mercoledì 10 novembre 2010

Unabomber era più pazzo di noi?

Un paio di giorni fa ho visto un documentario su Unabomber, l’individuo che in America ha inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone, durante un periodo di quasi diciotto anni, provocando tre morti e 23 feriti. La caccia all’uomo che organizzò l’FBI è stata la più costosa della storia. Ma i danni derivanti dall’insicurezza sociale dovettero essere molto più ingenti. Il documentario mi ha colpito per vari motivi.

Prima di tutto perché Unabomber, al secolo Ted Kaczynski, era non un uomo intelligente, ma un genio. Aveva un quoziente di intelligenza di 167,

fu ammesso ad Harvard a 15 anni e risolse un complesso problema di matematica rimasto insoluto per molti anni. Inoltre anche se molti tentano di inserirlo nella schiera dei serial killer, lo si dovrebbe considerare piuttosto un terrorista, campo questo dove spesso i giudizi divengono molto più personali e capziosi. Infine mi sono letto qualche stralcio del suo manifesto di 56 pagine contro la società tecnologica, per combattere la quale aveva affermato di usare i suoi pacchi esplosivi, e non posso negare di aver trovato molte idee condivisibili e spesso espresse con lucidità. Unabomber è stato qualificato spicciativamente come un folle assassino, ma c’è da farsi alcune domande sulla questione.

Numero uno, Kaczynski seminava bombe che hanno provocato esiti mortali in tre casi: basta questo per farti considerare pazzo dalla società? Non pare, abbiamo un pianeta pieno di gente che semina bombe dovunque per i motivi più assurdi, e nel giudizio di larga parte del mondo, non solo del mondo islamico, ma anche di lembi del mondo cosiddetto civile come L’Europa (Eta, Ira, terrorismo politico), costoro non sono pazzi, ma eroi. Molti di questi personaggi, come i terroristi dell’11 settembre che uccisero migliaia di innocenti sono visti in vaste zone del pianeta quasi come noi vediamo Garibaldi. Unabomber con i suoi tre piccoli morti al cospetto sembra uno scolaretto delle elementari.

Numero due. Date queste difformità di vedute geopolitiche, forse per essere considerato pazzo non contano tanto i morti che provochi (molti o pochi che siano) quanto le motivazioni che hai. Se le tue motivazioni sono sufficientemente buone o considerate tali, puoi pure uccidere ed essere un eroe, almeno per vasta parte dell’opinione pubblica. Le Brigate Rosse uccisero un mucchio di gente che non c’entrava niente e sono considerate al massimo un gruppo di terroristi velleitari, non certo di pazzi. Lo stesso dicasi del terrorismo islamico e di altri tipi di movimenti violenti. Il terrorismo politico europeo, quello islamico e Unabomber hanno avuto in comune il rifiuto dell’organizzazione sociale in cui si sono trovati ad operare e hanno agito con metodi brutali contro di essa. Perché solo Unabomber viene considerato pazzo e per di più serial killer? Perché agiva da solo? Quando ti opponi in maniera violenta alla società devi essere sempre in compagnia (magari con un codazzo di ragazze pon pon con la minigonnna che arriva sui denti) se non vuoi essere considerato fuori di testa? Un bombarolo singolo è un folle serial killer e due o meglio dieci, cento o mille che provocano dieci, cento o mille volte più morti sono combattenti per la libertà? Uno è un picchiato in testa  e molti sono al massimo compagni che sbagliano o, nella peggiore delle ipotesi, dei terroristi? Sarebbe un ben curioso modo di pensare.

Torniamo allora alle motivazioni che ti spingono a mettere bombe o a uccidere per motivi ideologici. I terroristi musulmani odiano l’Occidente, i suoi valori e tutto ciò che rappresenta, le Brigate Rosse odiavano la società capitalistica, i suoi valori e le ingiustizie che provoca, Unabomber odiava la società tecnologica, i suoi valori e tutti i misfatti e le brutture sociali, ecologiche ed esistenziali che provoca. Non sembrano poi motivazioni tanto diverse. Forse allora per qualificare qualcuno di questi tre (e altri) soggetti come folle, spostato e più serial killer che combattente politico bisogna vedere come sono espresse le loro motivazioni. E qui dobbiamo ammettere che i documenti rivendicativi di Unabomber erano scritti meglio ed esprimevano concetti più profondi e articolati dei vaneggiamenti di Al Qaeda o delle cellule brigatiste. Ho letto passaggi del documento che Kaczynski fece pubblicare ai maggiori quotidiani nel ‘96 sotto ricatto di una nuova bomba e devo dire che contiene idee che fanno riflettere, elaborate da una mente non semplicistica. Ne pubblicherò qualche stralcio a fine post.

Infine l’ultimo argomento per negare a Kaczynski la qualifica di oppositore sociale alla stregua di Brigate Rosse o Al Qaeda e degradarlo a povero pazzo sul tipo di Freddy Krueger: abitava da solo nei boschi in una baracca di legno del Montana di tre metri per quattro senza acqua, elettricità, telefono e altre delicatessen tecnologiche. Bah, un mucchio di gente ha vissuto da sola ed è stata celebrata nella filosofia e nella religione, eremiti, asceti, pensatori. Vivere in un baracca pretecnologica in Montana è da pazzi? Uscire da casa e trovarsi in mezzo ai boschi e sentire il canto delle foglie secche che calpesti e non il blaterare minaccioso di teppisti, alienati e disadattati metropolitani vari è da mentecatti? E allora che dire dei tanti pazzi che vivono in un mucchio di alveari di cemento, respirando smog e ogni sorta di schifezze, visitando montagne di mondezza appena mettono piede fuori di casa, aggirandosi in paesaggi dove non si vede uno spicchio di cielo o un filo d’erba e collezionando qualche migliaio di amici su Facebook? Chi è il pazzo?

Per chi voglia approfondire, ecco stralci del manifesto di Ted Kaczynski

7 commenti:

  1. Grazie.
    Grazie perchè mi aiuti a guardare le realtà in maniera diversa.
    Gli spunti di Unabomber che hai pubblicato, potrebbero essere per una parte condivisi, ma la storia è sempre la stessa dipende sempre da che parte guardi la stessa cosa.
    Causa discorsi che sento in casa, dai miei figli adolescenti, i quali uno inneggia agli antichi Fasci, e l'altra si chiede perchè non torniamo alla monarchia, ho rispolverato le mie idee anarchiche :-)
    Non voglio essere comandata e non voglio comandare :-), ma per ottenere ciò mi sa che bisognerebbe allontanarsi veramente da questo modo..... e forse diventare "pazzi"

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  2. Grazie a te, Fiore. Come ben hai detto la Storia è sempre la stessa e dipende in larga parte da chi la racconta. Forse la caratteristica principale della società moderna è quella di manipolare le informazioni allo scopo di manipolare le menti e piegarle al proprio volere. Probabilmente ciò è avvenuto pure nel caso di Kaczynski. Non mi piace quando si infierisce sul nemico sconfitto e lo si celebra e decanta quando sembra invincibile e dominante.
    E ciò ci porta a un'altra caratteristica della nostra società, forse persino superiore alla tendenza a manipolare: l'adorazione del successo in qualunque forma esso si presenti. Parafrasando la frase di Oscar Wilde "Parlate male di me, ma parlatene", la nostra società potrebbe dire: Parlerò bene di te purché tu faccia parlare di te (e sembri un vincitore).
    Unabomber venne considerato una sorta di angelo deviante (deviante, ma pure sempre angelo) dai mezzi di informazione ai tempi in cui impose di pubblicare il suo manifesto contro la tecnologia. Pareva un genio, un nuovo pensatore che apriva inauditi scenari intellettuali, un brillante rivoluzionario, un messia di qualche nuova religione. Poco dopo fu arrestato denunciato dal fratello, fu condannato all’ergastolo senza processo (e quindi senza clamore mediatico e senza possibilità di allestire un po’ di teatro-reality show in prime time) a causa di un patteggiamento: e venne declassato in un nanosecondo - nell’immaginario popolare e nei mezzi di informazione che guidano quell’immaginario – da profeta di una nuova filosofia a povero mentecatto serial killer. Il successo dà alla testa, spesso più a quella dei cronisti che di quelli che lo sperimentano, negativo o positivo che sia. Parlerò bene di te fin quando tu farai parlare di te. E dopo sarai solo spazzatura.

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  3. La prima cosa che mi son chiesto è stata: ma 'ndo sta 'sta dimostrazione? che me la voglio leggere per impazzire pure io.
    Detto tra me e te come sempre in confidenza (almeno spero), io al liceo (scientifico) ero, limitatamente ai voti (non quanto a intelligenza), un secchione, di quelli che facevano copiare; ma è superfluo precisare che non sono un genio (se no i conti me li farei prima di tutto... in tasca!), e a 26 anni, pur tirando a campare, non sono rimasto secchione (per fortuna, a giudicare da questo articolo). Ma lo vedi che in comune con Einstein ho solo la sindrome di Asperger? :-) Come potrei, quindi, essere contrario allo stereotipo hollywoodiano dello scienziato pazzo?
    È forse superficiale giudicare pazzo come lo giudico io Unabomber (ma chi è? una centravanti di calcio femminile?), ma sicuramente un giudizio "giuridico" di persona lucida non sarebbe stato un giudizio... poco lucido, ma anzi giusto. Anche perché, per essere un matematico di successo, e non solo un matematico (con rispetto per essi), bisogna essere più lucido dei lucidi!
    Per fare una battuta, questo era pazzo soprattutto in una cosa: è da pazzi disprezzare la bella tecnologia che mi permette di scrivere a distanza queste belle cavolate e soprattutto di usare Linux!
    L'ultima cosa invece è seria: per quanto prevenuto, apprezzo il lavoro matematico che ha fatto, e se le cose buone di ognuno saranno "backuppate" e non cestinate a priori... e se io mi fregherò le idee buone dei blogger su cui sono prevenuto... forse non sarà così male come il tizio ha predetto.
    E scusa se ho letto di fretta.

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  4. Caro Capitano,
    è mia opnione che sia pazzo chiunque pensi che uccidendo, ferendo e terrorizzando si possa creare un miglioramento sociale.
    Sotto questo aspetto era pazzia collettiva quella delle brigate rosse, Ira, Eta ed Al Quaeda, pazzia quella di Unabomber e pazzia quella di Bush e dei suoi compari che hanno invaso l'Iraq.
    Il quoziente intellettivo non è un sintomo di sanità mentale. L'intelligenza dovrebbe essere messa al servizio della creazione e non della distruzione, qualunque sia la motivazione.
    Ogni persona che commette un "peccato" per quanto lieve, ha sempre una buona giustificazione per farlo. E' un esercizio che ognuno di noi conosce molto bene. Più il "peccatore" è intelligente, più la giustificazione diventa elaborata, apparentemente logica e strutturata.
    Questo però non cambia il fatto che il risultato di quello che ha fatto Unabomber, brigate rosse e tutti gli altri è dolore, distruzione, terrore, non un'evoluzione positiva nella società.
    Il risultato è ciò che fa la differenza.
    Buonanotte!

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  5. Emiliano carissimo,io a scuola non ero un secchione, studiacchiavo con poco interesse tranne quando beccavo qualche professore capace di appassionarti (e qualche volta capitava). Unabomber era pazzo, ma non più pazzo di tanti altri. Naturalmente sapevo che un esperto programmatore come te sarebbe stato a favore della tecnologia, se non tu chi altri? :-)
    Enrica carissima, non ho ho manifestato nessuna simpatia per le azioni o le parole di Unabomber, quindi il tuo punto esclamativo finale mi pare un pizzico eccessivo :-) Mi sono limitato a fare un ragionamento su come azioni simili vengano giudicate diversamente dalla società a seconda di chi le fa. Pazzo o no, le parole che ha scritto, come dicevo, sono in alcuni casi condivisibili e in altri casi appaiono ragionevoli.
    Inoltre stasera ho visto qualche minuto di "Chi l'ha visto?" sulla solita storia dell'omicidio di Sara. Retorica a palate, volgarità, cinismo dei mass media, sesso, sangue e morbosità distribuite a secchiate vomitevoli. Pensavo che non si potessero fare programmi più osceni del Grande Fratello, ma probabilmente mi sbagliavo. Forse questo non c'entra nulla con l'argomento che tratto nel post, o forse sì...

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  6. Caro Francesco,
    non ho mai pensato che tu fossi in qualche modo d'accordo o mostrassi simpatia per Unabomber. Se ho dato quest'impressione in quello che ho scritto chiedo scusa perché decisamente non era mia intenzione. Ormai ti leggo da tanto e so benissimo come la pensi su certi soggetti.
    Ho solo detto quello che pensavo riguardo alla sanità mentale di chi usa la violenza o la prepotenza per ottenere qualunque cosa voglia.Destra, sinistra, centro, istituzionale o meno sono tutti dei pazzi secondo me.
    Il punto esclamativo era riferito alla Buonanotte... nel senso che intendevo davvero augurarti una buona notte... di cuore.
    Ed ora ti auguro una buona giornata, anche questo di cuore! :-)

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  7. Henrietta, sapevo che il tuo punto esclamativo non intendeva uccidere nessuno, né tantomeno il sottoscritto :-) In realtà chiunque usa violenza per ottenere cose, solo che spesso trattasi di violenza istituzionalizzata, condita di sorrisi e belle maniere.
    Sul punto esclamativo, in particolare quello femminile, non ci crederai, scrissi un post, quando ero ancora giovane e ingenuo, che si può ancora rintracciare nel mio Archivio. Sorrisi a tutti e buona giornata a te.

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