venerdì 13 dicembre 2013

Il popolo senza riscossa

popolo1La domanda rivolta in autobus da un uomo a un ragazzino: “Tuo padre è in galera o fuori?”. La domanda è fatta in napoletano e letteralmente suona “Pateto sta ainto o fora?” (è dentro o fuori?). L’uomo è un chiacchierone e si è appena presentato al ragazzino come uno zio che l’altro non sapeva di avere, lo zio Marittiello di San Giorgio. Ha chiesto al ragazzino se è figlio di un certo tipo, se abita in un certo luogo di un quartiere popolare napoletano e si informa come stanno alcuni suoi vicini di casa che afferma di conoscere. A dire la verità il suo piccolo interlocutore non ha dato alcuna risposta udibile, si limita a osservare l’altro con un sorriso scugnizzo e furbo, che è probabilmente la cosa migliore da fare quando non sai cosa dire. Ma il supposto zio interpreta l’atteggiamento come una conferma delle sue deduzioni. Ripete la domanda: il padre è dentro o fuori? Ancora nessuna risposta, mentre l’autobus cerca con difficoltà di allontanarsi dall’estrema periferia napoletana a favore del centro cittadino. In realtà la risposta non è molto importante, perché il genitore del ragazzino furbo potrebbe trovarsi con identiche possibilità sia in galera che fuori, è questo che suggerisce la sua espressione. La stessa espressione suggerisce inoltre che l’uomo ciarliero potrebbe essere indifferentemente un vero e sconosciuto zio di San Giorgio o uno sparaballe con tendenza alla pedofilia: e in definitiva al giovane passeggero nessuna delle due ipotesi sembra importare  un fico secco. Alla prima fermata il ragazzino e il suo sorriso scugnizzo scendono, mentre il supposto zio gli affida i suoi saluti per il padre, in prigione o fuori che sia.

I prodotti da restituire alla cassa di un supermercato hard discount da parte di una cliente senza soldi. La scena è del tutto assurda, nessuno si comporta come dovrebbe. Per cominciare la cliente non è per niente imbarazzata o infastidita per la mancanza di denaro. Si limita a rendere alcuni prodotti alla cassa finché la sua spesa non raggiunge un importo abbordabile. Non so perché la classifico come straniera, anche se niente nel suo aspetto o comportamento la qualifica come tale, forse il suo insolito e calmo silenzio. Il più strano di tutti è il cassiere; è educato, perfettamente controllato, non sbuffa per l’imprevisto, non lancia occhiate infastidite alla cliente, rifà tutto il conto col sorriso sulle labbra: sembra il protagonista di un film di fantascienza, l’uomo che cadde sulla terra. Osservandolo uno si chiede dov’è la fregatura. Anche i clienti non sono da meno. Nessuno protesta o impreca, anche se il resto della fila è composto da napoletani di schietta estrazione popolaresca, di quelli pronti a fulminare chiunque con battute o freddure in dialetto. Infine pure io sono strano, forse perfino più del cassiere educato, sono tranquillo, non ho fretta e per di più non mi sento neppure imbarazzato al posto della signora come se i soldi non ce li avessi io.

Due ragazzi sfogliano Il signore degli anelli nella libreria Feltrinelli di piazza Garibaldi. Il libro è un edizione curata, con copertina cartonata e carta di qualità. I ragazzini sembrano una coppia di fidanzatini liceali o al massimo universitari, look informale da antagonisti del Web, jeans e scarpe da ginnastica tendenti al cinese. Guardano il prezzo del libro: cinquanta euro, lo so perché ho sfogliato poco prima lo stesso libro e ho già fatto quello che i fidanzatini stanno per fare, l’ho rimesso sullo scaffale. I liceali fanno un giro per la libreria e quindi dopo un po’ tornano e riprendono a sfogliare Il signore degli anelli. Ricontrollano il prezzo sulla sovraccoperta come se lo avessero scordato. Quindi rimangono senza parole e ripongono il volume. Vanno in altri reparti, ma non c’è dubbio che torneranno sul luogo del delitto, anche se le cinquanta cocuzze paiono un ostacolo insormontabile per le loro tasche.

Il fermacapelli rosa, le labbra e le unghie tinte dello stesso identico rosa di una ragazza seduta in autobus. Guardo la ragazza in rosa e mi chiedo che cosa me la fa classificare come una del popolo. E’ come per la signora al supermercato, sapevo che era straniera, e ora so che questa è una ragazza di periferia, probabilmente vicina di casa del ragazzino col padre in galera o fuori. Forse sarà quel paio di chili di sovrappeso che hanno certe figlie del popolo, che è diverso dal sovrappeso delle adolescenti benestanti, forse una lieve ombra nel suo sguardo, di sicuro non è il rosa.

Certo, il sovrappeso da proletariato. A un tratto mi accorgo che tutte le ragazze nell’autobus diretto in periferia hanno alcuni chili in più, sono chili della povertà e non della ricchezza. Tutte le donne non tarchiate o non appesantite sono straniere dell’Est Europa. Ne individuo almeno tre fra i passeggeri.

La mano grossa e callosa di un passeggero appeso alla sbarra. La mano dice tutto. Quell’uomo ha fatto lavori manuali per tutta la vita. Non ha guadagnato molto, non ha fatto grandi sogni, non ha sposato una donna altolocata, un po’ ha riso e un po’ ha pianto, ma pare aver fatto poco entrambe le cose, e ora torna a casa appeso alla sua manona per vedere brevemente i figli che faranno sogni come i suoi e un giorno saranno appesi anche loro a un mezzo pubblico diretto in periferia.

Il racconto di un anziano passeggero a una donna che lo ascolta con poca attenzione: la città va in rovina, traffico, rumore, niente funziona. Ora la gente se ne va da Napoli, ma lui l’ha lasciata diversi decenni fa. Ha lavorato al Nord, ora è tornato, non si sa se occasionalmente o per sempre. La cosa più interessante che ha da dire è che il giorno prima, a causa del malfunzionamento dei mezzi pubblici, si è fatto tutta via Marina a piedi, e magari è stata una fortuna perché una passeggiata fa sempre bene. La sua interlocutrice sbuffa annoiata e il vecchio prende lo sbuffo come un segno di interesse e continua a parlare, ché tanto questa è la vita, mica siamo a Hollywood.

4 commenti:


  1. CASSANDRO

    Complimenti per il tuo ormai ben conosciuto spirito di osservazione, Cap. Hai dipinto alla perfezione sette quadretti di vita popolare: Napoli secondo me è sempre uno splendido teatro con una galleria di personaggi infinita, dei quali, se non sbaglio, faceva man bassa anche Eduardo.

    Mi ha in particolar modo interessato la considerazione dei “chili sovrappeso che hanno certe figlie del popolo, che è diverso dal sovrappeso delle adolescenti benestanti”.

    Ciò l’ho costatato quasi sempre -- il che dà consistenza alla frase “quelli che si alzano la mattina presto per andare al lavoro, ed abitano in uno stesso quartiere, sono un po’ tutti parenti” (che quindi si somigliano fisicamente) -- e l’ho pure utilizzato per fare scherzosamente qualche complimento, che in genere viene accolto come sacrosanta verità: potenza del desiderio di ogni donna, specie se non di elevato rango, o appartenente alla categoria di quel popolo che tu chiami “senza riscossa”, di sentirsi finalmente un poco . . . . . . . .

    ARISTOCRATICA

    ( Lei)
    -- “Non mi piaccio io manco un pochino
    chè mille e un difetto trovo in me”.

    (Lui)
    -- “Ed io neppure mezzo . . . manco se
    lo ricercassi con il lanternino!

    Capelli lisci e lunghi . . . frangettina
    . . . bionda . . . ma tu che vuoi più dalla vita? . . .
    occhi verdi malianti… e poi divina
    la bocca, e di grazia infinita

    e gentilezza piena . . . corpo da . . .
    modella di Versace . . . ben slanciato
    . . . direi 42 di taglia”

    (Lei)
    ________________ -- “Ma

    piccolo ho . . . il seno. E’ appena accennato . . .”

    (Lui)
    -- “Invece aristocratico è . . . ah! . . .
    in quel suo poco poco pronunciato.


    Ti vedo già con la corona in testa!”

    (Lei)
    -- “Finiscila, che balla mai è questa?!…

    Ora c’è pure quello aristocratico!
    . . . Però! . . . Ma quanto sei simpatico!”

    (Cassandro)


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    1. non so se può esserti utile: la signora alla cassa della conad si sfoga mentre la cassiera striscia la spesa contro il lettore ottico: "perchè l'unica femmina perfetta che è esiste in natura...te lo dico io...è la femmina della vedova nera, che il maschio prima lo usa e poi lo consuma..."E' piccola e grassa, una mantella di lana sulle spalle e dei ricci biondi assurdi che le escono da sotto al cappellino che copre la fronte di un viso rugoso e un bel po' appesantito dagli anni e dal trucco. Ho fatto due riflessioni. La prima che l'espressione prima lo usa e poi lo consuma è bellissima. Io avrei detto prima lo usa e poi lo uccide, o se lo mangia. oppure prima lo consuma e poi lo finisce...non so cose del genere. La seconda è che in fondo c'è di peggio del mio consorte....sally brown

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  2. Non ho capito, sally, che cosa c'entra il tuo consorte con il mio post, a meno che non faccia parte pure lui del popolo senza riscossa. Ma dato che siamo a Natale, ti do un paio di consigli gratuiti sul tuo commento fuori argomento. Se non ti piacciono i maschi non li frequentare. Se ammiri le vedove nere, cerca di mangiarti qualche maschio. Se i maschi sono per te immangiabili e la carne del tuo consorte è più dura di quella di cavallo, trovati qualche signore con le carmi più commestibili che si immoli per farti da cenone. A dopo il commento a Cassandro. Saluti ai viandanti smarriti che trovano la strada di questo blog.

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  3. Cassandro, eh già alcuni di noi non sono proprio aristocratici, ma non è poi la fine del mondo. Napoli in effetti a volte sembra un teatro a cielo aperto, basta farsi un giro a piedi per avere spunti per cento post, Tra l'altro mi accorgo che da qualche tempo cerco di osservare le persone e le cose con più attenzione e spesso mi trovo a immaginare le vite delle persone che guardo. Il fatto brutto è non di rado mi illudo di capire tutto di qualcuno dopo un semplice sguardo: il che significa o che le esistenze degli altri sono scontate o che penso di essermi reincarnato nel dottor House a furia di sciropparmi telefilm sul medico più famoso dello schermo.

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