martedì 21 giugno 2011

La strada

Prima stazione: il trombettista. Piazza Garibaldi, Napoli: c’è un trombettista che suona non lontano dalla statua dell’Eroe dei Due Mondi. Un musicista di strada, sui quaranta, sfatto, all’apparenza povero e, sempre all’apparenza, sconfitto dalla vita. E’ accompagnato da due colleghi alla chitarra e alle percussioni malridotti almeno quanto lui. Eppure tutti e tre ridono: sono vivi, c’è il sole e stanno suonando, non gli manca niente per essere felici. Il trombettista fa un assolo utilizzando una sola nota stridente, al massimo due, ripetuta in modo ossessivo e con intervalli diversi, è una forza della natura. Lo guardo negli occhi e mi pare di vedere in lui il ragazzino che sognava tanti anni prima, sei forte, non ti arrendere mai, e non farti infinocchiare da quelli che ti dicono che avresti dovuto fare un’altra vita, guardati mentre suoni quest’unica nota in questo paesaggio unico che sono le strade di Napoli, sei grande, mi fai quasi piangere tanto sei grande, la vita non ti ha sconfitto e non credere a chi ti dice il contrario.

Seconda stazione: puttane, neri, cinesi ed io. Faccio qualche passo e arrivo a Porta Nolana.

giovedì 16 giugno 2011

Il mio cruciverba del ca**o va a un addio al nubilato

Alcuni giorni fa mi scrive una damigella del web la quale mi informa che ha trovato in Rete il mio cruciverba del ca**o e, dopo aver mostrato apprezzamento per i miei sforzi enigmistici, mi chiede se lo può utilizzare per una festa di addio al nubilato che sarebbe imminente. Io non so come si possa utilizzare un cruciverba del ca** per una festa siffatta, ma le dico che può usarlo se non è per scopi commerciali e se mi fa il piacere di ricordare alle salutanti il nubilato il nome del suo indegno creatore.

venerdì 10 giugno 2011

La Ferrari di Guccini

Ho un nipote che le dice come gli vengono, senza fronzoli e spesso senza riflettere. Un giorno viene da me e mi fa: ma scusa, Guccini ce li ha i soldi per comprarsi una Ferrari? O bella, faccio io, perché dovrebbe voler comprare una Ferrari? Pensa un po’, prima di parlare, caprone.

sabato 4 giugno 2011

I colori degli anni Cinquanta

Fred e Leslie Caron
In questo post parleremo degli anni Cinquanta e lo faremo utilizzando soprattutto tre film che ho (ri)visto di recente. I film in alcuni casi mi hanno sorpreso e in altri hanno confermato ottimi ricordi.
I magnifici colori degli anni Cinquanta. La cosa che mi ha stupito sorpreso di più sono stati i bellissimi e accesi colori dei Cinquanta che ho potuto ammirare nel film Papà Gambalunga del 1955 con Fred Astaire. La copia del film finita in mano mia era in perfette condizioni, con una risoluzione e una resa cromatica assolutamente paragonabili ai film moderni. E’ stato un film pieno di sorprese, come dicevo. Primo, i colori della pellicola erano vividi, accesi, allegri, specie nella scuola frequentata da Leslie Caron, protetta e pupilla di Astaire, che poi finirà per farlo innamorare. Di solito pensiamo al decennio dei Cinquanta come un periodo cupo, noir, da guerra fredda in bianco e nero o con fotografie con colori appassiti, come quei vestitini da donna a fiori cosiddetti antichi. Qui era un tripudio di colori, di tinte accese, di rossi rossi e gialli gialli, di verdi e di luci.

domenica 29 maggio 2011

I ricchi sfondati (prima parte)

Lo confesso, non sono che un indegno essere umano e come tale soggetto ai pregiudizi tipici della nostra specie. Uno di questi preconcetti riguarda i ricchi sfondati. Preciso subito che con l’accezione “ricchi sfondati” non intendo le persone appena agiate, i benestanti in condizione di togliersi gli sfizi più o meno condivisi da tutti come vacanze esotiche, case confortevoli o auto un pochino più potenti o lussuose di quelle che ti servono per andare a lavoro… io intendo proprio la gente danarosa da far schifo, quella con i soldi che gli escono dal buco posteriore, con panfili, ville e tutto il resto.

Alcune varietà zoologiche di babbei danarosi: i belli e abbronzati. Dunque a me i ricchi sfondati stanno proprio lì, sulla punta dell’Innominabile. Mi fanno vomitare quelli belli e abbronzati, ottimisti e sicuri di sé, che credono che fuoristrada e ville gli spettino per l’evidenza di essersi dimostrati migliori degli altri

mercoledì 25 maggio 2011

Muoio anch'io, no tu no

Si potrebbe andare tutti quanti al garage dei ricconi.
Muoio anch'io. No, tu no.
E sniffare dal tubo di scarico di Rolls o Ferrari
e gridare questa sì che è aria buona
e vedere da fantasmi l'effetto che fa.
Muoio anch'io. No, tu no.
Muoio anch'io. No, tu no.
Muoio anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no!
Si potrebbe andare tutti quanti dal dottor Stranamore.
Muoio anch'io. No, tu no.
E firmare per l’eutanasia della mutua
e sgranocchiare un’aspirina al cianuro
e vedere da fantasmi l'effetto che fa.

mercoledì 18 maggio 2011

Dissolvenza in bianco

DISSOLVENZA IN APERTURA.
Esterno. Giorno. Panoramica della città in campo lungo.
Scorrono palazzi di costruzione nostrana, sullo sfondo il cupolone di San Pietro. Via alla colonna sonora. Niente di volgare e rumoroso, un tema raffinato ispirato a Ennio Morricone.
Esterno. Giorno. Strada cittadina.
CAMPO LUNGO su una strada centrale con tanti passanti. Le insegne luminose dei negozi e le auto nel traffico.
CARRELLATA IN AVANTI su: CAPITANO
Un uomo che cammina trafelato, come se fosse in ritardo a un appuntamento. In mano, un giornale e una borsa da lavoro. IL DETTAGLIO della scritta “Il mondo sta morendo senza nemmeno un funerale”

lunedì 9 maggio 2011

Vivere all’ombra di un fico

- Ieri guardavo alcuni alberi di fico  ai margini di un piccolo spiazzo di erba e pensavo che sarebbe stato bello vivere all’ombra di uno di quegli alberi.

- Bah, come inizio di post mi pare fiacco, ma forse potrai recuperare proseguendo.

- Non posso, perché il post è finito.

- Vorresti dire che il tuo post di oggi è questo: la vera vita è all’ombra di un fico?

- Certo, è un messaggio perfetto e compiuto. Qualunque cosa aggiungessi, sarebbero solo carrettate di parole da Web che non potranno mai spiegare un’emozione che parte da lontano.