venerdì 27 ottobre 2006

La freccia nera fischiando si scaglia


C’è un solo modo per iniziare a parlare della “Freccia nera”, indimenticabile sceneggiato televisivo di decenni fa, è questo: “La freccia nera fischiando si scaglia / e la sporca canaglia un saluto ti dà”.
Sono le parole di una delle sigle televisive più amate e cantate di tutti i tempi, almeno in questo paese. All’epoca la stragrande maggioranza della popolazione italiana, comprese anziane ultraottantenni con almeno due infarti alle spalle e mocciosi piagnucolosi che a stento dicono mamma, sapevano citare almeno un verso di quel trascinante motivo. Io conoscevo tutta la canzone da cima a fondo, inclusi i fischi e l’epico “la-la-la” del coro dei briganti della foresta, e non ero per niente un caso raro in quell’Italia che fu, l’anno dello sbarco sulla luna e dello sceneggiato televisivo che ha riscosso il maggior indice di ascolto di tutti i tempi in queste contrade, sedici milioni e mezzo di telespettatori di media (altro che Elisa di Rivombrosa).

Due parole sulla storia. Regia del mitico Anton Giulio Majano, autore di opere mai dimenticate come “La cittadella” o “Delitto e castigo”. Il giovane Dick Shelton (l’attore Aldo Reggiani) è dibattuto fra le avverse fazioni degli York e dei Lancaster al tempo della Guerra delle Due Rose in Inghilterra. La bella e ribelle Joan Sedley (Loretta Goggi), si traveste da uomo per sfuggire a un matrimonio non voluto. Battaglie, tradimenti, eroismi, passaggi segreti, intrighi e briganti della foresta fautori della lotta alla tirannia.

Quando si parla della “Freccia nera”, ci sono molte cose che sei obbligato a dire. E le devi dire nell’ordine che segue.
Devi confessare che all’epoca eri innamorato follemente di Loretta Goggi (amore che continua tuttora quando la rivedi in televisione), anche se tutti ti consideravano un poppante a cui regalare odiose caramelle alla fragola. In questo tuo delicato sentimento eri in buona compagnia, perché qualsiasi individuo maschile dotato di raziocinio non poteva evitare di sognare di trovarsi in compagnia della Joan Sedley travestita da maschio (e di difenderla dai molti pericoli di cui abbondava la tumultuosa Inghilterra del Quattrocento). Inoltre ritagliavi le immagini della dolce Loretta diciassettenne da qualsivoglia giornale e rivista di gossip alla “Grand Hotel” e sognavi di cavalcare con lei in tenebrose foreste medievali, anche se l’unica volta che avevi visto un cavallo dal vero ti aveva fatto una paura mica da ridere.

Seconda riflessione obbligata: il tuo desiderio spasmodico di impugnare una spada vera e enorme con queste mani vibranti di emozione. La spada vera e enorme serviva per essere brandita in groppa a un destriero nella tua mente, sotto un’armatura di cotta di maglia, con tanto di stendardo di York o Lancaster (pur avendo seguìto lo sceneggiato con devozione e chiesto lumi agli adulti, non riuscivi mai a capire quale fosse la Rosa dei buoni, se quella rossa o quella nera, ma tanto non aveva importanza). Il desiderio di menare fendenti o stoccate ai malvagi diventava necessità insopprimibile quando assistevi alla sigla iniziale dello sceneggiato, da non confondersi con la canzone finale dei Fratelli della Foresta. La sigla iniziale era un travolgente motivo epico composto dal valoroso maestro Riz Ortolani, accompagnato da scene di cavalieri medievali che si affrontavano a viso aperto tra castelli in fiamme e sfondi di devastazione bellica. Peraltro il motivo di Ortolani a un tratto deviava magistralmente dal registro epico-guerresco a quello romantico, inducendoti senza indugio a rinfoderare spade e sogni di gloria e a cercare con gli occhi una figura femminile capace di farti palpitare il cuore.
Poiché la possibilità di procurarti una vera lama medievale era piuttosto remota per te ragazzino in calzoncini corti di un’Italia lontana, eri costretto a ripiegare su una spada di legno, costruita con amore e soprattutto con l'aiuto dei tuoi amichetti più portati ai lavori manuali. Ovviamente i tuoi amici avevano già una spada analoga, ben più solida della tua, forgiata con robuste assi di legno sottratte ai padri falegnami, piallata e rifinita con cura, ed erano ansiosi di affrontarti in un duello all’ultimo sangue. Tale duello era preceduto da almeno mezz’ora di dispute su chi avrebbe dovuto interpretare la parte dell'ammirato Dick Shelton (il perdente della disputa, in genere era quello con l’arma migliore che si sentiva in vena di magnanimità verso i disgraziati forniti di mazze di scopa semibruciate, ripiegava sulla figura del collaudato Ivanhoe).

La terza e ultima considerazione a cui sei costretto parlando della “Freccia nera” televisiva (ce ne sono da fare altre, ma quelle almeno sono frutto di una tua libera scelta) è la inaudita, impressionante bravura dei Cattivi di quello sceneggiato. A memoria d’uomo non si è mai vista una storia televisiva con cattivi tanto ispirati e convincenti. Prima di tutto c’e Arnoldo Foà nella parte di Daniel Brackley, signorotto inglese pronto a tradire e a uccidere chiunque per sete di potere (“vende” in matrimonio anche la povera Loretta Goggi). Foà ha tra l’altro fatto uccidere il padre di Aldo Reggiani, che ignaro del delitto gli è fedele servitore. Che dire del machiavellico Arnoldo? Magistrale. Indimenticabili i suoi ghigni, soprattutto unici i suoi inarcamenti di sopracciglia e quelle sue mimiche facciali così convincenti da farti credere che la malvagità era una componente naturale della vita. Foà recitò così bene la parte del cattivo da essere odiato da una generazione di telespettatori quasi come certi “fetienti” della sceneggiata napoletana.
Eppure anche il bravissimo Arnoldo trovò dei competitori agguerriti nel suo stesso cast. Prima di tutto Adalberto Maria Merli nel ruolo del sanguinario e gobbo duca di Gloucester(Rosa Rossa o Rosa Nera? Boh, vattelo a ricordare). Merli esibiva un sguardo diabolico perfino superiore a quello di Foà e uccideva, a differenza del personaggio di Daniel Brackley, per il semplice gusto di farlo (impressionante il modo in cui trafigge a sangue freddo alcuni nemici ormai vinti e imploranti grazia).
Non c’è due senza tre, ecco ancora un valente attore nella fazione dei cattivi, ossia il caratterista Alberto Terrani nel ruolo di Lord Shoreby, l’ultimo pretendente di Loretta-Joan, il quale dà un’interpretazione della cattiveria più tendente al frivolo e alla mondanità che alla crudeltà pura e semplice. Basta così? No, c’è posto anche per Tino Bianchi (sir Olivier, vescovo corrotto) e Leonardo Severini (Bennet Hatch), ossia i complici delle malefatte giovanili del terribile Foà, che a differenza di quest’ultimo sono dilaniati dai sensi di colpa (all’epoca questa sfumatura psicologica era parecchio dura da mandare giù: uno o è cattivo o non lo è, si diceva un certo ragazzino mangiatore di caramelle, e se lo è come fa a provare rimorso per le sue malefatte?)
Continua, ma ci vorrà tempo per la seconda puntata…

Riflessione sulla “Freccia nera” moderna tratta da un mio commento. Qualche sera fa volevo vedermi la nuova "Freccia nera" data in tivvù. Mi spingeva il ricordo del mitico sceneggiato oggetto di questo post. Dunque vado per guardare la prima puntata e noto il protagonista, tal Scamarcio, che si rivolge al padre con un sottofondo di accento romanesco che parrebbe più adatto a inveire a li mortacci vostri che a recitare Stevenson. Vabbé, mi dico, un semplice caso, non sottilizziamo troppo. Nella seconda scena si vede un'amazzone a cavallo (poco prima l'attrice che impersona il personaggio era stata intervistata a "Striscia la notizia" dimostrando un quoziente intellettivo degno di una velina) che tende l'arco e galoppando a briglia sciolta scocca una freccia... che trafigge una mela posta su un palo a un centinaio di metri di distanza.
Qui ho spento il televisore dicendomi, dovevano essere passati un paio di minuti: "Basta con le cazzate!".

3 commenti:

  1. A me la Goggi non è mai piaciuta, accidenti...però estrapolando un po' il discorso si può dire che tu parli di diverse professionalità, che oggi non ci sono più o perlomeno si trovano difficilmente. È un po' quello che ho scritto io, sostanzialmente. (il romanesco a tutte le ore del giorno è teribbile) Ciao :-)
    postato da Amfortas il 27/10/2006 12:11

    E' vero, caro Mio Capitano, ma non solo il cinema moderno ci uccide, anche le fictions, i reality e tutta quella TV spazzatura che ci propinano da mattina a sera! I gusti della gente sono cambiati, si dice. Ma è realmente quello che vogliamo vedere oggi? Quanta nostalgia nel racconto che hai fatto del teleromanzo "La freccia nera". Sì, perchè una volta si chiamavano teleromanzi e gli attori, quelli veri, avevano fatto anni di gavetta in teatro. E com'era bello sedersi, dopo cena, tutti insieme davanti alla televisione e godersi lo spettacolo! Ciao mio Capitano, aspetto la seconda parte...
    postato da Mary il 27/10/2006 12:20

    Scrissi questo articolo tempo fa per una amica blogger che si dilettava pure lei a con la narrativa (all’epoca non avevo un blog mio). Mi diede carta bianca e io per lei scrissi diversi post che, sul portale che ospitava il blog della mia amica, finivano sempre in home page (tra cui pure questo)… evidentemente questa blogger era più simpatica di quanto sia io come responsabile unico di blog. Alcuni post scritti per questa amica li ho già pubblicati qui. Ad esempio “Il giorno in cui il mondo ebbe paura”, “Quando gli editori fanno Oh” o i tre sul cinema classico, tra cui gli articoli su Billy Wilder. Altri sono ancora in attesa di vedere la luce su questo spazio virtuale (ne ho uno in tre puntate sulle mie esperienze con un agente letterario romano che spero di pubblicare la settimana prossima). Con questa mia amica progettavamo si scrivere a quattro mani un saggio sui nostri ricordi degli anni Settanta (io buttai giù pure una scaletta delle cose da dire), ma il progetto si arenò perché la mia interlocutrice aveva troppe cose da fare. Ho visto che amfortas ha avuto il tempo di scrivere un commento. Sulla Goggi non ammetto critiche. Sapeva fare tutto e bene o benissimo (cantare, recitare, ballare, fare le imitazioni e perfino fare il doppiaggio dei film, era una straordinaria doppiatrice), a differenza della Carrà che ha sempre fatto tutto pure lei, ma sempre male o malissimo. E’ una vera indecenza che Loretta sia stata sempre considerata inferiore alla Carrà per tutta la sua carriera. Tra l’altro considero la Goggi la più grande imitatrice di tutti i tempi di questo paese. Quando vedo queste sciocchine moderne che tentano di emularla, provo pietà per loro. Su Loretta scriverò un commento più in là, ma non toccate la mia fidanzata! Un sorriso. :-))
    postato da Io che amo solo te il 27/10/2006 12:23

    Io non ti tocco Loretta ma tu non toccarmi la Carrà! Qunado ero piccola portavo i capelli come lei e se mi chiedevano "che lavoro vuoi fare da grande?" io rispondevo "voglio fare Raffaella Carrà". Com'è bello far l'amore da Trieste in giù...
    postato da angel_aladiah il 27/10/2006 13:40

    Loretta Goggi era e resta una grandissima. Anche se io "La freccia nera" non l'ho mai visto... lo so, non infierire. Bacio. :o)
    postato da margot il 27/10/2006 14:51

    Pensavo di avere un vecchio commento su Loretta Goggi (tempo fa frequentai per breve tempo un forum sugli anni Settanta e scrissi parecchia roba), ma non l’ho trovato. Lo scrivo daccapo, allora. Ho già detto di come fossi innamorato della Goggi diciassettenne (anche se ero troppo piccolo all’epoca dell’uscita della “Freccia Nera”, ho visto per tutta l’adolescenza le repliche di questo sceneggiato). Ancor oggi quando vedo qualche filmato d’epoca con Loretta rimango davvero stupito per la sua strabiliante bravura in alcuni ambiti televisivi. Sono rimasto superammirato dalla nostra show-girl soprattutto in due sketch. Nel primo, con Gino Bramieri, era giovanissima, poco più di una bambina, e faceva la parodia della canzone “Piange il Telefono di Modugno (lei sembrava il capocomico e Bramieri la spalla). Nel secondo faceva ancora più impressione. Era in una scenetta con Alighiero Noschese ed incredibilmente la Nostra risultava più efficace, spigliata, brillante del Re incontrastato dello sketch televisivo italiano. Ricorderò di passaggio la bravura della Goggi nelle imitazioni di cantanti e attrici. Le sua imitazione di Mina (ma pure di altre cantanti come Ornella Vanoni e Patty Pravo) è stata così efficace che ancora oggi è riproposta nella sua versione senza quasi alcuna variante. Naturalmente Loretta poteva permettersi queste prestazioni satiriche soprattutto in virtù della sua notevole capacità canora (tutti conoscono il suo cavallo di battaglia, diventato un classico della musica leggera italiana, “Maledetta primavera”… “che importa se / per innamorarmi ancora / tornerai, maledetta primavera”). Loretta è stata una efficacissima Cosette a soli 13 anni nello sceneggiato televisivo “I miserabili”. Oltre a ciò ha pure imparato a ballare discretamente, pur non essendo la danza il suo campo prediletto. E ho già detto delle sue prestazioni da doppiatrice. Io all’epoca, sia pure forse accecato dall’amore che avevo per lei, soffrivo molto di vederla considerata sempre seconda dietro la Carrà. Confrontavo le due showgirl e trovavo Loretta superiore in ogni campo alla Raffa Nazionale e non riuscivo a capire la ragione di quel declassamento (tra l’altro Loretta è bravissima pure nella “Freccia Nera”, risulta perfino credibile - a differenza della solita bonazza cinematografica travestita da ragazzo che nessuno in nessuna epoca si sognerebbe mai di prendere per un uomo - quando per un paio di puntate veste i panni maschili). Il solo difetto della Goggi pareva essere che sapeva fare troppe cose e magari questo le ha impedito di coltivarne una in particolare. Forse l’unico punto in cui cedeva terreno alla Carrà era nel fare la presentatrice televisiva, perché in quella veste non serve il talento, ma la capacità di intrattenere, magari con sorrisi o gorgheggi scemi.
    postato da Loretta vestita da maschio il 27/10/2006 17:30

    Salve MIO CAPITANO... Io non ho visto ne lo sceneggiato vecchio (ero troppo piccola o forse neppure ero nata) bho... ne quello recente in tv.. Non mi ispirava il trailer.. Ho sentito però mia madre che mi ha detto che è una...ehm..."cazzata" appunto e che non ha nulla a che vedere con quello della Goggi (che io adoro) Bhe... che la televisione oggi ci dia più roba scadente che altro è risaputo...ma non dimentichiamo che esiste il cinema...io preferirei di gran lunga un bel film visto sul grande schermo che restare a casa a guardare Elisa di Rivaqualcosa... ;) Baciotto napoletano... Morgana
    postato da MORGANA il 27/10/2006 18:24

    ahhhhhhh! ma allora sei dei nostri!! ole /.)
    postato da sally brown il 27/10/2006 21:07

    Vabbè, ho capito...portero' la mia marmellata pure a te ;)
    postato da aladiah il 27/10/2006 23:13

    L'argomento trattato mi è assolutamente estraneo, ma sono certo che scuserai la mia ignoranza. Aspetto il prossimo post per lasciare un commento "intelligente". Buon fine settimana anche a tè. Gianni.
    postato da iltov il 27/10/2006 23:48

    ho ricordi vaghi della freccia nera...vedo il visetto bello con i capelli corti della Goggi in bianco e nero,ma non vado oltre... indubbio che la Goggi sia "più-tutto" della Carrà,che per quanto apprezzabile mi sta parecchio antipatica! notte:)
    postato da elle il 28/10/2006 00:55

    Buondì Mio Capitano sono a lavoro. Non ho messo lo sfondo perchè prima devo cambiare il colore dei caratteri e poi ieri sera mi sono messa a kiakkerare con la mia coinquilina e non ho + avuto tempo.
    postato da aladiah il 28/10/2006 12:35

    Che bello, Capitano. Concordo in pratica su tutto. Unico appunto: la guerra delle due rose sì, ma una era rossa e l'altra bianca, non nera. Peraltro se ti andasse di rivederlo questo sceneggiato che tutti noi abbiamo tanto amato, sappi che è possibile su raiclick. Io me lo sono rivisto. Quanto alla sigla, a casa di mia mamma devo ancora avere il 45 giri... che si infilava in un mangiadischi... altro oggetto di cui oggi si è quasi persa la memoria. Ammetto che io di guardare il remake non ho avuto il coraggio. L'attrice che citi, già vista in altre prove, non ce la vedevo proprio nel ruolo che fu della Goggi (artista vera e completa). E sul protagonista maschile avevo comunque riserve :) Buona notte!
    postato da Hellcat il 27/03/2007 01:34

    RispondiElimina
  2. Non è sempre "si stava meglio quando si stava peggio". Aldo Reggiani recitava in maniera orribile, il personaggio di Senza Legge spesso era ridicolo e la regia di Majani, senza stacchi e con quei comicissimi zoom sui visi degli attori, davvero inadeguata...

    RispondiElimina
  3. Rispetto la tua opinione, ma sono del tutto in disaccordo. Ho rivisto di recente la serie e mi è parsa una deliziosa opera teatrale. Reggiani andava bene per me e come ho detto non si sono mai visti tanti cattivi bravissimi in un solo sceneggiato. Splendide le musiche di Riz Ortolani e la sigla finale sulla freccia nera che vibrando si scaglia. Un saluto a te.

    RispondiElimina