lunedì 5 marzo 2007

Cavallo Pazzo vive nei cuori rossi


“Vuole dire che quell’ometto insignificante lì sarebbe il famigerato Cavallo Pazzo? La belva umana che ha annientato il Settimo Cavalleria di Custer e ha sconfitto il generale Crook a Rosebud Creek? Non ci posso credere, signor tenente, mi dica che si tratta di un errore.”
Il tenente Philo Clark si sistemò sulla testa il bianco cappello da cowboy che era il suo tratto distintivo nella guarnigione distaccata a Fort Robinson. Aveva l’uniforme lustra e le mostrine splendenti perché quel giorno, lo capivano tutti, si celebrava la vittoria definitiva dell’esercito americano contro la resistenza indiana. Era la fine di un epoca, ma ancora di più di un popolo. “Tu non guardi bene, caporale. Ti fermi alle apparenze. Guarda oltre quel fisico esile e quella sua faccia da fame. Guarda meglio.”
Il caporale Foster osservò con più attenzione la lenta e cupa processione di pellerossa che si dirigeva verso il drappello di soldati di cui faceva parte. Ma più guardava e più non capiva. Quello che si avvicinava era un esercito di fantasmi denutriti e pezzenti, che si reggeva a malapena su cavalli ancora più deperiti dei loro padroni. Come diavolo era potuto accadere che quelle parodie umane avessero avuto la meglio sui fucili Spingfield e sulle mitragliatrici Gatling in forza al Settimo Cavalleria? Quale assurdità storica aveva permesso a quei selvaggi straccioni di massacrare il fiore dell’esercito americano guidato da uno dei figli prediletti della Nazione, un eroe che, lo giuravano in molti, sarebbe diventato il prossimo presidente degli Stati Uniti?
No, si disse il caporale, il celebrato Cavallo Pazzo non aveva niente di solenne o ammirevole. Era magro, piccolo, molto più piccolo dei suoi colleghi Sioux Oglala che in genere erano dei lungagnoni ben piantati, nudo come un verme eccetto che per una coperta sbrindellata gettata sulle spalle e un perizoma che gli copriva a malapena le parti intime. Un primitivo cencioso che faceva molto meno impressione del bell’esemplare di Sioux che gli cavalcava al fianco, il tenente l’aveva chiamato Lui Cane, un personaggio imponente, avvolto da una completa tenuta da guerra e da un vistoso copricapo composto da almeno duecento penne d’aquila. No, quell’ometto pelle e ossa con il capo coperto da un'unica penna di falco rosso non poteva aver sconfitto una leggenda vivente come Custer, doveva esserci un imbroglio sotto.

Il capo indiano tese al tenente Clark la mano sinistra, la mano del cuore e dell’amicizia, rifiutando la destra che colpisce in battaglia. Poi Cavallo Pazzo passò in rassegna le giubbe blu a cui si arrendeva. Il caporale Foster si sentì agitare lo stomaco quando si vide inchiodare da uno sguardo di fuoco. Gli parve di capire tutto in una volta. Gli parve di capire perfino perché il presidente Ulysses Grant avesse chiesto di portargli quest’uomo a Washington per conoscerlo.
Sbrigate le prime formalità di quella resa incondizionata, il tenente Clark si avvicinò al suo sottoposto “E’ un'assurdità”, mormorò facendosi aria con il cappellone bianco, “quest’uomo non ha mai perso una battaglia con l’esercito americano, anzi ha sconfitto in ogni occasione il meglio delle nostre truppe a dispetto del superiore armamento, eppure è costretto ad arrendersi. Strana la vita, non trovi?”
Il caporale Foster a dire il vero non trovava quella faccenda troppo strana. I Sioux come tutti gli uomini di questa terra dovevano mangiare per vivere e per combattere. E come potevano nutrirsi, specie in inverni gelidi e inclementi come l’ultimo, dopo che dalle praterie era sparita la loro principale fonte di sostentamento, ossia il bisonte? Ormai i farabutti assoldati dalle compagnie ferroviarie, primo fra tutti il noto Buffalo Bill, che si diceva capace di uccidere fino a mille bestioni al giorno, avevano sterminato intere mandrie di bisonti, inventando il primo metodo di genocidio moderno.

A quel punto il caporale Foster dovette abbandonare le sue riflessioni perché si accorse che accadeva qualcosa di straordinario. Da qualche parte intorno a Fort Robinson si alzò prima una voce e poi un’altra e un’altra ancora. Quindi ecco apparire da ogni direzione manipoli di indiani, centinaia e centinaia di Sioux Oglala, Brulé o Mineconju, perfino qualche Senz’Arco e Hunkpapa, e poi Cheyenne, Aràpaho, e Piedi Neri. In poco tempo si materializzò un intero popolo, accorso dai tristi villaggi di sconfitti situati nelle vicinanze del forte, per accogliere il suo più grande eroe, vinto dopo aver vinto ogni battaglia. Erano vecchi, donne, bambini vocianti, giovani che avevano perso la speranza, guerrieri alcolizzati e derisi dai nuovi padroni bianchi, sciamani con le lacrime agli occhi. Era un mare di disperati che continuava ad affluire da ogni direzione, un fiume in piena che cresceva di minuto in minuto. Così come cresceva di intensità il canto struggente intonato da quei derelitti che avevano perso la dignità e cercavano di riacquistarla quel giorno, per qualche minuto, tributando un ultimo onore al campione della loro gente.
“Tashunka Uitko! Tashunka Uitko!” intonarono dieci, cento, mille e più gole. Era un grido così forte da far tremare le vene al manipolo di soldati avventuratisi fuori dalla sicurezza rappresentata dai bastioni del forte, da far fremere i cavalli e indurre dita nervose ad accarezzare i grilletti dei moderni fucili a ripetizione. “Tashunka Uitko!”
Il caporale Foster non aveva bisogno di conoscere il Lakota per sapere qual era il nome di Cavallo Pazzo nella lingua della sua gente.

Lo struggente canto elavatosi in onore di Cavallo Pazzo quel 6 maggio del 1877 non si è mai spento, ma ha continuato a echeggiare nei cuori dei nativi americani per tutti questi anni di abbrutimento e schiavitù culturale all’odiato Uas’ichu (ossia “colui che ruba il grasso”, quello che ti ruba quanto di meglio hai, così era chiamato con notevole acume l’uomo bianco in lingua Lakota).
Cavallo Pazzo è stato un caso eccezionale tra i pur tanti valorosi leader indiani. E’ stato l’unico capo – anche se non era un vero capo politico, ma solo un guerriero, poverissimo perché per sua scelta poteva possedere solo il necessario per combattere - che si sia sempre rifiutato di farsi fotografare dai vincitori o di farsi considerare un fenomeno da baraccone al servizio dei nuovi padroni. Non si piegò mai alla cultura dei bianchi, anche se uno dei suoi più grandi amici è stato un ufficiale dell’esercito che poi ha ispirato il film di Kevin Costner Balla coi lupi. E rifiutò in ogni occasione di patteggiare con i menzogneri plenipotenziari governativi, che qui ti facevano firmare un trattato di pace valido “finché il sole splenderà e l’erba crescerà” e pochi anni dopo, quando sul tuo territorio veniva scoperto l’oro, se lo rimangiavano allegramente ordinandoti di rinunciare a tutto ciò che rende un uomo tale, terra, cultura, onore, libertà. Tashunka Uitko non è finito in un circo come il sia pur valoroso Toro Seduto che accettò di fare il buffone nello spettacolo di Buffalo Bill. Non è finito alcolizzato in una riserva, ombra di se stesso, come Geronimo. Non è stato un collaborazionista da campo di concentramento come accadde a tanti capi, Sioux e non, come Nuvola Rossa.

Cavallo Pazzo è considerato dagli indiani molto di più di come noi consideriamo, per esempio, Giuseppe Garibaldi o qualsiasi altro eroe. Valutando la forte natura mistica di questo personaggio, per fare un paragone corretto bisognerebbe dire che i nativi americani considerano Tashunka Uitko come una via dì mezzo tra Garibaldi e san Francesco.

2 commenti:

  1. Mi faccio il primo commento io dicendo che questo post è stato scritto ispirandomi al libro di Vittorio Zucconi sulla vita questo personaggio straordinario. I personaggi del post sono reali, tranne il caporale Foster frutto della mia fantasia (il tenente Clark indossava davvero un cappellone bianco da cowboy fuori ordinanza, il che non deve meravigliare considerando che Custer se ne andava in giro vestito da capo a piedi di pelle di daino). Cavallo Pazzo è considerato dagli indiani molto di più di come noi consideriamo, per esempio, Giuseppe Garibaldi o qualsiasi altro eroe. Valutando la forte natura mistica di questo personaggio, per fare un paragone corretto bisognerebbe dire che i nativi americani considerano Tashunka Uitko come una via dì mezzo tra Garibaldi e san Francesco. :-)
    postato da Capitan Franz il 05/03/2007 15:46

    Colpisce come una freccia. E' quello che doveva fare. Un articolo così deve invitare tutti ad avere il coraggio della coerenza, della passione e della giustizia. E' costosissimo uno sforzo del genere ma almeno daremmo a qualcuno un esempio da seguire. Lasciare che le nuvole passino, che il denaro scorra, che facili lusinghe ti sfiorino e rimanere lì, dritto, impavido convinto ancora che da qualche parte la giustizia vinca.
    postato da Paola il 05/03/2007 15:49

    Oggi ho eccezionalmente l'onore di inaugurare la lista(immagino lunghissima come sempre) dei commenti al tuo post che sottolinea il senso di dignità e fierezza degli indiani d'america. Una mia cugina che vive negli USA ha sposato un indiano e mi ha parlato dei problemi che tuttora hanno. Sono felice che ogni tanto passi nel mio edificio abbandonato ma sai...sono indecisa sul se demolirlo o ristrutturarlo. Un bacio.
    postato da sugarcim il 05/03/2007 15:53

    Come non detto...mentre scrivevo qualcun altro si è preso questo onore...
    postato da sugarcim il 05/03/2007 15:56

    Mi sono mancate le tue storielle... Bacetti.
    postato da Cris il 05/03/2007 17:21

    Il "Saggio di poesia N. 2" ? troppo carino e divertente...
    postato da Cris il 05/03/2007 17:26

    Commento ottimista: ci sono "cose" che nessuno può rubare mai, come la dignità, il valore e la forza di questo grandissimo capo. Commento pessimista: eppure in qualche modo si è dovuto arrendere. Scegli tu quale preferisci. :o)
    postato da margot il 05/03/2007 17:49

    Ah, tesoro dimenticavo... Se per uno dei tuoi post vuoi una foto del tipo "mi chiedo sempre dove li troviate, voi donne, questi artistici nudi femminili in bianco e nero...", non hai che da chiedermelo...e te la mando...basta che mi dici come la vuoi. Ribaci di nuovo.
    postato da Cris il 05/03/2007 18:18

    Cavallo Pazzo si è arreso perché la sua gente moriva letteralmente di fame, soprattutto a causa della mancanza del bisonte che costituiva la fonte principale di sostentamento degli indiani. Le compagnie ferroviarie, che costruivano una strada ferrata passante in pieno territorio Sioux, avevano perfettamente capito che sterminando i bisonti, avrebbero annientato pure il popolo che si opponeva al passaggio del Cavallo d'Acciaio. C'era una taglia per ogni bisonte ucciso e i molti mascalzoni della frontiera non si facevano pregare per intascarla. In quegli anni la prateria era un carnaio di carcasse che marcivano all'aperto, perché i cacciatori bianchi, a differenza degli indiani che utilizzavano tutto di quell'animale sacro, carne, ossa, tendini e perfino zoccoli e corna, erano interessati unicamente alla pelliccia… articolo che peraltro subiva un vistosissimo calo di prezzo a causa dell’inflazione di pellicce di bisonte sul mercato. Un celebre cacciatore inglese che arrivò sul posto per procurarsi pure lui un trofeo da appendere in salotto prima che i bisonti si esaurissero, se ne ritornò indietro senza sparare un colpo, disgustato dal mare di corpi putridi lasciati marcire all’aperto per affamare un popolo.
    postato da Mio Capitano il 05/03/2007 18:26

    Ciao,scusami ma non bazzico tanto sul blog in quest'ultimo periodo...
    postato da Miriam il 05/03/2007 18:31

    Disarmante davvero, onore a questo Grande Uomo e a te che gli hai dato spazio nel tuo blog. Un abbraccio
    postato da vento il 05/03/2007 18:57

    AUGH!
    postato da Camallo Sazio il 05/03/2007 20:35

    Gli uomini erano divisi dalle donne ed erano circondati dalle giacche blu , anche l'intero villaggio era circondato quando fu aperto il fuoco ,gli uomini furono uccisi subito sul posto poi le giacche blu puntarono le mitragliatrici sulle donne che stavano sulle porte del teepee sventolando stracci bianchi ,c'era una donna con un bambino in braccio che fu uccisa proprio sotto la bandiera bianca ,il suo piccolo non sapendo che la madre era morta continuava a succhiare il seno e questo era una cosa molto triste ,le donne che fuggivano con i loro bambini furono uccise tutte dalle fucilate sparate a bruciapelo e molte di loro erano gravide ,e quando le mitragliatrici smisero di tuonare per quella PAZZIA ,le giacche blu gridarono a coloro che non erano morti o feriti di farsi avanti e che sarebbero stati risparmiati ,alcuni bambini uscirono dai loro rifugi agitando le braccia e I PRENDI in giacca blu ,li uccisero prendendoli di mira con i loro fucili ..infilandoli con le baionette e decapitando quei cuccioli con le sciabole da quel giorno ogni combattente giurò, che mai più avrebbe permesso alla pazzia dell'odio di avvicinarli e preferirono la morte sul campo di battaglia ,alla raffinatezza dell'inganno.. ma ,sopratutto capirono che il nemico non stava nel loro accampamento ma là fuori ,che aspettava solo la loro fine ....lo capirono ,ma pagarono un prezzo altissimo _ grazie mio capitano per questo post e per l'amicizia preziosa che dimostri _ un abbraccio indio, l'ultimo dei cherokee _
    postato da indio-cherokee il 05/03/2007 20:37

    “Tashunka Uitko! Tashunka Uitko!” mi unisco al canto solenne perchè continui a vivere dentro di noi! Grazie, amico, hai reso viva l'idea della storia che ancora ci appartiene!! Tornerò spesso e volentieri... per far parte di quel popolo, la "nostra" gente! auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuà!! sioux
    postato da sioux il 05/03/2007 20:42

    Non so ma nel suo complimento ci leggo un pò di sarcasmo:)))) Sto benone, per fortuna sono bene proporzionata.(_._) questo è un pò vistoso ma metto gonne nere che ridimensionano le misure eheheh P.S. E' nella botte piccola che sta il vino buono! Sa quanto piccola era Cleopatra? Che donna però! Ciau
    postato da infondoaimieiocchi il 05/03/2007 21:30

    Risposte: infondoaimieiocchi, ci dicono sempre che il vino della botte piccola è buona, ma mai ce lo fanno assaggiare. sioux, spero di risentirti presto e auguri per qualche problemino che hai. indio, i massacri delle giacche blu non saranno mai dimenticati. Camallo, pensavo avresti fatto la battuta su Arapaho. vento, soffia forte nell'erba alta delle pianure. Miriam, lieto di averti risentito. Cris, meglio che non mi mandi nudi che già la notte non dormo. Margot, scelgo il tuo primo commento. sugarcim, spero che tu non demolisca il tuo edificio. Chissà se hai mai incontrato questo marito indiano della tua cugina americana. Paola, bello il tuo auspicio sulla giustizia che vince contro lusinghe e prepotenze. E la volete sapere una cosa curiosa? me ne vado a vedere "Balla coi lupi" (diciamo il primo tempo perché ho la versione integrale che dura quattro ore. Saluti per tutti. :-)
    postato da Capitan Franz il 05/03/2007 22:32

    Vivere ma cos'è vivere mio capitano ... Cavallo Pazzo vive.
    postato da Solomania il 05/03/2007 23:57

    Visto "Balla coi lupi" in versione integrale. E' molto più lento della versione corta (e va bene, l'Ottocento era lento pure nel West), ci sono molti più paesaggi e praterie sconfinate (e va bene), ci sono molti più dialoghi in sioux con sottotitoli (e anche questo va bene). Gli indiani a dire il vero sono un po' troppo bucolici ed estetizzati, ma questa circostanza non disturba troppo. Stasera mi vedo "Un uomo chiamato cavallo" in videocassetta e magari pure lo stupefacente "Corvo rosso non avrai il mio scalpo", probabilmente il miglior western con gli indiani che si sia mai visto. :-)
    postato da Mio Capitano il 06/03/2007 11:20

    Bellissimo post che non solo rende omaggio a un popolo ricco di tradizioni e di una cultura basata sul coraggio e sulla dignità, ma chiama a raccolta gli "indiani" del blog e persino un facchino del porto di Genova. Ciao
    postato da ariela il 06/03/2007 14:19

    Ciao Franz, penso che questo post ti faccia onore e renda onore ad un popolo fiero, libero, il cui unico desiderio era vivere bene e in pace. un sorriso
    postato da monica il 06/03/2007 14:43

    No, non l'ho mai incontrato ma l'ho visto in foto ed è davvero un bellissimo ragazzo.
    postato da sugarcim il 06/03/2007 18:45

    Ciao blog fantastico...ci si vede..ciauu
    postato da pirasxx92 il 06/03/2007 20:34

    Cari amici del blog, domani probabilmente pubblicherò un post sugli amori di Cavallo Pazzo. Qui posso dire che l'aspetto sentimentale è ciò che mi ha reso particolarmente caro questo prode Sioux, perché Tashunka Uitko, che sul campo di battaglia era un temerario e un valoroso di prima forza, con le donne era timidissimo e sfigato. :-)
    postato da Mio Capitano il 06/03/2007 20:58

    Sera..come va??? A risentirci Un bacio*
    postato da www.iris.bog il 07/03/2007 00:27

    Ho sottolineato in grassetto alcuni passaggi. Sarei lieto di sapere se così la lettura risulta più agevole. Piccola specificazione sui Sioux. Non era il vero nome di questa gente; il termine Sioux deriva da una parola indiana che significa "nemici". Il vero nome di questo popolo fiero era Dakota nel dialetto delle tribù orientali e Lakota in quello delle tribù occidentali. Erano divisi in diverse tribù, tra cui si possono ricordare gli Oglala di Cavallo Pazzo e gli Hunkpapa di Toro Seduto.
    postato da Mio Capitano il 07/03/2007 11:07

    Buondì Franz che aria tira? qui' mi annoio ma forse presto mi trasferiscono di nuovo oggi è pure una giornata nuvolosa, uff
    postato da Angelica il 07/03/2007 11:26

    Non sembri mica passartela male. Sms di ammiratori e un'agenda di turismo che farebbe invidia a parecchia gente. Spero che ti aggiustino pure il lavoro.
    postato da Mio Capitano il 07/03/2007 12:17

    Il neretto obbliga a considerare importanti certi passaggi e dà un tono minaccioso allo scritto, adatto a chi, dei giornali, legge solo i titoli. Oppure a chi non riesce a mantenere il filo del discorso....forse fa comodo al Med(eh eh eh)
    postato da Paola il 07/03/2007 14:27

    In effetti non avevo considerato la natura minacciosa del neretto. Aspetto qualche altro giudizio e poi decido. Da alcuni commenti avevo sospettato che qualcuno non avesse letto l'articolo (che a dire la verità è un pochino lunghetto) e ritenevo in questo modo di agevolarne la lettura. Comunque pure a me dà fastidio il neretto usato il modo giornalistico. vedremo.
    postato da Capitan AntiNeretto il 07/03/2007 14:38

    Paola ha ragione, non sempre capisco al volo ciò di cui si parla, ma è bene ricordare che ciò accade solo per determinati argomenti. In genere odio che parla per metafore o parafrasi. Non mi piace chi dice il contrario di quello che vuole, cioè le donne, ma attenzione forse delle donne è solo questo il lato che non mi piace. Comunque tornando al motivo del mio commento, io cerco di limitare al minimo l'uso del neretto e se devo usarlo mi limito a mettere in evidenza solo parole e non frasi o concetti. Ma questo è solo un mio modo di fare, non so se sia giusto o meno. Per quanto riguarda ciò che dicevi prima, devo dirti che il tuo sospetto è una certezza. Ci sono persone che se il post supera le venti righe non lo leggono o lo leggono di sfuggita. Ma non mi sento di biasimarle, a patto che non esprimano giudizi su quanto NON hanno letto. Ciao.
    postato da medusa il 07/03/2007 15:25

    Bene, ho tolto il grassetto perché in effetti anche a me non piace. Pare come se si dicesse: leggi solo le parti sottolineate che tanto il resto è robaccia. In ogni modo questo articolo è già stato sintetizzato in varie parti. Ma oltre un certo limite non si può andare. Ci sono post che puoi scrivere in venti e anche in dieci righe, ma altri proprio non ci stanno in così poco spazio. Sarebbe come scrivere "Mettete dei fiori nei vostri cannoni" e pensare di aver prodotto un saggio esaustivo contro la guerra.
    postato da Mio Capitano il 07/03/2007 15:48

    Ogni storia, ogni popolo ha i propri eroi. Sono il coraggio, gli ideali e la favola che li tiene in vita. Quelli che oggi ci -comandano-, avrebbero molto da imparare su come si vive e su come si muore. ciao Capitan Franz
    postato da marion il 07/03/2007 18:00

    Crazy Horse! Abbiamo un nuovo nonpoeta, un vero pianista jazz!!! ti aspettiamo...
    postato da forte il 07/03/2007 20:34

    Buon Giorno A&D Anche se non commento molto paso spesso a trovarti.....
    postato da agroedolce il 08/03/2007 10:02

    Buongiorno Franz x me oggi è una bellissima giornata anche se piove ma nn è x la festa delle donne, no no arriva il sostituto così finalmente vado via da quì lunedì parto per Ceprano :)))
    postato da Angelica il 08/03/2007 10:21

    RispondiElimina
  2. scusate, non paragonate cavallo pazzo a giuseppe garibaldi. cavallo pazzo era e restera' un eroe, mentre garibaldi...... leggete la storia di garibaldi e scoprirete che l'eroe dei due mondi altro non era che un mistificatore e tiranno. garibaldi in siccilia fece processare, x modo di dire, e fucilare una bimba di 9 anni...... che eroe, oltre a rapinare le casse del banco di sicilia x il nord che era in fallimento. xtanto niente paragoni con cavallo pazzo che potrebbe essere si paragonato a s. francesco o al messia stesso x il suo stile di vita e ideali.

    RispondiElimina