrebbero dovuto spendere denaro per stampare il tuo libro e poi perderci sempre denaro per non promuoverlo? E' incoerente questa cosa. E poi, ti hanno costretto a scrivere un libro e hai firmare un contratto sotto tortura? O sei arrabbiato perchè forse il tuo libro non è piaciuto e allora non ha venduto granchè?
    A me sembra strano che una casa editrice faccia così, specie se non ti ha chiesto soldi.
    Fammi sapere, grazie.
    Questa è la mia mail, non ho un blog: sir_@hotmail.it

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  9. cuncetta, grazie per i complimenti, terrò presente la tua preparazione legale.
    anonimo, il mio consiglio è di farti un blog perchè altrimenti rimani un anonimo e le parole degli anonimi sembrano sempre sospette sul blog.
    Ribadisco soltanto il concetto che una casa editrice che non ti chiede soldi è la norma. Non si dovrebbe nemmeno specificare questo particolare in un mondo normale. Sul resto ho già argomentato.

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  10. Ho sempre pensato tutto il bene possibile sul lavoro delle piccole case editrici. Una piccola realtà che lavora alacremente per farsi spazio nel momopolio della scrittura dei grandi colossi dando voce a piccole ma non meno grandi penne alle quali nessuno presta attenzione. Ci siamo molto scontrati io e te su questo punto perchè spesso sono stata dalla parte della tua casa editrice. Ma non stavolta. Ho seguito questa avventura dall'inizio e forse solo ora posso tirare le somme. Quello che vedo è che si è tanto parlato di collaborazione ma nei fatti questa collaborazione io non l'ho vista, se non vaghe e superficiali risposte a legittime domande. Io credo che sia compito dell'editore "istruire" l'autore qualora questo non sappia dove andare a pescare i pesci. Ognuno si sbatte a suo modo, con i mezzi e le opportunità che ha. Non trovo corretto dire "tu non hai fatto nienter" e sono testimone che in questo caso questa affermazione è infondata. Il tuo libro è un bel libro, la storia è una storia forte, diversa e non banale.Con questa ultima affermazione rispondo a Sir, il cui commento mi pare di un ingenuità troppo irreale per essere vera.

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  11. .. ecco, dopo la tua precisazione è tutto molto più chiaro..

    Ho esperienze indirette di conoscenti che hanno scritto libri, con case editrici più o meno note.. Più o meno grandi.. E ti do per certo che si, l'autore ha cercato e dovuto farsi pubblicità nella sua cerchia, come dici tu, ma era l'editore a fissare presentazioni nelle librerie, tavole rotonde sul tema, pubblicità sui giornali prima locali poi , quando il libro ha funzionato, nazionali..
    Mi pare surreale che qualcuno abbia la percezione che sia l'autore a dover andare porta a porta a proporsi.. Davvero surreale..

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  12. Un bacio a Balua e alla serenità con cui ha esposto il suo pensiero. :-)

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  13. Arrivo qui su segnalazione di un tuo lettore. Non sono un editore ma lavoro nel campo dell'editoria da decenni e conosco le dinamiche che governano questo mestiere. Ci tenevo a farti riflettere su un punto. Esistono due tipologie di editori: quelli che lo fanno per mestiere e quelli che lo fanno per hobby. I primi, da bravi imprenditori di se stessi, investono denaro e tempo nella promozione e sanno bene come muoversi. E' il loro mestiere. Investono su di te e quindi su se stessi. I secondi, e mi pare che sia il caso che ti rappresenta, fanno gli editori per hobby, per piacere e il più delle volte per promuovere una loro creatura, e considerano esaurito il loro compito nella pubblicazione del tuo lavoro. Questo in sintesi. Ma se mi permetti ti contatterei e ne potremmo parlare privatamente e serenamente per evitasre di accendere polemiche qui. Un saluto

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  14. roba da matti, ora capisco la tua provocazione, ma non mi pare del tutto balzana come idea. una casa editrice seria dovrebbe di certo, occuparsi della parte promozionale di un opera che pubblica, sento del marcio in questa vicenda, capitano caro ho la sensazione che tu sia incappato in una di quelle situazioni in cui l'editoria riceve delle sovvenzioni statali solo a patto che ne dimostri un certo numero di pubblicazioni, riesco a spiegarmi questa storia solo in questo modo. un caro saluto.

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  15. Balua e serenità in genere son due termini che nella vita reale non si accostano molto, ma mi piace che lo hai pensato!!

    .. comunque al prossimo libro..

    A.cambia casa editrice.. e se vuoi te ne posso suggerire un paio, a tempo perso..

    B.se vuoi faccio la 67esima cliente!!! :-)

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  16. Ciao Capitano... e che ne pensi delle case editrici che espongono in bella vista -Cercasi Nuovi Autori- nel loro sito (e non solo) e poi ti rispondono (naturalmente dopo un milione di sollecitazioni) che loro non hanno "euri" e per il momento - E' tutto bloccato-? E allora perché piazzi annunci ovunque, con accurate descrizioni dello stile dell'autore ricercato, che chissà perché dev'essere sempre "fresco", manco stessimo parlando di merluzzi??? Io per sbloccarsi gli avrei consigliato una Dolce Euchessina all'editore (chissà se qualcuno si ricorda del gufo con gli occhiali della Dolce Euchessina...), ma ho preferito lasciar perdere. Il mio modesto parere è che se ti pubblica una piccola casa editrice, naturalmente anche tu, autore di belle speranze, devi impegnarti, nel limiti del possibile... ma l'editore il suo lavoro lo deve pur fare, per piccolo editore che sia!
    La tua idea della casa editrice mi piace, soprattutto se nascesse come una iniziativa di blogger (forse sarebbe il primo caso...), e se ti serve una correttrice di bozze, io mi propongo!
    Un saluto, Capitano...
    ps: Halloween non è una iattura se lo festeggi senza copiare per forza dagli americani... ;)
    ps2: porc... mi son dilungata troppo...

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  17. Credo che l'imprenditoria non faccia per me. Se poi si deve pure coinvolgere i parenti serpenti, poi,...

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  18. ogni volta che torno a leggerti hai sempre delle novità .. ne possiamo discutere, saluti Capitano

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  19. Bando alle sterili polemiche, che peraltro non ho cominciato io, e pensiamo alle cose serie. Io mio romanzo partecipa al premio Scerbanenco, un premio importante con autori importanti. Ho scoperto che da oggi fino al 25 novembre si possono dare dei voti popolari che verrano sommati a quelle delle giurie tecniche (secondo meccanismi a me ignoti) per determinare il vincitore del premio. Invito quindi tutti gli amici e gli uomini di buona volonta a votare per il mio romanzo: "Atto d'amore" di Francesco Cinque. Basta un solo click.
    Votate, votate, votate.
    ecco il link dove farlo:
    http://www.noirfest.com/cerba.asp

    P.S. Ammetto che fa un certo effetto vedere il proprio nome a fianco di quelli di Carlo Lucarelli, Vincenzo Cerami e Danila Comastri Montanari. Provo dei brividi delle grandi altitudini, ma mi sa che non dureranno troppo. :-)
    Un ringraziamento a tutti quelli che voteranno per me.

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  20. L'iniziativa che proponi nel tuo articolo, un po' scherzando e un po' seriamente, è indubbiamente simpatica e, se avessi una cinquantina d'anni di meno, ti darei con piacere una mano. Quello che trovo invece serissimo e molto interessante é il tuo commento sull'editore. Temo anch'io che Gians abbia ragione e che il mecenatismo della casa editrice sia teso ad ottenere i contributi per l'editoria.
    E' ovvio che un libro, anche se scritto benissimo, abbia successo solo se opportunamente pubblicizzato e ben distribuito dall'editore; i casi in cui un autore ha avuto successo solo basandosi sul passaparola si contano sulla punta delle dita.
    E' anche scontato che l'autore cerchi di dare la massima pubblicità alla sua creatura, ma a meno che non si chiami Bruno Vespa le sue possibilità sono pur sempre limitate alla ristretta cerchia di parenti ed amici. E' l'editore, e non l'autore, che può e deve organizzare delle presentazioni (così come fa Guida a Napoli)ed avere contatti con le librerie, e solo lui può stimolarle a mettere in vetrina per qualche tempo "quel" libro. Resto comunque del parere che, aldilà delle vendite, il tuo libro è un bel libro, originalissimo, e che, secondo me, si presterebbe benissimo ad una trasposizione cinematografica.
    Ciao Francesco.

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  21. consideralo fatto, non fosse per altro che mi piace come scrivi, e che loro di premi dalla vita ne hanno avuto fin troppi. :) buona domenica pomeriggio. :)

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  22. ciao, ho appena votato per te sul sito del concorso.
    per quanto riguarda la faccenda della casa editrice, secondo la mia esperienza, posso dire che è molto difficile trovare editori che pubblichino uno sconosciuto senza farlo pagare, e trovo che questa usanza sia una schifezza. penso che la casa editrice debba fare del suo meglio per promuovere l'autore secondo le proprie possibilità (visto che non si tratta della mondadori)e penso che l'autore debba fare tutto il possibile ma non l'impossibile. difficilmente un libro pubblicato da una casa editrice minore diventa un best sellers.
    in bocca al lupo.
    birba_976

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  23. birba 1976, ho letto con interesse il tuo pensiero. Non posso commentarti sul tuo blog perché hai i commenti solo per Libero. Ciao.

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  24. ciao, ora dovresti poter commentare sul mio blog... sono nuova e non avevo visto le impostazioni per i commenti.

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  25. E' interessantissima come idea, m a me manca lo spirito di intrapresa, in effetti. Ci ho messo un po' a capire che eri ironico.
    Stavo pensando che io giudico positivamente buona parte dei racconti che leggo anhce sulle riviste per dilettanti"Inchiostro" etc etc. e non sarei forse un buon segnlatore....

    Gianni di Informasatira

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  26. Non sapevo che i post nei blog si leggono leggendo un riga e saltandone sette!!!:-((
    Io ho un altro sistema invece:un post o lo leggo "tutto" o non lo leggo "per niente"!!:-))))

    Invece uso il sistema del "salto delle righe"prima di acquistare un libro!:-)))
    Va bè,comunque non devo fare l'editrice!:-))))

    Ciao.:-)) faraluna

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  27. Gent.mo,

    cosa ne pensa della casa editrice online GiveMeAChance (http://www.givemeachance.it) ?

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  28. Per Anonimo, mai sentita in vita mia. Ho dato uno sguardo fugace al sito che hai segnalato e più che una casa editrice mi pareva un sito di commessi viaggiatori. Chiarisco comunque che questa è solo un'impressione.

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  29. Ciao Capitano, permettimi di farti i complimenti per l'ottimo stile ironico che mi ha strappato più di una risata. Io ho alle spalle due contratti con due piccole case editrici e sono arrivata a questa conclusione: i piccoli editori non hanno i mezzi per promuovere come si deve i libri dei loro autori. E spesso non hanno nemmeno le conoscenze che si danno per scontate. La verità è: le GRANDI case editrici hanno le conoscenze giuste e i mezzi adeguati per lanciare un autore a livello nazionale. Punto e basta. Nel febbraio di quest'anno ho fatto la mia scelta: sono diventata un'autrice autoprodotta, appoggiandomi a un print on demand. Le vendite vanno meglio, ma solo perchè mi do un gran daffare. Almeno non raccolgo più le briciole che una volta erano destinate a me sul prezzo di copertina. Adesso raccolgo una fetta sostanziosa su ogni copia e godo di una libertà assoluta riguardo ogni aspetto delle mie pubblicazioni. Dopo tante esperienze in questo campo (più di dieci anni)ho capito che l'autoproduzione può rivelarsi un'ottima strategia per rimanere indipendenti mentre si lavora attivamente per arrivare ai grandi colossi editoriali, quelli con i quali vale davvero la pena di firmare un contratto.

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  30. Ciao Capitano e Kristle Reed,

    io proverei a dare un'occhiata un po' più critica a givemeachance.it (www.givemeachance.it) leggendo la mission e magari contattandoli ... visto che gli autori aderenti stanno aumentando, chissà...

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