venerdì 25 marzo 2011

Quadri di un’esposizione

Una piazza. Un fontana come ce ne sono tante, con la scontata statua di una ninfa marina o di qualche altra divinità. La ninfa potrebbe essere addirittura il dio Poseidone anche se è improbabile: la fontana è lontana e poi non si vede bene a causa del fumo che staziona sulle panchine. Hai ragione, se c’è del fumo ci deve essere un incendio. Ecco infatti un palazzo ai margini della piazza con le finestre in fiamme. Le vedi? Le finestre sono proprio sopra l’insegna di quel fast food con quel disgustoso panino stilizzato. Sì, lo so che è strano che abbiano messo un fast food in un bel palazzo settecentesco. Sai che penso? Che nell’androne di quel palazzo ci deve essere un insegna di marmo che celebra i morti di qualche rivoluzione, di certo figli di nobili, lo sai che i pescivendoli non fanno le rivoluzioni, al massimo sommosse in cui se gli va bene si prendono qualche forma di pane e molti calci in culo.
Dunque il palazzo dei contini idealisti brucia e brucia pure il fast food. No, che non è strano. E no, non l’hanno bruciato gli ultimi no global in odio agli idoli del consumismo che si mangiano ogni bellezza.
Perché dico così? Te lo spiego dopo. Ho detto che la fontana non erutta acqua dalla bocca del dio Poseidone o della ninfa. Come potrebbe, dato che è in rovina? Vedi? Se ne cade a pezzi. Non basta. Ci sono altri incendi, anche se più lontani e c’è quella sottile nebbia che tu sai che non è nebbia, ma qualcosa di molto più inquietante. Un presagio di morte e disfacimento. Non è il solo. Guarda quante carcasse annerite di auto. Devono stare lì da giorni, forse da settimane, anche se non so dirti come faccio a capirlo. Uno si domanda: se stanno lì da settimane, come mai nessuno le ha tolte? Guarda quegli enormi blocchi di pietra. Hanno distrutto i gradini che introducevano alla piazza e la pavimentazione stradale, però non sembrano appartenere a nessuna struttura architettonica dei dintorni. Altra bella domanda: quale forza disumana ha condotto lì quegli enormi blocchi di pietra da chissà dove? E poi ci sono quei cassonetti di immondizia rovesciati e arrugginiti. Sai qual è la cosa preoccupante? Che non si vedono cumuli di immondizia vicino ai cassonetti rovesciati. Come se il tempo, il vento o disperati a quattro o due zampe avessero portato via ogni briciola di rifiuti.
Perché parlo di disperati? Perché ce ne sono diversi che si aggirano dentro la piazza con l’aria che sa di morte. Sono confusi, persi. Sembrano zombi. Alcuni guardano il cielo spaventati come se si aspettassero nuove minacce da quella direzione. Uno o due imbracciano armi da fuoco, anche se sembrano troppo frastornati per usarle contro qualcuno. Ma c’è da giurare che quello stato di cose non durerà a lungo. Un donna piangente ha una macchia di sangue sulla gonna, ma direi che non si tratta del suo sangue. Però chissà, forse lei vorrebbe che lo fosse e che ne fosse molto di più. Le figure dolenti sono simili a fantasmi che si vedono condannati a vagare nel mondo dei vivi.
Eppure, guarda bene, non tutti sono spaventati e disperati. Guarda quel ragazzo accanto alla statua della fontana sgretolata. Quello non sembra dispiaciuto di aggirarsi in uno scenario da fine del mondo. Sono certo che se potessi zoomare sul suo viso vedrei un’ombra di sorriso. Quel ragazzo è contento, e non solo di essere sopravvissuto all’apocalisse. E’ contento proprio perché c’è stata l’apocalisse, anche se lui stesso magari non lo sa e non lo ammetterebbe mai. Perché è contento, dici? Boh. Magari nella vita precedente quel ragazzo non era bravo a scuola, non gli piaceva studiare. Forse non aveva troppi amici e veniva considerato una nullità dai compagni di università. Forse per mantenersi ai poco graditi studi era costretto a fare un lavoro odioso e immaginava così la sua vita futura: prostituirsi in lavori che nessuno vuole, farsi considerare uno zero e non avere la ragazza. Perché me lo sento che quel tipo non aveva la ragazza nella sua vita precedente. Ma ora lo sai che sta pensando mentre passa accanto alla statua del dio Poseidone o della ninfa? Sta pensando che in questa nuova vita tutti sono nullità. I rapporti e le posizioni sociali precedenti sono azzerati. C’è un mondo nuovo ricco di opportunità inedite. E in quel mondo nuovo ricco di opportunità c’è pure una ragazza per lui, proprio una di quelle affascinanti che nella vita precedente mai avrebbe potuto avvicinare. Ecco cosa vedo in questo quadro.

17 commenti:

  1. Mi sa che i Quadri di un'esposizione di Musorgskij erano meno apocalittici dei tuoi. Forse hai preso ispirazione più da una Notte su Montecalvo, anche se da te non ci sono streghe o diavoli. O forse sì :)))

    RispondiElimina
  2. Olà, Cleide, quando ti rispondo mi viene sempre da dire col poeta "Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta". Poi però me ne sto prudentemente zitto. E ora sorrido io.

    RispondiElimina
  3. Saggia decisione quella di stare zitto. Anche perchè la strada meno battuta l'ho scelta io. E ora sorrido io ;)

    RispondiElimina
  4. Mette una grande tristezza e colpisce il ragazzo che è quasi contento dell'apocalisse perché questo ha azzerato le differenze e sconvolto gli equilibri sociali...
    Peccato che neanche l'apocalisse può cambiare la sua condizione, perché non dipendeva dal mondo circostante ma da lui stesso...

    RispondiElimina
  5. Come dici il vero, Enrica! Anch'io ho pensato che pure se viene la fine del mondo non è che dopo sul blog ti arrivano tutti commenti geniali come i tuoi! Quindi per questo motivo mi asterrò dal fare la danza della pioggia nucleare, come pure mi avevano proposto un paio di cattivoni. Anch'io punti sospensivi a chiudere.

    RispondiElimina
  6. CASSANDRO

    Tu scrivi, Cap, “Quel ragazzo accanto alla statua della fontana sgretolata non sembra dispiaciuto di aggirarsi in uno scenario da fine del mondo".

    E qui può venire da chiedersi: "Ma perché si era realizzato quello scenario da fine del mondo?"

    Potrebbe anche sorgere le domande: “Chi lo aveva provocato”? . . . E perché? . . . Potrebbe tale trista situazione ripetersi?"

    Ogni guerra e conseguente distruzione, secondo me, nasce per il sopravvento negli esseri razionali di un triste spirito innato che tende a desiderare che prima o poi si instauri, e prevalga poi ad ogni costo, "ordine" (compresi i treni in orario, cosa che mi sempra avvenga ora sempre più spesso almeno nei treni a lunga percorrenza!), e sorga finalmente una mente onnisciente, quella del vincitore e del suo Gruppo di fedelissimi, che abbia il potere assoluto (in forma più o meno visibile ed appariscente) di disciplinarlo ed imporlo: all'incirca cioè quello che in termini generali si chiama fascismo.

    Per cui, sempre secondo me, fin tanto che non si scaccia dall'animo umano quello spirito nero -- che solo per qualificarlo per grandi linee, ripeto, chiamiamo “fascista” -- lo scenario da fine del mondo continuerà a ripetersi sempre ed in luoghi sempre diversi.

    Per questo il concetto egregiamente espresso da Enrica a proposito del ragazzo protagonista triste e pur contento del tuo post: “Peccato che neanche l'apocalisse può cambiare la sua condizione, perché non dipendeva dal mondo circostante ma da lui stesso”, lo tempererei con "non dipendeva solo dal mondo circostante" in quanto questo una qualche responsabilità l’aveva, essendo noi anche frutto della cultura prevalente in un determinato momento, dalla quale, se negativa, come quella attuale (cfr. Veline, Grandi Fratelli, Olgettine, corruttori di testimoni, aggiratori della giustizia, adoratori del Dio Denaro, ecc.) solo una sparuta elite riesce a discostarsi.

    Prima di tutto quindi, perché il “ragazzo” -- dopo tanta disperazione e tanti pianti --approfitti “del mondo nuovo ricco di opportunità dove ci sarà pure una ragazza per lui, proprio una di quelle affascinanti che nella vita precedente mai avrebbe potuto avvicinare”, occorre curare noi stessi intensamente, essere cioè in primis noi stessi “nuovi”.


    FASCISTI DENTRO

    Noi tutti siamo dentro un po’ fascisti:
    nel nostro DNA c’è un po’ del loro
    nero pensare. Solo se resisti
    a questo gene puoi con decoro

    tu vivere, ragazzo, e volere
    non l’ordine ma la democrazia:
    niente potere solo per potere
    disporre e comandare con bugia,

    con violenza contro chi la pensa
    diversamente. Tu però dovrai
    per ottenere ciò avere intensa

    cultura, e non fermarti mai, mai,
    davanti a chi con soldi o con melensa
    attività a te minaccia guai.


    Studia perciò, le grandi menti ammira:
    solo così il fascismo innato spira!

    Lo so che si dovrà partir da zero,
    ma dopo . . . mai più “Guerre di Piero”!

    Un mondo nuovo sorga da rovine
    fumanti, e con rose senza spine,

    chiaro, e con amore senza fine.

    (Cassandro)

    il

    RispondiElimina
  7. Cassandro, grazie come al solito per il tuo contributo insostituibile al progredire di questo blog.
    Voglio dire solo una cosa. Non credo che dovremmo sezionare al microscopio ogni minimo comportamento o semplice moto d'animo umano. Se vediamo uno che si allaccia le scarpe per strada non dovremmo interpretare quel comportamento politicamente, né cercare di trarne una morale di vita. Né dovremmo forse sentenziare che se è costretto ad allacciarsi le scarpe per strada è colpa sua, dato che non ha saputo allacciarsele a casa.
    Primo Levi affermava in "Se questo è un uomo" che c'era un ebreo suo collega di prigionia felice nella vita del campo di concentramento. Addirittura lasciava intendere che costui fosse più felice ad Auschwitz che fuori. Per brevità non descriverò questo personaggio, del resto abbastanza particolare. Voglio solo dire che quando ho sentito parlare di questo tipo non ho cercato di trarne morali semplicistiche o di emettere scontate sentenze tra il sociologico patinato e il talk show velinario. Ho semplicemente archiviato la notizia che un campo di concentramento è un luogo infernale e che il mondo è un luogo così complicato e spesso incomprensibile che all'inferno può pure esistere un singolo individuo, non necessariamente un diavolo, che si trova meglio lì che nel mondo di fuori.
    Dice Enrica che il ragazzo che ho immaginato nel post era un fallito prima e tale continuerà ad essere anche nel dopobomba. Io dico che non la penso così. Non mi pare che il mondo sia un luogo perfetto che emetta sentenze sempre giuste ed equilibrate. Inoltre non sto sempre lì a sentenziare: se vinci vali e se per caso ti va male significa che è colpa tua. Se si fosse accettato questo metro di pensiero, e cioè che chi vince ha ragione e che ha ragione proprio perché vince, nessuno avrebbe potuto criticare la Juventus quando vinceva tutto comprandosi qui e là qualche arbitruccio e commettendo tante gravi irregolarità da essere retrocessa. Se chi vince ha sempre ragione e ha ragione proprio perché vince, la Juventus a quest’ora avrebbe alcuni scudetti in più e ora sarebbe prima in classifica e non in un deludente centroclassifica.
    Inoltre col tuo permesso, Cassandro, cito un tuo passo in cui parla di “Veline, Grandi Fratelli, Olgettine, corruttori di testimoni, aggiratori della giustizia, adoratori del Dio Denaro, ecc.” Ecco una parte non piccola del mondo dei vincenti, i quali, come faceva la Juventus corruttrice di arbitri fino a poco fa, vorrebbero tacitarci in ogni occasione quando proviamo a protestare. E magari perfino impedire di fantasticare a un ragazzo inventato, in un quadro di esposizione inventato, in un mondo semidistrutto inventato.
    Buona domenica agli amici del blog

    RispondiElimina
  8. ciao cap,ogni tuo post genera diverse interpretazioni e suscita sempre dibattiti molto interessanti e tu sai esporre neò modo migliore ogni argomento.Penso che sia veramente uno dei blog piu' validi che ci siano in giro.ciao.giampaolo

    RispondiElimina
  9. Uhmmm Buon giorno Francesco...Cleide e tutti gli altri!
    Un quadro inquietante con sorriso finale! E' inevitabile soffermarsi sulla figura del ragazzo che sorride ed immaginare perchè! Io non penso fosse un fallito ( che brutta parola), e nel caso lo fosse perchè la colpa doveva necessariamente esser sua? Ultimamente mi viene da chiedermi sempre più spesso se la mia vita sino a questo punto sia stata un fallimento...e andando oltre, penso sia così per tanti di noi. Chissà se mi sono ribellata poco o tanto, chissà se ho fatto poco o tanto per rendere migliore la mia e l'altrui vita, chissà cosa farei se sopravvivessi come quel ragazzo...piangerei o sorriderei? Mi piace pensare che le mie labbra si piegherebbero in un sorriso pensando a tutti quelli che si son dannati, che hanno corso, tradito, rubato... inseguendo un mito di ricchezza che in un attimo gli è stata tolta!
    La partita ricomincia...palla al centro...e buona fortuna a chi resta ;-)

    RispondiElimina
  10. Giampaolo, è sempre un piacere ritrovarti sul mio blog come succede da cinque anni a questa parte. E sono quasi certo che un giorno mi parlerai un po' di te e mi farai capire che tipo di persona sei fuori dal blog.
    Giovanna, sono con te su tutta la linea. La partita ricomincia e palla al centro e buona fortuna a chi resta. Inoltre una grandissima parte della letteratura catastrofica si basa proprio sul presupposto che le persone possono dimostrare nuove capacità e personalità in contesti liberi da condizionamenti e intrallazzi sociali. Il protagonista classico del romanzo catastrofico è l'impiegato addetto alle fotocopie che diventa un personaggio, la cassiera di supermercato che sa combattere e sopravvivere, il ragazzo balordo che mette la testa a posto e sa organizzare un gruppo di sopravvivenza e magari si innamora.
    Saludos por todos.

    RispondiElimina
  11. Purtroppo per i giapponesi l'apocalisse è diventata una tremenda realtà che sembra non avere fine. E' proprio vero che a volte la realtà supera ogni fantasia. E... a proposito di realtà e fantasia, ho ricevuto in tempi veramente brevi il tuo libro e me lo sono divorato. Ragazzi compratelo e leggetelo perchè ne vale veramente la pena. Tra l'altro è molto bella la copertina da te disegnata. Peccato, se tu fossi nato in America saresti sicuramente milionario.
    Complimenti capitano!!

    RispondiElimina
  12. Sergio carissimo, ti sono davvero grato dei complimenti che mi fai qui e anche di più sul tuo blog: http://sergioberto.blog.tiscali.it/2011/03/30/le-perle-tra-i-blog/
    Che posso dire? Un po' so che sei troppo buono con me perché sei un amico da tanti anni e so che mi vuoi bene. Però sei anche una testa pensante e uno che ci sa fare con la penna, non per per niente hai scritto tanti bei racconti di mistero e fantascienza e non per niente hai pubblicato addirittura alcuni di quei racconti sulla storica collana "Urania" di Mondadori. Ecco, ho piacere dei complimenti dell'amico che mi vuole bene, e forse ho ancora più piacere del gradimento del bravo scrittore e dell'attento lettore che sei. E naturalmente caffè pagato per te :-)
    Un saluto a te e agli amici.

    RispondiElimina
  13. Sally, sono tre anni che non mi muovo (virtualmente) di qua. Felice di risentirti.

    RispondiElimina
  14. SERGIO HA PUBBLICATO DEI RACCONTIIIIIII? Gasp...che sia bravissimo è indubbio,ma il fatto che sia così umile ( E CHE FREQUENTI IL MIO INSULSO BLOG)spesso mi fa dimenticare il suo reale valore! Sob...quanto siete bravi :-D

    RispondiElimina
  15. Caro Capitano,
    hai alterato quello che ho scritto e quello che intendevo dire.
    Il mio modo di pensare è semplice, in realtà. Il lavoro duro, la persistenza ed un pizzico di umiltà ed onestà possono portare chiunque a raggiungere i propri obiettivi piccoli o grandi che siano. Più grande è l'obiettivo, più grande è l'energia che deve essere impiegata nel raggiungerlo. Usare l'ambiente circostante come giustificazione dei propri fallimenti e sperare in un'apocalisse per avere una nuova opportunità è quantomeno macabro, oltre al fatto che la dice lunga sull'opinione che quel ragazzo ha di sé. Io non penso che tutti quelli che ce l'hanno fatta, ci sono riusciti grazie alla disonestà e le spintarelle. Forse per qualcuno è così ma penso che questa sia una minoranza non la totalità di quelli che hanno sfondato nel proprio campo.

    RispondiElimina
  16. Giovanna, Sergio ha pubblicato almeno un racconto su Urania, così ho letto in un suo post. Per il resto si gioca, come fai del resto pure tu, un abbraccio.
    Enrica, il mio post è un quadro apocalittico. E' curioso che in questo quadro apocalittico l'unico pensiero che ti sia venuto sia stato di bacchettare il ragazzo. Io avrò alterato ciò che hai detto, ma tu hai alterato il significato del post: tutti sbagliamo, come si vede.
    Saluti a tutti.

    RispondiElimina