Un paio di giorni fa ho visto un film che mi ha lasciato senza fiato. Mi sarà capitato pochissime volte e ora non ne ricordo nemmeno una. Era seduto sul divano con le luci spente e correvano i titoli di coda del film e io me ne stavo a guardare lo schermo nero come un pugile al tappeto che osserva l’arbitro che alza il braccio all’avversario che lo ha steso. Mi sentivo veramente a disagio e per un po’ ho pensato che avessi mangiato troppo e male, il che di notte non manca di agitarmi. Poi ho capito che era stato il film a inchiodarmi sul divano con quella sensazione di vuoto dentro. Ho cercato di capire meglio il mio stato d’animo. A che cosa assomigliava? Ci ho pensato a lungo e alla fine ho capito: mi sentivo leggero come quando hai evitato per un pelo di farti mettere sotto da un camion mentre attraversavi la strada. Mi sono messo a ridere, ma ero proprio così che mi sentivo. Con difficoltà mi sono alzato dal divano e ho spento la televisione. Ho deciso di restare un po’ in piedi perché in quel momento di certo non avrei preso sonno.
Il film che avevo visto si chiamava Melancholia ed era diretto da controverso regista danese Lars Von Trier. Credo di non aver quasi mai visto niente di Lars Von Trier perché probabilmente lo avevo classificato nella mente come uno di quei registi tediosi che fanno film che ti uccidono con la loro lentezza e saccente incomprensibilità, il che forse è pure vero, almeno in parte. Avevo deciso di vedere Melancholia perché avevo letto che trattava sia pure vagamente di fantascienza, c’è un pianeta che passa pericolosamente vicino alla terra, e soprattutto perché Wikipedia inseriva questo titolo nella lista dei film catastrofici.
Come descrivere il film? A giorni dovrebbe passare mio nipote a salutarmi a casa e gli passerò il film. Quando mi chiederà di cosa parla, probabilmente gli dirò così: guarda, non ti aspettare niente che somigli a un film tradizionale alla Spielberg e men che meno alla James Cameron. E’ lento, ti avverto, e per un ora non succede assolutamente niente. Ci sono otto minuti iniziali alla 2001 odissea nello spazio, immagini oniriche lentissime di pianeti che si avvicinano nello spazio, scene di persone che si muovono al rallentatore che sembrano quadri di sogni, il tutto commentato dal prologo di Tristano e Isotta di Wagner. Se superi questo blocco, e non è facile perché ti verrà voglia di bestemmiare il regista, ti aspetta la festa di matrimonio di una donna depressa (curiosamente è l’attrice che fa la fidanzata di Spider-man), in cui si vede gente sciocca, avida, depressa o assolutamente pazza (la famiglia della sposa) che fa le cose più stupide, dice le cose più stupide e scontate e parla lo stretto necessario per dire quelle cose stupide e scontate.
Il pianeta Melancholia non si vede nemmeno di straforo in questa prima ora, ma, dirò a mio nipote, se superi pure la noiosissima festa di matrimonio (tra l’altro la sposa depressa caccia via il marito), ecco che arriva il pianeta. Prima piccolo, poi cresce e di notte diventa grande come una seconda luna. Sembra portare serenità e luce nella casa della sposa depressa, ma il pianeta cresce e cresce, e cresce, ogni notte è più grande. E’ pigro, muto, ma parla con le sue dimensioni, ammonisce l’umanità. Sembra che debba solo sfiorare la terra. Ma a un tratto la sposa depressa, che sostiene di avere anche capacità di chiaroveggenza, afferma, con una punta di soddisfazione: “Il mondo è cattivo, merita di finire. Il pianeta non sfiorerà la terra come dicono gli scienziati, ma la colpirà. Non c’è altra vita nell’universo, io lo so. Quando il pianeta ci distruggerà sarà finito tutto.” E così va a finire. Il tutto condito da una lentezza che dà il senso di vastità dell’universo che sta per inghiottirci, inesorabile.
Ciao Capitano,
RispondiEliminapurtroppo non ho mai visto il film, leggendo la storia che hai descritto nel tuo post, mi rispecchio nella sposa depressa, anche io penso che “l’essere umano sia cattivo” e merita di sparire dall’universo, per fare questo bisogna eliminarlo alla radice, quando passa il prossimo meteorite? Pessimismo e fastidio.....
laracchia
mai sottovalutare la potenza di lars von trier!
RispondiEliminaCASSANDRO
RispondiEliminaIl tuo nuovo scritto, Cap, aggiunge una ulteriore apocalittica notazione al tema della fine del mondo, come punizione del “mondo cattivo, che merita di finire”, pure se il film da te illustrato, e che purtroppo non conosco, mi sembra più popolato da sciocchi e depressi che da cattivi.
Preferisco, a biglie ferme, la quasi identica finale (sempre che dal particolare si passi al generale) ideata da Fellini in “Prova d’orchestra” (anche lì l’avvicinarsi del maglio castigatore, se non sbaglio, è ripreso con angosciante lentezza, mentre risuonano le parole di autoritaria esortazione in tedesco (sempre quelli!) del direttore, che se non si è uniti e concordi fa intravvedere l'arrivo di coloro che ci metteranno in riga al grido di “Gott mit uns”.
Il tuo pianeta in avvicinamento, cap, potrebbe anche essere la metafora dell’Apocalisse qualora Dio, stanco del nostro malo operare, dopo il periodo ammonitivo di “silenzio” nei nostri confronti -- tragicamente evocato, e del quale da tempo sento parlare assai poco, alla fine dei suoi anni da Papa Wojtyla -- decidesse in tal senso.
Anch’io, nel mio piccolo, ho pensato a questa possibile nostra fine, quando mi sono trovato in sede introspettiva a pensare che . . . . . .
SONO VISSUTO TROPPO
(Io ed il meteorite)
Sono vissuto troppo . . . è giunta l’ora
che io stacchi la spina e me ne vada
. . . dove non so: ognuno lo ignora
il posto dove andrà . . . No, non mi aggrada
di certo questa idea, ma non posso
farci proprio nulla . . . Sono tanti
gli anni oramai che io tengo addosso.
Ho visto quasi tutto, risa e pianti,
morire Borsellino e Falcone,
Baffi imputato, mafia trionfare,
riflussi di fascismo . . . La lezione
-- tardi -- ma l’ho imparata, cioè stare
qui a lottare è inutile tenzone,
. . . pur se altro non sa il saggio fare.
Scusate, ma vi debbo salutare.
E ancor va bene che soltanto io
a salutarvi stia mentre voi
restate qua, in quanto il buon Dio
-- che da tempo in “silenzio” è con noi
(parole di Wojtyla) -- chi lo sa
che non si stufi ed un meteorite
ci invii in modo che l’umanità
inesorabilmente vada a Dite.
Non mi resta che dir perciò: “Gioite
se vado or solo io nell’aldilà”.
Torno a chiedere scusa . . . Okkei? . . . Si va!
(Cassandro)
20,45
Cassandro carissimo, commentavo mentre tu scrivevi a tua volta. Ti rispondo, se permetti, con un semplicissimo distico:
EliminaQui nessuno va da nessuna parte
finché questo blog non chiude le porte.
Il che, come ipotizza qualcuno, potrebbe assicurare a molti di noi l'elisir dilunga vita. :-)
Carissima laracchia, depressi siamo un po' tutti. Un meteorite lo farei cadere in testa a chi dico io, che poi forse è lo stesso di chi dici tu. :-)
RispondiEliminaMarco Goi, mi ha sorpreso positivamente, ma il cinema di Lars Von Trier è estremamente rischioso: se non è supportato da un idea forte come un pianeta che cade tutto il suo sistema cinematografico potrebbe crollare.
Inquietante film,come inquietante è tutta l'atmosfera politica e sociale in cui stiamo vivendo o inquietante è almeno quello che io percepisco! Certo è che fra disastri politico economici,naufragi,terremoti,alluvioni e freddo che così freddo non era da quarant'anni,il pianeta che inesorabile potrebbe inghiottirci in un sol boccone,alla fine non farebbe nemmeno così tanto male!
RispondiEliminaMi fa sempre piacere "trovare"tuo nipote fra i tuoi scritti!
Un saluto caro
Ciao elle, viviamo in un'epoca di grandi catastrofi, ma per fortuna abbiamo sempre il blog che può esorcizzarle. Mio nipote in effetti compare ogni tanto tra i miei scritti e sempre lascia il segno, come forse ricorderai è anche l'involontario ispiratore del titolo di questo blog. :-)
RispondiElimina...rientro pienamente tra quelli che catalogano Lars Von Trier come registra di film lenti e tediosi... e devo dire che non ho mai avuto l'occasione di farmi smentire guardando qualche suo film....so che si sbaglia a fare così...a non provare direttamente le cose per lasciarsi piacevolmente sorprendere...solo che tutto nella vita non possiamo farlo...
RispondiEliminai tuoi consigli comunque scardinano se non altro una convinzione...:-)
Paola, devo dire che quanto prima cercherò di vedere qualche altro film di Lars von Trier, anche se non credo che mi piacerà come questo. In realtà dire che questo mi è piaciuto non è proprio preciso, sarebbe meglio dire che mi ha fortemente impressionato.
RispondiEliminaLa vastitàà?? A me ha devastato! Mi è venuta L'ansia! :-)
RispondiEliminaCiao Mio Capitano, un saluto anche a Cleide!
Saluto a te, Sara, anche da parte di Cleide.
RispondiEliminaadesso mi hai incuriosito e vado a vedermelo di sicuro e poi ti dico.ciao giampaolo
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