martedì 22 aprile 2008

Lo scudiero che vinse la guerra


Devo muovermi, ho voglia di precipitarmi sul re nero che vedo in fondo alla scacchiera. Ma come può, un semplice pedone come me sperare di minacciare il più importante pezzo degli scacchi e magari sperare di vincere la partita in cui è impegnato?

Se lascio la rassicurante seconda traversa, dove posso contare su un'adeguata protezione da parte dei miei potenti compagni di gioco, diventerò facile preda degli scalpitanti cavalli avversari, bramosi di avventarsi su qualche temerario lacché da gioco. Senza contare con quale facilità potrebbero spazzarmi via le torri nere quando getteranno nella mischia il peso della loro potenza congiunta. Eppure devo avanzare sulla scacchiera, è un desiderio impellente, persino vitale. Per qualche assurdo motivo penso che pure un insignificante pedone come me avrà il suo momento di gloria in questa partita, ma è certo che l'ansia della battaglia mi gioca brutti scherzi. I pedoni non vincono le partite, possono essere solo sacrificati per acquisire vantaggi tattici. Siamo carne da cannone, siamo quelli delle disperate cariche con la baionetta, la feccia del nostro schieramento.

Sono nervoso, ma rassicurato dalla vicinanza della mia regina e dalla scorta di tutto rispetto offerta dai i due splendidi cavalli bianchi davanti a me. Voltandomi, tuttavia, mi accorgo che la regina e l'alfiere neri non hanno finito di portare la distruzione nell'accampamento dei miei colori e paiono bramosi di altre vittime da catturare.

***

La terribile regina avversaria si è incuneata in profondità nelle disastrate linee difensive dei colori bianchi. Dio mio, la crudele assassina ha appena annientato una torre nell'angolo sinistro del mio accampamento. Il grido di morte della torre attraversa il campo di battaglia facendo rabbrividire tutti i pezzi della scacchiera a prescindere dal loro colore. Non posso fare niente per portare aiuto alla torre agonizzante, posso solo tremare nella mia casella e pregare di non imitarne la fine. La partita o meglio la battaglia è persa, solo un pazzo potrebbe credere il contrario. Il mio schieramento, già parecchio a mal partito per la perdita di una torre e di un alfiere, e con la torre superstite sul punto di essere catturata, è obbligato a muovere il re, messo sotto scacco nella prima traversa dalla cupa e sanguinaria regina avversaria. Il re bianco si avventura nella seconda traversa, entrando in un territorio minaccioso in cui pare alla mercé di qualunque pezzo nero.

Ormai l'unica soluzione è arrendersi e implorare la clemenza avversaria, il che è pura illusione a giudicare dalla sete di sangue della regina nera. Tuttavia uno dei due cavalli che mi spalleggiano al centro della scacchiera non si dà per vinto. "Ecco, tocca a te", mi dice solenne, "diventa anche tu immortale come questa partita".

Di certo non ho capito bene o forse il mio compagno di gioco ha perso il senno a causa dei massacri indiscriminati di cui è testimone. "Io diventare immortale? Sei impazzito? Ciò che posso fare è sacrificarmi per farti guadagnare una o al massimo due mosse."

"Dice sul serio", conferma il secondo cavallo bianco dimostrando che la follia si è diffusa a tutti i pezzi equini. "Su, spostati da quella casella. Possiamo ancora vincere questa partita."

"E io a che vi servo? Sono solo un pedone senza importanza. Non valgo niente, non sono niente."

"Sciocco, sei il pedone che vincerà questa partita e la renderà immortale. Forza, vai in e5."

Faccio appello al mio coraggio e muovo un passo in avanti.

Questa scena è ispirata a una partita reale ricordata a distanza di secoli, caratterizzata dal sacrificio di molti pezzi per giungere a una vittoria fulminante e inattesa. Chissà se qualcuno è in grado di individuare la partita a cui mi riferisco, qualche piccola indicazione l'ho data.

1 commento:

  1. Mannaggia, stavo per proporre appunto la partita Spasskij- Bobby Fischer del 1972 e avrei naturalmente sbagliato. Ho giocato saltuariamente sia a scacchi che a dama e, se non ricordo male, non ho quasi mai vinto. Ho insegnata la dama al mio nipotino di sei anni. All'inizio ho vinto, ora molto meno e tra poco farò bene a rinunziare per mantenere almeno un briciolo di dignità.
    Ciao Cap.
    postato da sergio il 27/04/2008 20:43

    E' il caso di un commento del Ponte. Non gioco a scacchi con una persona in carne e ossa da un vita e difficilmente tale evento si ripeterà ancora, perché in questa fase dell'esistenza con una persona ti bevi un caffé mentre chiacchieri, certo non gli proponi di giocare a scacchi. Giocavo da ragazzo, quando c'erano i memorabili ed epici scontri per il titolo mondiale tra Boris Spassky e Bobby Fischer, qui già ricordati da qualche commentatore.
    Questa sfida di scacchi ebbe quasi la stessa risonanza mediatica dello sbarco sulla luna. Ne parlavano tutti, anche coloro che non avevano la più pallida idea di come si muovesse un cavallo sulla scacchiera. Era ovviamente solo una delle tante fasi della lotta tra Est e Ovest, Oriente e Occidente, comunismo e capitalismo. Ogni sera il telegiornale dava notizia delle partite giocate a Reykjavik e spesso c'era pure qualche commento tecnico. Si può senz'altro dire che l'incontro Spassky-Fischer fu uno dei grandi eventi degli anni Settanta.
    Io a quel tempo facevo malauguratamente il tifo per il grigio Spassky, un individuo bigio che pareva uscito dalla peggiore ortodossia sovietica (poi in vecchiaia è cambiato). Bobby Fischer era un genio, uno dei più talentuosi e bizzarri maestri di tutti i tempi. Aveva un modo di giocare assolutamente creativo, originale, non sapevi mai cosa aspettarti quando lo avevi di fronte. Era capace di ipnotizzarti con le sue inaudite varianti di gioco. Ricordo che si presentava a giocare avvolto in un mantellone nero da vampiro (così almeno si diceva all'epoca), non si faceva mai fotografare e aveva tutta una serie di comportamenti eccentrici da rock star o divo del cinema che nel tempo ne hanno aumentato la fama. Vinse con facilità il titolo di campione de mondo e poi smise di giocare come un antico eroe che si ritira dopo la più grande battaglia vinta. In realtà si ritirò pure dalla vita perché per anni nessuno ha avuto più sue notizie, non si sapeva nemmeno se era vivo o morto (è morto qualche anno fa in Islanda). Per anni sono fiorite leggende sul suo conto, il grande Bobby è stato avvistato in varie parti del mondo un po' come è capitato al fantasma di Elvis. Sono stati scritti libri e girati film su lui e nessuna aveva la più pallida idea di dove fosse. Alcuni me compreso lo vedevano come un grande saggio che aveva compreso tutto del mondo anzitempo. Si riteneva pure che questa sua superiore percezione della limitatezza e transitorietà umane lo avessero allontanato dalle meschinità dei suoi simili.
    Delle partite con Spassky ricordo che il sovietico aveva come massima ambizione quella di pareggiare contro Bobby quando gli toccavano i bianchi. Spassky giocava in difesa, intimorito, come fa una squadra di provincia quando affronta la Juventus o l'Inter, come quando sai di essere meno forte del tuo avversario. Ricordo che pure quando il sovietico riusciva a pareggiare a fatica tutti gli esperti erano concordi ad assegnare un lieve vantaggio tattico a Fischer. Quando a Bobby toccavano i bianchi per Boris era un calvario, era costretto ad assistere a fuochi di artificio scacchistici mai visti.
    postato da mio capitano il 26/04/2008 12:31

    A chi non conosce gli scacchi, hai ben scritto, offrendo il fascino della partita. Ma Michelle, Cleide, Pen e molti dei commentatori ne marcano la metafora della vita.Come sempre, provochi riflessione. Bene. Pedine,Pedoni e Peones, sacrificabili (scrive Elle). Ai tempi, quelli della DC, poveri peones spolpati a far da galoppini e attaccar manifesti, per che cosa?.Pedoni, affumicati sui marciapiedi e tritati sulle strade. Tragica la storia dei peones in quella grande america latina. Peones, sacrificati. Mentre due signori in gara, con il confort del caso, si scrutano e studiano nel sacrificar pedine per vincere il re.A che pro, anche per quei ricordati condottieri di Roma? Partita o metafora della vita?Da come scrivi bene, in più dimensioni, finisco per dissertare sempre peggio. Ciao.
    postato da Giovanni il 26/04/2008 00:08

    non so giocare a scacchi ma lo reputo un gioco affascinante dove l'astuzia e il ragionamento sono particolarmente attivi. Che dire così come nella partita che hai raccontato che nella vita le vittorie inaspettate e agognate sono le migliori e le più memorabili. Giocare e non disperare mai fino alla fine e non mollare mai. Buon ponte carissimo
    postato da elle il 25/04/2008 17:39

    Se posso permettermi una battuta greve, i pedoni non sono carne da macello solo sulle scacchiere ma anche nelle strade e in particolare sulle strisce. Come vedi, indipendentemente dai contesti, il bianco e il nero non portano bene ai pedoni.
    Riportata a livello di vita reale, molti condottieri, tra essi Annibale e Lucio Cornelio Silla, perdevano, scientemente, molte scaramucce o addirittura piccole battaglie iniziali, sacrificando volentieri molti uomini (in carne ed ossa) pur di ottenere preziose informazioni sui movimenti avversari, e di sviarli, avendo dato loro false informazioni su quella che sarebbe stata, invece, la tattica vera nei momenti decisivi.
    postato da alan zivojinovic il 24/04/2008 17:31

    Ciao, forse arrivo per ultimo quando il tuo mistero è stato risolto. Mi consolo con il fatto che non sarei certamente riuscito a dare un contributo valido per trovare la soluzione.
    Sono affascinato dal gioco degli scacchi, ma non mi reputo all'altezza di raggiungere traguardi non dico importanti ma appena accettabili, pur essendo un tecnico la mia mentalità è più tendente alla riflessione ed alla meditazione che alla logica.
    Ho letto della tua tenacia nel cerare di vincere il computer e dell'astuzia messa in atto. Al di là di tutto, questa tua esperienza mi ha portato a riflettere sul fatto che fondamentalmente una macchina opera con una logica che è certamente velocissima ed incredibilmente potente ma l'intelligenza dell'uomo, anche se più lenta e meno potente, è pur sempre imbattibile.

    Ciao.

    berardo
    postato da bera05 il 24/04/2008 16:58

    purtroppo a scacchi non so giocare, e mi piacerebbe... dev'essere un gioco molto molto interessante... difficile ma interessante...
    buona serata ... io vado a stuidiare un pò (con questo caldo non ce la faccio proprio... snif! :( )
    a presto.
    Tali
    postato da Tali il 24/04/2008 15:24

    Sì, avevo sentito parlare di questa "immortale partita" ma non avrei saputo rispondere precisamente alla tua domanda. Però sapevo che qualcosa del genere era accaduto, ma non le date nè i nomi dei protagonisti. Che dire? Non sono un'appassionata di scacchi ma riesco a leggere nel tuo post una sottile metafora sulla vita. Del resto, forse, ognuno di noi non fa che giocare (come direbbe Dylan Dog) una partita a scacchi con la Morte. Sono un po' macabra? Forse....;-)

    M
    postato da Michelle il 24/04/2008 12:38

    Non conoscevo la partita "immortale" alla quale ti sei ispirato per questo post...gli autori,Anderssen e Kieseritzsy, sarebbero onorati del tuo appassionante scritto!
    Mi piacciono gli scacchi,anche se è una vita che non ci gioco più.Ricordo un periodo in cui giocavo praticamente ogni giorno (un pò quello che era successo a te col pc) con mio cognato,tanto da andare a letto e prima di addormentarmi pensare e studiare nuove mosse per "stupirlo" e poterlo battere! Al contrario di ciò che succedeva a te col pc imbattibile (o quasi),mio cognato ed io alternavamo le vittorie ,ma era diventato un punto d'onore cercare di detenere la vittoria più a lungo possibile!
    Il piccolo, sacrificabile pedone, alla fine fa sempre la differenza e determina senza ombra di dubbio la riuscita di ogni partita!
    Ciao:))
    postato da elle il 24/04/2008 11:00

    Ragazzi, Noemi demi4jesus ha risolto il mio piccolo test. Mi riferivo appunto alla Partita Immortale (ho usato ben tre volte questo aggettivo nel post) giocata nel 1851 a Londra tra Anderssen e Kieseritzsy. Tra l'altro si tratta di una partita amichevole giocata in un ristorante durante un momento di pausa di un torneo. Kieseritzsy fu impressionato da come gliele suonò il suo avversario e telegrafò le mosse ai suoi compagni di circolo a Parigi. Qualche anno dopo la partita era entrata nella storia. Si è giocata anche a Marostica nell'ambito della manifestazione degli scacchi viventi.
    Bisogna dire che probabilmente non è la partita meglio giocata di sempre e magari nemmeno la più bella per gli esperti. E' come una spettacolare gara di calcio con improvvisi capovolgimenti di risultato. Come una partita che finisce 6 a 4. Quando ci sono tanti gol spettacolari, forse questo significa pure che le difese non hanno giocato al massimo.
    Come ho detto nel precedente commento, ciò che affascina di questa gara è che il nero sacrifica scientemente molti pezzi per acquisire vantaggi tattici e dare scacco matto quando quasi più nessuno avrebbe scommesso sulla sua vittoria.
    postato da mio capitano il 23/04/2008 23:40

    Ciao Capitano, io so solo che fu un tale francese di nome Andrè Philidor a sottolineare l'importanza dei pedoni nel gioco degli scacchi, scrivendo addirittura un trattato sull'argomento intorno alla metà del '700. Sua la frase "I pedoni sono l'anima degli scacchi". Cosa non capita di leggere quando si prepara un esame... mah!
    Un saluto,
    Lolì
    postato da Lolì il 23/04/2008 23:14

    hello franz!
    non ho mai giocato una partita a scacchi nella mia vita.. dicono che per imparare bisogna avere una mente matematica.. ma sinceramente non so se sia vero..
    Bello il termine usato da me:condensazione. Rende bene il concetto!Kiss ;)
    postato da Fanta il 23/04/2008 22:40

    La partita a cui ti riferisci è "L'immortale" sorprendente partita giocata da Anderssen e Kieseritzky?
    Londra 1851.. una partita rimasta alla storia :)
    postato da demi4jesus il 23/04/2008 21:44

    Come dire che la vita è tutta una grande partita a scacchi. Chissà chi vincerà!? Io no, non ho idea a quale partita storica ti stia riferendo! Tant'è....è stato bello leggere il tuo post.

    Ciao,

    Pennaccia
    postato da PEN il 23/04/2008 21:05

    ciao (ermetica come semper) ;)
    postato da ste il 23/04/2008 20:59

    Non so giocare a scacchi ma so che mio padre batte mio marito sistematicamente e hanno una partita in sospeso che dura da un po'. Beati! :)
    Fuser ( Furibondo de La Serna alias Che Guevara) giocava a scacchi. E questo basta per dire che è un gioco per persone intelligenti quindi Capitano il complimento è anche per te :)
    Ho letto che Alessandro Baricco paragona il lavoro per scrivere i suoi romanzi alla partita a scacchi, delineandone le mosse per arrivare alla fine e pare che la fine delle sue storie siano come il frutto di una vittoria di una partita a scacchi molto lunga. E anche se non so giocare l'idea di poterlo fare mi affascina. I giochi di strategia e di pazienza e di ragionamento mi piacciono il problema è che il mio nervosismo acuto e perenne non mi permette di stare a pensare per la stessa cosa per più di due secondi, devo passare ad altro argomento. Eh lo so, sono strana.
    Io ovvio non so a quale partita tu ti riferisca però so solo che Dante giocava a scacchi come Alessandro Magno e che ho visto una puntata sugli scacchi di Piero Angela dove si parlava delle leggende che raccontano come sia nato il gioco. Mi ricordo di aver sentito che Omero racconta degli scacchi affidandone diciamo l'invenzione alla dea Minerva, dea guerriera, ma anche saggia e intelligente che pare fosse colei che dirigeva gli eserciti ( come dea ovviamente). Quindi faccio un collegamento, Omero, Minerva dea della guerra, scacchi... non so... mi confondo da sola. :)
    Quando la signorina con l'ombrellino impara a giocare a scacchi avvisa che facciamo una partita. Io vi guardo ovviamente.
    Basitteddu Capitano!
    postato da celia il 23/04/2008 19:50

    non capisco nulla di scacchi e neanche mi ci voglio applicare
    preferisco giocare a travian
    Cap&Cleide: ma il blog di Paola?

    manca poco ormai al 2 maggio:D
    tenete le dita incrociate x me
    ciaooooo
    VVTTB, Angie
    postato da il 23/04/2008 19:37

    A me è venuta in mente la scacchiera animata di Harry Potter... Non partecipo al gioco "indovina la partita" perchè di scachi non so nulla: stasera giro la domanda al mio fidanzato e vediamo che mi dice. Ho giocato solo tre volte a scacchi e purtroppo non è un gioco che fa per me: sono incapace di stare concentrata e seduta per più di dieci minuti!!!! Però qualche tempo fa su "La storia siamo noi" ho visto la biografia di quello scacchista statunitense che ha battuto il campione russo in piena guerra fredda, si è ritirato come eremita prima negli Usa e poi in Giappone e in Islanda perchè ricercato in patria... Non ricordo ocme si chiami ma la sua storia mi ha appassionato molto! Infine volevo dirti che il tuo post mi è piaciuto molto perchè la metafora scacchistica è efficace e scritta bene, senza forzature ma con leggerezza! Complimenti!
    postato da Emi il 23/04/2008 14:29

    Sugli scacchi dirò questo. Qualche anno fa, probabilmente era il tempo di Windows 95, mi arrivò un programmino da scacchi da computer. Era semplice e semplice pure la grafica. Giocavi contro il computer. Lo provai così per curiosità, ero certo che vi avrei dedicato non più di qualche minuto.
    Quasi subito mi resi conto di essere prigioniero di una malia. Sono il primo a non capire che cosa mi successe. Non riuscivo a staccarmi dal computer e dal gioco nuovo. Ero letteralmente succube del gioco e della sfida con il computer. Giocai ininterrottamente per 14 ore, dalle 11 e mezza del mattino fino a quasi le 2 di notte. Mi alzavo dal computer solo per mangiare un panino o per andare in bagno. Volevo vincere almeno una partita.
    Naturalmente il computer mi batteva sempre, spesso con irrisoria facilità. Eppure io credevo che ci fosse un modo per batterlo, anche imparando dalle sue mosse che avevano una schema quasi sempre fisso, ed ero deciso a non staccarmi dal monitor finché non avessi vinto.
    Dopo diverse ore di gioco cominciai a capire che il computer era praticamente imbattibile nelle prime fasi di gioco, quando il programma che usava aveva memorizzato una quantità enorme di mosse e contromosse, aperture di cavallo, attacchi di pedoni e alfieri... se si voleva avere una possibilità di vittoria, si doveva portare il computer a giocare fuori dagli schemi, fare mosse che i giocatori di solito non fanno, portarlo in situazioni tattiche che il programma non aveva memorizzato. In quel caso il mio avversario inumano, che mi uccideva in poche mosse se giocavi con lui secondo i canoni, andava in tilt. Faceva mosse stupide, ripetitive. Sembrava impazzito.
    Una strategia che per qualche motivo scardinava le difese del computer era il deciso attacco del pedone di torre, quello esterno che viene considerato il pedone meno importante. Il pedone di torre, coadiuvato dalla regina e da un alfiere o da un cavallo scardinava le difese avversarie. Ricordo che alle due di notte o giù di lì, vincendo la mia prima partita, dissi al computer qualcosa che poteva suonare come: figlio di puttana, te l'ho fatta.
    Per fortuna dopo mi è passata la fissa degli scacchi virtuali. :-)
    postato da mio capitano il 23/04/2008 11:00

    Avrei fatto lo stesso commento di fgem la prima cosa che mi è venuta in mente è "una vita da mediano" appena ho iniziato a leggere perché non ha capito?
    postato da letiziastrambi il 23/04/2008 10:09

    Risposta per tutti. La partita a cui mi riferisco è una vera e storica partita di scacchi. Non darò altri indizi per individuarla al di là di quelli indicati nel testo. Sono sicuro che un esperto di scacchi - che io non sono, essendo un semplice simpatizzante di questo gioco straordinario - ha i mezzi per capire di che partita si tratta.
    cleide, questo è un post sugli scacchi, senza dubbio, la metafora è secondaria anche se suggestiva.
    Laura, mi rendo conto che non so muovere bene i pedoni quando gioco, li considero pezzi assolutamente secondari, mentre il vantaggio di un pedone può essere decisivo se giochi con uno bravo.
    cleide 2, ti darò io ripetizioni di scacchi se ci avanza tempo.
    Rosa, era una partita di scacchi come ho detto.
    fgem, mi spiace che tu non abbia capito di che partita si tratta. D'altronde non posso fare sempre test semplici (in realtà nemmeno questo è tanto complicato).
    Isy, un caro saluto a te e viva i pedoni.
    Max, finalmente ho individuato il tuo blog.

    postato da mio capitano il 23/04/2008 00:02

    Ma questo è un post sugli scacchi o gli scacchi sono una metafora della vita?
    Questa me l'ha suggerita Marzullo.:-)
    postato da cleide il 22/04/2008 22:57

    Pedoni senza importanza? Non esistono! Ognuno riveste in questa vita un ruolo di una certa rilevanza.
    postato da laura il 22/04/2008 22:47

    Fgem è un dito in culo rotante!
    Non l'ho detto io.
    Giuro.
    L'ho letto in un commento in home page.
    Arigiuro.:-))

    Il titolo ve bene uguale. Tanto non capisco una mazza di scacchi. Prenderò lezioni.Dovremo pur passare il tempo quando saremo vecchi?:-)
    postato da cleide il 22/04/2008 22:02

    perchè hai cambiato titolo? ma ti riferisci ad una vera partita a scacchi o a qualcosaltro?
    postato da Rosa il 22/04/2008 21:44

    già il ligabue ebbe a scrivere "una vita da mediano"
    postato da fgem il 22/04/2008 21:29

    Come avrai visto, Cleide, ho cambiato titolo. Fammi sapere se questo ti piace di più.
    postato da mio capitano il 22/04/2008 20:34

    Volevo dire Eneide:-)
    postato da cleide il 22/04/2008 17:59

    Ma Pedoneide tipo Iliade? :-)
    postato da cleide il 22/04/2008 16:45

    Non esistono pedoni senza importanza..
    Perchè non esisterebbero gli scacchi senza i pedoni...
    un bacio Isy
    postato da Isy il 22/04/2008 16:19

    A volte Davide vince Golia. Non ti abbattere, non serve a niente. Sei un grande. Ciao
    postato da Max il 22/04/2008 16:00

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