
Parlerò di tre attrici moderne che mi piacciono. La loro caratteristica non è quella di saper recitare (anche se per me l’espressione “saper recitare” non ha alcun senso, mentre ne ha la frase “non saper recitare”), ma di essere bellissime e di suscitare, nel mio tempestoso cuore, fantasie romantiche. Il fattore comune di queste figlie di Dio è di giustificare con un loro primo piano, almeno di fronte al mio rozzo intelletto, un’intera scena, al di là del valore del film o della sceneggiatura.
La prima di queste attrici si chiama Jennifer Connelly, tra l’altro vincitrice di un premio Oscar nel film A beautiful mind. Il film in questione mi è piaciuto, bella regia di Ron Howard, ossia l’attore che recitava Richie nel telefilm “Happy days”. Ma giuro sull’Onnipotente che non mi ero affatto accorto che la Connelly fosse brava a recitare (uso questo termine per comodità pur avendolo criticato). Ricordo alla perfezione la sua magnetica beltà quando indossava un lungo e verde vestito anni Cinquanta e come il suo sorriso seducente facesse ammattire il già matto genio matematico Russell Crowe. Ho rivisto la Connelly ieri sera nel dvd Hulk , film scadente, prolisso e confusionario a differenza della riuscita riduzione cinematografica del marveliano Spiderman. C’erano molti primi piani della Connelly e a ciascuna di quelle inquadrature io, immancabilmente, esclamavo “Che donna!” (la migliore inquadratura era di tre quarti, con un ciuffo di capelli che le pioveva artistico tra la gota pallida e l’orecchio dalla perfetta fattura, la bocca lievemente socchiusa a mostrare labbra turgide capaci nell’immaginario di esalare sussurri d’amore inauditi).
La seconda del trio di maliarde è Kate Beckinsale. Molti la ricorderanno nell’epopea fumettistico-horror di Underworld. Questo film è una boiata pazzesca, anche se con discrete atmosfere dark e scene d’azione ben costruite, in cui i vampiri se le danno di santa ragione con i licantropi. La Beckinsale ovviamente la fa da padrone con le sue tute aderenti alla Matrix. La storia in cui tuttavia mi fulminò è Perl Harbour in cui interpretava un’infermiera bella e impossibile… mai visto un paio di labbra femminili così rosse come in quel film, senza parlare dello stile unico con cui la Nostra portava quei cappelli bianchi a larga falda anni Quaranta e dell’ironia mista a desiderio con ti guardava dallo schermo. Nota a margine: il film mi deluse nel finale perché io parteggiavo per quello, tra i due piloti di caccia pretendenti della Beckinsale, poi rivelatosi il perdente in amore. Forse ero solidale con lo sconfitto a causa di mie esperienze analoghe.
A chiudere con Liv Tyler, figlia del cantante del gruppo rock degli Aerosmith. E’ stata un’abbagliante principessa elfa nella trilogia del Signore degli anelli. Io ne fui conquistato in Armageddon (anche qui un film fatto alla carlona, sconclusionato, ma con una protagonista assolutamente ammaliante). Negli ultimi tempi mi pare aver perso un po’ smalto. L’ho vista ingrassata in una commedia recitata con Ben Affleck, ma forse si trattava di esigenze cinematografiche.
Se ne avrò l’occasione parlerò di altre triplette cinematografiche femminili. Quella di epoca classica capitanata dalla gelida e disillusa, talvolta cinica, Marlene Dietrich e quella della “Terra di mezzo” capitanata da Sean Young , ossia l'indimenticabile Rachel, la bladerunneriana replicante inumana di cui ciascuno di noi si innamorerebbe in due secondi (le donne in carne e ossa scusino la nostra debolezza).