venerdì 7 marzo 2008

Figli delle stelle, la mafia delle parentele


Non vorrei farla troppo lunga, ma lunga comunque verrà. Ritengo che viviamo in un mondo corrotto, affetto da nepotismo all'ennesima potenza. I figli ereditano i lavori e lo status sociale dei padri, con poche possibilità di sottrarsi al loro destino sociale predeterminato alla nascita. Le poche eccezioni a questa regola sono ampiamente strombazzate dagli organi di informazione che hanno il loro bravo tornaconto a propalare la fandonia dell'uomo di successo fattosi dal niente. Tra l'altro come vedremo gli operatori dell'informazione ufficiale, di sinistra o di destra, sono i più attivi beneficiari del nepotismo e favoritismo parentale che affoga e necrotizza la nostra società e quindi è comprensibile che siano i più attivi sostenitori dello statu quo. Inutile sprecare chiacchiere, tanto chi ha occhi per vedere si rende conto della mafia clientelare che avviluppa il nostro modo di vivere. La tesi di questo post è che i figli ricopriranno, cioè erediteranno, lo status sociale dei padri (con le poche e sbandierate eccezioni già ricordate). Lascio ora il posto alle cifre.

Cominciamo con il commento di Adriano Sofri pubblicato l'altro giorno sul Foglio:

"Quisque faber fortunae suae? Il figlio del presidente degli Stati Uniti fa il presidente degli Stati Uniti. Il figlio del farmacista del mio paese fa il farmacista. Il figlio del boss mafioso fa il boss mafioso. Il figlio del portuale di Genova morto sul lavoro fa il portuale di Genova morto sul lavoro."

C'è poco da aggiungere. Passiamo ad alcune statistiche.

Quota di padri con figlio in possesso dello stesso titolo di laurea (FONTE: ALMALAUREA, X Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati italiani, Febbraio 2008)

Architettura 43,9%

Giuridico 42,0%

Chimico-farmaceutico 40,8%

Ingegneria 39,2%

Medico 38,6%

Economico-statistico 28,1%

Politico-sociale 23,6%

Scientifico 14,5%

Linguistico 13,9%

Letterario 11,8%

Psicologico 11,0%

Agrario 10,3%

Geo-biologico 8,7%

Si evince da questa tabella che i figli spesso, come già anticipato da Sofri fanno il lavoro dei genitori. Ma le percentuali, già impressionanti sarebbero molto più significative se si considerasse l'ereditarietà non del lavoro, ma del ruolo sociale, cioè il figlio del professionista fa quasi sempre il professionista, così come il figlio dell'operaio fa spesso l'operaio, il figlio del disgraziato veleggia in mari disgraziati anziché no e il figlio del miliardario indovinate che cosa fa nella vita?

Ecco ora alcune ghiotte informazioni che ho tratto dal blog Informasatira, che vi prego di consultare se potete:

"Walter Veltroni (sindaco di Roma) figlio di Vittorio Veltroni (direttore del telegiornale Rai), Massimo D'Alema (vicepresidente del consiglio) figlio di Pino D'Alema (deputato del PCI), Mario Segni (uomo politico della Dc ora dimenticato) figlio di Antonio Segni (ex Presidente della Repubblica Italiana), Bobo e Stefania Craxi (politici uno a sinistra l'altra a destra) figli di Bettino Craxi (ex Presidente del Consiglio italiano), Giorgio la Malfa (politico del PRI) figlio di Ugo La Malfa (politico del PRI, la carica è ereditaria), Alessandro Moggi (socio della Gea) figlio di Luciano boss del calcio italiano, Davide Lippi (procuratore in orbita Gea) figlio di Marcello Lippi (CT della nazionale italiana), Chiara Geronzi (GEA) figlia del patron della Banca di Roma (Cesare Geronzi), Giorgio Tosatti (giornalista sportivo) figlio di Renato Tosatti (giornalista sportivo), Lella Confalonieri (giornalista di Mediaset) nipote di Fedele Confalonieri presidente di Mediaset, Salvo Sottile (legge il Tg5) figlio di Giuseppe Sottile (ex vicedirettore di Studio Aperto), Alberto Angela (divulgatore televisivo) figlio di Piero Angela (divulgatore televisivo), Lucrezia Agnes (giornalista televisiva) figlia di Biagio Agnes (ex direttore generale della rai), Veronica Gervaso (giornalista al TG5) figlia di Roberto Gervaso (giornalista e piduista), Donata Scalfari (giornalista TG5) figlia di Eugenio, fondatore di Repubblica, Giancarlo Mazzucchelli (giornalista Tg5) figlio della moglie di Petruccioli (attuale Presidente della Rai), Valentina Loiero (giornalista Mediaset) figlia di Agazio (Presidente della Regione Calabria), Giulio de Gennaro (giornalista) figlio del capo della polizia (Gianni de Gennaro), Sebastiano Sterpa (giornalista Tg5) figlio del deputato di Forza Italia Egidio Sterpa, Benedetta Corbi (faceva Verissimo, nella redazione del Tg5) ex fidanzata di Claudio Martelli (diciamo figlioccia va, vista la differenza d'età), Elena Caputo (giornalista Tg5) figlia dell'ex sottosegretario di Forza Italia Livio Reviglio.

"Passiamo allo spettacolo, solo i più famosi ovviamente, non c'è neanche bisogno di citare il padre o la madre vista la notorietà dei nomi. Giovanna Mezzogiorno, Amanda Sandrelli, Cristina Comencini; Ricky Tognazzi; Gianmarco Tognazzi; Kim Rossi Stuart; Violante Placido; Alessandro Gassman; Asia Argento; Claudio Amendola; Adriano Giannini; Nike Muti Rivelli; Clan Celentano.

"Ho volutamente escluso tutti quei figli di industriali che ricoprono incarichi importanti nelle aziende di papà (Berlusconi, Agnelli, etc etc.) perché buona parte del capitalismo italiano è, lo sappiamo ma non ci sembra giusto lo stesso, a carattere familiare."

Faccio notare che le soprastanti note di Informasatira escludono una massa immane di giornalisti politici e altri personaggi come la figlia di Berlinguer, Giuliana giornalista, quella di Cossutta, Maura politico, quella di Ingrao, Chiara politico, Pierferdinando Casini, politico figlio di un politico, Rosa Russo Iervolino, figlia di un pluriministro democristiano. Ma davvero la lista sarebbe così lunga che non si smetterebbe mai di compilarla. Faccio solo un esempio. Oggi sentendo il Tg 5 (ma per la Rai la situazione è la stessa, se non peggiore), ho udito un nome sospetto di una giornalista, Silvia Santalmassi. Mi sono subito ricordato il nome di Giancarlo Santalmassi che faceva il direttore del Tg 2 quando c'era Craxi (era un fido craxiano e tra l'altro sarebbe interessante sapere che cosa faceva nella vita il padre di Giancarlo Santalmassi, ma anche quello di Craxi già che ci siamo). Mi è subito scattato un sospetto, come mille altre volte in mille altre situazioni diverse. Stavolta però ho controllato con Google perché dovevo scrivere il presente articolo... ed è venuto fuori naturalmente che la Silvia Santalmassi del tg 5 era davvero la figlia di Giancarlo.

Inutile sprecare altro fiato su questo argomento. Vi invito solo a guardare questo link per scoprire alcune altre parentele illustri (ma ovviamente esse sono una goccia nell'oceano dell'intrallazzo e della raccomandazione).

Chi ha detto che il feudalesimo è finito?

1 commento:

  1. ai ragionissima, sono onorato della citazione perché ci hai messo su un bellissimo articolo, molto più completo del mio e anzi mi riservo di citarti a mia volta!!!!!
    postato da gianni il 30/03/2008 22:23

    ...E chi ha la possibilità di sfruttare questo canale nepotistico e si rifiuta di farlo scegliendo invece di trovarsi e mantenersi un lavoro con le proprie sole forze passa anche per coglione! quoto questo post in toto!
    postato da Emi il 09/03/2008 23:27

    un minimo di influenzamento nei gusti e nelle passioni mi sembra normale.
    e poi, partire che so, ad esempio facendo il radiologo con un padre radiologo può consentire di raggiungere livelli più alti degli stessi genitori, il che non è sempre male.
    il guaio è quando ci sono professioni ad accesso blindato: farmacista, notaio, architetto... impossibile accedere, se non si è "figli di".
    è qui che non c'è mobilità, e dunque nemmeno libertà.
    postato da filo rosso il 09/03/2008 20:04

    Ma sai che questa cosa è vera? Io sono figlia di un'insegnante di italiano e sto studiando proprio per diventare insegnante.. purtroppo, però, questo non vuol dire aver la strada facilitata, anzi.. c'è una gavetta terribile da fare..

    Un abbraccio di passaggio,
    Laura
    postato da Laura il 09/03/2008 17:13

    Nella tua lista "Quota di padri con figlio in possesso dello stesso titolo di laurea" non c'è un riferimento al settore marittimo...ma come, in un Italia patria di santi,poeti e marinai non si trova un novello Colombo a tener alta la bandiera del settore? Troppo faticoso come "mestiere" e nello status sociale praticamente ininfluente a meno che tu non si un potente armatore! ma sai che quando capita di dover compilare dei moduli in cui indicare la professione, mio marito che ad esempio ha il titolo di capitano di lungo corso, deve sempre barrare la casella "altro" perchè la sua categoria lavorativa non è mai inclusa nella lista? Ci sono i piloti aereonautici o gli ufficiali della marina militare,ma niente a riguardo dei naviganti del "mercantile"! Un abbraccio,
    elle
    postato da elle il 09/03/2008 09:09

    Condivido tutto quello che dici, soprattutto sui rinnovamenti sociali apportati dalle rivoluzioni.
    Credo comunque fermamente nella volontà dei forti, nella testa dura, nel non arrendersi mai, che, se anche hai il paparino, citando il caso della Buoncompagni, non sfondi.
    Vedi un Fiorello e suo fratello ai vertici di una scala difficile e poco ...accessibile...
    Saranno i geni siculi?
    Scherzo ovviamente che, a Napoli girano geni niente male...
    anzi mogliori.
    Ma hai ragione e se solo certi sommovimenti, riportano a galla ciò che resta al fondo, facciamo che niente ci riporti indietro, come il tuo già citato Cav.
    Il problema serio, dico serio, è che siamo in recessione, su tutta la linea, politica...
    L'era dell'Acquario, come questo bellissimo segno, si è chiusa nel 2000. e dobbiamo fare i coni con l'era dei Pesci....dunque
    Ci aspetta altro molta irrazionalità e confusione, ma dal Caos nascono le meraviglie.
    Stiamo a guardare!
    postato da arial il 08/03/2008 18:21

    La mia famiglia è forse un eccezione. Mio nonno un maestro, mio padre un bancario. Nessuno dei suoi 3 figli ha voluto fare il suo mestiere: uno ha scelto di fare il ricercatore, un altro di lavorare nell'industria e il terzo di lavorare nel parastato. Questo non inficia il tuo ragionamento, che condivido, ma è il segno del grande cambiamento sociale (in peggio) che si è verificato negli ultimi vent'anni. Quando negli anni 60 decisi di trovarmi un'occupazione, avevo di fronte a me ben 4 diverse possibilità di lavoro e scelsi quella che mi interessava di più. Oggi questo rappresenta una chimera perchè i giovani plurilaureati non ne hanno neppure una! Ecco uno dei più gravi motivi per cui il posto, quando è possibile, si eredita: non perchè piace, ma perchè è un percorso obbligato! E ovviamente parlo dei "fortunati" che possono permettersi questa eredità e tralascio il discorso dei "figli di papà" e dei raccomandati. Si sproloquia di decremento demografico e si introducono i "bonus" per chi fa figli, ma qualcuno si rende conto di quale e quanta sia la preoccupazione e la responsabilità di chi vuole diventare genitore? Possibilità di lavoro futuro vicina allo zero, ipotesi di pensione futura = fame e miseria. E allora?
    postato da sergio il 08/03/2008 18:07

    Segnalo lo spassoso post di Beppe Grillo su Clemente Mastella: "In morte del fratello Clemente"
    http://www.beppegrillo.it/
    postato da mio capitano il 08/03/2008 18:00

    Questo, è chiaro, è un articolo in cui dovrò fare parecchie precisazioni a causa della materia trattata che si presta a equivoci.
    La prima precisazione riguarda l'ereditarietà del ruolo sociale e non del lavoro a cui mi riferisco nel post (parlo ovviamente per grandi numeri, casi specifici possono sfuggire al mio ragionamento). Non si può ereditare sempre il lavoro del genitore anche perché i lavori cambiano nel tempo. Ad esempio non molti anni fa era impiegata nell'agricoltura la maggior parte della popolazione attiva, mentre adesso in quel settore ci lavora circa il dieci per cento degli italiani o forse meno. Di conseguenza negli anni molte persone non hanno potuto reiterare il lavoro dei genitori. Però se la mia teoria è giusta, la maggior parte di quelle persone (qui si parla sempre per grandi numeri e non per casi individuali) avrà ereditato lo status sociale. E' noto che nei periodi di industrializzazione i figli dei contadini facevano spesso gli operai, ma non per questo la loro condizione sociale era cambiata. Ora si può immaginare che perlopiù (maneggiamo sempre casi numerosi e non singoli) i figli degli operai figli dei contadini facciano i precari a scuola malpagati, siano impiegati in studi legali sempre malpagati, abbiano preso un discreto posto statale, magari con raccomandazioni pseudomastelliane, che gli consenta di tirare avanti discretamente, ma senza eccessi. Qualcuno si sentirebbe di dire che lo status sociale del precario attuale è superiore a quello del padre, cioè del salariato storico di cui si è parlato?
    Nella società attuale ci sono scarse possibilità di cambiare condizione economica. C'è il caso di plurilaureate, una è una cara amica che ha appena commentato, che fanno domande nei call center con scarse o nulle possibilità di superare la concorrenza dei raccomandati. Eppure i posti buoni, quelli ben retribuiti e ambiti ci sono. La domanda è: chi li occupa e perché? La domanda è: perché ottimi plurilaureati fanno i precari e altri che hanno poco di ottimo hanno il loro bel posto al sole?

    La mia idea è che la società in condizioni normali abbia scarse possibilità di rinnovamento sociale. Chi è in un certo contesto economico-sociale continuerà a far parte di quel contesto. Ci deve essere persino una formula matematica, a mio modo di vedere, per calcolare il tasso di cambiamento o di stagnazione gerarchico-sociale. Secondo me quella formula dà valori molto bassi in tempi per così dire di normalità, come quelli attuali. I valori della formula di avvicendamento sociale sono più alti in periodi di aspre contestazioni come nel Sessantotto o addirittura nelle rivoluzioni. I movimenti rivoluzionari sono noti per portare al potere ceti che non avrebbero alcuna possibilità di accedere ai piani alti della società in condizioni di normalità. Stalin era il figlio di un poveraccio georgiano; quante possibilità avrebbe avuto di emanciparsi dal suo futuro di quasi intoccabile se non ci fosse stata la Rivoluzione di Ottobre (questo al di là dei molti crimini commessi da questo e da altri personaggi partoriti dalle rivoluzioni).
    Non sono capace di calcolare la formula matematica che presiede al tasso di rinnovamento degli status economici degli individui, ma sono certo che essa esista, anche se è diversa a seconda dei periodi. E secondo me esprime un valore che non è mai troppo alto. Finché la barca va come al solito, la trasmissione ereditaria dei ruoli professionali o sociali è alta o altissima. Se ci sono sommovimenti politici o rivoluzionari, la formula dell'avvicendamento gerarchico dà risultati più cospicui.

    Infine una nota. Commenteranno queste post poche o molte persone che diranno varie cose. Ciò che non accadrà mai è che si presenti da queste parti qualcuno che dica: è vero, il mio paparino era ricco e beato e mi ha fatto prendere un bel posto subito dopo la laurea con le sue conoscenze. Se qualcuno ha il padre danaroso, dirà che ha faticato come Stakanov e anche di più per accumulare il suo conto in banca (che poi è stato utile pure alla discendenza). Dirà che il padre ha cominciato a fare il forzato nelle cave di pietra della Guyana francese fianco a fianco con Papillon, che è riuscito a evadere giovane dal bagno penale a differenza del personaggio di Henri Charriére e che infine ha fatto fortuna lavorando duramente e onestamente in patria. Costui dirà che il padre merita ogni centesimo dei miliardi che ha guadagnato senza imbrogliare, corrompere burocrati, evadere le tasse o mercanteggiate con la malavita (curiosamente è la stessa cosa che dice Silvio Berlusconi).
    postato da mio capitano il 08/03/2008 00:36

    Non ho fatto la classifica al maschile solo perchè meno brillante per certi versi, ma ho anche aggiunto che mio padre non faceva il medico, e, pertanto non ho ereditato nè il ruolo dell'uno nè il ruolo dell'altra. Mio padre era un operaio, e sicuramente vista la differente collocazione culturale e sociale, so per certo che si amarono moltissimo.
    Ho ereditato le loro belle intelligenze, le loro ironie e anche il bel modo di prendersi in giro, perchè talvolta a volere l'impossibile si sta solo male.
    Mi è andata bene, perchè mi accontento, e perchè lavoro sodo. Perchè sono stata fortunata, e perchè sono stata intelligente. Perchè credo che la rassegnazione sia da bandire, e perchè se qualcuno che ha ereditato mi sorpassa mi infastidisce ma non mi umilia, perchè rimango orgogliosa della mia condizione: self made, e ne vado fiera, e mi ripaga di tutto il resto che non ho.
    postato da arial il 07/03/2008 23:53

    Quando si parla di giornalismo (come potete vedere dalla vasta presenza di nomi in questo stesso post) vi posso dire in prima persona che si tratta di una vera e propria casta. Conosco tutti quelli che hai citato e con la Santalmassi ho lavorato mille volte fianco a fianco (faceva Verissimo) ed è anche simpaticissima. Però io, Letizia Strambi, figlia di un impiegato dell'italcable (telecom)e una casalinga, stralaureata, insegnante ai master di giornalimo, autrice di diversi libri, vincitrice di una serie di premi e tante altre belle cose che riempiono un bel curriculum di tre pagine, il posto a mediaset non ce l'ho. Anzi a 40 anni sono una bella precariona colta ed espertissima. E la cosa triste è che neanche l'impiegata come mio padre posso ormai fare perché "sono troppo qualificata" né la casalinga come mia madre per il mutamento in peggio della società. Insomma ho osato avere un sogno e mi hanno punito. Sicuramente ci vuole anche l'occasione per farti scoprire, un po' spetta al destino, tuttavia in certi ambienti, in Italia, e solo in Italia, non c'è spazio per la meritocrazia. Quindi non solo sono daccordo con mio Capitano, ma ci potrei scrivere un libro su questo argomento. purtroppo.
    postato da letiziastrambi il 07/03/2008 22:21

    Che articolo davvero interessante! Ho passato la mia infanzia piuttosto nella povertà, a volte mangiavo latte e biscotti perchè non era possibile comprare altro, infatti mi è rimasto un rigetto verso gli oro saiwa, gli unici biscotti che potevamo permetterci. Poi mio padre che faceva il muratore è diventato carpentiere, dopo ancora l'azienda per cui lavorava lo ha notato per l'onestà e la bravura e gli ha chiesto di entrare come socio. Mio padre fece il debito per versare la quota e la nostra vita cambiò, quell'azienda negli anni è diventata la più importante della provincia e fra le prime in Emilia. Mia madre faceva le pulizie e pure lei fu notata, diventò una delle dirigenti tecniche di quella cooperativa. Insomma, ciò che volevo dire è che le persone sanno anche farsi da sole, con onestà e impegno ma è anche questione di fortuna, trovarsi nel momento giusto nel posto giusto. Io non ho seguito le loro orme, ho studiato finchè ne ho avuto voglia, poi ho fatto mille lavori, finchè ho seguito ciò che mi dava emozione, lì è cambiato tutto.
    Bello spunto questo articolo per far parlare di sè e della società.
    postato da Mariella il 07/03/2008 20:29

    E' naturale e direi anche conveniente fare o ereditare il lavoro dai propri genitori quando questo è sinonimo di carriera, soldi, vita tranquilla. Non ci trovo niente di scandaloso nel senso che avere la pappa pronta come uno studio avviato, una farmacia, un lavoro da giornalista o altro è molto appetibile.
    Della serie... il lavoro lo eredita chi lo vuole ereditare.
    Tutti gli altri si rimboccano le maniche, fanno sacrifici, si fanno letteralmente un culo tanto e riescono, non sempre, ma almeno ci provano.
    Penso che alla base di tutto ci sia la volonta' dell'essere umano di evolversi facendo scelte personali e anche azzardate, rischiando, lavorando per raggiungere gli obiettivi ed essere quel che si vuole diventare e coraggiosamente fare scelte diverse dai propri genitori.
    Bisogna certo dire che oggi le scelte sono poche, oggi ci di deve adattare, oggi chi non ha scelto di ereditare il lavoro ( già pronto) dei propri genitori fa una grande fatica ad emergere, anche con intelligenza, con capacità ma fa sempre un'immane fatica. Ma di queste persone è pieno il mondo, persone che sanno cosa sia il sacrificio, cosa sia scavarsi la strada del futuro con le proprie mani,cercare una collocazione nella società perchè questo è anche il senso di ognuno di noi.
    Bisogna certo anche tenere conto del nucleo familiare in cui si vive, del luogo in cui si vive. E' facile che se sei figlio di un disgraziato e vedi la sofferenza e il nulla attorno a te sia più semplice seguire la strada di tuo padre perchè è quella che hai sempre visto. Ed oltre a essere più semplice è anche l'unica. Purtroppo.
    Difficile trovare strade differenti. Ma non impossibile. Lo stato e la società sono assenti. Culturalmente in molti non sono pronti. Rimane quindi solo l'intelligenza, il buon senso e con l'intelligenza e il buon senso e anche molto coraggio si può cambiare lo stato delle cose, cercando di scegliere il meglio o almeno il meno peggio.
    Ma non bisogna pensare che tutti siamo destinati a fare ciò che abbiamo avuto in eredità.
    Io sono una che pensa che l'uomo si può evolvere sempre, che se desidera lo può fare, alcuni arriveranno solo un gradino sopra di quello in cui è arrivato suo padre o in cima alla scala, altri si accontenteranno di stare nello stesso gradino, altri ancora staranno uno più sotto. Sempre però per volontà ma anche per fortuna e ahinoi anche per sfortuna.
    Cambiare non è impossibile, fare scelte proprie nemmeno, essere quel che si vuole neppure.
    Ci sono uomini e donne che si sono fatti da soli. Figli di contadini che sono medici, imprenditori, ingegneri. Il sogno "Self made man" non è un sogno è qualcosa che ognuno di noi se lo vuole può attuare.
    Le persone che citi sono solo persone che per convenienza hanno "ereditato" e a parer mio non si sono evolute. Hanno semplicemente scelto la via più facile.
    Io sono precaria e disoccupata a tempi alternati. Ma io ho scelto, sfortunatamente sono capitata in un periodo difficile dove niente è come dovrebbe essere, dove non c'è lavoro e a quel poco che c'è ti devi adattare.
    Avrei potuto seguire i consigli di mio padre e addirittura le porte per me nel suo mondo sarebbero state aperte, o i consigli di mia madre che avrebbe ceduto a me e le mie sorelle la sua attività aperta con molti sacrifici e forse ora sarei tranquilla e beata. Invece ho fatto studi diversi, ho scelto la mia strada e non ho voluto in eredità un fico secco. Nemmeno i soldi per pagarmi gli studi. Io oggi lavoro poco, faccio concorsi, mi adatto quando è necessario e cerco costantemente la mia collocazione. Che arriverà', prima o poi. Se cosi' non fosse vorrà dire che per scegliere con la propra testa ogni tanto si sbaglia ma non ci si pente mai. E si è sopratutto liberi.
    Io non ho scelto il lavoro dei miei genitori, ma i miei genitori a loro volta non hanno "ereditato" nulla. Figlia di minatore e operaia, mia mamma, di cuoca e di pescatore mio padre.
    Ciao Capitano!!!
    postato da celia il 07/03/2008 20:06

    ULTERIORE SPUNTO DI RIFLESSIONE: Io sono figlia di due operai e faccio la ricercatrice precaria. La situazione è anche peggio di come la descrivi tu! Io, grazie ai sacrifici dei miei genitori e ai miei, sono riuscita a elevarmi culturarmente e a fare il lavoro che mi piace stravolgendo il futuro da operaia al quale ero destinata secondo la tua giusta teoria. Ebbene, sai quale è il risultato? il mio stipendio è inferiore alla pensione dei miei genitori operai! senza contare la mia impossibilità a chiedere un mutuo per acquistare una casa vista la precarietà (o flessibilità come amano chiamarla in molti) del mio lavoro. Forse mi conveniva cercarmi un posto in fabbrica!
    postato da simona il 07/03/2008 15:13

    Carissimo, ho già avuto, anche se partendo da altre premesse, uno scambio di idee sull'argomento con "la gabbia". Quello che dici, in fondo, è che il fatto di avere genitori "di rango" dà più opportunità nella vita; opportunità non eredità. E' abbastanza logico che chi vive in un certo ambiente sia influenzato culturalmente ed abbia opportunità diverse da chi appartiene ad un'altra cerchia; questo non mi scandalizza, specialmente se chi "eredita" ha buone capacità. Il vero problema, secondo me, è quello della "casta degli incapaci", una mala genia di furbetti che, col mestiere del lecchino e del portaborse, si è guadagnata galloni dirigenziali, circondandosi, per necessità di parrocchia ma anche per non sfigurare, di persone ancora peggiori, come preparazione e come moralità. Questi altri eredi (la trafila è iniziata molto tempo fa ma ha raggiunto punte di "eccellenza" intorno agli anni ottanta-novanta) sono gli attuali dirigenti di ministeri, enti e quant'altro. La domanda che veramente si pone allora è questa: chi giudicherà l'idoneità dei prossimi successori, ma anche quella dei semplici esecutori? Lo dico perchè si fa un gran parlare di "meritocrazia" ma ci si dimentica che chi attualmente dirige ed è quindi chiamato ad esser giudice (a tutti i livelli, o quasi) non ha alcun interesse e soprattutto nessuna capacità di fare una tale selezione. Per di più la parola "merito", per certe persone ha un significato inquietante e normalmente non ha nulla a che vedere con l'intelligenza o la capacità professionale. Io pertanto sono e resto fautore delle carriere "per anzianità": vanno avanti cani e porci però, statisticamente, si ottiene pure una certa percentuale di capacità vera, certamente superiore a quella attuale che tende allo zero assoluto.
    (noto che la parola antispam è "primi", telepatia di Tiscali?)
    postato da Julien il 07/03/2008 13:47

    Hai detto cosa faceva tua madre, ma non tuo padre, arial. Io non te l'ho chiesto e non te lo chiedo ora, ma dato che hai parlato tu del lavoro di tua madre mi è sembrato strano che non abbia fatto lo stesso con tuo padre. La tesi di questo post è che i figli ereditino la status sociale (attenzione ho detto status sociale, anche se spesso può trattarsi pure del lavoro) dei padri, non delle madri (non sempre, ma molto spesso).
    Il padre di Craxi era un avvocato siciliano, il padre di Piero Angela era un eminente psichiatra, il padre di Fabrizio Frizzi era un notissimo cineasta presidente dell'International Film, il padre di Rita dalla Chiesa lo conosciamo, il padre di Pannella proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri e poi ha fondato una ditta di import export. E mi fermo qui.

    Se sei figlio di qualcuno di sicuro avrai una chance e una grossa chance nella vita. Solo e soltanto se sei incapace di mettere insieme due parole di senso vagamente logico o di leggere un paio di frasi da un foglietto, solo allora non erediterai il feudo paterno, ma in ogni modo non farai la fame neppure in quel caso. La figlia di Papà più incapace che mi sia capitato di vedere è stata Barbara Boncompagni, rampolla di Gianni (ho cercato con Google pure notizie sul padre di Gianni, ma non ci sono riuscito).
    A metà degli anni Ottanta seguivo Rai Stereo Due alla Radio e questa Barbara aveva avuto un contratto per sei mesi (un contratto per cui la maggior parte della gente di quella e di quest'epoca avrebbe ucciso) per condurre il programma. Il suo problema era che non riusciva a mettere insieme due parole di fila. Faceva quasi pena. Si vergognava, si impaperava, non riusciva a dire una frase di senso compiuto. Faceva quasi tutto il suo pirotecnico compagno dj, un tipo capace di monologhi scoppiettanti, di battute, di ironie. La Boncompagni figlia leggeva a malapena i titoli delle canzoni trasmesse e quasi sempre sbagliava a farlo. Era la persona più inadatta al mondo a svolgere quel ruolo, eppure aveva avuto un contratto di sei mesi. Se avesse saputo spiccicare mezza parola sarebbe finita a fare la presentatrice televisiva senza alcun dubbio. Anche così non risulta che abbia mai chiesto l'elemosina agli angoli delle strade, dato che è stata per anni titolare di una ditta di consulenze per "Domenica in" e altri programmi televisivi.
    postato da mio capitano il 07/03/2008 11:53

    Non ho letto tutte le classifiche, e i numeri, è noto, sono reali più delle parole.
    E dunque come non darti ragione?
    Tuttavia è pur vero che non sempre è così, e per fortuna non è così finora.
    Presumo che la riforma dell' Università e ancora altro... permetterà questo stato sociale, smantellato dal '68, dalle rivoluzioni, di grandi e piccini, di lotte e sangue poi versato ingiustificatamente: mi riferisco alla lotta armata.
    Ma tuttavia del voto politico, e delle Università occupate, e della protesta di quegli anni vediamo i risvolti nelle lauree dei discendenti di quelle lotte, ove belle intelligenze hanno potuto diventare quello che i loro genitori non avevano mai sognato... e sicuramente, altra faccia della medaglia, altre lauree poco eccelse che non fanno onore a tutto il movimento politico che le ha permesse.
    Il senso del ceto e l'appartenenza che alcune frange politiche sostengono, il mercato dell'imprenditoria che mercifica, lascia poco spazio alle menti eccellenti, che devono solo impegnarsi di più per emergere. Ma si può e si fa, battendo tutte le strade che l'intelligenza e il liberismo americano (è il sogno americano che ci ha insegnato che tutto è possibile) ci liberano, liberandoci dall'eredità dei padri che, da sempre, sognano per i figli un futuro migliore.
    Alcuni numeri: mia nonna era sarta,
    mia madre insegnava,
    io sono medico,
    mia figlia sarà.....se vorrà quello che vuole, ma sicuramente non il medico.
    In questa classifica al femminile per dirti che nulla è impossibile, specie per un genere, quello femminile, più ostracizzato e ostacolato.
    Se vuoi ti faccio la classifica al genere maschile, ma è meno brillante devo dirti onestamente, con tutte le eccezioni.
    Aggiungo solo: mio padre non era medico.
    postato da arial il 07/03/2008 09:36



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