Filomena era stanca di camminare, sarebbe tornata volentieri alle crostate di mele che preparava la domenica per i fratelli disoccupati o precari che cercavano di raggranellare qualche risparmio per sposarsi e lasciare la casa dei genitori o per lasciare la casa dei genitori anche senza sposarsi. “Dove stiamo andando? Sono stanca, vorrei fermarmi” disse rivolta al giovanotto che camminava accanto a lei, che assomigliava a un ragazzo del suo quartiere di periferia che le faceva gli occhi dolci.
Da dentro una tuta da lavoro unta di grasso, il giovanotto disse di chiamarsi Peppe. Parlava con uno schietto accento popolaresco e da quando lei gli aveva rivolto la parola cercava di pulirsi una macchia fuligginosa da una manica usando un fazzoletto più sporco della sua tuta da lavoro. Anche lui non sapeva dove andavano ed era stanco di camminare, confessò, ma non si sarebbe fermato. Non voleva staccarsi dagli altri. Gli pareva che insieme avessero più possibilità.
“Più possibilità per fare che cosa?” domandò Filomena carezzandosi la scritta sulla sua T-shirt che recitava “Il principe azzurro è gay”.
“Non lo so”, disse Peppe ficcandosi in tasca il panno fuligginoso. “Però so che dobbiamo stare insieme.”
Filomena si girò a guardare la lunga fila di persone di cui faceva parte, incolonnata lungo un sentiero polveroso attorniato da boschi, colline e prati silenziosi. In alto non si vedeva una nuvola e il cielo aveva un colore strano, come di un altro pianeta. E cosa ancora più strana, non si vedeva il sole da nessuna parte anche se era una giornata luminosa come in pieno giugno. Le persone incamminate con lei avevano l’aria stanca di chi ha fatto una vita difficile, ma non si è arreso. Mostravano facce familiari, come quelle della gente del suo quartiere popolare, anche se non ne conosceva nessuna. Qua e là negli sguardi, nei bisbigli, nel vestiario o negli atteggiamenti dei suoi compagni di marcia, le era parso di individuare manovali, precari della scuola, donne di pulizia, laureati probabilmente schiavizzati nei call center, badanti straniere o balordi senza arte né parte. Da quel poco che aveva afferrato, la massa di persone lì riunita era tutta gente che se la passava male quanto lei. Gente del popolo, col sorriso schietto, ragazze che intonavano canzoni dialettali come quelle che piacevano a lei, pensionati che facevano i numeri da circo per arrivare a fine mese.
Filomena non ricordava come era arrivata lì. Sapeva solo che a un tratto si era ritrovata con quelle persone a camminare. Forse era un sogno, nemmeno uno dei peggiori, non c’erano mostri e nemmeno era uno di quei sogni in cui cominci a volare e ti accorgi che non riesci più a scendere a terra. Ma no, doveva trattarsi di qualcosa di peggio. Probabilmente lei e i suoi compagni di marcia erano tutti morti e si dirigevano verso qualche luogo in cui sarebbero stati giudicati. In effetti il paesaggio in cui si muovevano era vagamente somigliante a quello di un vecchio film in cui un tizio era morto per sbaglio - il suo angelo custode si era distratto o qualcosa del genere - e poi veniva rimandato sulla terra in un altro corpo per rimediare all’errore. Ma se lei e gli altri erano morti, non era stato certo per uno sbaglio e in tutti i modi dubitava che qualcuno, in terra o in Cielo, avrebbe ammesso un errore riguardante così tante persone.
Capì di più quando vide una ragazza che indossava la sua stessa maglietta sul principe azzurro che è gay, una con il suo stesso sguardo semplice e schietto che probabilmente aveva pure lei un padre bidello precario alle elementari che si spacciava per coadiutore scolastico. Lì non c’era un ricco. Niente gente dei quartieri alti con i macchinoni e le carte di credito. La lunga colonna in marcia era tutta composta da figure di modeste condizioni, gente del popolo come lei e come la ragazza che aveva la sua stessa maglietta. Fu in quel momento che incespicò; sarebbe caduta se Peppe, che sgomitava per restare al suo fianco, non l’avesse afferrata per un braccio. Si scambiarono un sorriso di intesa e continuarono a camminare fianco a fianco. Filomena si disse che Peppe era proprio un bel ragazzo, anche con la tuta unta che indossava, anzi forse quella tuta gli donava.
Una donna prese un pezzo di pane dalla borsa della spesa che portava e lo distribuì ai vicini. Un pezzo di pane toccò pure a Filomena e Peppe. La donna, parlando con un accento dell’Est Europa si scusò per non avere di meglio, ma il pane era croccante, profumato, la cosa più buona che Filomena avesse mangiato. In altri punti della colonna umana altre persone distribuivano cibo allo stesso modo e Filomena scommetteva che tutti quelli che mangiavano dovevano sentirsi uniti agli altri membri della colonna di marcia come capitava a lei in quel momento.
A un tratto videro un bagliore dietro il promontorio verso cui saliva il sentiero polveroso. Era spaventoso, come una luce ultraterrena intensissima, qualcosa che faceva venire la tremarella. A nessuno della fila sfuggì il fatto che se avessero continuato a camminare sarebbero finiti proprio davanti a quella luce gigantesca e spettrale e all’entità terribile che doveva originarla. La colonna in marcia rallentò e poi si fermò, disunendosi. C’era chi gridava di fermarsi prima che succedesse l’irreparabile. C’era chi invocava la clemenza del Cielo. Bambini piangevano, vecchi si disperavano. Donne strepitavano non si sapeva contro chi. Nessuno aveva voglia di farsi annientare dalle forze sovrumane creatrici della luce spettrale. Molti individui della fila invertirono l’ordine di marcia e fecero per tornare sui loro passi. L’incertezza e la paura erano tali che non c’era dubbio che entro poco tempo tutti avrebbero imitato quel comportamento. A fu proprio allora che Peppe parlò. Salendo su un grosso masso a lato del sentiero prese ad arringare i compagni di viaggio. Perché mai avrebbero dovuto temere la luce dietro il promontorio? Chi diceva che era un pericolo? E se invece fosse stata un‘opportunità, la migliore della loro vita? In ogni caso, che cosa avevano da perdere? Chiamò per nome ad alta voce alcune persone della fila che evidentemente conosceva e chiese loro che cosa avevano da perdere. Nessuno seppe rispondere. Gridò che no, lui era stanco di essere ributtato indietro, gli era capitato per tutta la vita. Questa volta sarebbe andato avanti. “Dobbiamo continuare”, disse mentre Filomena notava che la macchia di grasso era misteriosamente sparita dalla sua manica anche se avrebbe passato indenne un lavaggio a novanta gradi. “Ma dobbiamo farlo insieme. Insieme siamo una forza. Insieme nessuno può farci male. Insieme non temiamo niente, ci aiuteremo a vicenda e niente ci farà paura. Andiamo avanti, gente!”
Pian piano tutti quelli che avevano invertito l’ordine di marcia tornarono sulla loro decisione. La colonna di persone in viaggio si ricostituì. La gente prese a camminare verso il promontorio e la luce che vi era dietro, che tutto a un tratto non sembrava più così minacciosa. I bambini smisero di piangere, qualcuno accennò a un sorriso e la donna dell’Est Europa riprese a distribuire il pane più buono del mondo. Filomena sentì che qualcuno le prendeva la mano. Peppe. Gli sorrise mentre il cuore le batteva forte. Lo avrebbe baciato, ma la colonna aveva ripreso a camminare. Niente male, ci sarebbe stata un’altra occasione, ne era certa. Non aveva paura di niente e niente le avrebbe impedito di andare avanti.
Non so cosa ne pensino gli altri, secondo me è uno tra i migliori racconti che hai scritto. Bello, bello, bello. Fa riflettere, fa commuovere.
RispondiEliminaGrande!
Ti ringrazio, Sergio, sei sempre troppo buono con me. Comunque mi fa piacere che tu abbia apprezzato la mia storia.
RispondiEliminaSì l'unione fa davvero la forza!
RispondiEliminaMai aver paura!
Spesso si "viaggia" per tanto tempo soli...poi all'improvviso,quado oramai sei rassegnata-o....qualcosa succede sempre e si riapre il cuore alla speranza! Eh si guarda avanti; più avanti, e ancora.. più che si può!:-)
Davvero bel post Mio Capitano!
Grande sensibilità..e luce di gioia!
Uhm...sento "puzza"... di bruciato, scusa devo andare a vedere in cucina! :-)
Buona serata!
PS spero che questo post abbia più commenti dell'altro..speriamo..
Non avevi acnora accompagnato il post con quella foto e nel leggerlo ho pensato proprio agli emigranti. A quelli di ieri, che son riusciti a ricostruirsi una vita e a quelli di oggi, piu' disgraziati in un tempo disgraziato. Ma la paura è amica della necessità, ti prende per mano e spingendoti ti accompagna e conduce dove non avresti mai pensato di arrivare. Bel post Cap:)
RispondiEliminaSara, spero non ti sia bruciata la cena. Mai perdere la speranza e mai sentirsi soli.
RispondiEliminaCleide, ma hai visto la bellezza austera dei personaggi ritratti nella foto? La donna è veramente bellissima, sembra un quadro vivente, la statua di un'antica divinità, severa, crepuscolare, piena di dignità anche se fa la vita grama dell'emigrante (la foto riguarda gli emigranti che arrivavano a Elllis Island, il posto in cui gli emigranti facevano anticamera prima di entrare a New York).
Quelli sono volti di persone senza grilli per la testa. Mica come noi. Pardon', come me:)Ho visto una recente foto di Ellis Island, me l'ha inviata Clotilde. E' un po' cambiata da allora:)
RispondiEliminasally brown dixit:
RispondiEliminaeh sì e quell'amticamera durava 40 giorni.
il racconto è bellissimo e per un attimo mi è apparso quarto stato...un sogno insomma
ole/.)
Cleide, forse quelle persone avrebbero preferito avere molti grilli per la testa e pure un bel gruzzoletto cucito nel materasso (tra l'altro il gruzzoletto nel materasso o meglio ancora in banca fa sparire automaticamente i grilli per la testa, così ho sentito dire).
RispondiEliminaSally, non ci dobbiamo sforzare troppo per immaginare il quarto stato perché il quarto stato (almeno quello moderno) siamo noi, sicuramente lo sono io o meglio ne faccio parte.
P.S. appena sentita al telegiornale. Intervistata una sopravvissuta italiana al disastro delle Due Torri. Una tipa un po' mondana, che dava sul frivolo, sullo snob borghesuccio, sulla matrona da party con i neoricchi tutti in tiro con i vestiti scampati al recente furto a Rocco Barocco. La sopravvissuta veniva presentata come persona capace di suscitare grandi emozioni e pathos, un'eroina del nostro tempo, anche se parlava con una pronuncia blesa da sorella di Felice Sciosciammocca. Le domandano: che cosa le ha lasciato l'Undici Settembre?
E la sopravvissuta sciosciammocchesca: un NON FEELING.
Un non feeling? diciamo allo stesso tempo io e l'intervistatrice (che forse cominciava ad avere qualche dubbio sui rotondi aggettivi usati a favore della sopravvissuta).
Certo, un non feeling con le cose e le persone. Da quel giorno sciagurato ho un non feeling.
"Questione di feeling", canto io con la voce di Cocciante. E quasi mi aspetto che l'intervistatrice o la sopravvissuta sciosciammochesca mi rispondano con la voce di Mina: "Solo di feeeeeling".
CASSANDRO
RispondiEliminaConcordo con sally brown: con il tuo post, Cap, siamo quasi alla versione letteraria del quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo “Quarto Stato”!
Il tuo intenso racconto, che starebbe bene anche fra gli scritti di Dino Buzzati, mi fa sovvenire, proprio con riferimento a quel quadro, quella composizione (che ti inviai come commento al tuo post “L’uomo che guida” del 3 gennaio u. s.) e che leggermente si richiama a quello qui presente (tu parli di marcia di sconfitti verso una ripresa di ciò che è a loro dovuto, mentre io parlavo più in generale del cammino, o meglio del volo, della vita e dell’esigenza di stare insieme per conquistare un posto ed avere un po’ di voce in capitolo).
Allora tolsi la finale in quanto mi sembrava il mio scritto troppo lungo, per cui ora, se permetti la ripropongo in versione integrale, in omaggio pure a questi derelitti che marciano verso “L’ermo colle”, per trovarvi dietro finalmente qualcosa di più concreto del leopardiano Infinito.
Mi auguro che non ti dispiaccia questa riproposizione
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Chi si ferma è perduto si diceva
un tempo, e ancora oggi si capisce
che chiunque a ciò che ha fatto o che faceva
si ferma . . . non si ferma, regredisce
. . . e perso è quindi per la società,
per quelli che frequenta, per gli amici,
per figli e nipoti . . . il mondo va
avanti e non ti aspetta. Tu che dici?
Perciò zaino in spalla e fin che vivi
osserva, vai in giro, tenta, impara,
di conto fai, inventa, leggi e scrivi.
Se già la pelle uno vende cara
pensa a che prezzo cede il suo cervello.
La testa non è mica mortadella,
la morte delle idee è un macello:
ogni mente che muor muore una stella.
Se vuoi salvare quindi il firmamento
non ti fermare mai manco un momento,
sfrutta la vita al cento per cento!
Fottitene di chi ti dice “Maaaa?
. . . Rallenta! . . . Attento a ciò che in fondo sta . . . . . .”
La vita è una, è tua e quindi . . . va’!
E in più se poi tu stai in compagnia
di gente sana, chiunque questa sia,
nulla dovrai temere: per la via
marcia perciò deciso . . . a perdifiato
avanza, specie se tu tieni a lato
chi t’ama. L’hai tu mai guardato
Pellizza da Volpedo: “Il Quarto Stato”?
. . . da te non sia quel gruppo abbandonato!
(Cassandro)
il
Carissimo Cassandro, mi è piaciuto soprattutto dove parli di vendere cara la pelle. La vita se ci pensiamo, è questo, vendere cara la pelle. Io non parlerei invece di sconfitti. Come fanno a essere sconfitte delle persone così belle come quelle ritratte nella foto, il padre schietto, la madre austera e fiera, i figli ignari eppure già coraggiosi?
RispondiEliminaDavvero Mio Capitano,soprattutto lo sguardo della donna mi ha molto colpito.
RispondiEliminaImmagino cosa abbiano provato!
Ho conosciuto una famiglia di Palermo trasferita a Zurigo per lavoro..poi immaginare la mancanza della loro terra..
Buona giornata
Non credo che la nostalgia sia dovuta alla mancanza della propria terra ma dei propri affetti.Spostarsi, vivere e conoscere un nuovo territorio puo' essere molto stimolante. I tempi sono cambiati. Ora ci si sposta con facilità da un continente all'altro. Spesso si vedono i propri cari piu' spesso stando lontani che non abitando nella stessa città. E forse si ama di piu' il paese d'origine standone lontani perchè si vedono solo i lati positivi. Io a Zurigo ci vivrei benissimo altrochè:)
RispondiEliminaQuesto racconto parla di due temi di grande attualità: la paura e l'unione "che fa la forza" che spinge verso l'ignoto che altrimenti da soli non si avrebbe il coraggio di affrontare, e che insieme invece di avere tinte fosche, sembra colorato di verde( speranza)!Un racconto molto diverso dalla realtà che stiamo vivendo...dove ciò che mi sembra utopico è proprio questo spirito di fratellanza, questo stringersi e darsi coraggio in un rigurgito di un desiderio di rivalsa e rinascita. Sarò disfattista, sarò pessimista, sarò terribilmente stanca, ma vedo solo negatività. Vedo ogni "buona azione" vanificarsi al cospetto delle miserie umane.Mi sembra già di sentire come qualcuno di mia conoscenza risponderebbe a Peppe:...Dobbiamo stare insieme se mi sei di qualche aiuto...altrimenti, stai pur solo che mi sei d'impaccio con i tuoi problemi!
RispondiEliminaCleide, credo che la nostalgia sia intimamente legata alla mancanza, all'assenza di un qualcosa che abbiamo amato o che amiamo.Può essere per la terra, per un profumo per gli affetti...per un periodo, per tutto ciò che ci ha fatto stare bene e non abbiamo più. Come invidio le persone che se ne andrebbero dalla propria terra a vivere in un altrove lontano...dove si parla anche un altra lingua!
E ancora a Cleide...che meraviglia la dedica, sei :...voce e notte, voce e iuorno!...e così tu sai "ca nun si sulo" :-)
Scusa Cap la lunghezza del commento :-(
Sara, a tutti mancano i colori e i calori della propria terra prima o poi.
RispondiEliminaCleide, a Zurigo ci vivrei pure io, se mi dessero un lavoro. Ritengo però che finirei per vivere in un'ambiente di emigranti italiani se mi andasse bene e che i zurighesi li vedrei nel cannocchiale.
Giovanna, grazie per aver notato la dedica sul romanzo. Credi che Cleide la Fredda l'abbia notata? Magari per cinque minuti e poi chi s'è visto s'è visto. :-)
Devi capire, Giovanna, che è irrealistico cercare di ottenere qualcosa da soli se ti trovi, come ci troviamo noi (io e probabilmente pure tu) ai margini della mensa sociale. Quelli che mangiano di certo non si faranno intenerire da qualche tua richiesta di aiuto. Sono avidi crapuloni e gozzovigliatori, non gliene fotte niente di niente se non di spendere e spandere. E sta sicura che se gli avanza qualche coscia di pollo dal Grande Banchetto la daranno a un loro parente, un figlio, una nuora, un cugino, un figlio di un loro cugino che è un così bravo picciotto che sa stare al suo posto e tiene rispetto per gli Uomini di Rispetto... un bravo picciotto che saprà sdebitarsi del favore come ogni Ommo d'Onore.
Da sola non hai nessuna possibilità di risolverti le grane, ma con Peppe e gli altri forse sì. Un abbraccio a te.
Ecco sì Mio Capitano, in effetti Zurigo e non solo ,anche in Germania, si sono CREATI PER FORZA "ambienti" e zone solo per Italiani!
RispondiEliminaIo ci sono stata come turista e respinta in diversi bar dove c'era scritto: vietato l'ingresso agli Italiani! Anche se vai nelle loro piscine, se sono "piene" chiedono i documenti e dopo aver fatto anche mezz'ora di fila rischi di tornare a casa tua!Le piscine a Como, quelle non private purtroppo fanno ridere!
Eppure sono degli ingrati: le loro ditte, uffici, gli abbiamo mandati avanti noi! Con emorme sacrificio! Lavorare a "cottimo" non è vita!Fidati..l'entusiasmo iniziale poi piano, piano si spegne! Mi chiedo, ad esempio perchè Cleide non è ancora partita!Oppure è già ritornata!?
A Zurigo fa sempre freddo, spesso c'è la neve, e trattano male..si mangia male, e ora con l'euro non pagano più tanto bene come anni fa!
Comunque sono convinta che se cerci lavoro a Zurigo, se hai un parente o amico, ma anche nessuno,Mio Capitano, ti garantisco che lo troverai sicuramente un lavoro... (scappano tutti)! Ho visto tornare troppo presto diverse persone da Zurigo e non solo, o comunque, una volta avuto il "permesso" hanno continuato a lavorare come "frontalieri" e si sono trasferiti a Como...non so se rendo l'idea!
La malinconia,la tristezza di alcune famiglie è rimasta negli occhi e i più fortunati sono tornati, dopo la pensione,felici al loro paese!
Io ho lavorato 15 anni in Svizzera...so cosa vuol dire...
i bar, o ristoranti, anche da noi, chiudono massimo a mezzanotte...mai visto feste improvvisate...alle sei del mattino suona la sveglia!!
Provare per credere! E' una triste realtà!
PS Splendido come sempre il commento di Giovanna!
Giovanna benritrovata! La dedica l'ho ovviammente apprezzata. Diciamo che mi diverte fare la fredda e la distaccata con quest'uomo perchè se per caso ti scappa un mezzo complimentoinizia a prendere quota e sai le sceneggiate poi...)
RispondiEliminaSara, Cleide parte e ritorna e riparte. Con entusiasmo e curiosità perchè si sente figlia di questa terra tutta, sorella di chiunque e ovunque va trova un sorriso. :)
Ahhh! dimenticavo gli affetti (ovvio che era compreso nel lasciare la propria terra) e poi appunto, imparare il tedesco, (per chi non lo sa) non è semplicissimo! Nelle ditte, se hai (anche) fortuna e buona volontà, di trovare un lavoro (e mantenerlo) come operaio-a (anche se possiedi tre lauree)devi "perfezionarti" molto velocemente. A Zurigo e dintorni parlano tedesco,devi essere sveglia-o insomma, perchè se entro un mese o massimo due di prova, se non rendi un tot alla giornata già stabilito, ti licenziano! Gli Svizzeri no però!
RispondiEliminaE' successo poi che qualche italiano disperato è diventato, forse giustamente,anche cattivello e ha cominciato a bere,a sentirsi uno straniero non accettato.... e da li altri ancora...e poi,avanti popolo.. nei bar ecc ecc: INGRESSO VIETATO AGLI ITALIANI!
Questa è la tragica realtà che io ho visto!
Altri 13 anni ho lavorato in Italia..tutt'altra cosa credimi anche se prendevo un milione in meno!
Buona serata!
PS scusami Mio Capitano non ho dimenticato gli anni durissimi in Svizzera, anche se guadagnavo, quando il franco era a 800,quindi nemmeno tanto alto nel 1995, due milioni e mezzo delle vecchie lire!
Giustamente quando ho lasciato la svizzera è salito a 1.400! :-)
Non male vero...eppure W l'Italia e W il SUD!
Non è detto che quando andrò in pensione mi trasferirò o in sicilia o in campania! :-)
Beh Cleide se, forse, sei un 'insegnante ci credo bene! Anche questa è una tragica realtà! Evidentemente tu sai rapportarti bene con le persone...non è semplicissimo in questo mondo!
RispondiEliminaComplimenti!...sai tante persone che ho conosciuto hanno quasi sempre il volto sorridente, sono positive ,propositive, con emormi qualità...fortunate loro: io non starei più di un'ora al giorno davanti al p.c...se avessi ancora tanto da dare e forse chissà anche ricevere...eppure!
Ora vado però! E' tardi!
ciao Mio Capitano state dove siete se potete!
Fa pure rima! :-)
Sara, ho letto con vero interesse della tua esperienza di lavoro in Svizzera. E devo dire che conferma quanto già sospettavo, e cioè che la situazione non è troppo diversa da quello che provava Nino Manfredi nel film "Pane e cioccolata" risalente agli inizi dei Settanta. Gli svizzeri mi sembrano un po' nazisti, con le dovute eccezioni. E io dico, se dobbiamo militare nel Terzo Reich tanto vale starcene con i nazisti di casa nostra, che non mancano.
RispondiEliminaFormidabile il film qui citato: Manfredi cerca di farsi accettare dagli svizzeri vestendosi e comportandosi come uno di loro (si tinge i capelli di biondo, si veste molto classico, occhialini nordici, nordico in tutto), salvo poi gridare a squarciagola "Forza Italia" quando la nazionale di calcio segna un gol contro la Svizzera o la Germania. Ovviamente viene buttato fuori dal bar a calci in culo da alcuni crucchi maneschi.
Il sud è pieno di problemi, ma la gente è calda, il clima è buono, il mare è bello e di certo esistono posti più brutti dove vivere :-)
Cleide, te ce manderei proprio in Svizzera in mezzo ai crucchi che detestano gli italiani, figuriamoci i sardi.
Sorrisi a tutti.
Se devo proprio dirla tutta è proprio 'sta storia dei crucchi che detestano gli italiani che mi pare roba da film e lo dico con cognizione di causa. Evidentemente detestano gli italiani ma amano i sardi. Olè.)
RispondiEliminaForse l'ho già detto altre volte ma lo ripeto, quando leggo un romanzo, una storia in questo caso in post ho l'abitudine di cercare nelle parole qualcosa di mio di ritrovare un po' me stessa non sempre accade ovviamente ma spesso si e c'è un passaggio in questo bellissimo racconto che mi ha fatto ricordare con un misto di malinconia e gioia mia zia che oggi non c'è più. Il tuo post è bellissimo l'ho letto anche ieri due volte mi piace si, anche se qui il tasto mipiace non c'è :)
RispondiElimina********
Quindi se io e Cleide ci trsferiamo in Svizzera tu non vieni? Ti diamo il passaporto sardo e vedrai che ti ameranno come non mai. :) Ovviamente scherzo, i luoghi comuni non mi piacciono, il film che citi era meraviglioso ma come sempre prende uno spaccato di realtà che appunto non è tutta la realtà. In Svizzera si sta come in qualsiasi altro posto, forse meglio, forse no. E' il bagaglio di pregiudizi che ci portiamo dietro che ci fa vedere le cose in una certa prospettiva. E come Cleide trovo sorrisi ovunque e pensa a differenza sua non sono nemmeno un'insegnante. :D
Basitteddu caro Capitano, sai che ho perso l'ispirazione per commentare nei post? ma sono certa che con un po' di pratica ritorno ad essere logorroicamente blogger, scusa quindi per il lungo commento.
Buongiorno a Cleide e soprattutto a Celia Sanchez, la rediviva, sempre a casa in questo blog, e con un nick particolarmente intonato a questo post.
RispondiEliminaIn Svizzera? Andiamoci. In Sudamerica a fare il viaggio del Che? Andiamoci. Altrove? Andiamoci.
Alla domanda sull'atteggiamento degli Svizzeri si può rispondere in due modi. Basandosi su un ragionamento o su esperienze personali. la risposta sul ragionamento l'ho già data, anche se forzando sul pittoresco per vivacizzare la prosa. Comunque sono convinto della mia prima risposta: in Svizzera ci andrei e ci starei bene, perché è un bel posto organizzato bene, ma frequenterei ambienti dell'emigrazione se mi andasse bene e gli svizzeri li vedrei col cannocchiale, buongiorno e buonasera, dei buongiorno e dei buonasera molto educati, ci scommetto.
Ecco la risposta basata sull'esperienza. Non sono mai stato in Svizzera. L'unico contatto con un elemento di ceppo germanico che ho avuto è stato un autista austriaco di autobus che doveva portarmi a Vienna, dove avrei preso il treno per la Città d''o Sole. Fin dall'inizio l'autista mi guardava con antipatia e forse addirittura con odio. Io mi dicevo: perché fa così? Non lo conosco, sono bello, sono bravo, sono buono, sono fico, perché gli sono antipatico? L'unica ragione poteva essere che ero italiano e all'autista crucco gli abitanti del Belpaese non gli andavano giù forse per ragioni ricollegabili alla Wermacht e alle sue alterne fortune nella penisola. L’autista crucco mi fregò sul prezzo perché pagavo in lire, ma io feci finta di non accorgermene perché avevo necessità di partire, e per tutto il tempo del viaggio mi guardava con astio, che io sia dannato se so perché. Mi ero messo nei primi posti della corriera ma ogni tanto si voltava a dirmi che qualcosa non andava, ora era il finestrino aperto, ci dovevano essere 40 gradi, ora era qualche altra cosa che non capivo giacchè le spiegazioni erano date nella lingua dei crucchi, che come si ricorderà è molto flautata e adatta a esprimere pensieri leggiadri. Alla fine mi stancai e mi andai a mettere nelle ultime file della corriera, lontano dall’autista nazista e dal Lebensraum che richiedeva ai danni dell’infingardo italianuzzo che gli fece perdere la guerra. Uno dice, vabbé era un solo maleducato ed era austriaco, che ci azzecca con gli svizzeri? Io dico, queste sono tutte le esperienze che ho in materia e ci penserei prima di andare in Svizzera in cantoni di lingua tedesca.
Mio Capitano scusami stò mandando a più persone questo avviso: leggete il penultimo post di Mimma ossia:http://domenicaluise.splinder.com/
RispondiElimina...attenzione perchè potrebbe capitare anche a voi
Io la "non meglio identificata" oramai la "fiuto" avevo avvisato Mimma, come leggerai,...ma come sempre,come giustamente mi rimproverano, non sono.. diplomatica :-) però ricordo che ridevo molto da bimba ....poi la vita ti cambia ovvio)...
Comunque bisogna fare qualcosa assolutamente!
Ovviamente come anni fa non sono stata creduta...sono passata..ehm per visionaria! :-)
Buona giornata Mio Capitano...
Io devo riformattare il mio p.c completamente,non so se mi spiego!
Ps dimmi Mio Capitano come faccio ad avere la certezza assoluta di sapere se io "piaccio" a tutti? Con i "faccioni" che ci sono al mondo? Mi convinco da sola?...è un bel dire, eppure ancora oggi credo di piacere (sono presuntuosa) ..fisicamente intendo..eh no...non si può avere tutto dalla vita!!:-(
L'UNIONE FA LA FORZA...
AL BANDO LE CIANCE!
UN SORRISO A TUTTI :-)
Bel commento Mio Capitano! Scusa ho dimenticato di dire di leggere anche i commenti di Mimma!
RispondiEliminaPs comunque a Chiasso a Lugano ecc parlano Italiano è lugano, come ginevra e lucerna sono belle città allegre.. non tristi! Eeee sono meno "razzisti" diciamola!..ti sei mai chiesto perchè la svizzera non è entrata nella comunità europea? Ti sei mai chiesto ai tempi che furono come si sono arricchiti (le banche: olocausto!)Siii hanno chiesto scusa al mondo ,ma i SOLDI DOVE SONO FINITI?? Sai quanti Italiani in carcere sono stranamente morti?... Vabbè non mi crederesti: IO QUESTA REALTA' L'HO VISTA..Loro non sono molto intelligenti,ma furbi sì...poco si sa di quello che succede da loro...e si sono sempre guardati bene di fare gli eroi o di "sbandierare" eventi...loro sono sempre neutrali...e potrei andare avanti ancora ..ma servirebbe a qualcosa?
Ancora un sorriso a tutti!
Scusa, Sara, ho letto il post che mi hai segnalato ma non ho capito cosa avrei dovuto capire. Mi pareva la storia di una raccomandata nel mondo del cinema e lì mi sono fermato. Se c'erano da capire altre cose non le ho capite. Auguri per il pc che mi pare si difenda ancora bene dato che scrivi senza problemi, ciao.
RispondiEliminaIeri mi hanno SPERO inserito un nuovo potente ANTIVIRUS, mah speriamo...sabato e domenica l'ingegnere lo porterà ancora a casa sua...è pure seccato di questa storia infinita...ora ci penserà lui!
RispondiEliminaPensavo di spendere chissà che invece non vuole nulla...per fortuna abita vicino a me, per fortuna ha la mia mail sotto controllo!
Mio Capitano il mio p.c si è spento improvvisamente diverse ore e per ben 3 volte,ma io non cedo alle "cretinette" e fortuna vuole ho chi mi aiuta, per ora!Poi davvero mi incazzerò e sul serio stavolta!
In casa Sara l'omertà non esiste!
Hai letto bene i commenti?...ma non importa a questo punto!
Io volevo che sapessi,nulla più, come ho avvisato altri, perchè ti ritengo una delle poche persone positive... ho davvero difficoltà a "rapportarmi," (ma non solo io, stiamo decisamente aumentando) con alcune (o una che fa tante) bloggers: eppure anche se non mi vedono (spero) sorrido anch'io.. quando posso! :-)
Buona serata!