Sono qui nella ristrutturata piazza Dante napoletana. Fa fresco, è bello camminare, ho comprato a soli due euro e mezzo un saggio tra storia e climatologia. Ho cercato una tastiera cordless da computer, ma nessuna mi ha convinto. Si è fatta ora di tornare a casa, mi dico.
Però a un tratto, sto quasi per uscire dalla piazza, mi blocco. C’è un suono, una strana melodia nell’aria. Prima ancora di riconoscerla mi si apre il cuore e sento le labbra atteggiarsi a un sorriso automatico. La melodia che odo è tratta, capisco ora, dalla colonna sonora dell’Ultimo dei Moicani. E’ quel motivo da brividi, quella specie di ballata irlandese su cui ho scritto un post di getto: "Eroe per sette minuti e mezzo". Torno subito sui miei passi e cerco di individuare l’origine della melodia.
Ecco. In un lato della piazza ci sono due ragazzi dai tratti esotici, abbigliati in costumi folcloristici da indiani pellerossa. I musicisti da strada in genere non mi fanno effetto, ma questa volta mi fermo a osservarli. La musica che ti rende eroe per sette minuti e mezzo è trascinante come al solito e i ragazzi esotici la rinvigoriscono con grida gutturali, movenze antiche e suoni tratti da etnici strumenti a fiato o a percussione. Sono assolutamente conquistato dall’atmosfera creatasi nella centrale piazza napoletana. Rido, io che non lo faccio mai, e ballo o almeno batto i piedi a terra, io che non lo faccio mai. Ascolto in silenzio con una gran voglia di applaudire, se non l’esibizione dei musicisti esotici almeno le emozioni intense che regalano a me e agli altri napoletani fermi ad ascoltarli. Qualcuno dice che sono veri pellerossa, dice nativi americani, che fa pure più politicamente corretto. Quell'informazione rende più suggestivo il momento.
La musica che ti rende eroe è finita. Ne parte una seconda. Il più basso dei musicanti da strada canta una bella canzone che ti fa pensare alle praterie senza fine, al vento che sferza la tua pelle mentre ti giunge l’eco di una sterminata mandria di bisonti in movimento. Il suo compagno, seminascosto da un copricapo di penne che a dire il vero sembra acquistato con i saldi a Cinecittà, abbozza una danza dalle lente movenze. Non so cosa penso, ascoltando musica, canzone e antiche grida gutturali. Sto bene e guardo gli altri spettatori. Bambini, ma pure adulti. Hanno gli occhi lievemente dilatati e brillanti come so che sono i miei in quel momento. Li guardo e capisco. Non è ciò che sentiamo. Non sono la musica e il canto. Non la danza o i costumi. E’ qualcosa che è dentro di noi. Questo ci fa sorridere. Qualcosa dentro di noi, che i ragazzi esotici di piazza Dante hanno il potere di risvegliare con la loro melodia.
So cosa pensiamo io e quelli che mi sono vicino. Vorremmo trovarci da un'altra parte. Lontano dalle luci natalizie e dai palazzoni che nascondono il mondo, lontano dalle fermate affollate di autobus e dalle masse brulicanti di alieni che sciamano sui marciapiedi metropolitani. Vorremmo stare in un altro posto, tutti noi che ci siamo fermati ad ascoltare la musica etnica.
Nel momento più coinvolgente del concerto improvvisato, quando la voce del ragazzo basso fluttua nell'aria come quella di uno sciamano irochese inneggiante al Grande Manitù, ecco che accanto a me si ferma una coppia sulla quarantina che catalogo come marito e moglie. L’uomo vorrebbe ascoltare, la moglie ha un sorriso scettico sul viso. “Ma sono i peruviani riciclati di ieri?” mi chiede cercando di trascinarsi dietro il marito recalcitrante.
Le spiego che a quanto ho sentito sono veri indiani pellerossa.
La donna smette per un attimo di tirare la mano del marito e mi lancia uno sguardo ironico nel più puro stile Desperate Housewives. “No”, dice sicura, “ieri qui c’erano due peruviani che non combinavano un granché. Assomigliavano molto a questi due. Si vede che si sono riciclati come indiani.” La maledetta linguacciuta ha un ghigno cinico sul viso; è chiaro che sto comunicando con il più genuino prodotto da moderna metropoli. Questa qui deve sguazzarci alla grande nella vita di città, forse è perfino contenta di aggirarsi in mezzo ai boati dei petardi e al frastuono del traffico, ai casermoni spacciati per case e all'aria corretta al monossido di carbonio.
Mi dà talmente fastidio il tono di questa tizia che ribatto piccato che quelli sono due veri indiani, anzi sto quasi per giurare che sono gli eredi diretti di Toro Seduto a Little Big Horn o di Cavallo Pazzo a Wounded Knee, e la fisso sfidandola a mettere in dubbio le mie parole. Stavolta è il marito che si tira via la moglie per evitare grane.
Torno ad ascoltare il finale della canzone. Peruviani riciclati? Chissà, forse sì. I due ragazzi esotici in effetti sono un po’ troppo chiari di carnagione e non sembrano avere i tratti che si associano agli antichi cavalieri delle grandi pianure. Ma che siano peruviani riciclati o genuini Sioux, che importa? Ciò che davvero conta, mi dico tornando a sorridere, è il mondo straordinario che hanno risvegliato dentro di noi. Il brandello di sogno che ci hanno regalato in questa stanca piazza napoletana.
Però a un tratto, sto quasi per uscire dalla piazza, mi blocco. C’è un suono, una strana melodia nell’aria. Prima ancora di riconoscerla mi si apre il cuore e sento le labbra atteggiarsi a un sorriso automatico. La melodia che odo è tratta, capisco ora, dalla colonna sonora dell’Ultimo dei Moicani. E’ quel motivo da brividi, quella specie di ballata irlandese su cui ho scritto un post di getto: "Eroe per sette minuti e mezzo". Torno subito sui miei passi e cerco di individuare l’origine della melodia.
Ecco. In un lato della piazza ci sono due ragazzi dai tratti esotici, abbigliati in costumi folcloristici da indiani pellerossa. I musicisti da strada in genere non mi fanno effetto, ma questa volta mi fermo a osservarli. La musica che ti rende eroe per sette minuti e mezzo è trascinante come al solito e i ragazzi esotici la rinvigoriscono con grida gutturali, movenze antiche e suoni tratti da etnici strumenti a fiato o a percussione. Sono assolutamente conquistato dall’atmosfera creatasi nella centrale piazza napoletana. Rido, io che non lo faccio mai, e ballo o almeno batto i piedi a terra, io che non lo faccio mai. Ascolto in silenzio con una gran voglia di applaudire, se non l’esibizione dei musicisti esotici almeno le emozioni intense che regalano a me e agli altri napoletani fermi ad ascoltarli. Qualcuno dice che sono veri pellerossa, dice nativi americani, che fa pure più politicamente corretto. Quell'informazione rende più suggestivo il momento.
La musica che ti rende eroe è finita. Ne parte una seconda. Il più basso dei musicanti da strada canta una bella canzone che ti fa pensare alle praterie senza fine, al vento che sferza la tua pelle mentre ti giunge l’eco di una sterminata mandria di bisonti in movimento. Il suo compagno, seminascosto da un copricapo di penne che a dire il vero sembra acquistato con i saldi a Cinecittà, abbozza una danza dalle lente movenze. Non so cosa penso, ascoltando musica, canzone e antiche grida gutturali. Sto bene e guardo gli altri spettatori. Bambini, ma pure adulti. Hanno gli occhi lievemente dilatati e brillanti come so che sono i miei in quel momento. Li guardo e capisco. Non è ciò che sentiamo. Non sono la musica e il canto. Non la danza o i costumi. E’ qualcosa che è dentro di noi. Questo ci fa sorridere. Qualcosa dentro di noi, che i ragazzi esotici di piazza Dante hanno il potere di risvegliare con la loro melodia.
So cosa pensiamo io e quelli che mi sono vicino. Vorremmo trovarci da un'altra parte. Lontano dalle luci natalizie e dai palazzoni che nascondono il mondo, lontano dalle fermate affollate di autobus e dalle masse brulicanti di alieni che sciamano sui marciapiedi metropolitani. Vorremmo stare in un altro posto, tutti noi che ci siamo fermati ad ascoltare la musica etnica.
Nel momento più coinvolgente del concerto improvvisato, quando la voce del ragazzo basso fluttua nell'aria come quella di uno sciamano irochese inneggiante al Grande Manitù, ecco che accanto a me si ferma una coppia sulla quarantina che catalogo come marito e moglie. L’uomo vorrebbe ascoltare, la moglie ha un sorriso scettico sul viso. “Ma sono i peruviani riciclati di ieri?” mi chiede cercando di trascinarsi dietro il marito recalcitrante.
Le spiego che a quanto ho sentito sono veri indiani pellerossa.
La donna smette per un attimo di tirare la mano del marito e mi lancia uno sguardo ironico nel più puro stile Desperate Housewives. “No”, dice sicura, “ieri qui c’erano due peruviani che non combinavano un granché. Assomigliavano molto a questi due. Si vede che si sono riciclati come indiani.” La maledetta linguacciuta ha un ghigno cinico sul viso; è chiaro che sto comunicando con il più genuino prodotto da moderna metropoli. Questa qui deve sguazzarci alla grande nella vita di città, forse è perfino contenta di aggirarsi in mezzo ai boati dei petardi e al frastuono del traffico, ai casermoni spacciati per case e all'aria corretta al monossido di carbonio.
Mi dà talmente fastidio il tono di questa tizia che ribatto piccato che quelli sono due veri indiani, anzi sto quasi per giurare che sono gli eredi diretti di Toro Seduto a Little Big Horn o di Cavallo Pazzo a Wounded Knee, e la fisso sfidandola a mettere in dubbio le mie parole. Stavolta è il marito che si tira via la moglie per evitare grane.
Torno ad ascoltare il finale della canzone. Peruviani riciclati? Chissà, forse sì. I due ragazzi esotici in effetti sono un po’ troppo chiari di carnagione e non sembrano avere i tratti che si associano agli antichi cavalieri delle grandi pianure. Ma che siano peruviani riciclati o genuini Sioux, che importa? Ciò che davvero conta, mi dico tornando a sorridere, è il mondo straordinario che hanno risvegliato dentro di noi. Il brandello di sogno che ci hanno regalato in questa stanca piazza napoletana.
Assolutamente coinvolgente...avrei voluto esserci anche io....
RispondiEliminapostato da picciosa77 il 10/01/2007 13:12
Infatti non importa. P.S. Wounded...
postato da medusa il 10/01/2007 13:18
Vedi Capitano? C'è sempre qualcuno che ti sbatte violentemente per terra quando tu stai volando.Che rabbia!
postato da cleide1967 il 10/01/2007 13:32
Bene ti stai ammalando. Ho lanciato il virus. Eh eh eh Guarda che la magia esiste. Ma una magia che non ha niente a che fare con la creduloneria e l'ignoranza. E' una magia sana, un dolce oblio, una leggera venatura di tristezza che pervadeva il carattere, rendendolo profondo ed orientato alla pace ad all'introspezione. Si cresce caro mio. Comunque non hai risolto gli enigmi. Erano troppo semplici vero?
postato da Paola il 10/01/2007 14:14
Stamattina ho fatto un bel sogno. ma bello, senza neppure un piccolo momento negativo o di ansia. Era non so quanto tempo che non facevo un sogno così positivo e appagante. Al risveglio mi sono detto sorridente e felice: "Incredibile che mi sia capitata questa bella esperienza!". Cosa ho sognato? Ah, niente di importante; picchiavo un tizio. Cioè voglio dire lo picchiavo ben bene senza ricevere nessun colpo e senza che l'esito dello scontro fosse mai in dubbio. Dio, che sensazione positiva. Nella maggior parte dei miei sogni ci sono diverse situazioni angoscianti, cose che vanno storte, tipo che vuoi fare una cosa e non ci riesci, anche se è semplicissima, in questo no, ho sistemato il tizio in quattro e quattr’otto e non ho mai avuto dubbi su come sarebbe andata a finire la cosa. E anche il mio avversario sembrava pensarla come me. Ecco la storia. Avevo a che fare con un bullo da strada che mi provocava in ogni modo. Io cercavo di non cedere alle provocazioni, ma quello non ci sentiva proprio. Alla fine l’ho sistemato, ma senza fargli troppo male. Avevo un atteggiamento tipo “Ti risparmio anche se non lo meriti”. Dopo la lezione il bullo mi è stato riconoscente e siamo diventati perfino amici. Mi sono chiesto perché ho fatto un sogno tanto positivo e sorprendente. Mi sono detto che forse l’allenamento sulla cyclette ha avuto effetti benefici sul mio stato d’animo, anche di quello onirico. Tornerò presto a fare allenamento visto che mi fa così bene. :-)) Paola Non vorrei che tu fossi ripiombata in qualche tua fase caotica. Ho capito poco della tua ultima ventina di commenti. Quasi quasi assumo aladiah come interprete per vedere se lei afferra di più. Cleide Il mondo è pieno di gente che ci rompe le scatole. Medusa Corretta svista su Wounded Picciosa Eh già, te le perdi tutte.
postato da Oh magnifico sogno! il 10/01/2007 15:25
la musica ha veramente un gran potere...riesce a portarci ovunque si desideri:seconda stella a destra? Ok,basta cavalcare le note e lasciarsi andare...
postato da elle il 10/01/2007 17:07
La gente è sempre indaffarata a fare cose insignificanti che, però ai loro occhi sono quelle importanti. La gente non vede più le albe, non vede più gli alberi, nè i fiori sbocciare, non vede più il cielo, quando cammina. Tutti passeggiano a testa bassa, nei loro pensieri fatti di noia e privazioni. La gente sopravvive alla vita che porta dietro come un vecchio abito logorato. Io, alla signora non avrei fatto mancare nulla, credimi ! Un caro saluto da wonderwoman che fra pochi istanti si va a distruggere a suon di bracciate in piscina
postato da marion il 10/01/2007 18:48
Buona serata Capitano assumere me come interprete? ma se non capisco nemmeno quello che scrivo io hahaha
postato da angel_aladiah il 10/01/2007 19:02
Ho deciso che questa foto è più espressiva in bianco e nero. :-)
postato da Mio Capitano il 10/01/2007 19:05
Passo solamente per un saluto. Mi è giunto un messaggio di errore, così mi chiedo se ti è arrivata la mail che ho spedito ieri. Ciao.
postato da merit_merit il 10/01/2007 19:48
Ho letto questo post nel primo pomeriggio, mi ha tanto emozionato che ho preferito rimandare il commento. A parte il fatto che hai costruito con parole un'atmosfera che vibra veramente d'intensità, mi hai ricordato una delle ultime uscite serali con mio padre a Roma. Piazza S. Maria in Trastevere, un gruppo di giovani musicanti con tamburi e tamburelli mai visti prima che suonavano e cantavano ed emettevano voci secondo ritmi trascinanti. Venivano dalla Campania, guarda un po', tutti studenti di musica avevano deciso di riprendere e conservare vecchi ritmi che accompagnavano in passato riti sacri piuttosto pagani ed usanze popolari. Verso mezzanotte hanno smesso di suonare, mio padre li ha invitati e siamo rimasti a chiaccherare con loro fino alle tre di notte. E' stata una notte speciale e anche una delle sue ultime uscite serali. Ciao e grazie di evocare ricordi del genere.
postato da ariela il 11/01/2007 00:25
Intenso. Ho uno splendido libro di fiabe Sioux. Un popolo così semplice e così complesso allo stesso tempo. Stupenda l'armonia che avevano con il creato. Hokka hey. Hell
postato da hellcatxx il 11/01/2007 01:01
I ponti! difficile costruirli. Richiedono fatica e occhi attenti. Bisogna prendere tutto quello che di buono o di meno buono accade, il resto viene da sé. La nostra vita è un infinito ponte, sta a noi imparare a camminarci. (Ah, wonderwoman è a quota 32 vasche, di cui una a rana (pensa che nessuno me l'aveva mai insegnata!). Non è mai tardi per imparare, per nessuno .. . live free
postato da marion il 11/01/2007 10:43
Oggi a Napoli il tempo è grigio dopo due giornate consecutive di tempo primaverile. Una cappa compatta di nuvole copre il cielo. Ieri ho sentito la notizia che la tizia che ballava la lap dance nella metropolitana milanese è stata inserita tra i candidati alla prossima edizione del Grande Fratello. E' stata pure intervistata da un (pseudo) telegiornale. Sembra abbastanza bona e sciocca per vincere un reality show o per arrivare alle battute conclusive dello stesso. Questa ballerina di lap dance mi ha fatto venire dei dubbi esistenziali peggiori di quelli di Amleto. Dunque sei una ragazza bona e piacente (anche se non sei la sola in questo paese), sei abbastanza disinibita da ballare mezza nuda in una metropolitana (anche se non sei la sola in questo paese), hai abbastanza faccia di bronzo (anche se non sei la sola in questo paese) da non vergognarti come una bestia per l'idiozia assoluta del tuo comportamento davanti a pendolari mezzo assonnati e mezzo incazzati per l’ultima finanziaria del governo, Sei perfino abbastanza oca (devo forse ripetere che non sei la sola nemmeno in questo campo?) da cinguettare qualche banalità in risposta al cretino giornalista televisivo che ti intervistava… Dico questo: possibile che una ragazza con tutte queste apprezzate doti esistenziali - almeno nel bizzarro mondo da internet in cui ci troviamo a vivere – debba ridursi a ballare la lap dance nella metropolitana per avere un po’ di successo? Possibile che nei suoi precedenti 36 anni costei non abbia compiuto nessuna delle tante cazzate esibizionistiche che ti assicurano gloria imperitura nel nostro mondo evoluto e raffinato? Saludos por todos los amigos. :-)
postato da Previsioni del tempo e lap dance il 11/01/2007 11:33
Lo so che non c'entra molto, ma le stesse sensazioni le ho provate guardando due artisti di strada a Verona, subito fuori dall'Arena. Uno faceva l'acrobata, l'altro il mangiafuoco: poca cosa in assoluto, valore artistico zero. Però risvegliavano emozioni, che sono quelle che cerchiamo quando usciamo dalle nostre tane. Concordi? Ciao!
postato da Amfortas il 11/01/2007 11:45
un saluto veloce devo lavorà besos
postato da aladiah il 11/01/2007 11:54
Ti aspettiamo con simpatia!
postato da * il 11/01/2007 13:01
Però...come il post precedente, maestro...io che copio-incollo, buonagiornata, Matrix!
postato da matrix il 11/01/2007 13:03
Buongiorno Capitano.Sento di essere in disaccordo con te sul discorso della ballerina di lap dance.Da donna, non mi sento di condannarla. Nell'esibirsi, nel mostrarsi, nell'avere ambizioni (anche se manifestato in quel modo) non c'è nulla di disdicevole.E poi la ragazza ha 26 anni, non 36 e, a quell'età, si può fare anche quello. E togliamoci l'ingessatura ogni tanto!
postato da Cleide il 11/01/2007 13:19
Cleide A me, se mi trovassi nella metropolitana per andare a sorbirmi un'altra giornata di lavoro in ufficio o in fabbrica, tartassato da qualche stronzo di capetto che si crede Dio solo perché si è fatto raccomandare da qualche politico semimafioso, con ancora l'incazzatura susseguente a vacue discussioni fatte con qualche call center a causa di bollette più gonfiate di una mucca pazza, senza pensare a mio figlio che all’improvviso non vuole più andare a scuola perché preso di mira dai soliti bulletti codardi (ma questo lo devo capire io, perché lui si vergogna troppo di confessare che non sa affrontare da solo i mocciosi vigliacchi che gli rendono la vita impossibile), e per di più intento nella riflessione che se mi rompo un gamba scivolando su un marciapiede devo pagare pure l’odioso balzello del pronto soccorso, … ebbene, mi farebbe girare parecchio le palle vedere una che fa la stronza abbracciata una palo metallico davanti alla punta del mio naso. Sì, credo che mi farebbe davvero girare le palle una scena così. Ma comunque accetto pure che si abbiano opinioni diverse dalla mia. Soliti saludos por todos.
postato da Mio Capitano il 11/01/2007 14:10
Farebbe girare le palle anche a me ( di solito mi si girano anche per molto meno)ma la mia era solo una risposta al tuo giudizio sulla ragazza che non mi sembrava carino.Buona giornata a te.
postato da Cleide il 11/01/2007 14:28
Bene, se alla fine del tuo post avevo nel cuore una spece di palloncino gonfio d'adrenalina pronto a scoppiare... alla lettura della storia di lap-dance-metropolitana mi sono scompisciata dalle risate. Insomma, mi hai rovinato il pathos... ma in compenso ci ho rimediato su un sorrisone ebete ma alquanto autentico (credo faccia più ridere il modo in cui l'hai raccontato che il fatto in sè, hehehe...) Ad ogni modo, caro Capitano, cerco di ricompormi e di "iammare" (per amor della verità ti scrivo il verbo in dialetto siciliano che rende meglio il concetto e che mi era venuto in mente, in altri blog meno autentici l'avrei corretto con un bel "metter su") dicevo, cerco di "iammare" un bel commento come volevo io. Innanzitutto, anche se come al solito mi ripeto: sono d'accordissimo con te. Credo che io e te abbiamo un punto d'incontro (molto forte, direi) in quella sensibilità che ci fa percepire... come dire... l'ondata di energia e di immagini che rifluisce sul nostro petto, così, irruenta inconscia e prorompente. Di una potenza terribile. E' una cosa che sento innata dentro di me un po' da sempre, ma solo negli ultimi tempi sto cercando di definirla, di studiarla (di studiarMI, perché io sono anche questo...) Sono cose un po' troppo strambe da dire in un commento, devo aver scantonato... Ad ogni modo, un caro saluto, Capitano ;)
postato da Laura il 11/01/2007 15:43
lasciamo perdere va. Buonanotte.
postato da Paola il 11/01/2007 23:35
Non so perché ho come l'impressione che qualcuno mi reputi responsabile di affermazioni un tantino inadeguate. Per me ci sono alcune verità acclarate che non hanno bisogno di dimostrazioni come certi postulati geometrici, tipo che per due punti passa una e una sola retta. Una di queste verità acclarate dal mio punto di vista è che uno che partecipa a un reality show è un imbecille (a meno che non lo faccia spinto da evidenti e tangibili motivi di penuria economica, insomma a meno che non sia ridotto alla fame). Una seconda verità per così dire euclidea è senza dubbio che una tizia che si mette a ballare mezza nuda la lap dance nella metropolitana, davanti a gente che probabilmente ne ha piene le scatole del moderno esibizionismo umano, è una cretina di rara intensità (la mia teoria è confermata dal fatto che costei sia stata prontamente invitata alle selezioni del Grande Fratello e che, inoltre, sia stata intervistata dal tiggì di Italia Uno - che ho visto non per mia scelta - come se fosse una specie di eroica Giovanna d'Arco). Rifletto su questa questione della lap dance nella metropolitana e, pur adottando punti di vista estremamente tolleranti, non vedo proprio come si possa non considerare un deficiente uno che fa queste cose. Buona notte a tutti gli avventori, domani sicuramente parleremo di argomenti diversi.
postato da Mio Capitano il 12/01/2007 01:18
Stamattina ho voglia di postare questa canzone, poi si vedrà. La musica è finita - Ornella Vanoni 1967 Ecco la musica è finita gli amici se ne vanno che inutile serata amore mio ho aspettato tanto per vederti ma non è servito a niente. Niente nemmeno una parola l'accenno di un saluto ti dico arrivederci amore mio nascondendo la malinconia sotto l'ombra di un sorriso. Cosa non darei per stringerti a me cosa non farei perché questo amore diventi per me più forte che mai. Ecco la musica è finita gli amici se ne vanno e tu mi lasci sola più di prima un minuto è lungo da morire se non è vissuto insieme a te non buttiamo via così la speranza di una vita d'amore (musica) un minuto è lungo da morire se non è vissuto insieme a te non buttiamo via così la speranza di una vita d'amore.
postato da Mio Capitano il 12/01/2007 11:04
la canzone che hai postato mi ha fatto rivivere la sera del 16 dicembre, l'ultima volta che l'ho visto come nella canzone ho aspettato tanto per vederlo ma non è servito a niente Niente nemmeno una parola l'accenno di un saluto e avrei voluto stringerlo a me ma io non riesco a nascondere la malinconia sotto l'ombra di un sorriso buongiorno a tutti sigh sigh PS. si hai ragione Capitano, ti avevo promesso che non te ne avrei pù parlato, ma tu posti certe canzoni, ke vuoi da me? sigh sigh
postato da aladiah piangente :( il 12/01/2007 11:11
e canzoni di Ornella Vanoni hanno una particolarità. Quando le posti provochi il pianto irrefrenabile di un numero di donzelle virtuali maggiore o uguale a uno, lacrimazione sempre provocata da maschi tenebrosi estranei alla tua persona. Questo fenomeno non manca di provocarmi le riflessioni che ho svolto qui (http://penultimi.blog.tiscali.it/xc2964282/) con larghezza di mezzi. Anche un’altra canzone dell’Ornella della canzone ha avuto il potere di spingere al pianto dirotto, che a quanto ne so continua tuttora, un’altra blogger a cui ho dedicato perfino un post. Dichiaro di avere ancora quattro o cinque canzoni della Vanoni pronte per essere sparate su questo blog. Se ci sono candidate a farsi un bello e cospicuo pianto romantico, fornito di singhiozzi da prefica e autotirate di capelli, io sono pronto a favorire il prossimo bisognoso con il mio noto altruismo. Alla candida non Erendira, ma aladiah, vorrei chiedere come potrebbe mai nascondere la malinconia sotto l’ombra di un sorriso, dato che non l’ho mai vista arcuare la bocca verso l’alto, a meno che io non stessi per rompermi l’osso del collo cadendo per le strade napoletane passeggiando al suo fianco (quest’ultima magari è una licenza poetica, ma aladiah comunque non dà comunque l’idea di una persona portata al riso smodato).
postato da Pronto a sparare canzoni della Vanoni il 12/01/2007 11:56
Buongiorno Capitano! Bella canzone, carica di significati. Se non erro è un testo di Umberto Bindi. Amo molto la Vanoni, mi piace la sua classe e la sensualità della sua voce.Mi saltano per la mente alcuni versi: ..Io come farò a inventare te per poterti davvero toccare io come farò a imparare che si può vivere senza un amore. I tuoi occhi no la tua bocca no io non li posso inventare la presenza no la tua assenza no io non li posso inventare. Un interno con stelle di carta posso inventarmi io la magia di un incontro rubato posso inventarmi io..
postato da Cleide romantica il 12/01/2007 12:19
infatti capitano io ho scritto che NON riesco a nascondere la malinconia... :( :( :(
postato da aladiah che piange ancora il 12/01/2007 13:44
Qualcuno disse "il bello della musica è che quando ti colpisce non senti dolore". "E ti porta in alto, nonostante tutte le zavorre che ti trascini dietro" aggiungo io. Alla faccia della donna acida!!!
postato da margot il 12/01/2007 14:17
Solo una comunicazione di servizio. Questa sera vado in onda anche in streaming su www.radiomondorieti.it dalle 21,00 alle 24,00 se puoi, vienimi a trovare e puoi comunicare in diretta scrivendo una mail direttamente dal sito. Ciao e a presto. W la radio! Saluti by Reed
postato da Reed il 12/01/2007 16:46
Oggi pare che si parli di Ornella Vanoni. Bene così. Della Vanoni e soprattutto delle sue canzoni penso tutto il bene possibile. Naturalmente detestavo questa cantante quand’ero ragazzo, epoca in cui ascoltavo il rock cosiddetto progressive, che annoverava nella sua produzione musicale anche pezzi orrendi notevoli soprattutto per la loro rumorosità e cacofonia (c’era ovviamente pure della buona roba, come dovunque). La Vanoni mi sembrava un prodotto del passato. Vecchia lei e vecchia la sua musica. Si cresce e si cambia idea. Questo cambio di opinioni è stato reso possibile soprattutto dal fenomeno mp3 che ti permette di ascoltare o riascoltare tanta musica. Mi sono reso conto in quella circostanza, mentre cercavo le canzoni da scaricare, che avevo poca voglia di riascoltare i gruppi rock della mia adolescenza (il fatto che avessi poca voglia non significa che abbia bocciato quel tipo di musica o che ne abbia un concetto negativo, significa semplicemente che avevo poca voglia di riascoltare, tranne qualche eccezione, un particolare tipo di brani). In certe occasioni che smanettavo alla ricerca di file musicali, mi capitò quasi per caso qualche canzone della Vanoni. Ricordavo perfettamente “La musica è finita” (di rara forza l’immagine “Ecco, la musica è finita / gli amici se ne vanno / e tu mi lasci sola più di prima”) cantata in coppia credo con Roberto Carlos a un festival di Sanremo, ma altre mi erano del tutto passate di mente. Eccomi quindi ascoltare “Io ti darò di più”, “Sto male”, “L’appuntamento”, Una ragione di più”, “Insieme a te” (cantata con Mario Lavezzi) e tante, tante altre. Le canzoni della Vanoni hanno la particolarità di contare sempre su testi raffinati, mai banali, che parlano d’amore in una maniera dolce in cui sono sviluppate con profondità le emozioni femminili. Veramente è difficile trovare altre canzoni che espongano con tale delicatezza il modo di percepire delle donne. E’ per questo probabilmente che i brani di questa cantante sono in genere associati da molte donne ad amori importanti (e purtroppo finiti, perché le belle canzoni della Vanoni sono in genere malinconiche, sia pure di quella malinconia che ti scalda dentro). Considero la nostra Ornella della canzone una delle nostre più raffinate interpreti, nettamente superiore, almeno nelle mie preferenze, a Mina. Proprio oggi ho riascoltato due sue canzoni degli anni Settanta. Straordinarie. Magnifici i versi, e incredibile la suggestione che riesce a comunicarti la sottile interpretazione di questa cantante. Sotto riporto qualche passaggio di canzoni vanoniane. Se proprio non si trovasse nessuna donzella disposta a disperarsi per qualche amore grande e maledetto evocato dai versi sottostanti, prometto che una lacrimuccia piccina picciò la verserà il qui presente Capitano. :-)) C’è una ragione di più Sai, c'è una ragione di più per dirti che vado via vado e porto anche con me la tua malinconia cerco le mie mani, ti vorranno ancora ma ci sarà chi me le tiene oggi e domani e poi domani ancora finché il mio cuore ce la fa. sei tu quella ragione di più, mi hai chiesto talmente tanto. Io, non ho più niente per te, e ti amo , tu non sai quanto amo da morire anche il tuo silenzio che non mi lascia andare via t'amo ma se mi dici "non lasciarmi solo" non so se il cuore ce la fa è una ragione di più è una ragione di più è una ragione di più. Cercavo pure il testo di “Sto male” ma non l’ho trovato su Google, poco male, chi ha ascoltato questa canzone credo non l’abbia dimenticata (“Sto male, sto veramente male…”) Attendo nuove. :-)
postato da Di Ornella Vanoni e della sua raffinatezza il 12/01/2007 17:21
ehilaaa,la Vanoni! grande interprete,così di getto mi viene in mente (anche perchè ne conservo un lp ahimè rigatissimo) "la voglia,la pazzia,l'incoscienza,l'allegria" che ha fatto con vinicius de morales e toquinho a dir poco (ovviamente parere puramente personale) stupendo,e leggendo fra le canzoni che citi,l'appuntamento una delle mie preferite... ma ero passata di qua per... con quella faccia un pò così,quell'espressione un pò così...non mi dispiacerebbe visitare Napoli! ciao, a risentirci:)
postato da elle il 12/01/2007 18:37
ciao Franz buon week-end e non postare altre canzoni della vanoni senno' non smetto di piangere baci aladiah
postato da aladiah il 12/01/2007 20:03
Ho trovato una canzone della Vanoni che non conoscevo che mi è piaciuta. Fa parte dell'album " Argilla". Se tu sapessi quante cose io farei e poi le rifarei se tu sapessi fino a dove arriverei fidandomi di te arriverei dove si inventano i pensieri ti porterei dove la fine non esiste per dirti poi con la mia voce così triste che tu non sei per me Se tu sapessi com'è l'ansia del tuo cuore è tanto uguale a me e la ragione del mio sguardo più lontano è per cercare te Se il mondo fuori è il confine della mente la fantasia dei miei sogni mi consente di averti qui dentro di me continuamente anche se non ci sei Se fosse vero che ti amo tanto senza fatica ti starei per sempre accanto ma non è vero e non sai quanto non c'è ferita io non sanguino per te Vorrei sentirti fra le braccia e sulla pelle averti sempre qui e poi sposarti cento giorni e cento notti per dirti sempre sì le labbra non si staccherebbero dal mondo coi baci io mi prenderei quello che manca per poi cadere nei tuoi occhi fino in fondo ma tu non sei per me.
postato da cleide che non dorme il 13/01/2007 00:28
a volte io mi perdo ad ascoltare la musica nelle cuffie la mattina, mentre gli altri vociferano e parlano a sproposito , sul bus io sono nel mio mondo mentre furi incombe l'alba... credo anche d'apparire strana a volte, mi pare che anche tu abbia vissuto una cosa simile, gli scettici sono solo avvelenati perche' non sanno piu' sognare..
postato da rita il 13/01/2007 00:59
E la belissima e struggente.... e' uno di quei giorni che ti prende la malinconia che fino a sera non ti lascia piu' ... e non c'e' niente di piu' triste in giornate come queste che ricordare la felicita' sapendo gia' che e' inutile ripetere chissa' domani e' un altro giorno si vedra' e' uno di quei giorni in cui rivedo tutta la mia vita bilancio che non ho quadrato mai posso dire d'ogni cosa che ho fatto a modo mio ma con che risultati non saprei non mi son servite a niente esperienze e delusioni e se ho promesso non lo faccio piu' ho sempre detto in ultimo io ho perso ancora ma domani e' un altro giorno si vedra' La Vanoni come persona non mi è troppo simpatica,ma come cantante....è veramente straordinaria!!!! Buon fine settimana Mio Capitano,è sempre un piacere fermarsi qua! :))
postato da la vitty canterina.... il 13/01/2007 10:20
La Vanoni è stata una delle più grandi interpreti italiane di sempre, non ci sono dubbi. Io, contrariamente a te, l'amavo anche nella fase in cui ero rockettaro :-), tanto che andai a vederla al Castello di S.Giusto, un milione d'anni fa, circa, a dorso di un velociraptor :-)
postato da Amfortas il 13/01/2007 11:32
Complimenti Capitano, veramente un bel post, sei riuscito a trasmettere ciò che provavi, mi sembrava quasi di sentire la musica e la voce del cantante. Per un momento, mi sono allontanata anche io, verso un mondo più silenzioso. Per quanto riguarda la signora, non sa quali emozioni si è persa. Ciao buon fine settimana.
postato da laracchia il 13/01/2007 13:04
Leggo che si parla della Vanoni. Lei, come due altre magnifiche interpreti (Mina, Milva) hanno sublimato, secondo me, la canzone italiana. C'è una canzone della Vanoni bellissima, scritta per lei dal grande Mogol e da Paolo Limiti, la Voce del silenzio: ... ed improvvisamente ti accorgi che il silenzio ha il suono delle cose che hai perduto ed io ti penso amore ti sento nel mio cuore stai ripendendo il posto che tu non avevi perso mai, che non avevi perso mai...
postato da Mary il 13/01/2007 20:25
cose da città, cose da napoli....qui di certo non ne capitano. ah come ti invidio!! ole /.)
postato da sally brown il 13/01/2007 21:09
Buona domenica A risentirci Un bacio*
postato da www.iris.bog il 14/01/2007 12:35
Gentili amici del blog, il mio accenno al rock mi ha portato alla mente un ricordo andato. Siamo nei soliti anni Settanta. Ero un ragazzino di tredici anni e frequentavo l’associazione cattolica giocando a pallacanestro e ping-pong. Come musica ascoltavo Lucio Battisti e forse qualcosina dei Beatles alla “She loves you” (Ye-Ye-Ye). Non so come io e un altro mio coetaneo facemmo amicizia con alcuni ragazzi più grandi dell’associazione, uno dei quali spesso sostituiva il prete nelle riunioni – obbligatorie, se volevi continuare a usufruire dei suddetti passatempi atletici nonché di altri sottaciuti – in cui si affrontavano temi morali propri della dottrina cattolica. Uno pensa che ragazzi fatti così, se ti parlano di musica, debbano citarti qualche canto gregoriano o al massimo il Baglioni di “Fratello sole e sorella luna”. Niente di più sbagliato. Questi due sciagurati – uno era lo zio dell’altro e aveva la particolarità di essere il più giovane dei due – cominciarono a parlarci, con toni e modi propri della Contestazione allora imperante, di gente che si chiamava Deep Purple, Led Zeppelin, Who, Emerson, Lake & Palmer, Yes, Genesis o Jethro Tull… oppure dei nostrani Banco del Mutuo Soccorso e Premiata Forneria Marconi. A me e al mio amico si aprì davanti un mondo che ci appariva meraviglioso e insospettato. Improvvisamente ci sentivamo adulti e con una gran voglia di menare le mani per rivoluzionare il mondo reazionario che veniva fuori dalle parole dei due quasi adulti mentori musicali. Questi due ci facevano ascoltare spesso brani su uno scassato registratore portatile e ce li commentavano più o meno come faceva il grandissimo Jack Black nel film “School of rock”. Insomma, io e l’altro mio amico – ne ricordo solo il cognome, ma credo che si chiamasse Peppe – ci vedemmo proiettati da un giorno all’altro nel mondo degli adulti e, meglio ancora, della Contestazione al Sistema. Un giorno questi due ragazzi, forse per completare il nostro percorso intellettual-musicale nel modo più consono – ci proposero di andare a vedere un concerto dei Deep Purple che si teneva a Napoli. Era un evento storico e racimolai con difficoltà il prezzo del biglietto. Tuttavia, quando arrivammo alla Mostra d’Oltremare venimmo a sapere che il concerto degli osannati Deep Purple era stato annullato. Era il periodo della contestazione più spinta. Gruppi organizzati di estrema sinistra sfondavano i cancelli dove si tenevano concerti rock e insieme a folle assetate di musica assistevano senza pagare, provocando disordini violenti. Già c’erano stati vari problemi con altre star del rock, circostanze in cui si erano devastati stadi e attentato all’integrità fisica dei musicisti. Proprio da quell’anno, e per parecchio tempo, l’Italia fu esclusa, a causa di questi subbugli violenti e incontrollabili, dai concerti di tutte le maggiori band rock del mondo. Mi spiacque molto non poter veder dal vivo i miei (allora) amati Purple. Credo che sarebbe stata un’esperienza che non avrei scordato. La cosa che mi rimase impressa di quell’esperienza fu che uno dei due mentori musical-contestatori, sapendo dell’annullamento del concerto di hard rock, in cui si diceva che la band inglese bruciasse gli strumenti e facesse ogni sorta di trasgressione inenarrabile… ebbene propose di andare a vedere il film “Fantasia” di Walt Disney, riproposto proprio in quei giorni nei cinema. Poi non andammo a vedere nemmeno “Fantasia”, ma da allora mi sono sempre chiesto quale invisibile filo logico tenesse legati insieme gli intemperanti Deep Puurple con Walt Disney. I soliti saludos por todos. :-)
postato da Capitan (Hard) Rock il 14/01/2007 12:46
"Ho ascoltato il verso dell'aquila il suo spirito mi indicava un sentiero, quel giorno mi sono persa nel blu dell' aurora". Aurora Blu grazie per aver condiviso il bello che avevi intorno _un abbraccio
postato da indio il 15/01/2007 20:59
Mi sono riletta questo tuo splendido post sugli indiani che parla di "brandelli di sogni" (per citare una tua frase),del desiderio di sentirsi liberi col vento tra i capelli e lontani da questa civiltà che ferisce...anche io ho pensato che fossero proprio veri,autentici gli indiani che ho avuto il piacere di incontrare,quasi fosse stato un meraviglioso viaggio nel tempo in cui raccogliere aria e atmosfere mai vissute e ormai passate. Un regalo davvero grande...seconda stella a destra,mi hai commossa!
postato da elle il 27/09/2007 18:24