domenica 31 ottobre 2010

Il libro dei morti

Mariagrazia era allegra, amava i cani e le persone, adorava cucinare crostate di mele e ora è morta. Maurizio nacque ricco, ma la la sua famiglia subì un rovescio finanziario obbligandolo a crescere in quartiere popolare, ricostruì la sua fortuna intorno ai cinquant’anni avviando una fabbrica di giocattoli specializzata in bambole sexy per bambine aspiranti pornostar e ora è morto.

Peppe a scuola lo prendevano in giro perché oltre a essere grasso parlava in perfetto italiano e non in dialetto, poi da grande divenne magro, imparò il dialetto, si laureò in legge e sposò la figlia di uno dei principi del foro cittadino ereditandone beni e clientela e ora è morto. Teresa scrisse per quasi tutta la vita a un cantante melodico di cui si era invaghita da ragazzina, il cantante a volte le faceva rispondere banalità da qualche segretaria, Teresa era contenta, poi un giorno decise che avrebbe potuto vivere anche senza le idiozie della segretaria o di quell’asino di cantante, che ora che ci rifletteva cantava proprio canzoni del cazzo e aveva pure un faccia del cazzo e si vestiva persino da cazzo, senza pensare a quel suo ciuffo del cazzo e a quelle cazzo di stronzate che sputava aprendo bocca, ma non visse ancora molto e ora è morta.

Paolo a scuola fregava i professori con la sua parlantina

quando veniva interrogato impreparato, cioè sempre, li fregava anche nello scritto e se ci fosse stata una terza modalità d’espressione li avrebbe fregati pure in quella, da grande rubò sulle tasse, imbrogliò sul lavoro, tradì la moglie e gli andò tutto liscio finché non si mise in politica, dove trovò gente che imbrogliava meglio di lui e lo usò come capro espiatorio per uno scandalo finanziario-politico, in ogni caso ora è morto. Giulia, occhialuta e studiosa, aveva un po’ di baffi sul labbro, ma quasi nessuno dei molti ragazzi innamorati di lei lo notava, e ora è morta dopo aver lavorato come ortopedica per trentacinque anni, e sono morti pure i tanti ragazzi innamorati di lei che non notavano la peluria sul suo labbro.

Domenico detto Mimmo fino a vent’anni era un fascista da saluto romano e arie da mangiacomunisti, però un giorno lo coinvolsero in uno scontro di piazza in cui ci poteva scappare il morto e si spaventò, soprattutto perché pensò che il morto poteva essere lui, balzò prima nel Psi di Craxi, poi in Rifondazione Comunista quando cadde la prima Repubblica, infine nei verdi, nei radicali e nel movimento di Di Pietro dopo una breve escursione in Forza Italia, chissà quanti altri partiti avrebbe cambiato se non fosse morto. Margherita veniva considerata racchia anche se non era brutta, solo altera, fece la zitella per scelta altrui e si consolò scrivendo belle poesie, visse pensando che non sarebbe mancata a nessuno e ora è morta senza sapere che un suo antico allievo le dedicò una serie di articoli, più romanzati che veri.

Nicola voleva essere un cavaliere difensore dei deboli, da ragazzo quando i suoi coetanei cazzeggiavano con le ragazze o le goliardie lui progettava doposcuola per i bambini disagiati, ascoltava musica impegnata e filosofeggiava tra il palloso e il serioso, per alcuni gli mancava qualche rotella, per molti quello che gli mancava era il profumo della gnocca, ché cristo santo, chi sano di testa vorrebbe fare da balia a un branco di mocciosi ignoranti e delinquenti quando, mmmmmmhhhhh, puoi mettere un dito o un braccio intero in paradiso se riesci a far ciucciare il bastone a una di queste sganze liceali assatanate di sesso? Nicola non riuscì mai a far ciucciare il bastone a una sganza, ma si sposò, ebbe figli meno seriosi di lui, che di certo fecero ciucciare il bastone a sganze anche non a pagamento, militò in un partito impegnato per i diritti civili, di quelli i cui dirigenti nazionali si accampavano in televisione a fare gli scioperi per la fame per ogni stronzata, e ora è morto senza potersi accampare in televisione a fare gli scioperi della fame.

Carmela era una cameriera che prese calci per tutta la vita, ma non se ne rese quasi mai conto, non protestò quasi mai, non fu felice quasi mai, eppure una volta rise mezz’ora per una battuta di una sua amica, cameriera pure lei, sulla goffaggine del marito in cucina, non si sa perché dato che la battuta era una ciofeca, e ora è morta. Adalberto era figlio di ricchi, non gli mancò mai niente, se voleva una donna l’aveva, se voleva una macchina o una casa ne aveva due, se voleva una vacanza faceva snaap con le dita, eppure passava quasi tutto il tempo a lamentarsi della sua vita con gli operai della sua azienda automobilistica, i quali operai ascoltavano il silenzio le lagne del capo anche quando erano pieni di debiti e dovevano falsificare gli atti notori per avere le cure sanitarie per sé e per la famiglia, ora Adalberto non si lamenta più solo perché è morto.

Filomena era una del popolo, frequentava universitari figli di papà che la trattavano da mascotte ridendo dei suoi strafalcioni linguistici o delle sue gaffe culturali. Se la fecero tutti e nessuno se la tenne, ma forse quelle frequentazioni la aiutarono a sedurre un conte quando i conti ancora esistevano, a sposarlo e a ereditare quando il vecchio nobiluomo tirò le cuoia poco dopo, dopodiché sposò un politico che sarebbe diventato ministro degli esteri e ora è morta. Tullio sognava di scrivere e pubblicare avendo successo e molti soldi, riuscì a soddisfare solo la prima parte del suo desiderio, scrivere, questo lo inasprì rendendolo scortese, sprezzante, arrogante e a volte addirittura stronzo verso gli altri e ora è morto.

Rosalba era bellissima, intelligente, geniale addirittura, e piena di talento, sembrava che avrebbe potuto avere tutto dalla vita, ma si sentiva inadeguata e un giorno si buttò da un quarto piano, ora è ovviamente morta. Vittorio era uno che da ragazzo chiamavano lo Stronzo per distinguerlo da un altro ragazzo con il suo stesso nome, che chiamavano il Chiatto, pensava che il soprannome fosse ingiusto, ma  forse si sbagliava, forse era davvero uno stronzo, come mostrarono i fatti successivi della sua deprecabile vita, che fosse stronzo o no ora è morto.

Roberto mostrava a chiunque biglietti da visita con la parola dottore scritta a caratteri cubitali e ora è morto, Mario fece il servizio militare e quindi continuò la naia fino alla pensione e ora è morto, Matilde sognava di diventare una spia al servizio del suo paese, fece la casalinga e i suoi quattro figli fecero le notti in ospedale quando si ammalò di cancro e ora è morta, Salvatore suonava la tromba non troppo bene per diventare qualcuno e non troppo male per lasciar perdere e ora è morto, Anacleto maledisse per tutta la vita i genitori per avergli dato un nome così stupido, fece pure altre cose quasi altrettanto memorabili e ora è morto, Anna detta Annuccia fece… fece… che cosa fece Anna detta Annuccia prima di morire? Pietro era un uomo …

19 commenti:

  1. Caro Capitano,
    quando vado al cimitero e cammino tra le tombe, passo quei momenti non felici a cercare di immaginare che vita abbiano avuto le persone di cui guardo le foto... vedo che lo hai fatto anche tu senza essere passato dal cimitero.
    Pensa che quando ho letto il titolo del tuo post mi aspettavo una disquisizione sulle cerimonie funebri degli egizi...
    Mi viene solo una domanda... ma possibile che di tutti questi morti non ce n'è uno che è morto dopo aver fatto qualcosa di buono e soddisfatto per averlo fatto?
    Un abbraccio.

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  2. Enrica, non capisco cosa intendi con l'espressione "fare qualcosa di buono". La gente vive e fa le cose che fanno i vivi, poi muore e non c'è più. Secondo me i defunti citati hanno fatto le cose che fanno i vivi e poi sono morti, quindi i conti tornano. Un abbraccio a te.

    P.S. Anche se a volte non capisco appieno l'espressione "fare qualcosa di buono", intendo sempre alla perfezione la formula "fare le cose che fanno i vivi".

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  3. Le cose che fanno i vivi!Bella espressione che dice molto!Il vivere è un impegno non sempre facile perché le cose sono sempre complesse e, quando non lo sono, facciamo del tutto, o fanno del tutto per renderle complesse. Il punto di partenza dal punto di vista genetico è lo stesso poi però iniziano le complicazioni: famiglia povera, famiglia ricca, famiglia media; genitori che vivono insieme in pace ed armonia, genitori che vivono insieme litigando, genitori separati semplici, genitori risposati; scuola degna di questo nome, scuola indegna di questo nome; professori bravi, professori imbecilli, professori stronzi; lavoro buono, lavoro meno buono, lavoro precario non lavoro;amici degni di questo nome, amici indegni di questo nome; colleghi buoni, colleghi stronzi, colleghi imbecilli; salute buona, meno buona, pessima; vita lunga, vita media, vita corta.E così via!!
    Per ognuno dei titoli enunciati si potrebbe scrivere un post, e perché no, anche un libro che è poi la storia di ognuno di noi che come dici molto bene tutto finisce.
    A volte ci sfugge il senso delle cose, ci sfugge il significato di avvenimenti non voluti e per quanto ci arrabbattiamo mai riusciremo a dipanare tale mistero, ci hanno provato da un'eternità ma sempre allo stesso punto stiamo.
    In questi giorni forse ci viene naturale riflettere su questi argomenti ma dovremmo cercare di farlo con la consapevolezza che siamo dei piccoli, particolari di una complessità secondo la quale tutto può prendere senso on non senso in base al punto di vista nel quale ci poniamo: credere che poi ci sarà un'altra vita, non credere che dopo la morte ci sarà un'altra vita. Dal punto di vista delle problematiche esposte sopra poco cambia perché le cose accadono senza nessun apparente differenza alle due categorie di persone, la differenza forse sta nel fatto che nel primo caso tutto può concorrere ad un bene ancora più grande, nel secondo caso ci si affida alla fatalità, e forse alla ribellione davanti a fatti importanti che non si capiscono.
    La qualità della vita penso possa cambiare perché sempre nel primo caso si dovrebbe avere una pace di fondo credendo appunto che nulla avviene a caso, e tutto ha un senso anche se al momento incomprensibile.
    Ad ognuno l'ardua scelta.
    Ciao.

    berardo

    PS
    In questi giorni tutti gli anni scrivo un post, mi stavo appunto accingendo a farlo prima di leggere il tuo post. Penso no ti dispiaccia che questo mio commento diventi un post, forse.

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  4. Qualcosa su cui riflettere. Tutti i vivi fanno le cose che fanno i vivi con la consapevolezza sopita che prima o poi arriverà una livella a eguagliare tutti. A questo punto il mio primo pensiero è stato: a che serve dunque l'esistenza se poi alla fine il tutto poco importa perchè sei morto?
    In efetti nulla ha senso nella vita se poi tutti siamo solo una discutibile lapide troppo pacchiana o semplice in fondo ad un corridoio di un cimitero ( e anche qui ci sarebbe da discorrere un bel pò). Il secondo pensiero però ha subito sostituito il terrore del nichilismo iniziale: tutto ha senso perchè sono qui ora. Non so se vivrò nei ricordi di chi presumibilmente mi ha amato o conosciuto, e se anche fosse, la memeoria non scala i secoli e i millenni, nessuno si salva (neanche i più grandi di una storia che oggi può essere noiosamente insegnata a studenti che sempre meno se ne strafottono, permettimi il francesismo)però oggi esisto e ciò faccio sembra avere un senso, il senso che io decido di dargli.
    Pensadoci bene forse non sarò neanche nel libro dei morti.
    :) un saluto a te Cap.

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  5. Ragazzi, io e Cleide l'Avventurosa siamo appena rientrati dopo aver affrontato il diluvio napoletano, strade allagate, roghi di mondezza, autobus latitanti, ma grazie alla nostra tempra battagliera guadagnammo la nostra parca mensa (fischiando come il zappatore). Le risposte a dopo la cena, ammesso che Cleide la Spietata mi consenta di alimentarmi :-))

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  6. Berardo, certo che non mi dispiace se trai un post dal tuo commento, d'altronde non sono padrone dei commenti che ricevo. Parli di senso della vita e a me vengono in mente le parole di Vasco Rossi, cantautore che peraltro non idolatro: "Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha". Poi sul senso della vita, ci sono persone che certo ne sanno più di me, che non ne so niente.
    Bluphoenix, dici "A livella" di Totò. Ma a' Livella livellava tutti dopo la morte, mentre qui tutti sono già livellati da vivi, anche se molti credono che vi siano grandi differenze nell'agire degli uomini.
    Felicità per tutti gli avventori notturni del blog.

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  7. Riassunto moderno dell'Antologia di Spoon River
    :-)
    E prima di tutto c'era Baz.2.... con il suo :" .... e poi muori!)
    Personalmente sono contenta che ci sia la morte, morte e vita sono gli unici eventi in cui tutti, ma proprio tutti siamo uguali!
    Mi è venuto un pensierino..... in quanti Filomena... Carmela.... Nicola etc.. ci sia una parte di te o di persone a te conosciute ;-).
    Lo so, lo so ... lo scrittorenon sempre parla della sua di realtà, però ho come avuto l'impressione che.....

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  8. come diceva il grande Totò...la morte è una Livella...:-)
    tocca a tutti...e per lei siamo tutti uguali...
    quindi siamo unici quando viviamo...:-)

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  9. Sono anche io ( come te e Cleide), alle prese con l'acqua...che da due settimane a questa parte mi sta togliendo la pace, per cui, chiudo l'ufficio e commenterò dopo da casa...
    P.S. per i motivi di cui sopra, ho iniziato il tuo libro, ma l'ho dovuto interrompere perchè ho la testa altrove...però, già ti dico che nel leggerlo continuo a chiedermi se c'è qualcosa di autobiografico :-) Non so spiegarti, ma è una curiosa senzazione quella che provo nel leggerti nel libro :-D

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  10. Alora, amici, non c'è niente di personale o autobiografico, né nel post né nel libro. So che qualcuno è rimasto turbato dal romanzo "Atto d'amore" e dal particolare punto di vista che uso, ma è una semplice storia che scrissi tanto tempo fa sotto forma di racconto poi trasformato in romanzo quando Mariella Calcagno della graphe.it mi chiese di scrivere una storia di un particolare tipo. Tra l'altro il mio libro si doveva intitolare "Polvere" perché alla fine il protagonista rimaneva chiuso in una casa piena di polvere a pensare. Era quella l'immagine intorno a cui si è costruito tutto il romanzo, e curiosamente ciò che ha dato inizio a tutto è sparito dalla versione definitiva della storia. Quindi tranquilla, Giovanna.
    Fiore, anche nel post non si parla di me in prima persona. Si parla di uno scrittore deluso e un po' stronzo, ma non sono io (e poi io mica mi definisco scrittore), ma forse qualche altro personaggio pallone gonfiato e noioso che talvolta incrociamo sul blog. Alcuni personaggi del post sono ispirati a gente che ho conosciuto e come al solito ho romanzato e colorito letterariamente qui e là.
    Paola, benvenuta su questo blog. La mia personale Livella livella sia i morti che i vivi. Siamo tutti livellati e ciò che facciamo, se lo osserviamo da un spunto di vista sufficientemente distaccato, non è poi molto diverso: le nostre azioni (di quelli che hanno letto un milione di libri e di quelli che non sanno neppure parlare, come diceva De Gregori) talvolta somigliano a quei cibi precotti che hanno tutti lo stesso sapore.
    Sorrisi a tutti.

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  11. Caspita!!! E' proprio vero che dalla vita non si esce vivi...qui son morti tutti! Personalmente esisto...( immagino che vivere sia tutt'altra cosa)! Inutile affannarsi tanto a "fare qualcosa di buono", verrà prontamente dimenticato nel giro di poco tempo. Anche perchè ciò che è buono per me, potrebbe non esserlo per qualcun altro. le prospettive sono diverse per tutti! E in definitiva Vasco ha ragione; sto sempre cercando di trovare un senso a questa vita, ma mi sa proprio che è il caso di smettere di cercarlo :-D
    E oggi c'è un timido sole! speriamo che duri!

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  12. Vero che non se ne esce vivi, Giovanna. Qualche giorno fa facevo richiesta in comune del certificato di morte di mia madre. Una signora in schietto dialetto partenopeo fece rilevare che pure a lei e a suoi conoscenti erano morti parecchi parenti di recente e sembravava non spiegarsene il motivo. Un signore che aspettava in fila le fece notare: "Tanto amma murì tutte quante, primma o poi". La signora lo guardò stupita come se il fatto che la gente muore fosse una notizia per lei: chissà che faccia farà quando la campana suonerà per lei.

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  13. :-) Io me lo spiego invece.Sino ad una certa età, quando cioè sei ragazzino/a la morte appare come un evento lontano. Man mano che cresci,non invecchi solo tu, invecchiano anche i tuoi cari che essendo più anziani di te, è facile che muoiano PRIMA di te!Io non mi capacito invece della paura e ritrosia che la gente nutre non appena si parla di morte. Non che io lo trovi un argomento divertente, TUTT'ALTRO ...ma, ahimè ho visto gente morire dopo anni di sofferenza ed altri da un giorno all'altro, senza preavviso. La nera signora è sempre in agguato e se decide di prelevarti, non guarda certo la tua carta d'identità, e non è che, se non ne parli te la scampi:-D. Mah...quando suonerà la mia campana, io non potrò sentirla...spero che chi resta abbia il buon gusto di non piangermi dopo che in vita mi ha fatto dannare :-)Ho già dato disposizioni che quando sarà non si permetta a nessuno di venire a vederemi morta...già me li vedo che dicono...ohhhh sembra che stia dormendo!!! Cavolate...mai visto uno dormire con quella rigidezza e quel colore!
    Buon sole a te e Cleide...e a tutti noi!

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  14. E buon sole sia Giovanna:) Non mi fa paura la morte, ne parlo e con serenità perchè no è un'incognita ma un dato di fatto. Mi fa paura al contrario ignorarla con quelle mentalità tutta occidentale di vivere pensando che non si debba morire mai. Sarà per questo che vivo alla giornata e non ipoteco il mio futuro in nessun caso.

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  15. CASSANDRO

    Fin da quando ero bambino sentivo recitare a mio nonno la seguente canzoncina che veniva solitamente intonata, mi diceva lui, sulle scene dell’avanspettacolo, la quale quasi in toto rispecchia il leit motiv del tuo post, Capitano

    "Teatro è il mondo e l’uomo marionetta,
    farsa la vita e fin che si respira
    ognun vi rappresenta una scenetta".

    Sicuramente, cap, ne conoscerai altre di canzoncine sullo stesso tema in arguto napoletano, e sarebbe piacevole leggerle se dovessero tornare alla tua memoria.

    Rebus sic stantibus, se il nostro vivere in altro non consiste che in recita sempre la stessa fin dall’antichità (con le varianti di percorso arrecate dall’irrequieto animo umano . . . e meno male! . . .) non resta che operare ed aspettare la fine della stessa con le incisive parole di Augusto dette alla fine dei suoi giorni . . . . . . . . .


    ACTA EST FABULA
    ( Fine della recita )

    Ma allora è vero che la vita è
    un colpo di teatro, una scenetta,
    quella rappresentazione che
    di recitare ad ognuno spetta

    al meglio delle sue capacità!
    E ciò in quanto che chiuse le scene,
    spente le luci ognuno se ne va
    verso l’oblio eterno, ed altro viene

    al posto suo sulla ribalta e . . . “Via!,
    un’altra corsa parte, un altro giro,
    ci si rimuove sulla stessa scia

    di prima, con la donna sempre a tiro
    e il maschio a subir la sua malia,
    per poi addormentarsi come un ghiro


    . . . e quindi diventare entrambi “t a b u l a
    rasa” in quanto che “acta est f a b u l a”.

    (Cassandro)

    il

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  16. Giovanna, hai già dato disposizioni per quando, speriamo il più tardi possibile, dipartirai? Be', questo è ottimismo, sapere che tu disponi e ci sono altri che seguiranno le tue disposizioni dopo che te ne sarai andata. E' vero che da ragazzo uno non penso alla morte e poi ci pensa. Io sono entrato nella fase in cui non sembra più un evento remoto.
    Cleide, la mentalità occidentale sulla morte c'è l'avevo pure io, ora mi sa che sto inclinando più sulla orientale ahimé :-)
    Cassandro, la vita è teatro, non sempre di qualità. Non mi viene in mente nessuna strofa in napoletano sulla morte. Le uniche scene che ricordo in questo momento sono quelle della Morte in Brancaleone (alle crociate?) che si esprimeva con un efficacissimo parlato medievale e la Morte di Branduardi (Sono io la morte ecc ecc.).
    Buonanotte agli amici del blog.

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  17. Mio Capitano, in questo periodo ti sento particolarmente a terra......
    demoralizzato oserei dire.

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  18. Di recente sono un po' a terra, Fiore carissima, è vero. Per fortuna io sono uno che si riprende in frettissima da qualche caduta umorale e torna a sfrecciare alto nei cieli della fantasia olé. :-)

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  19. ciao cap,penso che la morte vada combattuta con la vita, facendo cioe' qualcosa di grande e di unico per cui essere ricordato.A volte basta essere delle persone oneste.ciao.giampaolo

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