Terza puntata
“Lasciate andare subito quella signora, ho detto!” Frastornata, Emma si stupiva che non fosse ancora svenuta. Perché si vedeva accerchiata da cappelli a cilindro e crinoline e non da cellulari con la videocamera e da piercing infilati fin nelle chiappe? Perché gli unici cavalli visibili erano quelli aggiogati alle numerose carrozze e carrette e non quelli dei motori delle automobili imprigionate nel traffico? E che dire degli schiocchi di frusta che rintronavano nell'aria al posto delle suonerie da cellulare tratte dai film di James Bond?
Si morse le labbra per mantenersi vigile perché si rese conto che perdendo i sensi ora non si sarebbe svegliata più. “Sto parlando con voi, signori, lasciatela andare!” disse autoritaria la voce di prima.
Emma sentì allentarsi la presa sulle braccia, anche se le antiquate divise non si allontanarono. Il dannato corpetto che la tormentava dalla sua venuta in questo mondo attenuò la presa sul torace abbastanza da farle mandare giù alcuni provvidenziali sorsi d’aria. Ecco, finalmente mise a fuoco l’uomo che aveva parlato. Era alto, tranquillo, si era messo sul cammino dei due gendarmi e non sembrava intenzionato a liberare il passaggio. Redingote e cappello a cilindro di raffinata fattura, insieme con le ghette e l’elegante bastone da passeggio, lo qualificavano come un personaggio non da poco. Negli occhi fieri dell’uomo, nessun segno della deferenza o del timore che le uniformi degli sbirri suscitavano nei passanti, alcuni dei quali si erano fermati per osservare la scena. Parcheggiata sul bordo della strada, una lucida carrozza con il portello aperto, con tutta evidenza la vettura da cui era sceso l'individuo lì davanti.
“Liberate il passaggio, signore, se non volete subirne le conseguenze.” L'interessato accolse l’intimazione del gendarme come se provenisse da un lacché con manie di grandezza. Non era preoccupato neanche il cocchiere della carrozza aperta, abbigliato in pompa magna, quasi che il suo principale si scontrasse ogni giorno con le forze dell’ordine.
Emma fu presa da uno dei frequenti capogiri degli ultimi tempi. Da quando aveva superato la porta temporale che l’aveva condotta in questo assurdo mondo di Jean Valjean e conti di Montecristo il nonsenso spadroneggiava, ma la scena attuale era la più indigesta per la sua povera mente. Perché quell’uomo ben vestito interveniva in difesa di una sconosciuta? E soprattutto, perché il suo viso le pareva familiare? Come poteva averlo già visto prima se non era mai stata in questo Ottocento alieno? Nel frattempo i curiosi si erano radunati in una piccola folla, tanto che qualche passante per procedere doveva abbandonare la sicurezza del marciapiede e avventurarsi sulla strada dove le carrozze continuavano a slanciarsi alla massima velocità. Gli sbirri impugnarono i fucili puntandoli contro l’importuno postosi sul loro cammino; braccia e mani vibravano tanto che un colpo accidentale sarebbe potuto partire da un momento all’altro. L’uomo con il cappello a cilindro nondimeno non manifestava inquietudini. Emma lo vide estrarre dal gilet un orologio da tasca e consultarlo. “Se smettete di importunare subito questa signora e le porgete le vostre sincere scuse eviterò che questo spiacevole episodio giunga all’orecchio di sua eccellenza il capo della polizia.”
Le ultime parole scatenarono un acceso mormorio nella folla in attesa di emozioni. Alcuni uomini in abiti popolani parlavano in fretta e facevano passare monete di mano in mano come se scommettessero sull’esito della disputa. Non ci volle molto a risolvere i dubbi dei curiosi, perché i due gendarmi dopo qualche istante si rimisero i fucili in spalla. Emma ascoltò scuse così imbarazzate da risultare incomprensibili e notò che gli uomini in divisa si allontanavano tra gli sberleffi della folla e le imprecazioni degli scommettitori perdenti. La gente prese a disperdersi. Emma si sentì leggera e grata mentre fissava l’uomo con il cappello a cilindro e il bastone d’argento. Ancora una volta provò una sensazione di familiarità. Lei conosceva quell’uomo. Ne era certa. Lo aveva visto molte volte. Ma dove, se non era mai stata in questo mondo?
Il gentiluomo le indicava qualcosa e solo allora Emma capì che la stava invitando a entrare nella sua carrozza. Dove lo aveva già visto? Ma si rese conto che la domanda da farsi era un’altra: dove lo sconosciuto aveva già visto lei?
Si morse le labbra per mantenersi vigile perché si rese conto che perdendo i sensi ora non si sarebbe svegliata più. “Sto parlando con voi, signori, lasciatela andare!” disse autoritaria la voce di prima.
Emma sentì allentarsi la presa sulle braccia, anche se le antiquate divise non si allontanarono. Il dannato corpetto che la tormentava dalla sua venuta in questo mondo attenuò la presa sul torace abbastanza da farle mandare giù alcuni provvidenziali sorsi d’aria. Ecco, finalmente mise a fuoco l’uomo che aveva parlato. Era alto, tranquillo, si era messo sul cammino dei due gendarmi e non sembrava intenzionato a liberare il passaggio. Redingote e cappello a cilindro di raffinata fattura, insieme con le ghette e l’elegante bastone da passeggio, lo qualificavano come un personaggio non da poco. Negli occhi fieri dell’uomo, nessun segno della deferenza o del timore che le uniformi degli sbirri suscitavano nei passanti, alcuni dei quali si erano fermati per osservare la scena. Parcheggiata sul bordo della strada, una lucida carrozza con il portello aperto, con tutta evidenza la vettura da cui era sceso l'individuo lì davanti.
“Liberate il passaggio, signore, se non volete subirne le conseguenze.” L'interessato accolse l’intimazione del gendarme come se provenisse da un lacché con manie di grandezza. Non era preoccupato neanche il cocchiere della carrozza aperta, abbigliato in pompa magna, quasi che il suo principale si scontrasse ogni giorno con le forze dell’ordine.
Emma fu presa da uno dei frequenti capogiri degli ultimi tempi. Da quando aveva superato la porta temporale che l’aveva condotta in questo assurdo mondo di Jean Valjean e conti di Montecristo il nonsenso spadroneggiava, ma la scena attuale era la più indigesta per la sua povera mente. Perché quell’uomo ben vestito interveniva in difesa di una sconosciuta? E soprattutto, perché il suo viso le pareva familiare? Come poteva averlo già visto prima se non era mai stata in questo Ottocento alieno? Nel frattempo i curiosi si erano radunati in una piccola folla, tanto che qualche passante per procedere doveva abbandonare la sicurezza del marciapiede e avventurarsi sulla strada dove le carrozze continuavano a slanciarsi alla massima velocità. Gli sbirri impugnarono i fucili puntandoli contro l’importuno postosi sul loro cammino; braccia e mani vibravano tanto che un colpo accidentale sarebbe potuto partire da un momento all’altro. L’uomo con il cappello a cilindro nondimeno non manifestava inquietudini. Emma lo vide estrarre dal gilet un orologio da tasca e consultarlo. “Se smettete di importunare subito questa signora e le porgete le vostre sincere scuse eviterò che questo spiacevole episodio giunga all’orecchio di sua eccellenza il capo della polizia.”
Le ultime parole scatenarono un acceso mormorio nella folla in attesa di emozioni. Alcuni uomini in abiti popolani parlavano in fretta e facevano passare monete di mano in mano come se scommettessero sull’esito della disputa. Non ci volle molto a risolvere i dubbi dei curiosi, perché i due gendarmi dopo qualche istante si rimisero i fucili in spalla. Emma ascoltò scuse così imbarazzate da risultare incomprensibili e notò che gli uomini in divisa si allontanavano tra gli sberleffi della folla e le imprecazioni degli scommettitori perdenti. La gente prese a disperdersi. Emma si sentì leggera e grata mentre fissava l’uomo con il cappello a cilindro e il bastone d’argento. Ancora una volta provò una sensazione di familiarità. Lei conosceva quell’uomo. Ne era certa. Lo aveva visto molte volte. Ma dove, se non era mai stata in questo mondo?
Il gentiluomo le indicava qualcosa e solo allora Emma capì che la stava invitando a entrare nella sua carrozza. Dove lo aveva già visto? Ma si rese conto che la domanda da farsi era un’altra: dove lo sconosciuto aveva già visto lei?
non sono per niente schiocchizzata..anzi.. ho voglia di ridere oggi e lovoglio scrivere ai miei amici più cari.....vvvb ......
RispondiEliminapostato da iris il 21/09/2006 10:32
Ragazzi, ho notato che gli ultimi arrivati sono scioccati dalla ponderosità dell'articolo (con l'ultima appendice è diventato davvero massiccio). Domani metterò un articolo molto più snello. Saluti ai quattro punti cardinali. :-))
postato da Mio Capitano il 20/09/2006 23:53
ti lascio un saluto... ciaoooooooo tali.
postato da tali il 20/09/2006 23:43
Intanto ti saluto e tornero' a leggerti con piu' calma!ciao
postato da giampaolo il 20/09/2006 23:06
Oddio, caro Capitano, preferisco esser chiamata fanciulla piuttosto che ragazzina, haha! Aspetto il prossimo post... così mi rileggo quelle bellissime parole sull'Ottocento. Ricambio il bacione (qua si finisce con una catena di sant'Antonio, mi sa...)
postato da Laura il 20/09/2006 21:42
...però, adesso...uffi, la prossima puntata quando la posti?
postato da matrixwoman il 20/09/2006 19:45
Passo per augurarti una buona giornata visto che il post l'ho letto già... :)
postato da faby il 20/09/2006 16:48
Ho cambiato idea. Credo che metterò il mio commento "Amore è Ottocento" come appendice a questo post (verrà un po' troppo lungo, ma che ci vuoi fare...) Baci a tutti.
postato da Mio Capitano il 20/09/2006 13:26
Un piacere incontrare qualcuno che, come me, crede nel piacere e nel potere della parola. Splendido ritrovare la citazione di Whitman come sottotitolo. Mi sembra di essere finalmente arrivata in uno spazio dove sostare a lungo. E leggere. Buona giornata A.
postato da Anathea il 20/09/2006 13:19
Sono d'accordo con te, la persona che cito nel mio post è una mente eccelsa!;-) Sarebbe bello provare a vivere come si viveva realmente nell'ottocento, io di tante cose "moderne" farei volentieri a meno! E poi chi non vorrebbe provare almeno una volta un bel corteggiamento romantico... baci baci barbara
postato da barbara il 20/09/2006 13:14
mi correggo, scusa, SturmUndDrang
postato da matrix il 20/09/2006 12:47
Sturmundrang...spero si scriva così, reminescenza liceale...questo è l'amore: sturm...
postato da matrixwoman il 20/09/2006 12:33
Accolgo senz'altro il suggerimento della dolce elle e trasformo questo commento in un post. State in campana :-))
postato da Mio Capitano il 20/09/2006 11:26
L'amore è l'ottocento...che commento passionale,meriterebbe un post!
postato da elle il 20/09/2006 06:10
Gran Capitano nonché Mr.Ottocento, non so davvero che dire: oltre la storia di Emma (beh, niente da aggiungere, solo... VOGLIO SAPERE COME CONTINUA!) dicevo, oltre la storia di Emma, ruggisco d'approvazione per il tuo commento qua sotto. E' vero, l'Ottocento conserva una carica emotiva così fremente, così passionale. Sto studiando il Romanticismo a scuola, ne sto rimanendo appassionata, stordita, estasiata! Personalità prorompenti, la tensione verso l'infinito, l'amore per il gotico, la libertà nell'espressione del singolo, il culto del genio! Sono cose che mi stanno facendo diventare matta.... :D Un bacione!!!
postato da Laura il 19/09/2006 23:52
Per me l'amore al cinema più coinvolgente è soprattutto quello vissuto e ambientato dell'Ottocento. Non saprei dire perché. Ho visto spesso storie sentimentali ambientate in questo secolo che mi hanno catturato. L'amore nella fiction, televisiva o narrativa, per me è quello del secolo dei grandi cambiamenti, del romanticismo, delle macchine a vapore, del positivismo, del darwinismo e di un sacco di altri ismi. Ci si può amare nei tempi attuali o in uno qualunque dei decenni dopo la guerra mondiale, ci si può amare negli anni Trenta o all'epoca del cinema muto, nel Settecento, nel Seicento, sui vascelli corsari in rotta per la Tortuga o nelle corti principesche del Rinascimento, intorno a una Tavola Rotonda, nella Firenze di Dante e Guininzelli o dove si voglia, però gli amori che più mi hanno colpito sono quelli dei tempi di Stendhal o di Flaubert, delle Cime Tempestose e delle Signore delle Camelie. La storia televisiva che (almeno per quanto ricordo adesso) mi ha coinvolto di più dal punto di vista sentimentale è "Il rosso e il nero" di Stendhal, in una riduzione televisiva credo russa, c'era mi pare l'attrice Natalia Bondarciuk nel ruolo di Mathilde, la signora sposata che cede al fuoco passionale di Julien Sorel (ho cercato di trovare notizie su questo sceneggiato con Google, ma non ci sono riuscito, quindi mi dovrò accontentare dei miei ricordi). Rammento che mentre vedevo questo storia televisiva ero preso dall'elettricità che emanava dall'adulterio montante. Percepivo nitidamente l'atmosfera di peccato, il dolce sapore del proibito. Gli sguardi malandrini che volavano sullo schermo tra il seminarista e precettore Sorel e Mathilde, la bella e come si dice inquieta moglie del suo datore di lavoro, mi coinvolgevano in prima persona. Ho letto pure il romanzo e devo dire che, anche se è molto raffinato e anche se descrive con maestria un'epoca storica, non comunica la stessa elettricità amorosa e passionale dello sceneggiato televisivo che ebbi la fortuna di vedere. Ci sono state un mucchio di altre storie amorose legate all'Ottocento che mi hanno lasciato un'emozione duratura, "Orgoglio e pregiudizio", "L'educazione sentimentale", la solita "Madame Bovary", le molte Cime Tempestose che hanno agitato i cuori in questo secolo straordinario. I titoli sono così tanti che non potrei citarli tutti anche se li ricordassi senza tralasciarne uno. La nostra mente come è noto a qualcuno opera delle semplificazioni per rendere visivamente una parola. Per esempio se io dico "cane" il cervello di chi ascolta questa parola riprodurrà l'immagine media di un cane archiviata nei suoi neuroni. Allo stesso modo ciascuno accosterà una sua immagine personale in riposta alle parole albero, fiore o, che ne so, yogurt. Ebbene penso che nella mia mente la parola amore sia associata in maniera irreversibile a un uomo in redingote ottocentesca che flirta con una signora in crinolina, possibilmente in un'atmosfera proibita.
postato da L'amore è Ottocento il 19/09/2006 23:34
Bella storia!! :) La prossima volta voglio leggere anche le vecchie puntate della storia di Emma. Un salutino..
postato da faby il 19/09/2006 17:17
sono sicura di esserci vissuta nell'ttocento. grazie perla c. bella..anche se temo di poterla ascoltare cn lentezza infinita...troppo coinvolgnete...bellissima.piace anche ame.
postato da iris il 19/09/2006 16:23
Fino alle 12 sono in msn, ti vorrei dire una cosa, formalmente-informalmente, Amico Capitan Dopodiciò!
postato da matrix il 19/09/2006 12:49
Buongiorno Capitan Dopodiciò! Sarebbe bella una storia per bambini...Le avventure di Capitan Dopodiciò. Da piccola avevo letto "Sette piedi in cerca di Tulì": Tulì era il soprannome di un bambino, lo chiamavano così perchè dicevano spesso: cosa fai tu lì!
postato da matrix il 19/09/2006 10:29
Il dopodiciò qui sotto è un errore.
postato da Mio Capitano il 19/09/2006 02:38
Dopodiciò ho una vivida intuizione notturna. (Delle volte mi capita questo tipo di esperienza, mi è capitato pure a proposito di un recente fatto di cronaca, anche se ovviamente il fatto che io immagini una cosa non la rende vera.) Questa intuizione mi porta a immaginare come sarebbe vivere nell'Ottocento, nel vero Ottocento, non quello pataccaro che si vede a Hollywood o in certi romanzi faciloni. E' mezzanotte e mi vedo perfettamente immerso in un'atmosfera d'epoca. Ho soprattutto due sensazioni che prevalgono. La lentezza e il formalismo dei rapporti sociali. Le cose in quel secolo accadono molto più lentamente, i gesti sono più pacati, le parole meno rapide e ficcanti, le giornate sono più lunghe proprio a causa di questa lentezza. Una gita fuori città può durare il doppio di una moderna gita, perché il tempo si può fermare come ad Hanging Rock (tra l'altro, il magnifico film di Peter Weir che parla del picnic in questo luogo è una delle poche pellicole che mi pare descriva con obiettività i tempi esistenziali del passato). Puoi sederti sull'altalena o su una sedia in giardino e vivrai queste due esperienze in modo molto diverso di come ti accadrebbe nel ventunesimo secolo. Non devi correre, devi andare lento per adattarti ai ritmi diversi di questo mondo antico. C'è anche il formalismo. Ti rivolgi ai tuoi simili con un tono serioso, dai meno confidenza agli altri e gli altri te ne danno di meno, ridi di meno, pure in famiglia, dici "voi" alle donne e ai genitori. C'è formalismo pure nel modo in cui ti vesti, in cui stai attento a renderti presentabile. Bene, stanotte l'Ottocento mi ha fatto pensare a queste due sensazioni, la lentezza del tempo e della vita e il formalismo sociale. :-)
postato da Ottocento il 19/09/2006 02:34
E' che siamo sensibili e sucettibili noi blogger, ma in fondo in fondo, ci vollliamo bbbene: sogni di oro a te!
postato da matrixwoman il 19/09/2006 02:22
Che cosa sottintendi con: alla lontana? lebbrosa?
postato da matrixwoman il 19/09/2006 02:02
Molto molto interessante, Mio Capitano. Un saluto, tornerò presto a leggerti. 'notte, Michelle.
postato da Michelle il 19/09/2006 00:28
buonasera Capitano lascerei vivere il cuore di Emma lì.. nell'ottocento tra carozze, cavalli e Signori, che quando ti parlano ti guardano negli occhi e baciano la mano.. tra passioni nascoste, amori sognati e non sempre vissuti, tra sogni.. e poi il meraviglioso contorno del fasto e dell'eleganza..li lascerei vivere il suo cuore! perchè la ragione non ha motivo di essere in questo spazio_essere... lascerei vivere la mente di Emma qui tra tecnologia, virtualità, connessioni, telefonini.. in un'epoca moderna dove c'è posto per la razionalità, dove tutto deve avere un motivo, dove tutto ha un inizio ed una fine, dove non esiste più filosofia, ma solo razionalità..è il tempo delle certezze non c'è posto per il cuore ma solo per la mente.. tatuaggi e percing non li colloco in un'epoca razionale e tanto meno in un epoca dove il cuore la fà da padrone..io li colloco in quello spazio vuoto dove non sai qual'è la tua giusta collocazione, allora il cuore e la ragione entrano in conflitto generando quello stato di insoddisfazione che ti porta ad es a bucare la lingua per mettere uno spillone.. tre spazi diversi...la ragione, il cuore, lo spazio vuoto senza tempo.. un saluto affettuoso..sempre interessante leggerti.. un bacetto..buonanotte
postato da Aikido il 19/09/2006 00:01
Questa ran ha un animo romantico.....sì; come stai????
postato da Ran il 18/09/2006 23:32
Sinceramente la mia storia su Emma doveva durare tre puntate e cioè finire con questa, che avrebbe dovuto contenere il colpo di scena finale, noto ad almeno a una persona sul blog (ed ecco un altro mistero da svelare: chi sarà a conoscere il climax?). Avevo rivelato il finale a questa persona in un momento di sconforto in cui pensavo di abbandonare il blog e quindi di non scrivere la conclusione della storia. Ora penso che le avventure di Emma potrebbero continuare con qualche artificio da inventare. Nella prossima puntata la vedo più attiva, battagliera, capace di menare le mani, sia pure come si addice a una signora sofisticata come lei. Penso che dovrò inventarmi pure qualcosa di tecnologico, qualche diavoleria modernista che metta in contatto i due mondi e crei conflitti di coscienza nella nostra eroina. Insomma, deve scegliere di stare di qua o di là? L'Ottocento o il nostro mondo di piercing e lettori mp3? Tutto è ancora in bilico. :-))
postato da Capitan Quarantotto il 18/09/2006 21:13
ecco il taglio moderno imprevisto! bene bene, il tutto stava cominciando a prendere una piega da romanzo rosa che non mi piaceva per niente (ghigno satanico). In un impeto di crudeltà, suggerirei di fare arrestare Emma come matta che parla con le scatolette (nell'epoca vittoriana la cosa dovrebbe avere suscitato un certo scalpore), però temo che alcune lettrici mi lincerebbero. Oh, ok, immagino che resterà una di quelle idee come quella di Wile E. Coyote che arrostisce il road-runner.
postato da Colui che vede Oltre il 18/09/2006 20:46
Potente sto cellulare se riesce a prendere persino nell'ottocento!
postato da sugarcim il 18/09/2006 19:22
lo stile harmony mi piace da impazzire...grazie per la tua voce che ogni tanto viene fin da me anche con la pioggia...kiss!
postato da iris il 18/09/2006 19:03
Quando ho letto Madame Bovary avevo 16 anni: ero in ospedale, in un reparto chiuso, sai le cavie...ma niente di grave...i medici mi osservarono (controllavano il profilo psicologico) mi chiesero perchè avevo scelto questo romanzo. Risposi: perchè all'edicola della clinica non ho trovato niente altro di intelligente, tutto il resto era stile Liala... (sorriso) Ti leggo sempre volentieri Temibile Capitano. Un sorriso da Matrix!
postato da matrix il 18/09/2006 18:38
basta chiudere gli occhi e volare attraverso la fantasia per ritrovarci insieme ad Emma e sentire insieme a lei lo squillo di quel cellulare e tutte le nostre incertezze e paure... mio capitano,Emma è davvero la mia preferita, grazie:)
postato da elle il 18/09/2006 17:57
Sono rimasta col fiato sospeso....chi sarà al di là del telefono? E l'uomo misterioso e gentile...?! Per favore Mio Capitano,non far trascorrere di nuovo troppo tempo per il continuo...è troppo avvincente!!!! Bravo! Veramente Bravo!!!! Ciao!:))
postato da vitty.blog.tiscali.it il 18/09/2006 17:27
Carissimi amici, è vero, la trama si infittisce. Ora però mi è venuto da pensare a uno squillo di cellulare. Ho pensato che uno trillo di telefonino di ultima generazione ci starebbe bene nel mondo di Madame Bovary in cui è finita Emma. Quindi vado senz'altro a modificare il finale del post per inserire questo squillo che farà vibrare un mondo intero. :-)
postato da Capitan Francesco il 18/09/2006 14:26
La trama si infittisce! chi è il misterioso difensore? cosa aspetta Emma nella carrozza? ah, il feuilleton....
postato da Colui che vede Oltre il 18/09/2006 14:20
Buon inizio settimana A risentirci Un bacio*
postato da www.iris.bog il 18/09/2006 13:46
bello e avvincente..amo tutto ciò prendimi per scema e svenevole..ma almeno con la fantasia voglio volare.............................grazie amico.:_)
postato da iris il 18/09/2006 13:12
Mi piacciono queste storie di Emma. Ne ho fatto una raccolta e mi piace questo tuo modo di raccontare. Il post precedente mi ha molto colpito. In positivo, s'intende. Ciao Mio bel Capitano, l'amore arriva quando meno te lo aspetti...
postato da Mary il 18/09/2006 12:56