Alcune canzoni hanno per me un valore aggiunto, oggi. Perché oltre ad essermi care per averle ascoltate in particolari momenti della mia vita, ora mi sento libero, senza provare disagi, di cantarle e di dire di averle amate.
In genere queste canzoni da me amate e cantate di nascosto sono motivi romantici risalenti all’epoca liceale. In quegli anni erano diffuse mode giovanili tese a un presunto impegno politico (mode siffatte ci sono sempre, solo che in quella circostanza erano più intense del solito). Tutti i ragazzi o quasi si sentivano – nella totalità dei casi a torto – valorosi rivoluzionari senza macchia e senza paura, piccoli Che Guevara che avrebbero terremotato la società, ristrutturandola secondo i loro superiori principi morali.
La conseguenza di questo stato d’animo diffuso era che ogni ardimentoso giovanotto, specie in ambito studentesco, affettava un impegno musicale, aborrendo la canzone tradizionale. Sulle preferenze musicali, si faceva a gara a chi la sparava più grossa, con gruppi rockeggianti chiassosi, cacofonici, anticonformisti o presunti tali. Un mio amico dell’epoca affermava di ascoltare solo musica di avanguardia (una volta mi fece ascoltare una delle schifezze che sentiva e la trovai la più grande boiata mai prodotta utilizzando le sette note). Questo mio compagno di scuola, e tanti altri come lui, consideravano fascisti reazionari o, nella migliore delle ipotesi, ritardati mentali da compatire tutti coloro che ascoltassero qualcosa di ballabile o orecchiabile. Il momento storico era tale che quasi nessuno metteva in dubbio la superiorità morale e intellettuale di questi gran cazzoni (mi spiace, ma non c’è un altro modo parimenti efficace per definire questo tipo umano).
Io ero solo un ragazzino. E come tale percepivo il pensiero dominante intorno a me e cercavo di adeguarmici per ottenere consenso sociale e sembrare interessante. Dato che la moda era di vantare una condotta rivoluzionaria e l’ascolto di cagnare musicali eseguite da personaggi pseudo-eversivi, anch’io dichiaravo di ascoltare quella robaccia e in qualche caso lo facevo pure.
Tuttavia nell’aria giravano la disco-music e tante belle melodie romantiche. E nella mia scuola c’erano tante magnifiche ragazze di cui innamorarti. E infatti io mi innamorai – perdutamente, come in una canzone di Little Tony di epoca precedente - di almeno una di esse, le ho dedicato pure un paio di post. In quei giorni feci una scoperta. Quando fantasticavo di me e di questa ragazza, mi piaceva ascoltare la musica romantica aborrita dall’ambiente di cui aspiravo a fare parte. Soprattutto ricordo che mi emozionava ascoltare “Margherita” di Riccardo Cocciante che proprio in quei giorni vendeva alla grande.
Quella volta imparai tutta la canzone da cima a fondo cantandola tra me e me mentre coltivavo tenere fantasie. La cantai così tante volte che ancor oggi la conosco dalla prima all’ultima parola (cioè dall’“io non posso stare fermo” a “Margherita adesso è mia”).
Ovviamene all’epoca ero innamorato, ma non stupido. Sapevo benissimo che andare in giro cantando “Margherita”, o dicendo di ascoltarla con piacere, sarebbe equivalso a un suicidio sociale. Un simile evento mi avrebbe condannato a ricevere sorrisetti di compassione o a farmi catalogare tra i detestati Figli della Reazione. Di conseguenza ascoltavo la per me toccante “Margherita” solo a casa mia e me la ripetevo per impararla a memoria. Mi comportavo più o meno come certi oppositori politici nei regimi totalitari, quando si riunivano in clandestinità per parlare di libertà.
Il fatto di non aver potuto cantare “Margherita” all’epoca oggi mi rende cara come poche cose questa canzone (e altre simili).
La conseguenza di questo stato d’animo diffuso era che ogni ardimentoso giovanotto, specie in ambito studentesco, affettava un impegno musicale, aborrendo la canzone tradizionale. Sulle preferenze musicali, si faceva a gara a chi la sparava più grossa, con gruppi rockeggianti chiassosi, cacofonici, anticonformisti o presunti tali. Un mio amico dell’epoca affermava di ascoltare solo musica di avanguardia (una volta mi fece ascoltare una delle schifezze che sentiva e la trovai la più grande boiata mai prodotta utilizzando le sette note). Questo mio compagno di scuola, e tanti altri come lui, consideravano fascisti reazionari o, nella migliore delle ipotesi, ritardati mentali da compatire tutti coloro che ascoltassero qualcosa di ballabile o orecchiabile. Il momento storico era tale che quasi nessuno metteva in dubbio la superiorità morale e intellettuale di questi gran cazzoni (mi spiace, ma non c’è un altro modo parimenti efficace per definire questo tipo umano).
Io ero solo un ragazzino. E come tale percepivo il pensiero dominante intorno a me e cercavo di adeguarmici per ottenere consenso sociale e sembrare interessante. Dato che la moda era di vantare una condotta rivoluzionaria e l’ascolto di cagnare musicali eseguite da personaggi pseudo-eversivi, anch’io dichiaravo di ascoltare quella robaccia e in qualche caso lo facevo pure.
Tuttavia nell’aria giravano la disco-music e tante belle melodie romantiche. E nella mia scuola c’erano tante magnifiche ragazze di cui innamorarti. E infatti io mi innamorai – perdutamente, come in una canzone di Little Tony di epoca precedente - di almeno una di esse, le ho dedicato pure un paio di post. In quei giorni feci una scoperta. Quando fantasticavo di me e di questa ragazza, mi piaceva ascoltare la musica romantica aborrita dall’ambiente di cui aspiravo a fare parte. Soprattutto ricordo che mi emozionava ascoltare “Margherita” di Riccardo Cocciante che proprio in quei giorni vendeva alla grande.
Quella volta imparai tutta la canzone da cima a fondo cantandola tra me e me mentre coltivavo tenere fantasie. La cantai così tante volte che ancor oggi la conosco dalla prima all’ultima parola (cioè dall’“io non posso stare fermo” a “Margherita adesso è mia”).
Ovviamene all’epoca ero innamorato, ma non stupido. Sapevo benissimo che andare in giro cantando “Margherita”, o dicendo di ascoltarla con piacere, sarebbe equivalso a un suicidio sociale. Un simile evento mi avrebbe condannato a ricevere sorrisetti di compassione o a farmi catalogare tra i detestati Figli della Reazione. Di conseguenza ascoltavo la per me toccante “Margherita” solo a casa mia e me la ripetevo per impararla a memoria. Mi comportavo più o meno come certi oppositori politici nei regimi totalitari, quando si riunivano in clandestinità per parlare di libertà.
Il fatto di non aver potuto cantare “Margherita” all’epoca oggi mi rende cara come poche cose questa canzone (e altre simili).
Oggi è nato mosaico.blog! Sei invitato a parteciparvi!
RispondiEliminapostato da red il 03/11/2006 14:10
Di Little Tony scometto ascoltavi "Cuore Matto", piace anche a me insiema a "La spada nel cuore". Di Cocciante ho sempre preferito "Sincerità" e "L'Onda".
postato da angel_aladiah il 03/11/2006 15:25
Il tuo scritto mi fa sorridere, perchè mi hai fatto ricordare che quello era anche il mio comportamento. Un bacio e buon fine settimana
postato da Alice il 03/11/2006 17:34
Se fossi nato donna forse non avresti avuto questi problemi, credo...perchè se sono le ragazze ad ascoltare le canzoni romantiche in genere non si stupisce nessuno. E comunque a me non sembra di ricordare che ci fossero dei generi musicali banditi socialmente...forse facciamo parte di due generazioni diverse?!? ;) Piuttosto mi ha fatto ridere il post sulle mutande delle ragazze...non lo avevo ancora letto! Devo ringraziarti della rivelazione, perchè, sinceramente, io nemmeno lo sapevo che esistessero i jeans con la fascia di stoffa a simulare la mutanda! Sarò una ragazza poco trendy...boh, comunque ti posso garantire che la striscia di slip (generalmente tanga) che vien fuori inavvertitamente (e sottolineo l'avverbio) dai miei jeans a vita bassa è rigorosamente VERA. E spesso mi è valsa occhiate abbastanza eloquenti da parte di certi colleghi in facoltà, che si sedevano dietro di me apposta per guardare l'occhiolino dello slip...perchè lo slip viene fuori per forza dai jeans a vita bassa quando ci si siede, ahimè! ;)
postato da AlicE il 03/11/2006 17:45
Mi faccio qualche volèe di rovescio. Saluto a red a aladiah dico che Little Tony non mi è mai piaciuto granché, tranne forse nella canzone "T'amo e t'amerò" che comunque non è della mia epoca. Poiché sono animato da vero spirito provocatorio e non temo niente, nemmeno i fulmini divini, dirò che la versione di "T'amo e t'amerò che preferisco è quella di Peppino Gagliardi. Alice del mondo capovolto, E' bello sentire che hai avuto i miei stessi problemi. Alice e il mondo non capovolto, anche se non fossimo proprio coetanei, mi posso sedere dietro di te per, ehm, sbirciare noi sappiamo cosa? :-))
postato da Mio Capitano il 03/11/2006 18:21
Peppino Gagliardi? Boh! Mai sentito. Vado a casa, buon weekend a tutti. Chiudo con una barza: "qual e il colmo per un pizzaiolo? Avere una figlia di nome Margherita che fa la capricciosa nelle quattro stagioni!!!"
postato da aladiah il 03/11/2006 19:12
Eh caro capitano, di questi tempi è difficile riuscire a sbirciare qualcosa..inizia ad essere un pò freddino per i miei gusti per tenere lo slip in vista! ;)
postato da AlicE il 04/11/2006 01:18
Canto, canto. Sono soprano leggero, quindi! Cosa dovrei dire a proposito di quanto hai scritto? E' talmente personale!
postato da ste il 04/11/2006 10:49
O è che siete tutti a gozzovigliare nelle località turistiche o è che questo post non vi ispira. Me ne vado a preparare il prossimo. Saludos por todos
postato da Mio Capitano il 04/11/2006 17:13
Hai fotografato molto bene un periodo storico attraverso il quale sono passato anch'io, seppur con meno acrimonia, se mi passi il termine. C'è la consolazione che la stragrande maggioranza di quei "cazzoni" oggi rimpiange di essere stati così disonesti con se stessi. E non solo nelle canzoni. Ciao, Capitano.
postato da Amfortas il 04/11/2006 20:16