venerdì 1 aprile 2011

E te ne vai, Maria, tra l’altra gente

E mio fratello viene con me. Mentre cammino per strada, un ragazzino esce da un cancello. Deve avere un dodici anni, piange, cioè più che piangere si lamenta, dice: “Nun ce rumpite ‘o cazzo”. E’ un ragazzino del popolo, lo si capisce da come parla o gesticola. Però non del tipo scugnizzo figlio di buona donna, pare una vittima. Si capisce che qualcuno gli ha fatto del male, probabilmente a parole, e si capisce che lui non ha saputo o potuto difendersi. Il ragazzo soffre, per un attimo vedo il suo dolore e lo sento vicino a me.
Dice ancora “Nun ce rumpite ‘o cazzo” con l’aria dello sconfitto. Penso che dovrà ripetere ancora molte volte quella frase nella sua vita, e lo farà con il tono mesto che ha ora. Penso che altri gli faranno male con le parole, se parole sono state. Per un attimo vedo tutto il dolore che dovrà ingoiare nella sua vita. Per un attimo lo sento come un fratello. Per un attimo il suo dolore, quello di adesso e quello che gliene verrà in futuro, è il mio dolore. Però non posso fare niente per lui. Se mi fermassi per cercare di rincuorarlo probabilmente mi risponderebbe male. E lo farei soltanto vergognare perché si è fatto sconfiggere da qualche parola cattiva, se parola c’è stata. Mi allontano da lui e il suo dolore si allontana a ogni passo che faccio, ma forse non scomparirà mai del tutto.

Fratelli di nessuno. Sono seduto nella prima carrozza del treno della Circumvesuviana. Di solito mi siedo lì perché sono più tranquillo. Oggi no. Ci sono due innamorati adolescenti che fanno un casino del diavolo. Soprattutto la ragazza non tiene chiusa un secondo la maledetta boccaccia. E dammi un bacino, e fai questo e fai quello e vieni qui, e via con gli sghignazzamenti, via con i gridolini, via con lo stendersi scomposta sui sedili e via a chiedere qualche bacino o qualcosa di più, via a gridare quando, evidentemente a disagio per la sceneggiata della fidanzatina rompiballe, il ragazzo esce dal treno fermo, no, amo’, che faiiii, tesooo’, torna quiiiii, e dammi un baciiinoooo, ti aspettoooo, e vieeeniii, aaaahhhh. Cretina, penso. Non credo che questa scostumata proverà molto dolore negli anni a venire. Penso vagamente che diventerà il tipo di persona adatta a vivere la vita. “E che palle!” esplodo alzandomi per mettermi in una carrozza più tranquilla.

E te ne vai, Maria, tra l’altra gente. Mi siedo più indietro e per un momento penso che il mio spostamento sia stato inutile. Ci sono altri due fidanzatini seduti poco più avanti. Però no, questi sono di pasta diversa. Due ragazzi per nulla appariscenti. Lui un pizzico sovrappeso, lei tranquilla, però con lo sguardo intelligente e a volte ironico. Non rumoreggiano, non si sbaciucchiano, non si palpeggiano, non starnazzano. In poche parole, non rompono i maroni, anche se sono in intimità. Mi scordo di loro perché le persone educate, come i fatti positivi, non fanno notizia. Viene la fermata e scende il ragazzo robusto. Qui accade qualcosa. La ragazza osserva in silenzio il suo giovanotto che si allontana. Poi a un tratto gli manda un bacio non vista. Un bacio da niente. Un attimo. Come se gli fosse scappato dalle labbra. Tipo: va’ con Dio, amore mio. Un gesto appena accennato. Probabilmente gli è scappato perché deve essere il tipo che preferisce non mostrare le sue emozioni in pubblico. Nessuno l’ha vista. Non il fidanzatino, non i passeggeri del treno semivuoto. Solo io ho colto quel fugace Va con Dio, amore mio. Ho pensato che quella ragazza sapeva amare. E che avrebbe passato una vita non a cinguettare e a sfarfalleggiare, ma ad amare le persone che le erano care. Le ho voluto bene. Chissà perché ho pensato che quella ragazza che sapeva amare si chiamasse Maria.

13 commenti:

  1. Che strano...De Andrè con l'immagine struggente di Maria che va via tra l'altra gente ( anche se ad andare via fisicamente scendendo dalla carrozza è il fidanzatino). Maria, una donna ( ragazza) che sa amare come pochi riescono a fare, come un tempo sapevano fare le mamme...che ti amavano senza troppe smancerie, talvolta amche con durezza apparente, ma in maniera silenziosa. Un amore mai urlato o sbandierato ma non per questo meno forte, meno grande!
    I fratelli( o sorelle) di nessuno che urlano tutto, anche ciò che va sussurrato all'orecchio...ignorando che l'emozione non ha voce ( come canta un altro autore)!
    E i tanti fratelli che sentiamo tali anche senza che ci sia un vincolo di sangue, quelli nei confronti dei quali sentiamo un moto istintivo di solidarietà...di "appartenenza"!Mi capita sempre più spesso di chiedermi quanti di noi hanno la voglia, il tempo, l'attenzione di osservare gli altri, cercando di andare oltre l'apparenza, cercando un qualcosa che è anche in noi!

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  2. Giovanna, vorrei descrivere meglio il bacio rubato della nostra Maria, ma forse è impossibile. La cosa che veramente colpiva era che il ragazzo si trovava forse a venti metri e Maria, dando questo bacio da niente, ha sporto il mento in avanti per guadagnare pochi centimetri, come se il bene che quel bacio voleva trasferire acquistasse più forza per quei quattro o cinque centimetri.
    Insomma, accadono tanti fatti brutti, ma per fortuna ci sono ancora cose piccolissime che ci sorprendono.

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  3. Epperò... mi hai rimesso in testa "la buona novella" e l'inizio di Ave Maria... anche se ho sempre avuto una passione enorme per "il sogno di Maria".....
    Il ragazzino e il suo dolore....... e i tanti dolori con cui dovrà imparare a convivere.....
    Tutti, abbiamo i dolori con cui convivere...
    e forse la ragazzina "sbragata" "maleducata" ne avrà anche più degli altri perchè solo con il dolore arrivera' ad amare e rispettare veramente gli altri e sopratutto se stessa e a non sentirti "sola" e "abbandonata"......

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  4. Mah, a differenza tua capisco si il sentimento e l'empatia che senti per il ragazzino, ma per qualche strano motivo mi sento sempre molto più vicina agli sbagati, ai maleducati, ai villani perchè penso che dietro la durezza e gli atteggiamnenti oltre ci sia ben altro.

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  5. La discrezione nei rapporti e nei sentimenti non è cosa comune, varia secondo la zona dove si vive la provenienza la formazione. L'amore è un sentimento profondo, nascosto in fondo al cuore che però per esprimersi ha necessità del cervello e quindi dei muscoli. L'amore ha quindi la necessità di azioni concrete che possono essere in certi casi nascoste, in altri palesi, ben evidenti. Per amore bisognerebbe essere pronti a tutto, ed anche molto intimi e riservati. L'adolescenza è anche questa diversa per ognuno ed anche qui dipende dall'educazione, dalla formazione, dal carattere. In tutto questo c'è anche il rispetto per gli altri che nella prima coppia è completamente assente e nella seconda è ben evidente e radicato.
    L'umanità è varia, ed in alcuni casi avariata!

    Un caro saluto.

    berardo

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  6. Fiore, sai, sentivo molti molti anni fa in chiesa la canzone "E te ne vai, Maria, tra l'altra gente" (in realtà si chiama "Ave Maria") e mi sembrava una gran bella canzone, chiesa o non chiesa. L'avrei vista benissimo nella Hit Parade meglio di tante schifezze che c'erano allora o che ci sono adesso. E avrebbe fatto un figurone anche nel film Jesus Christ Superstar. Soltanto dopo molti molti anni venni a sapere che quella canzone l'aveva scritta Fabrizio De André.
    C'erano anche altre canzoni forti come quella con cui ho intitolato il primo paragrafo del post "E mio fratello viene con me (sulla tua strada, signor, che porta a te)", il "Laudatosi o mi' signore" o la formidabile "Maria", quella che faceva grosso modo "Chi è questa ombra mirabile...").

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  7. Cleide, crederei senz'altro di più alla tua empatia per i ragazzini sbragati se non ti avessi sentito imprecare contro un demonietto di nemmeno sei anni che nella napoletana piazza Dante ci stava per mettere sotto con una macchinetta tipo go-kart. Sono certo che non ti è ancora passata la tremarella e vorresti prenderlo ancora a ceffoni. :-)
    Bera, sai, sto pensando che l'amore è una cosa seria e come tutte le cose serie forse possono provarlo solo le persone serie.

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  8. Colpita ed affondata.:) Il ceffone glielo avrei dato senza dubbi e timori perchè sono certa che quel demonietto avrebbe abbassato lo sguardo e sarebbe corso a casa piagnucolando :)

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  9. CASSANDRO

    Anch’io penso, cap, che “quella ragazza che sapeva amare” si chiamasse Maria.

    Tutte le ragazze che sanno amare hanno nome Maria, specialmente se arrivano a noi portate da un “treno che viene dal Sud”

    . . . e poterle intravvedere, sia pure una volta nella vita, è una esperienza meravigliosa, capace di insegnarci che la felicità non si misura a metri, in quanto a volte, come hai ben precisato, bastano “quattro o cinque centimetri”.

    E poi, pur nella loro riservatezza, lo hanno scritto in volto, il loro sentimento d’amore pulito e che fa ben sperare: basta guardarle un poco per sùbito dovere piacevolmente esclamare . . . . . . . . . . . .

    CHE SGUARDO INNAMORATO

    Che sguardo innamorato che avevi
    tu quindicenne appena, con il viso
    segnato un po’ dai brufoli (credevi
    che non ti notassi) . . . e pure il riso

    era gioioso verso quel biondino,
    di forse sedici anni, che al fianco
    ti stava molto accosto. A me vicino
    siete passati e di punto in bianco

    luce radiosa assai s’è accesa
    e mi ha colpito come flash o lampo.
    Che dolce dolce quella vostra intesa:
    non c’è all’amore giovane mai scampo!

    Mi avete, e come, contagiato quella
    letizia che ben ben vi aggraziava,
    e che faceva te ancor più bella,
    e lui un angelo quasi. Bravo. Brava!

    (Cassandro)

    il

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  10. Credo che Maria sapesse bene che la distanza non esiste quando si amano davvero i propri cari e che quel bacio avrebbe potuto essere mandato anche all'altro lato del pianeta con la stessa intensità e con gli stessi effetti...

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  11. Cassandro, è domenica e leggo con piacere i tuoi versi. Mi danno serenità. Vero, la felicità non si misura a metri e nemmeno a quintali. Quanti quintali peserebbe la felicità di andarcene a vivere in una casetta in riva al lago immersa in una primavera perenne, potendo scrivere versi o, magari, romanzi?
    Flora, Delle volte osserviamo scene complicate, teatrali, rocambolesche, e non ci fanno nessun effetto e volte, pfuuuf, un soffio d'aria ci sembra che contenga la spiegazione di ogni cosa.

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  12. che bello, quel gesto, e come l'hai saputo descrivere bene. mi pare di vederla, questa maria-poco-appariscente, così come mi pare di vedere quell'altra, chiamiamola Monica-la-sbragata.
    la prima fa piccoli gesti dal grande significato, la seconda fa un gran casino per nascondere il nulla.

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  13. Ciao, Silvia, grazie per i complimenti. Siamo d'accordo sul nome Maria, mentre conosco una monica che forse non sarebbe contenta di vedere il suo nome collegato alla sbragata del post. Un sorriso a te.

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