Shampoo e amici miei

Cantava Giorgio Gaber: "Quasi quasi mi faccio uno shampoo". E io? Beh, io quasi quasi mi faccio due o trecento amici. Sono in vantaggio rispetto a Gaber perché trovare un centinaio di amici è molto più facile che farsi uno shampoo. Nella seconda ipotesi devi riempire il lavandino d'acqua non troppo calda e non troppo fredda, imprecare contro la caldaia che ti manda getti gelidi a tradimento, recuperare dal fondo del flacone l'ultima goccia di shampoo rimasta, e poi devi strofinare, strofinare, imprecare per gli occhi arrossati, e strofinare, e farti il risciacquo imprecando contro il solito getto gelido della caldaia pazza, e poi strofinare ancora con l'asciugamano e sistemare il fon truccato a un paio di metri di distanza per evitare ustioni e quindi imprecare ancora per i capelli gonfi che ti fanno un capoccione così nello specchio. No, caro amico Gaber, lo shampoo è una faticaccia. Per ammazzare il tempo, meglio farsi amici nuovi. Come fare?

E' semplice. Ho già un account su Facebook. Non ci vado quasi mai e non do segni di vita colà, ma fortunatamente quel social network vuole bene pure ai lazzaroni che non se lo meritano come me.

Infatti mi ha procurato una lista di possibili amici nonostante il mio assenteismo. Una si chiama Fabiola Ibarra, bella figliola, ma mi dà l'impressione di risiedere lievemente dalle parti del Sudamerica e non so se sia il caso di stringere amicizia con lei. Poi ho una Eloisa, una Claudia, una Renata, una Katia (Katia è formidabile, si è fatta una foto stesa a terra come una pin up, con il bel visino sostenuto dal palmo della mano e l'occhio languido che guarda proprio te). Ho un'Ilenia, che anche lei non sembrerebbe male se non si fosse fatta fotografare con l'illuminazione tipica dei camposanti a mezzanotte. Emanuela poi è uno spettacolo: eccola lì nell'avatar, di profilo come se fosse la modella di un pittore della Belle Epoque, il collo slanciato, l'espressione altera, la mano delicata a sorreggere il mento e parte del nasino all'insù, lo sguardo puntato forse verso i fortunati traguardi esistenziali che non possono sfuggirle, e sullo sfondo la metropoli brulicante di luci: chi non vorrebbe diventare amico della fascinosa Emanuela? 

E però non è finita qui, c'è di più e c'è di meglio. Io ho Belen. Non ci posso credere neppure io, Belen vuole diventare amica mia, è Facebook stesso che me lo giura. Dio mio, io e Belen, io e Belen, io e Belen, come mai Belen ho posato i suoi occhi su di me? E' vero che la penna di questo sventurato Capitano non è poi da buttare, ma Belen, Belen, BELEN, oh Cielo, mi manca il respiro… Ah, ecco, capisco dopo che l'emozione mi ha appannato la vista per qualche secondo, non si tratta proprio della Belen dell'isola dei Famosi, la figlia di Dio che prima stava con il calciatore Borriello e ora con Fabrizio Corona. No, questa è un'altra Belen, un pochino meno avvenente, forse, un pochino con la faccia da brava guagliona di parrocchia, forse, un pochino sul tipo di Rosalia la vedova siciliana al funerale di Calogero, forse, ma alla fin fine sempre di una Belen si tratta, no? Come si fa a dire che non vuoi avere una Belen tra i tuoi amici di Facebook? Solo un pazzo lo farebbe.

E poi ci sono pure tanti baldi e intelligenti giovanotti che potrebbero diventare amici miei, Facebook me lo garantisce. C'è un Massimo, un Alessandro persino un Oscar come il bravo maggiordomo di una volta. Addirittura ho un Javier, diavolo, ho un Javier che potrebbe diventare amico mio e io me ne sto qui a cincischiare con gli shampoo di Gaber. Con Javier ci potrei parlare di cose… oh, di cose straordinarie, magari del carnevale di Rio, dell'estradizione di Cesare Battisti o persino del mago do Nascimiento. E non scordiamoci il Giomba. Facebook mi ha messo pure lui negli amici consigliati. Mi basterebbe un click e potrei farmi mandare baciotti e salutissimi dal Giomba, perdindirindina. Potrei farmi spiegare un po' di cose tecniche di questi accidenti di codici da blog e potrei perfino chiedergli se esiste un solo luogo del virtuale in cui egli, il Giomba, non è presente in maniera massiccia e superbannerizzata.

No, Giorgio Gaber aveva torto. Lo shampoo per ammazzare il tempo è roba superata. Cioè è molto meglio farsi fare lo shampoo dagli amici su Facebook.

Una brutta giornata,
chiuso in casa a pensare,
una vita sprecata,
non c'è niente da fare,
non c'è via di scampo,
quasi quasi mi faccio uno shampoo…

Sciaaacquo, sciaaaacquo, sciaaaacquooooo...