
Non so se vi è mai capitato di trovarvi su un blog e pensare che quello è un posto di facciata, una specie di specchietto per le allodole, un blog di riserva, usato di tanto in tanto dal suo gestore probabilmente per rilasciare giudizi o fare conoscenze sotto un’identità diversa da quella con cui è noto tra i blogger.
I blog di questo tipo hanno la caratteristica di essere poco curati nei testi e di contenere post svogliati, a volte pubblicati a distanza di mesi, spesso basati solo su foto non raffinatissime e su qualche commento alla “Oggi mi sento così”.
In effetti nei primi momenti in cui stavo sul blog mi capitava di tanto in tanto di imbattermi in posti virtuali di questo genere. E mi chiedevo perché uno continuasse a produrre articoli così poco convinti. Pensavo che la gente avesse poco tempo a disposizione, ma poi mi sono reso conto che chiunque in un paio di mesi trova una mezz’oretta per scrivere un post decente, in cui si manifesta la sua voglia di comunicare con il mondo, e che se non lo fa ci saranno dei precisi motivi. In particolare mi colpì il caso di una blogger che conobbi tempo fa e di cui non ho più notizie. Costei rilasciava, non solo a me, commenti lunghi e ben scritti, ma andando sul suo blog trovavi dei post avvilenti, tre righe buttate giù alla come viene. Una volta vidi perfino la fotografia di una tazza di caffè con la dicitura “Oggi ho voglia di un bel caffè fumante”. Mi chiedevo perché una persona che rilasciava commenti lunghi e acuti, che certo richiedevano tempo e concentrazione, producesse post così svogliati. Non riuscii a rispondermi. Ma chissà perché pensai che il blog con il post del caffè fosse una specie di identità segreta, utilizzata da qualcuno che volesse comunicare senza i legami impostigli dalla sua personalità virtuale ufficiale.
Magari, riflettei, i personaggi di questo genere erano individui che, conosciuti come blogger seri e severi, avevano voglia di essere goliardi e addirittura demenziali (o viceversa). Magari si trattava di gente che voleva comunicare con te senza farti sapere che l’avevi già incontrata in altre occasioni. Una volta ebbi perfino l’impressione che un blogger che conoscevo bene usasse questo trucchetto dell’identità segreta alla Clark Kent per ironizzare sul sottoscritto come non avrebbe potuto fare nella veste in cui lo conoscevo. Non so se pure altre persone hanno avuto la mia impressione sui questo tema. Insomma, esistono davvero i Peter Parker e i Clark Kent del blog?
E’ chiaro che non tutti i blog contenenti post distanziati nel tempo rientrano nella categoria citata in questo articolo.
La cosa stupefacente del blog è che anche se tutti noi che lo frequentiamo lo facciamo in forma anonima (pure se usi il tuo vero nome di Claudio e dici di essere di Milano, non sei comunque un personaggio facilmente rintracciabile), col tempo, con i post che scriviamo, con le persone che conosciamo e con il nostro modo di essere nel mondo virtuale, sviluppiamo una personalità e un’identità ben precise, a cui ci dobbiamo adeguare per uniformarci alle aspettative generate negli altri e di cui alcuni di noi certe volte si sentono prigionieri.
I blog di questo tipo hanno la caratteristica di essere poco curati nei testi e di contenere post svogliati, a volte pubblicati a distanza di mesi, spesso basati solo su foto non raffinatissime e su qualche commento alla “Oggi mi sento così”.
In effetti nei primi momenti in cui stavo sul blog mi capitava di tanto in tanto di imbattermi in posti virtuali di questo genere. E mi chiedevo perché uno continuasse a produrre articoli così poco convinti. Pensavo che la gente avesse poco tempo a disposizione, ma poi mi sono reso conto che chiunque in un paio di mesi trova una mezz’oretta per scrivere un post decente, in cui si manifesta la sua voglia di comunicare con il mondo, e che se non lo fa ci saranno dei precisi motivi. In particolare mi colpì il caso di una blogger che conobbi tempo fa e di cui non ho più notizie. Costei rilasciava, non solo a me, commenti lunghi e ben scritti, ma andando sul suo blog trovavi dei post avvilenti, tre righe buttate giù alla come viene. Una volta vidi perfino la fotografia di una tazza di caffè con la dicitura “Oggi ho voglia di un bel caffè fumante”. Mi chiedevo perché una persona che rilasciava commenti lunghi e acuti, che certo richiedevano tempo e concentrazione, producesse post così svogliati. Non riuscii a rispondermi. Ma chissà perché pensai che il blog con il post del caffè fosse una specie di identità segreta, utilizzata da qualcuno che volesse comunicare senza i legami impostigli dalla sua personalità virtuale ufficiale.
Magari, riflettei, i personaggi di questo genere erano individui che, conosciuti come blogger seri e severi, avevano voglia di essere goliardi e addirittura demenziali (o viceversa). Magari si trattava di gente che voleva comunicare con te senza farti sapere che l’avevi già incontrata in altre occasioni. Una volta ebbi perfino l’impressione che un blogger che conoscevo bene usasse questo trucchetto dell’identità segreta alla Clark Kent per ironizzare sul sottoscritto come non avrebbe potuto fare nella veste in cui lo conoscevo. Non so se pure altre persone hanno avuto la mia impressione sui questo tema. Insomma, esistono davvero i Peter Parker e i Clark Kent del blog?
E’ chiaro che non tutti i blog contenenti post distanziati nel tempo rientrano nella categoria citata in questo articolo.
La cosa stupefacente del blog è che anche se tutti noi che lo frequentiamo lo facciamo in forma anonima (pure se usi il tuo vero nome di Claudio e dici di essere di Milano, non sei comunque un personaggio facilmente rintracciabile), col tempo, con i post che scriviamo, con le persone che conosciamo e con il nostro modo di essere nel mondo virtuale, sviluppiamo una personalità e un’identità ben precise, a cui ci dobbiamo adeguare per uniformarci alle aspettative generate negli altri e di cui alcuni di noi certe volte si sentono prigionieri.