venerdì 12 ottobre 2007

Napule è mille culure


A tutti noi è capitato di amare e odiare nello stesso tempo una cosa. Può essere stata una donna, un amico, una casa. Io ho detestato spesso la mia città, Napoli, ma poi all’improvviso mi è capitato di amarla e soprattutto di ammirarla. Non credo che Napoli sia cambiata nel profondo da quando la conosco, cioè da sempre, quindi devo essere cambiato io o il mio modo di percepire il luogo in cui vivo.
Ho già parlato in altri post del mio rapporto ambivalente verso certi aspetti del folclore partenopeo. Per gli interessati c'è l’etichetta “Napoli” in fondo all’articolo. Ora voglio parlare del particolare modo in cui percepivo Napoli nella narrativa, specie in quella che producevo io.

Come alcuni sapranno scrivo narrativa, ora più, ora meno, da diversi anni. Uno dei problemi maggiori che ho incontrato in questa mia attività è stata l’ambientazione delle mie storie. Scrivevo gialli, racconti di emarginazione metropolitana, di fantascienza o anche di genere fantastico (cioè di eventi portentosi non spiegabili con la normale esperienza umana). Il problema grosso era quando dovevo collocare le mie storie in uno sfondo letterario efficace. L’ambientazione in narrativa è un elemento fondamentale, rende plausibili le tue storie, dà loro spessore e vividezza, le fa vere o verosimili. L’ambientazione non deve essere per forza minuziosa o peggio ancora prolissa, ma vigorosa. Il lettore deve percepire che chi scrive sa di cosa parla, conosce vicoli, persone, suoni, accenti, deve convincersi che l’autore ha respirato l’aria menzionata nella sua prosa, ha udito la gente bestemmiare nella loro parlata originale e forse ha imprecato lui stesso in maniera simile.

L’unica città che conosco davvero bene è la mia, Napoli. Quindi una scelta naturale e anche obbligata sarebbe stata di collocare le mie storie lì o meglio qui. Purtroppo qualsiasi mia avventura letteraria situata nei vicoli partenopei mi risultava stonata. Mi pareva che nella mia città si muovessero solo personaggi da macchietta come quelli di Così parlò Bellavista di De Crescenzo o di Io speriamo che me la cavo della Wertmuller. Passeggiando per Mergellina o per i quartieri spagnoli potevi imbatterti solo in un Pasqualino Settebellezze o in un moderno lazzarone mandato da Picone. Avevo la netta percezione che le mie ambiziose storie (ambizioso non significa per forza efficace) - talvolta basate su viaggi nel tempo o su situazioni alla Matrix quando ancora non c’era il film - si riducessero, situandole in una certa oleografia partenopea, a un Funiculì Funicolà e a un Pullecenella che mangia spaghetti con le mani. Per evitare questa apparente iattura per anni ho collocato i miei romanzi in paesaggi asettici, città fantasma che sarebbero potute essere tutte o nessuna, rinunciando in questo modo a molta della forza narrativa tipica di una buona ambientazione letteraria.

Poi d’un tratto zac, ho cambiato idea. Ho visto Napoli con occhi diversi non solo in letteratura. Dove prima coglievo basso folclore buono per i turisti nordici che dicono Wonderful agli scugnizzi e alle pescivendole di Porta Nolana , ora vedevo colori a migliaia, vitalità, mistero. Posti e personaggi affascinanti utili per ambientare qualsiasi storia, seria e meno seria, tradizionale o innovativa, gialli, horror, vicende politiche, di denuncia e persino avventure di fantascienza o di fantasy. Volete fare viaggi nel tempo? Fateli a Napoli. Volete cercare nuovi codici Da Vinci? Cercateli nei musei di Capodimonte o nel Castel Sant’Elmo. I vicoli partenopei si adattano a ogni trama, intreccio, situazione o argomento riproducibili in narrativa, così mi pareva, e tutto possono valorizzare i chiaroscuri dei bassi, il caos delle strade, il brulicare di umanità. Venite a Napoli, troverete Masanaiello e Ciccio Formaggio, ma anche Eduardo, Massimo Troisi e Pino Daniele. Qui vi aspettano gli scontati babà e sfogliatelle delle Marise Laurito, ma pure la passione, il cuore di una vera femmina di mare come quella ritratta nella foto del post.

Nella mia città c’era tutto e il contrario di tutto, ho scoperto un giorno. E tutto e il contrario di tutto si può scrivere su quello sfondo. Pochi o nessun posto nel mondo sono più adatti per ambientarvi storie. E’ strano che io l’abbia capito solo dopo tanto tempo. A volte ti serve quasi una vita per afferrare concetti elementari, per capire che “Napule è mille culure / Napule è mille paure / Napule è a voce d’’e creature / ca saglie chianu chianu / e tu sai ca nun si sulo”… “Napule è tutto 'nu suonno / e 'a sape tutto ‘o munno / ma nun sanno ‘a verità.”

13 commenti:

  1. Il primo commento, con rispetto per gli amici, me lo faccio io. Ho scritto un post intitolato "Il punto in cui cantare è un obbligo" in cui sostenevo che in qualsiasi canzone ben fatta esiste un punto magico, un punto in cui sei preso dalla passione e dalla voglia di cantare a squarciagola. Prima di pubblicare questo articolo ho ascoltato la canzone citata nel titolo, "Napule è" di Pino Daniele. La trovo straordinaria come poche, soprattutto trovo che abbia un arrangiamento fenomenale. Qual è il punto chiave di questo pezzo, quello in cui ti senti scombussolare dentro? A mio avviso è quando l'iniziale accompagnamento con il mandolino cede il posto agli archi, a un'orchestrazione matura ed epica che ti fa trasalire. E' quando il folclore di Napoli viene rimpiazzato da un arrangiamento quasi eroico.
    Li non puoi cantare, ma puoi sognare. In ogni modo ho cantato a tutta voce la parte finale della canzone, quella con canto e controcanto di Daniele. Io facevo il controcanto: Napule è mille culure, NAPULE E' MILLE PAURE, Napule è 'na carta sporca, E NISCIUNO SE NE 'MPORTA. Ecc.

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  2. Questo post mi restituisce l'immagine di quella vecchia caserma abbandonata abitata solo dai piccioni che vedemmo dall'autobus...Napoli è una citta con l'anima, un'anima che percepisci in maniera distinta,quasi violenta, nel bene e nel male.L'ambientazione napoletana in narrativa è vincente.Se avessi ambientato le tue storie, che ne so, a Milano o a Trieste, non avrebbero avuto la stessa forza espressiva. :-)

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  3. io non riesco seguirti più. ma quanti blog hai? e dove è il tuo blog "fisso"? :O

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  4. Ragazzi, mi dispiace sottoporvi alla insostenibile tortura di un clic di mouse aggiuntivo. Dato che so che in fondo mi amate anche se la mia cattiveria vi impone tali maratone fisiche, spero che mi perdoniate per quel clic galeotto.
    Ora la risposta alla brava e simpaticissima Lune (di recente ho sviluppato doti medianiche che mi permettono una rudimentale lettura del pensiero a distanze superiori ai mille chilometri): mi fa piacere che tu abbia questo buon rapporto con Napoli, in effetti la mia città è meta preferita di molti turisti tedeschi come te. Ti piace pure Pino Daniele? Sì, hai ragione, indimenticabili le sue "Terra mia" e "A me me piace 'o blues". In ogni modo se tu ti spostassi un po' a Sud, diciamo dalla Germania alla Svizzera o al Canton Ticino, sono certo che riuscirei a leggerti nel pensiero molto meglio.

    Cambiando discorso, voglio ribadirti che non riesco a lasciare commenti sul tuo blog, ti ho scritto pure una mail in proposito, non so se l'hai ricevuta. Quindi se non mi vedi tra i tuoi commentatori non è per cattiveria, ma solo per impossibilità tecnica. Spero che tu risolva il problema, so che ne hai la possibilità dato che sei una campionessa di diavolerie informatiche.

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  5. Sempre molto intensi i tuoi post.....I nomi del mio non sono poi molto esotici, sono solo slavi. Un bacio

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  6. Cap non faccio in tempo a lasciarti un commento che trovo che hai già cambiato piattaforma e post.
    Questo post mi emoziona tanto perchè è complicato.
    Perchè è napule che emoziona, perchè è tutti noi. E' la parte dritta di noi e la parte opposta e contraddittoria. Ha un'anima, che ti restituisce l'onta per l'offesa fattole.

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  7. alla tua città ci sono stata solo una volta, nel 2002. ero a Roma di passaggio e ho deciso di scenderci... purtroppo non parlavo l'italiano... nessuno mi capiva... poi pioveva a dirotto... son entrata in un ristorante... la pastasciutta non era come volevo -cioè al dente- e poi ero tutta bagnata... Pompei è stato meravigliosa... come anche la tua città... stupenda... spero di tornatci presto...
    un bacio
    Tali

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  8. Buongiorno Capitano.
    Non sono mai stata a Napoli. E' uno dei miei progetti futuri.
    Mi sembra essere, Napule', una di quelle città che ami o che odi senza via di mezzo.
    Come un po' la Sardegna. La Sardegna si ama o non si ama. E ci si vive o si va via per sempre salvo ritornare in vecchiaia per nostalgia.
    Lo sanno in pochi ma io adoro la canzone napoletana. I vecchi pezzi caro il SUO :-) Capitano li conosco a memoria.
    Quando cantavo in un coro Gospel facemmo una rivisitazione di Tammuriata Nera...
    Ma vogliamo parlare di Tu si 'na cosa grande o di Na sera e maggio... o Core 'ngrato...mi viene in mente il film Ieri Oggi e Domani di De Sica, dove nel primo episodio intitolato Adelina la Loren interpreta una contrabbandiera di sigarette, napoletana, che per sfuggire al carcere continua ad avere una gravidanza dietro l'altra. Ogni volta che la polizia va ad arrestarla Adelina presenta il certificato medico ... cantanto a gran voce core 'ngrato... il ritornello che poi canticchiava come "segnale" per suo marito Carmine, ogni qual volta, scaduto il tempo della precedente gravidanza, e con il rischio di finire di nuovo in carcere, ci si doveva dar da fare per mettere al mondo un altro figlio. Quel film è bellissimo.
    Mi sa che ho scritto troppo e forse sono andata...come dire ... fuori tema... :-)
    Ciao Capitano...
    Napule è mille culure.

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  9. C'era un mio lungo commento sul cinema della Marvel. Ho deciso che ne faccio un post che pubblicherò presto.
    Ignoravo che Celia avesse questa passione per la canzone napoletana, immaginavo che avesse occhi solo per la sua Sardegna. Sono contento e naturalmente mi aspetto di sentirla cantare prima o poi, magari proprio una canzone napoletana. :-)

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  10. Perché non dare il via alla trilogia di Funiculix?
    [chiedo perdono per la domanda che rasenta la bestialità, ma non ho fatto che pensarci per tutto il post...]

    Caro Capitano, la Casa resta nel cuore, prima o poi la radice si deve mettere a nudo. Credo non ci sia niente di più bello. :)

    E poi, mi sto affezionando al calore della parlata napoletana. C'è una ragazza qui, che di cognome fa Esposito (ma va là!)... una simpatia unica...!

    Mi incuriosiscono i tuoi racconti... da impazzire... se sono belli come quello di Emma, me li vorrei leggere tuttituttitutti!!!

    Baci!

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  11. io non sono mai stato a Napoli e spero prima o poi di visitarla. sarò ancora più esplicito, cap.Quando mi inviti?Io non sporco, mangio poco, consumo solo notevole quantità di birra, ma me la compro io non ti preoccupare!!

    ;-D

    ciao

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  12. Mio capitano, grande emozione e un ricordo di Napoli che ho nel cuore. Grazie.

    E così scrivi, e io che volevo consigliartelo, non so se dire che sciocca o che orecchio!

    Posso?.. un abbraccio.

    Cri
    http://blog.libero.it/omniamundamundis/

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  13. Oh, bene, Mon Capitain, eccomi qui col mio commentino.
    Adesso scrivo io.
    Mi è piaciuta da pazzi la tua affermazione relativa alla brevità ed all'intensità delle descrizioni delle ambientazioni. ODIO chi si dilunga ed annacqua il testo con spiegazioni tanto inutili, quanto dettagliate. Mi ha colpito sfavorevolmente Faletti nei suoi gialli: grossi libroni pieni di luoghi.
    Indubbiamente tu scrivi benissimo, sia nel contenuto che nella forma (W l'italiano) e non mi meraviglio che tu sia uno scrittore. Mi piacerebbe "leggerti" di più, mi puoi dare qualche indicazione, anche via e-mail?
    Napoli. Mi piace tanto e mi piacciono gli uomini napoletani (una storiella c'è pure stata!).
    Hai ragione ancora una volta, occorre aggirare lo stereotipo per trovare la Napoli vera. C'è ed è potente, per luoghi, per la gente e per la storia.
    Ora, un'ultima parola al bloggologo: ormai il mio cuore scarabattola, il mio amor segreto è proprio una ripoduzione di granito del Vesuvio. Sono affranta, anzi dirò di più,
    me ne sono fatta una ragione.
    ahahahah!
    Ciao Ciccio

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