sabato 9 ottobre 2010

Ottocento

E questi cappellini da donna, con il sottogola e i nastrini, buffi eppure affascinanti, come sono diversi dai nostri cappelli da donna. E questi uomini in redingote scura e cappello a tuba, tutti d’un pezzo e anche un po’ ridicoli quando dicono signore pure ai ragazzini, come sono diversi dai nostri uomini, che non dicono signore neppure a Dio e sono ridicoli, sì, ma diventano tutti d’un pezzo solo nella tomba. E queste vesti strette in vita, con le sottogonne voluminose e i guanti che arrivano al gomito, dove la vedi oggi una donna così ammesso che non si sposi? E queste case di campagna con i finestroni alti, i rampicanti abbarbicati sulla facciata e i viali con le foglie cadute, come sono diverse dalle nostre case di campagna con i finestroni alti, i rampicanti abbarbicati sulla facciata e i viali con le foglie cadute, anche se sono le stesse identiche case di due secoli fa. E queste passeggiate nei boschi silenziosi, quelli brumosi con gli arbusti spogli in cui cogli la presenza di qualcosa di magico e antico, qualcosa di grande che puoi definire spirito della natura o come diavolo vuoi, come sono diversi dai nostri boschi ben poco silenziosi in cui cogli la presenza solo di onde elettromagnetiche e impulsi satellitari. E questi colori che ti confondono, questo verde dei prati, questo adorabile blu cobalto di certe vesti, questo bianco abbagliante di certe cuffie femminili, questa sinfonia di colori autunnali sugli alberi, questo azzurro inquietante dei ruscelli e questo nero nero dei tabarri, questi gialli riflessi di sole, questo color tempestoso delle cime imbronciate, come sono diversi dai nostri freddi sedici milioni di colori da monitor lcd o cellulari touch screen.
E questa loro neve, quando cala lenta di notte fuori dalle loro case di campagna ammantando ogni cosa e forse pure i tuoi sogni, ha un incanto che la nostra neve ha perso da un pezzo. E questi loro cuori di giovani donne, che un giorno esplodono per qualcuno come una bomba a tempo, che ti tolgono il respiro e il sonno per qualche verso che hanno sentito declamare, questi inneschi di terremoti che le loro giovani donne si portano nel petto. Questi loro cuori di giovani donne…
 
Ieri ho visto Bright star, un film di Jane Champion, la regista di Lezioni di piano, sull’amore che legò John Keats e la sua vicina di casa Fanny Brawne fino alla morte del poeta. E’ un film che mi è piaciuto, anche se non ha nulla dei film che mi piacciono. Il ritmo è lentissimo e non succede praticamente niente in tutta la storia, qualche volta si incappa nei pericolosi manierismi dei film di genere. L’attore che interpretava Keats mi sembrava un po’ troppo mollaccione, non aveva nulla del fuoco che doveva caratterizzare le anime burrascose dei poeti romantici. L’attrice che impersonava Fanny d’altra parte aveva carattere, ma tradiva aspetto e modi troppo da generazione web, anche se diceva “burla” al posto di “scherzo” e diceva signor questo e signor quello come si doveva dire. Allora perché mi è piaciuto il film? Probabilmente perché si doveva guardare come un quadro e non come un film. Non erano importanti la trama o la sceneggiatura, quanto l’ambientazione, la visione di un mondo che non c’è più, di pensieri, comportamenti, idee che sono in larga parte estinti. Mi pare che Bright Star offra un quadro credibile dell’Ottocento o almeno della limitata parte di Ottocento in cui si muovono i personaggi. C’è la (pittorica) lentezza in cui si muoveva quel secolo, c’è l’incanto della natura, l’ingenuità o meglio lo slancio emotivo che ti faceva prendere sul serio cose come la poesia e ti faceva vivere per esse, ci sono il poeta maledetto e squattrinato e la sua musa ispiratrice perduta in un amore che sa impossibile. Ci sono persino la povertà e le difficoltà pratiche del vivere, anche se non si vede un solo vero povero in tutto il film. Keats si lamenta spesso delle sue inesistenti sostanze e vive per il mecenatismo (la carità) degli amici (si capisce che è destinato a un matrimonio di interesse). Fanny ha pure lei difficoltà economiche e con la sua relazione sentimentale fuori dagli schemi mette a rischio la possibilità di trovare un marito, cioè di sopravvivere nel duro mondo dell’epoca. Uno dei mecenati di Keats deve affittare continuamente la casa, anche quando non vorrebbe, per sovvenzionare il talento del suo protetto e amico. Un film da vedere come un quadro, che ci fa intuire che cosa pazza potesse essere l’amore in un mondo duro come l’Ottocento. Chissà perché mentre vedevo il film mi venivano in mente le parole di una canzone di Ivano Fossati, lievemente cambiate:
Alzati che si sta alzando l’Ottocento sognatore
se c'è qualcosa da dire ancora
ce lo dirà
se c'è qualcosa da chiarire ancora
ce lo dirà.

17 commenti:

  1. e pensare che sto rileggendo Hesse... in due giorni, malgrado il lavoro e varie sono riuscita a "sbaffarmi" : "Peter Camenzind" , " Gertrud", "Rosshalde".... e Demian... non voglio iniziarlo oggi.... me lo voglio lasciare per la settimana.....
    Come al solito per una via o per un'altra siamo nella stessa lunghezza d'onda :-).
    In questo periodo dell'anno mi viene sempre la vena romantica e struggente, mi chiedo se solo in quel periodo gli uomini fossero così "consapevoli"
    adesso quella melanconia struggente, quel mal del vivere che ha prodotto tante opere d'arte, la chiamano depressione e la vogliono anche curare....
    Un altro "romantico" che lasciò mi il segno e che voglio "rigodermi" è Stendhal.
    Poi non so se nell'ottocento la vita era come ce la mostrano le opere letterarie o i film....
    Credo che le opere siano come le vecchie foto dei nonni o dei genitori in bianco e nero...
    messi in posa con i vestito migliore e lo sfondo dipinto..... (il vecchio photoshop di una volta).
    Nei tre romanzi su citati ho trovato (e ho anche pianto di commozione) le stesse cose che hai trovato tu nel film: la lentezza, l'incanto per la natura e l'estasi, l'ispirazione dell'artista.... e l'amore impossibile.
    Alcuni animi si trovano in sintonia con questi aspetti della vita, che al giorno d'oggi sembrano scomparsi.
    buon fine settimana Mio Capitano, a te e a Cleide :-)

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  2. Ottime le tue letture, fiore, di Stendhal amai moltissimo un vecchio sceneggiato televisivo del "Rosso e il nero" con un’attrice russa, come ho detto in qualche mio vecchio post, che mi piacque più del romanzo.
    Ci sono film di alcuni filoni che mi piacciono quasi sempre, uno di questi filoni è quello ambientato nell'Ottocento.
    Per quanto riguarda il vestito della domenica e la questione se la vita vera nell’Ottocento sia quella attraente e spesso incantevole che ci mostrano le opere letterarie, credo che dovremmo riflettere che gli scrittori dell’epoca ci parlano quasi sempre del mondo noto a loro, cioè a persone appartenenti alle classi privilegiate, quindi nobili o persone a contatto con la nobiltà. Buon fine settimana pure a te.

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  3. Caro Capitano,
    penso che cercherò di vedere questo film il prima possibile. Sai quanto adori il periodo storico e le atmosfere che ci sono state trasmesse. Perfino la politica era passione a quei tempi.
    Buona Domenica!

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  4. CASSANDRO

    Secondo me, Cap, non sempre ma tante volte, continua ad esistere -- e continuiamo a viverla -- “la (pittorica) lentezza in cui si muoveva l’ottocento . . . l’incanto della natura, l’ingenuità o meglio lo slancio emotivo che ti faceva prendere sul serio cose come la poesia e ti faceva vivere per esse” (in gergo “Essere all’antica”)

    Se solo dalla parte brutalmente sensoriale (gli schiavi dentro la caverna di Platone, che credono realtà le ombre proiettate sulla parete) si passa alla parte emotiva e quindi ideale che sempre alberga, pure se maltrattata, nel nostro essere (lo schiavo che riesce ad uscire dalla caverna e vede, ammira ed ama la realtà che ha prodotto quelle ombre) allora è possibile tornare, anche prepotentemente talora, a quella serenità ottocentesca che sembra ( e sottolineo “sembra” ) perduta irrimediabilmente .

    Basta, ad esempio, anche . . . . . . . .

    UNA PANCHINA AL PARCO

    Una panchina al parco è una panchina,
    ma a me quando vi sto sopra adagiato
    sembra una "Frau" se mi sei vicina
    ed il tuo corpo al mio tieni appoggiato.

    Seduti qui al sole dell'inverno,
    che scalda i nostri volti infreddoliti,
    quest'attimo ci sembra quasi eterno,
    eterno come quando siamo uniti.

    C'è qui dell'erba attorno -- è naturale --
    con qualche margherita e molta ortica,
    che punge i piedi tuoi e ti fa male,

    ma tu non ci fai caso, dolce amica,
    ora che vivi in modo originale:
    moderna fuori e dentro un po' all'antica.

    (Cassandro)

    il

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  5. Alzati che si sta alzando l’Ottocento sognatore
    se c'è qualcosa da dire ancora
    ce lo dirà
    se c'è qualcosa da chiarire ancora
    ce lo dirà."

    Scusate, non resistevo, lo dovevo ridire, cioè ricantare :-)
    Enrica, so che sei una cultrice di storie d'epoca e mi piacerebbe sapere cosa pensi di questo film quando lo avrai visto.
    Cassandro, un appassionato di poesia come te sì che può capire passioni e desideri di un personaggio come John Keats, certo lo può capire più di noi. Viva quindi la parte emotiva rappresentata dalla poesia che è l'energia che tiene in vita e nutre la ragione.
    Torniamo tutti alla serenità e all'incanto della neve che cala lenta nei boschi silenziosi, quelli brumosi con gli arbusti spogli in cui cogli la presenza di qualcosa di magico e antico, qualcosa di grande che puoi definire spirito della natura o come diavolo vuoi.
    E a chiudere ovviamente una citazione dal re dei film sulla poesia, ritengo superfluo citarne il titolo:
    "Medicina, legge, economia, ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento… ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita."

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  6. come mi sento nel giusto posto :-)

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  7. Beh...non so' che dire!Spiazzata, o forse turbata è il termine più giusto. La prima parte del tuo post ti trascina in basso dopo averti fatto lievitare in alto...dove tutto è bello, rarefatto, silenzioso e intimo come un paesaggio dopo una nevicata...ma i tuoi continui raffronti con l'altra meta del cielo, ovvero, con la nostra epoca dove tutto è profondamente diverso pur essendo rimasto esattamnente uguale esteriormente, ti colpiscono e ti senti tradito.Non ho visto il film di cui parli( ieri sono andata a vedere"una sconfinata giovinezza" di Pupi Avati), ma ricordo, pur avendolo visto diversi anni fa "lezioni di piano". Anch'esso ambientanto nell'800. Che meraviglia di film...così lento e silenzioso e così pervaso di un erotismo sottile e travolgente che compensava e non faceva sentire tanto l'assenza dei dialoghi!
    Che bella la poesia di Cassandro!!!!Così semplice e nostalgica..peccato per la poltrona Frau :-D
    Mio capitano cantiamo...
    Alzati che sta passando l'ottocento
    Sono io sono proprio io
    che non mi guardo più allo specchio
    per non vedere le mie mani più veloci
    né il mio vestito più vecchio
    e prendiamola tra le braccia questa vita danzante
    questi pezzi di quest'esistenza tremante
    che sono io e che sei anche tu
    che sono io e che sei anche tu.

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  8. Mi viene in mente che hai tentato un infinità di volte di farmi vedere Orgoglio e Pregiudizi avendo come unica risposta uno sbadiglio sincero. Non mi attraggono molto questi film come non mi attrae l'800, anche se devo dire che non ho disdegnato Cime tempestose con il bell'Alessio Boni ( forse perchè era lui il protagonista?). Forse la risposta è da ricercare nell'immedesimazione che ognuno di noi cerca in uno dei personaggi di un film o nel protaginista di un libro. E con il carattere che mi ritrovo, mi ci vedi ad immedesimarmi in una fanciulla dell'800? Forse solo nel modo di vivere le passioni e i turbamenti, ma nulla più:)

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  9. Giovanna, Lezioni di piano era un gran bel film e non ha a caso ha vinto la palma d'oro a Cannes e tre premi Oscar tra cui quello alla migliore sceneggiatura di Jane Champion. Devo avvertirti però che questo film è certamente inferiore a quello, anche se ha una sua personalità. Sottolineo pure io la poesia di Cassandro, semplice e nostalgica, una panchina, due volti infreddoliti, un attimo non fuggente, ma eterno. :-)
    Cleide, tu sei dell'Ottocento (della parte buona dell'Ottocento, quello sognatore) dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, anche se ti piace recitare la parte della sciccosa donna moderna (ma era moderno pure l'Ottocento, il secolo di Darwin, Marx, Tolstoj, Giulio Verne, Mazzini e la Mary Shelley di Frankenstein). E' vero però che non sono riuscito a farti vedere Orgoglio e pregiudizio. Magari quando avrai finito di vedere i Cesaroni avrò più fortuna :-)
    Un saluto agli amici.

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  10. Orgoglio e pregiudizio è meraviglioso cara Cleide, clichè ottocenteschi che si susseguono su uno sfondo infuocato che è quello delll'anima romantica (nel suo significato più vero e meno mieloso) della protagonista. Ho visto il film, ma dono maggiore onore al libro.
    Adoro le ambientazioni cinematografiche ottocentesche, sia che esse riproducano la naturale lentezza dei movimenti fisici, sia che esprimano, attraverso scene raccapriccianti, l'animo di chi vive un'epoca fatta di fiamme ardenti che incediano le menti.
    Il contrasto è troppo attraente per chi, spesso, sente il contrasto e l'inconciliabilità tra la propria anima e la propria epoca.
    un saluto e un sorriso

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  11. bluphoenix, parli di inconciliabilità tra la propria anima e la propria epoca. Mi sembra un concetto interessante che dovrebbe farci riflettere, anche se non ci sentissimo inconciliabili con niente. :-)

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  12. Non so perchè ...davvero non so perchè...
    Forse perchè questa epoca che racconti e che il film che citi racconta, mi stende come un tappeto sempre.
    Forse perchè nelle cose di quel tempo trovo una capacità di sognare, di essere romantici, leggeri nella lentezza dei tempi che occorrevano e che permettevano di godersi il tempo, anche una chiacchierata, l'educazione delle parole, il manierismo non troppo vuoto tuttavia delle imbeccate.
    Non so perchè ma quei boschi rapiscono anche me, ebbene si
    Ciao Cap

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  13. Lieto di risentirti arial. spero che tutto vada bene in famiglia e ti faccio un salutone. Dobbiamo organizzare prima o poi una bella scampagnata nei boschi dell'Ottocento, sarebbe un'esperienza straordinaria. C i serve solo una macchina del tempo e poi potremmo goderci la lentezza della vita.

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  14. Ciao Capitano! Credo che molto del fascino di questo secolo risieda nel fatto che si tratta di un periodo di forte "tensione": gli uomini e forse ancor più le donne guardano alla modernità incombente con sentimenti contrastanti, desiderio di progresso, libertà, emancipazione da una parte, paura del mostruoso '900 a venire e nostalgia di un passato idealizzato e per questo rassicurante dall'altra. Sono le tensioni descritte dai poeti e scrittori Romantici prima e Decadenti poi e di cui Jane Champion e sempre capace di cogliere l'aspetto più "lacerante", soprattutto dal punto di vista femminile (vedi anche Ritratto di Signora). Dove si rifugia l'uomo ottocentesco? Lui, che ancora può, contempla la natura, quei boschi di cui avete parlato anche nei commenti. Contempla, perché ne ha il tempo e può ancora permettersi la lentezza... eppure la meraviglia di questa lentezza ottocentesca, secondo me, risiede anche nella consapevolezza che presto non sarà più possibile goderne (il '900 incombe e niente sarà più lo stesso).
    Quante parole per provare a descrivere ciò che Friedrich, per esempio, a così ben dipinto nei suoi quadri: uomini e donne che contemplano la spaventosa bellezza della natura.
    Un saluto Capitano e scusa se mi son dilungata!
    Della

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  15. ...HA così ben dipinto... :(

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  16. caro Cap si grazie in famiglia le cose migliorano.
    Sulla passeggiata nei boschi dell'Ottocento ci sto. Prenota la macchina del tempo e ci facciamo una puntatina magari con un gruppo d'amici fidati
    Ciao!!!

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  17. Della, mi è piaciuta la tua ultima riflessione sugli uomini e le donne che contemplano la spaventosa bellezza della natura. E' così. La natura per essere davvero bella deve suscitare pure un po' di spavento, deve avere del mistero, deve comunicare, insieme all'ammirazione, un filo di sottile inquietudine. Questo era ciò che avevano capito gli spiriti romantici. Questo è ciò che a volte abbiamo dimenticato noi.
    Arial, sono contento per le notizie sulla famiglia. Evvai con la passeggiata nelle selve tempestose di una volta :-)

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