giovedì 15 gennaio 2009

Apologia del lieto fine

Inizia il film. Lui è un musicista da strada irlandese, a metà tra Umberto Tozzi da giovane e Jon Voight in Un uomo da marciapiede. Fa musica da cantautore di vena melodica, ispirata dalla ragazza che lo ha lasciato e da cui è ancora preso. Lei è un’immigrata della repubblica Ceca che suona il piano con un’impostazione classica, padre suicida, vende fiori per strada come nei film di Chaplin. Una sera lo sente cantare e gli dice che è bravo allungandogli ben dieci centesimi nella custodia di chitarra che fa da portaofferte. Gli chiede della donna ispiratrice delle canzoni, lui risponde di malavoglia e io a dire: mi raccomando, non fare lo stronzo, non fartela scappare, dove la trovi un’altra ragazza come questa? E’ simpatica, gentile e sa pure suonare il piano, lo sappiamo tutti che tra poco finirete a suonare insieme, tu a schitarrare come il l pazzo che sei e lei che ti fa il controcanto e splendidi arrangiamenti alla Mendelsshon, ti prego, non fare cazzate, cantautore da strada, prendi questa ragazza e scappa via.

Accade ciò che sappiamo. Suonano insieme, flirtano, ma ancora non scatta la scintilla che è nell’aria. La pianista extracomunitaria aiuta il suo compagno a incidere un disco, facendogli risparmiare ben mille euro nell’affitto della sala di registrazione, ogni tanto parlano della ragazza che lo ha lasciato e io a dire: te lo dico ancora una volta, non fare l’imbecille, non farti scappare questa figlia di Dio, lo vedono tutti che è fatta per te, ti renderà felice, ti potrà fare da manager e perfino da paroliera di canzoni, non è nemmeno di quelle bambolone superpatinate alla Angiolina Jolie che sembrano uscite da Vanity Fair, questa è una persona vera, ha un sorriso vero e un cuore vero, ha una figlia di due anni a casa e il marito involatosi chissà dove, vuole te e tu vuoi lei, lascia perdere quella cretina antipatica che ti ha lasciato… mi raccomando, dico a metà film al musicista da strada che somiglia a Umberto Tozzi da giovane, non farmi brutti scherzi prima dei titoli di coda, io ci conto, eh.
Siamo arrivati alla fine del film, lui parte per Londra dopo aver inciso il disco che presumibilmente lo porterà al successo, lei resta nella sua casa irlandese per immigrati con la figlioletta, la mamma e il marito fuggitivo che ha provvisoriamente interrotto la sua ricerca esistenziale e io a dire: stronzo tu, controfigura di un uomo da marciapiede, stronzo tu sceneggiatore e regista che mi hai negato la donna che mi ero conquistato con un’ora e mezza di strenua visione di film e stronzo io che mi sono fatto infinocchiare da voi due venditori di fumo.
Mi danno fastidio i film che ti negano il lieto fine, cioè che negano al protagonista in cui ti sei identificato, e quindi a te stesso, la storia d’amore che è aleggiata per tutta la durata del film. Lo sappiamo tutti che nella realtà le storie d’amore non sono come appaiono sul grande schermo, che nella vita di tutti i giorni spesso la musica è ben diversa, che a dominare sono i tradimenti, le incomprensioni, i litigi… però il cinema non è la vita, qualsiasi cosa ci dicano sceneggiatori e registi contemporanei con mene da sociologi dei bassifondi. Il cinema, anche caricandolo con tutti i neorealismi di questo mondo, resta un mondo fittizio, più vicino al fumetto che alla vita reale, e nessun attore che si muova e parli sullo schermo, anche se lo prendi dalla strada, assomiglierà mai a una persona vera.
Quindi, dato che il cinema è un mondo artificioso, dato che io in qualità di spettatore pago il biglietto o sovvenziono il film in altro modo, dato che mi identifico con i personaggi della storia godendo delle loro vittorie e soffrendo per loro sconfitte, dato che mi sorbisco quasi due ore di immagini e di chiacchiere, esigo il finale positivo in almeno nove casi su dieci (l’ultimo caso sfortunato serve a non rendere troppo scontata la storia, perché nessuno vedrebbe un film se già ne conosce il finale).
Il film di cui parlo si chiama Once e a dispetto di ciò che dico è un bel film, delicato, che fila via liscio senza le complicazioni tipiche della fiction moderna. Può fare a meno delle complicazioni perché il suo punto di forza sono le canzoni del musicista da strada e il sorriso gentile della protagonista. Mi ha un po’ indispettito il finale, ma vedrò di sopravvivere :-)

13 commenti:

  1. ok.. segnato il titolo..

    .. concordo con te.. Non è bello quando ci viene negato il finale che ci aspettiamo.. Si vede un film per sograre, per uscire dalle nostre tristi o meno tristi realtà ed immedesimarsi in un altro personaggio.. Se il finale non è quello che ci "sognamo", resta molto amaro in bocca...

    Capitano.. ma non è che i tuoi libri siano esauriti? Mica mi è ancora arrivato.. Avevan detto 4 settimane.. ma ancora nulla..... Oggi mando una mail a vedere cosa mi dicono a IBS..

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  2. Balua, ho notato che ci sono difficoltà quando lo ordini sul web. La cosa migliore probabilmente è ordinarlo alla casa editrice utilizzando l'indirizzo sulla colonna laterale. Mi risulta che in quel caso il libro arriva in un tempo ragionevole.
    Speriamo in un finale positivo pure per questa storia :-)

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  3. .. oramai ho già anche pagato.. Aspetterò con pazienza......

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  4. Vada per il lieto fine, ma mi è capitato di apprezzare dei film nonostante la conclusione non felice e poco scontata.
    Vedrò di sopravvivere anche io alle tue lamentele.:))

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  5. Mi spiace per Balua, spero che il libro le arrivi. Qualche giorno fa ne ho ordinato una copia per una blogger dal sito della Graphe e dovrebbe arrivare a giorni. Vedremo..)

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  6. Cleide.. io ho ordinato su IBS.. ora ho spedito una mail, vediamo che mi rispondono... C'è da dire che l'ho ordinato assieme ad un altro libro, Le Nozze di Cadmo e Armonia.. Quindi magari è colpa di questo e non del libro di Mio Capitano...

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  7. comunque sia l'importante è andare al cinema, certo io parlo per partito preso, da quello ci campo. :) ciao capitano.

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  8. I finali scontati servono a sperare. La forza delle "speranze sperate" nasce dalla fantasia, e dalla fantasia nascono i film. L'uomo ha bisogno di finali lieti e capri espiatori per garantirsi l'illusione che di tanto in tanto la vita vada per il verso giusto. Abbiamo bisogno di vedere che qualcuno ha il coraggio di fare scelte difficili, sofferte e irragionevoli che però poi danno vita a finali colmi di serentà per i quali valeva la pena "mollare tutto".....(cosa che difficilmente accade nella vita vita reale)

    un sorriso a capitano mio capitano

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  9. L' ho visto, le canzoni mi sono piaciute parecchio, anche se adesso non le ricordo, la storia sembra molto reale, nel senso che potrebbe accadere anche nella realtà qualcosa del genere, ma non so se è realistico parlare così poco... mi è sembrato un bel racconto descrittivo, con poco peso ai dialoghi e molto alla musica.
    La scena di lui che se ne va e l' ultimo dialogo sono tristi, ma non va così nella realtà?!
    Certo... un lieto fine, però, mica ci stava male

    Ciao Cap.

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  10. Il finale a lieto fine sembra sempre sconatato ma lo attendiamo tutti. Come sottolinei tu il cinema è qualcosa di artificioso che serve a dar speranza ... quando si nega il lieto fie sono un pò infastidita anche io

    un abbraccio

    Clelia a Londra

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  11. Rivista e goduta per l'ennesima volta questa scena di film in televisione. "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa" di Ettore Scola su La 7. Uno dei pochi film di Alberto Sordi che rivedo con piacere, soprattutto perché in questa storia l'attore romano, pur manifestando tutti i difetti dell'italianuccio come nel suo stile, si comporta spesso con dignità e talvolta al limite dell'eroismo. Sordi è partito per l'Africa per ritrovare il cognato scomparso. A un certo punto rimasti appiedati, Sordi e il suo segretario, uno straordinario Bernard Blier, si fanno dare un passaggio da una coppia di portoghesi piuttosto inclini al razzismo. Per non fare una ventina di chilometri in più il portoghese obbliga gli abitanti di un intero villaggio a sostenere muscolarmente un ponte cadente affinché possa passarci la sua macchina. Ne segue una scazzottatura, tra Sordi, Blier e il portoghese razzista, il quale viene messo fuori gioco da una pedata ai cosiddetti.
    Mi fa sempre sbellicare dal ridere lo scambio di battute finale di questa scena. Il portoghese, portato via malridotto dalla moglie, dice più o meno "Vigliaccos, metterse in dos contro uno".
    Al che Sordi gli mostra tre dita ed esclama alla sua maniera: "E se eravamo in tres, te menavamos in tres".

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  12. Milioni di milioni (c'era la canzone ?) per avere un lieto fine, quale che sia. Non mi ero lasciato tentare dal post precedente, ma il lieto fine mi stuzzica. Almeno nel film, dal film non essere traditi. La vita è bella! La vita è bella, quella del film di Benigni. Ma è così la vita è bella? Mi domando perchè la vita è bella.Il lieto fine, almeno quello, e per averlo milioni di milioni. Oppure no, meglio che il film in-fine ti lasci la bocca amra, e il cuore in gola. Meglio assaporare con gli altri il tuo dolore condiviso.Ti consola. E in-fine la Speranza. Sperare il lieto finale: la vita è bella. La raffica si spegne con il fracasso del cingolato , carro armato, in arrivo, il babbo stava marciando al gioco eil bimbo ride alla promessa confermata. La vita è bella.Traditi. Stanotte, non è l'ora giusta questa che si apre al nuovo giorno, Capitano. Quanto 'na bella voce vurria senti' canta'. (Dorme'o vico antico). Capitano, a breve è un nuovo giorno.(l'altro pezzo si è cancellato, poco fa).Speranza, lieto fine. Ciao, da Giovanni un po' vecchiotto, tanto.

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  13. Ciao Giovanni, lieto di averti nel partito del lieto fine. La vita è bella nonostante tutto.
    Agli amici segnalo che questo blog può contare su un trio femminile di tutto rispetto, superiore per certi versi alle Charlie's Angels, fate bene attenzione ai nomi: Cleide, Clelia, Celia. :-)

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