mercoledì 23 giugno 2010

Il romanticismo odia il rosa

Selve di notte dove i rami degli alberi formano trame contorte. Un lume fioco si muove nella vegetazione portato da una figura che avanza spettrale. Crack, il rumore di un ramo spezzato provoca uno sbatter d’ali caotico. Oltre la selva, una villa di campagna, riccamente decorata, emana folate di fascino anche se è in decadenza, o forse proprio per questo. La villa sembra un castello severo, testimone di un passato eroico che non tornerà più. S’alza un vento che ulula tra l’erba selvatica cresciuta tra le rovine della villa. Tendaggi, alti finestroni, giardini abbandonati che sanno di inverno e fuochi nei camini. Carrozze tirate da due paia di cavalli, con un cocchiere vestito di freddo che fa schioccare la frusta a cassetta. Cascate brumose, acque color notte, la forza atavica di un ruscello che scorre tra le sagome di alberi frondosi che ne sorvegliano il corso. Sale la nebbia dalle acque e ammanta confuse figure, forse massi, forse cespugli, forse predatori notturni, non ha comunque importanza, perché tutto in questo incanto sembra vivo.

Ci manca una sola cosa, ormai. Una donna. Eccola lì, si vede appena tra la nebbia oltre il bosco. E’ di spalle, si stringe il petto passandosi le mani sotto le ascelle e guarda davanti a sé, sopra la scogliera che si stende di sotto, sopra il mare che si avventa sulla buia terraferma generando sprazzi di schiuma a forma di fuochi fatui. Il vento sferza sassi ed erba, sibila sui fianchi del dirupo, minaccia, sussurra, blandisce, rimbomba, è una presenza più viva di una cosa viva. Comincia a piovere, ma la donna rimane al suo posto sopra la scogliera a fissare l’orizzonte, come se aspettasse qualcosa che deve comparire laggiù. E’ vestita di scuro, a meno che non sia la poca luce che la dipinge così. Il vento la sballotta, le gonfia le già gonfie sottane antiche, le strapazza il cappellino di tempi andati. Un lampo torbido mostra le spalline rigide e la vita sottile, stretta di certo da un busto adatto a un’altra epoca. Poi un gesto di disappunto della fiera figura vestita di scuro: una folata di vento più insidiosa delle altre riesce a rubarle il cappellino. Lei lo osserva danzare per qualche istante sul dirupo e quindi tuffarsi verso il mare.

Il cuore della donna batte forte. Tu-tum, tu-tum, si potrebbe quasi sentirlo a dispetto del fragore della pioggia, del vento, delle onde. Grandi passioni si agitano nel suo petto. Forse è per questo che è andata sul promontorio a rimirare lo spettacolo della natura adirata. Probabilmente nel chiuso della sua camera da letto non riusciva a dominare la massa di emozioni che si indovina imprigionata in lei. E’ quello il suo posto, pensa la muta figura sulla scogliera, è lì al cospetto della natura. Solo il vento che soffia impetuoso sa capire l’impeto del suo animo. Solo il mare selvaggio che rintrona lì sotto può riprodurre lo sconquasso di dentro. Solo il cielo nero e gonfio e pazzo può raffigurare la frenesia che scuote il suo cuore. La muta figura guarda ancora un punto all’orizzonte, proprio dove è apparso un lampo sulla nera smania del mare. Forse la donna aspetta qualcuno che dovrebbe venire da lì; o forse ciò che aspetta è già dentro di lei e cresce di ora in ora. Tu-tum tu-tum, aspetta, c’è qualcosa sul suo viso. Sembra un sorriso. Sì, la donna è felice, si trova in un posto che capisce e da cui è capita, un posto che accetta e comprende l’oceano di emozioni che la scuote.

L’altro giorno vedevo in televisione un film su un lupo mannaro ottocentesco. La trama non era un granché, ma i gotici paesaggi erano una forza. Selve oscure, ville diroccate, ruscelli impetuosi, cime tempestose. Mi sono detto che quei paesaggi sarebbero piaciuti agli animi inquieti dei romantici del primo Ottocento. E poi mi sono detto che i romantici doc, quelli che abbiamo studiato a scuola, non hanno nulla a che fare con il colore rosa e i cuoricini dei moderni Moccia. Quelli se ne sbattevano delle boiate dei tre metri sopra il cielo. Quella era gente tempestosa.

16 commenti:

  1. Caro Capitano,
    esatto! Sono completamente d'accordo con te. Ho adorato leggere questo post e mi piacerebbe che tu continuassi.

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  2. Enrica, grazie per i complimenti, l'estate è ancora lunga, fastidiosa, piena di gente che fa ahahahah girando in ciabatte e pantaloncini e senza dubbio troveremo il modo per far riapparire su questo blog le atmosfere brumose dei veri romantici. :-)

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  3. Mi ci ritrovo nel post. Mi ha ricordato quando da ragazzina me ne andavo d’inverno sugli scogli battuti dal vento e sognavo. Di cosa sognavo? Di un sacco di cose. Mi piace più l'inverno che l'estate, sono forse una romantica? :))

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  4. Cleide romantica? ma! perchè no...? in fondo romanticismo non è sinononimo di sentimentalismo a buon mercato.
    Avevo scritto un altro messaggio, ma forse non sono riuscita a spedirlo...
    Mi rammaricavo dello scritto sopra, non mi sembra del solito stile di Mio Capitano.....
    più un esercizio o come dire una parodia... non so spiegare....
    qualcosa c'è sotto e spero che Mio capitano lo spieghi..

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  5. Non so a cosa ti riferisci, fiore, quando parli di esercizio. se parli del post, non c'è nessun esercizio, è una cosa che volevo scrivere così com'era. io sono un razionalista o per meglio dire un fior scettico riguardo agli uomini o alle morali; però per fortuna o per disgrazia ho pure un carattere passionale il che equilibra a volte ciò che pensa la mente. Ho molta più simpatia per i romantici di una volta, quelli cupi o impetuosi anche a costo di andare qualche volta sopra le righe, che per i cicisbei moderni alla Federico Moccia. Se parli di ciò che penso dell'estate o della classica gente estiva, anche lì non c'è nessun esercizio, ma è ciò che penso, giusto o sbagliato che sia.
    Ho scritto già altri articoli di un certo argomento, come quelli dell'etichetta "Emma credeva nell'amore a prima vista", e anche lì non erano esercizi, ma ciò che pensavo. Nessuna parodia, quindi, tranquilla, un sorriso a te.
    Cleide, se esiste una donna come quella del post dovrebbe somigliare a te.
    Un saluto a tutti e peccato per l'Italia.

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  6. Ciao Capitano, i tedeschi parlavano appunto di Sturm und Drang, Tempesta e Impeto... sembra che l'amore Romantico/Decadente fosse una faccenda inquietante... perchè Moccia non lo trovi inquietante??? Mah, ciò che mi rattrista non poco sono i personaggi di queste storie, pseudo-adolescenti così banali... chissà, in parte anche realistici, come era accaduto per "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" di Brizzi, ma davvero poco degni, secondo me, di finire in una storia, che cerca di stemperare il rosa da fotoromanzo con il grigio di un qualche, solito, drammone e il risultato è un color pulce soporifero. Ciao!

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  7. Della, Jack Frusciante è uscito dal gruppo aveva almeno uno stile originale, anche se di questi amorucoli adolescenziali, vampireschi e non, non se ne può più. Mi pare che tu abbia messo un post sulla Finestra sul cortile, lo vengo a leggere e commentare quanto prima, ciao.

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  8. Comunicazione di servizio, domani vado a Calcata dalle parti di Roma a visitare la mostra di fumetti a cui partecipa pure un mio lavoro. Speriamo sia una bella giornata, romantica senza essere tempestosa. :-)

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  9. ... che ci sial il sole :-)

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  10. Ha piovuto e grandinato, o Fiore, anche se solo per un breve periodo e quando eravamo al coperto. Ecco le mie riflessioni sulla mostra di fumetti a Calcata a cui ho partecipato. Calcata è una suggestiva rocca medievale con architettura da presepe. Bella, splendida, vista notevole, ma a me a dire la verità era piaciuta più Caserta Vecchia, ancora più antica e che poteva contare sulla presenza di una signora tedesca, artista pazza e assolutamente romantica alla maniera di questo post, di cui prima o poi parlerò.
    La mia storia a fumetti mi è piaciuta, e ha avuto un'adeguata sistemazione su un tavolo a me dedicato. Che dire? facevo la mia figura. Abbiamo mangiato tagliatelle al cinghiale e carne praticamente cruda e dato che siamo sopravvissuti a questo ci consideriamo praticamente indistruttibili. Nel pomeriggio abbiamo incontrato l'amico blogger Berardo con la fida e simpaticissima moglie Annamaria e abbiamo chiacchierato un po'. Berardo con i suoi modi ardimentosi ha fotografato un signore chino sulle mie tavole a leggerle tutto assorto. Evvvaiii!!! ;-)

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  11. CASSANDRO

    Complimenti, Cap, per il bel successo riportato a Calcata, dove, fra l’altro, hai fatto fuori a quanto pare un pranzo non proprio da romantici doc (cioè mangiare quasi in bianco al chiaro di luna, che se coperta di nuvole è meglio, dato che si vive di altro meno prosaico!), per come in genere vengono immortalati nei quadri chiaroscurali leggermente emaciati ed esangui, con lo sguardo sperso nel vuoto o negli occhi di una vestitissima lei, tipo quelli di Dante Gabriele Rossetti ed altri Preraffaelliti.

    Mi chiedo come sarà mai in questo secolo arcimovimentato una “artista pazza e assolutamente romantica”, come quella da te conosciuta a Caserta vecchia. Aspetto riferimenti chiarificatori.

    Fiumi di inchiostro sono stati scritti sul romanticismo, nei quali siamo quasi annegati negli anni del liceo, e ciò non ostante credo che ci sia ancora da scrivere in quanto tutti i movimenti culturali che hanno come tema i sentimenti, più che le loro manifestazioni immediate, aprono sempre nuove vie di immaginazione e quindi di esternazione.

    Del romanticismo poi non ne parliamo, che per me è sempre stato termine onnicomprensivo affondando spesso le sue radici in quel vastissimo campo che è il sentimento amoroso, per cui . . ..


    R O M A N T I C I S M O

    Non si misura il romanticismo
    a palmi . . . a spanne . . . tre o quattro metri
    sopra o sotto il cielo . . . E’ un estetismo
    pure pensarlo a colori tetri

    più che rosa shocking o azzurro
    . . . o come cosa solida, l’acciaio
    -- esempio -- o molle molle come il burro
    . . . o come canto or triste ed ora gaio,

    che adulto ora ti rende ed ora infante.
    Romanticismo infatti è un’idea,
    è pulsione quasi tracotante,

    sbalzo di pressione che ti crea
    nel cuore e nella mente una variante
    che ora ti confonde ed or ti bea.


    Chiunque ama essere romantico,
    a cominciar da quei due del “Cantico”.

    (Cassandro)

    a

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  12. Credo che solo la forza del vento possa realmente portare via le pene e donarci quell'energia che scuote!
    Non c'è nulla di più bello di un mare in tempesta d'inverno ... e godersi sul viso gocce gelide ... questo mi fa sorridere davvero!
    Buona domenica Mio Capitano!!!
    Irene

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  13. Sarebbe carino che tu acettasi l'nvito di Cassandro e ci parlassi, dal tuo punto di vista, di Ursula, l'artista tedesca, romantica cero ma pazza non direi, e del suo mondo fatato,dei suoi spiritelli diventati nel tempo il simbolo del borgo e della casa delle Bifore e di quali impeti possano portare una donna sola, colta e curiosa a stabilirsi in un piccolo borgo dove pare che il tempo si sia fermato:)

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  14. Saluto a Cassandro, Nenet e ovviamente a Cleide. A richiesta generale parlerò nel prossimo post di questa artista tedesca di Caserta Vecchia che colpì molto sia me che la valorosa Cleide. Tra l'altro saremo ancora in tema di romanticismo e così soddisferemo in parte pure le richieste di Enrica.

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  15. ciao cap,anche a me piacciono i film noir e tenebrosi degli anni trenta.Li trovavo migliori e piu' veri nella loro totale mancanza di iperbolici effetti speciali.Eh si,sono un(vecchio) nostalgico del bianco e nero.ciao.giampaolo.

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  16. Mi piace lo stile non solo il post. Il romanticismo dei vari Moccia concordo non collima con il romanticismo dei grandi animi tormentati. Oggi riguardavo degli affreschi della cappella Corsini a FI. Due artisti danno una interpretazione diversa del peccato originale. L'uno più manierista e precedente, l'altro, il Masaccio, introduce così il Rinascimento, mostra un Adamo ed Eva che nel movimento del corpo mostrano il sentimento di colpa e frustrazione. Ecco, a dispetto dell'epoca, avrei definito romantica la rappresentazione delle due figure. Passioni, emozioni a fior di pelle, chiare sul viso.
    Non so dirti se mi sento romantica.
    A dispetto delle apparenze, non lo sono affatto.

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