mercoledì 18 novembre 2009

I rapinatori di risate

Come ho detto in un post recente, detesto ridere quando farlo sembra un obbligo. Detesto ridere se ti chiedono di farlo in presenza di battute a dir poco scadenti. Infine odio ridere se i primi due contesti sono peggiorati dal fatto di trovarti in un luogo in cui sarebbe meglio fare altre cose. Purtroppo mi trovo spesso in situazioni in cui mi si vorrebbe far ridere anche se una risata non c’entra un emerito.

Ecco la mia storia. Vivo a Napoli e come molti risiedenti nella città d’’o sole cerco lavoro. Qui ci si arrangia. Un po’ di tempo fa ho contattato su Facebook un personaggio che lavora nell’editoria, conosce un mucchio di gente, fa un sacco di presentazioni di libri. Insomma volevo vedere se mi trovava qualche lavoretto, tipo leggere o correggere testi, revisionarli, recensirli. Ora c’è il problema che questo personaggio è sempre in giro a fare presentazioni di libri, ma sempre. Quindi se lo vuoi incontrare è lì che devi andare. La cosa curiosa è che i libri presentati da costui hanno sempre qualche argomento comico o richiedono l’intervento di uno o più comici. Non so davvero perché, ma ogni volta che vado a queste presentazioni di libri si fanno un sacco di battute dal palco e ci si aspetta che uno rida. Ora a me quelle battute non fanno ridere e quindi mi attiro l’odio imperituro dei presenti che si sentono accoltellati a tradimento.

Sono stato a una di queste presentazioni pochi giorni fa al Maschio Angioino nella partenopea piazza Municipio. C’erano quattro gatti. Dato che sospettavo che in una maniera o nell’altra si sarebbe finiti a qualche sketch deficiente sulla moglie arpia o sui figli strafottenti anche se proponevi un libro denuncia sulla guerra in Afganistan o sul turismo sessuale, mi sono messo nelle ultime file della sala. Mi sono detto: anche se non rido, a questa distanza non mi nota nessuno. Ho fatto male i conti. Mi notavano pure a quella distanza. Forse anche a causa di un fotografo per così dire estroverso (da loro arruolato e presumo pagato) che in un angolo della sala parlava ad alta voce al cellulare fottendosene delle scadenti battute del palco. La maggior parte delle occhiate assassine erano indirizzate al fotografo distratto, ma molte investivano pure me, forse perché ero sulla stessa linea di fuoco e soprattutto perché non mostravo allegria smisurata. Mi sono dovuto sorbire le battute che avrei volentieri evitato. Ho dovuto fingere di ridere qualche volta e per di più non sono riuscito a scambiare una sillaba con il tizio che avrebbe dovuto procurarmi il lavoretto nell’editoria. Dato che la presentazione, dovrei dire il numero di varietà, è cominciata con quasi un’ora di ritardo e che in tutto quel tempo il mio conoscente non mi ha rivolto la parola, anche in presenza di miei cauti approcci, presumo che sia azzardato attendersi un lavoro da quella parte.

Risultato: non andrò mai più a una di queste cazzo di presentazioni tutto cabaret e niente libri. In ogni caso ho riflettuto che se questo tizio dell’editoria deve dare un lavoro a qualcuno, lo darà senza dubbio a uno dei suoi molti amici scrittori che si sganasciano alle sue presentazioni, non certo a uno sconosciuto come il sottoscritto che pensa che alle presentazioni di libri si dovrebbe parlare di libri e non fare scadente cabaret partenopeo.

14 commenti:

  1. Da tutto questo emerge un dato positivo; non sei il classico yes man. Di questo dovresti andare fiero, e credo che alla lunga sia pure molto più redditizio.

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  2. Amico gians, redditizio non so. Comunque quando ti capitano fatti così ti puoi sempre sfogare scrivendoci un post su, cosi come quando fai una vacanza e ti va tutto storto.

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  3. Potrei raccontarti la mia storia lavorativa, l'unica di cui possa vantare una ottima conoscenza: non lo faccio pubblicamente, ma credimi, vedresti a sentirla il bicchiere mezzo pieno.

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  4. ... mmm ... a volte non fare il leccaculo (si può dire?) fa sentire orgogliosi di noi..

    .. ma non ci da da mangiare.. MANNAGGIA!!!

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  5. Balua carissima, ripeto qui la colonna sonora di oggi come ti ho scritto su Facebook, colonna sonora che stimola uno spirito positivo e fattivo, cosa di cui abbiamo tutti bisogno:
    "Per fa' la vita meno amara
    me so comprato sta chitarra
    e quanno il sole scende e more
    me sento er core cantatore".

    Nino Manfredi "Tanto pe' cantà" :-)

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  6. Purtroppo devo dire che mi sarei meravigliato del contrario.E' già qualcosa che non ci siano stati i tabelloni luminosi per indicarvi quando applaudire o quando ridere.Che tristezza.

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  7. Post molt inc.... ma condivido il tuo risentimento. Peraltro quoto Lanza. Era prevedibile

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  8. ho la sensazione che c'è gente che ci marcia veramente molto sull'editoria.
    A me è capitata una cosa simile... solo che al posto dell'incontro con le risate forzate... di organizzato c'era un ipotetico incontro di sesso... invece di un colloquio di lavoro.
    Ho nasato prima e non ci sono andata.
    E' dura la ricerca del lavoro...

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  9. e tu non lasciarti travolgere da uqeste cose Capy tanto so che tu sei intelligente :)

    scusa la mia lattitanza ma lo studio (e non lavoro come hai detto) mi ruba parecchio tempo... e poi... coccodrilli bianchi? ussignur, spero non mi mordano troppo, eheheh... o è un gioco di parole tuo?

    un abbraciotto e a presto.
    Tali

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  10. Vorrei dirti: ma no, via, non sono tutti così, sei troppo pessimista e disincantato... Vorrei dirtelo, ma non te lo dico, perché tu hai ragione e io sarei ipocrita.

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  11. Caro Mio Capitano nel mondo del lavoro qualche sacrificio è inevitabile!! Secondo te è più facile tentare di ridere, anche se non si è convinti, oppure evitare di mandare affanculo qualche giovane e presuntuoso dirigente rampante e pure milanese? Caro amico mio il mondo del lavoro sta diventando sempre peggio, e sopravvivere, se si è minimamente sensibili, è dura, a volte durissima! Sembra, come dicevo in un post di qualche giorno fa, che ci sia una pandemia della presunzione della estrema superficialità e dell'ignoranza. Persone specializzate a far diventare una cretinata la cosa più importante del giorno della settimana del mese, e vanno avanti così, evitando di affrontare le cose serie ed importanti! Che fai in questi casi? Già il lavoro se o si cerca di fare con coscienza ed onestà è durissimo, se poi ci metti pure questo contorno spesso diventa proprio troppo!
    Caro Mio Capitano questo per dire che comunque, bene che vada per lavorare qualche sacrificio bisogna pur farlo!! Tentare qualche risata non mi pare poi tanto drammatico!
    Tu usa qualche trucco:ti metti in mente una di quelle barzellette che ti fanno tanto ridere e quando senti qualche battuta che secondo loro dovrebbe fa ridere ti ricordi della barzelletta carina e ridi!
    Visto che ridere fa pure bene prendila come una cura che ti ha ordinato il dottore! Se il dottore ti da una medicina che ha un sapore amaro, che però ti può far bene, tu che fai non la prendi?
    Con questo non dico che per lavorare bisogna rinunciare a tutte le proprie convinzioni, alle proprie idee ecc, dico solo che il lavoro non è esente dal sacrificio, fisico e non solo!!
    Carissimo, ti auguro che al più presto tu possa trovare il lavoro giusto che fa per te!!

    Ciao.

    berardo

    PS
    In questi giorni la mamma è nuovamente in ospedale per un altro intervento!(purtroppo non sarà l'ultimo perché pur potendolo fare insieme due interventi però da due equipe di medici, ebbene non sono riusciti a mettersi d'accordo, sembra impossibile ma così è....e chi ci va di mezzo?) Vogliamo parlare di come sta andando il mondo della sanità? Meglio tentare comunque di ridere, almeno se è vero che il "riso fa buon sangue" almeno non ci ammaliamo!

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  12. Mah, tentare di ridere se non c'è motivo di farlo sarebbe come prostituirsi. C'è un sentimento umano (ma è un sentimento o un modo di essere?) che si chiama dignità.
    Non so, sarò poco diplomatica, ma non avrei riso nemmeno io.
    A chi, ogni tanto, mi scrive che dovrei cimentarmi seriamente con la scrittura rispondo che anche le cazzate che scrivo sul mio blog per me sono una cosa seria. E, data la situazione, per me va bene così. ma io non ho più stimoli nè speranze.
    A me dispiace sinceramente di te. Ho letto un tuo libro, come sai, e ti ho trovato mille volte più bravo di tante mezze calze in giro.

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  13. Vado sul blog stamattina e mi viene da pensare: non va poi tanto male se ho tanti amici che partecipano alle mie disavventure :-)
    Un ringraziamento a tutti, da gians a enne di niente.
    Devo dire che sono d'accordo con enne di niente quando dice di prendere sul serio il blog. Tra l'altro non capisco la frase che le hanno detto, e cioè che dovrebbe cimentarsi seriamente con la scrittura (intendendo quella su carta). Non credo che la scrittura su carta sia più seria di quella del blog. Io, e presumo pure lei, scrivo sul blog in maniera estremamente seria, anche quando si tratta di cazzeggiare o imprecare. Le uniche cose serie che possono darti la scrittura su carta sono i soldi (ma accade raramente), la notorietà (rara anche questa), lo status symbol da Vero scrittore (raro, si sa). Ho scritto un post su questo argomento, chi vuole può dargli un occhio, magari esce tra gli articoli consigliati a fine post:
    "Il blog, ovvero la fulgida Spada della Libertà editoriale".

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  14. credo che la situazione editoriale in Italia sia troppo difficile.....e chi è riuscito, e aveva anch ele qualità,ha avuto anch euna notevole fortuna.
    Sonocontenat che i blog mi mi abbiano permesso di scoprire persone come teE in quanto asfighe sul lavoro.ehm...potrei scrivere un'enciclopedia!...

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