
La maggior parte delle persone pensa di poter operare delle scelte, di essere libera di poter fare una cosa o un’altra. Di poter scegliere una ragazza o un’altra, una carriera universitaria o un’altra, di fare un lavoro o di aver comprato una certa macchina e proprio quella di propria iniziativa. La maggior parte delle persone pensa o forse si illude di beneficiare di quella cosa fumosa, ma affascinante denominata libero arbitrio. Insomma, dice certa gente, proprio oggi c’è stato un certo bellimbusto da spiaggia che ha cercato di rimorchiarmi e io gli detto di togliersi dai piedi mentre avrei potuto pure incoraggiarlo… Giusto ieri ho avuto due offerte di lavoro e ho deciso di accettare quella mi faceva guadagnare meno, ma che mi consentiva di restare più vicino alla mia famiglia. Non sono forse queste prove incontestabili della mia libertà di pensiero, della mia capacità di scelta, del mio libero arbitrio?
In realtà si potrebbe obiettare che tutte le scelte descritte qui sopra e molte altre ancora sono obbligate e che la sensazione che spesso abbiamo di essere originali e indipendenti nella nostra condotta è, appunto, solo una sensazione. Il comportamento umano è influenzato e determinato da svariati fattori estremamente complicati. Le condizioni ambientali, quelle familiari, le esperienze fatte, l’umore del momento, le ambizioni e le aspirazioni coltivate, la propria provenienza sociale o economica, il proprio background cerebrale. Insomma c’è un intero e complicatissimo ecosistema ambientale e mentale che viene stimolato quando c’è da fare una scelta o da adottare un comportamento. Ci sono innumerevoli parametri che entrano in ballo, interagiscono, si influenzano a vicenda. Però alla fine si crea un equilibrio, Il solo equilibrio che poteva crearsi in quella determinata situazione. L’equilibrio creatosi genera un comportamento. E quel comportamento sembra una scelta, quando è solo il naturale e ineluttabile sbocco che poteva e doveva avere quella situazione. Possiamo persino affermare che facciamo una determinata cosa, prendiamo una precisa decisione perché esse sono la sola cosa e sola decisione per noi possibili in un certo contesto. Non esistono altre scelte, esiste solo quella! Non ci sono altre opportunità, c’è solo quella che abbiamo seguito.
E’ come per le condizioni meteorologiche. Ci sono certi equilibri tra calore, umidità, masse d’aria in movimento, molecole più o meno eccitate che si muovono a diverse velocità. Non è affatto strano che, se una farfalla batte le ali a Pechino, a New York piova come si diceva in Jurassic Park per giustificare la teoria del Caos. In realtà in quel contesto la pioggia a New York è obbligatoria e scontata. Anzi è il solo sbocco che possono avere certi delicati equilibri climatici dopo aver trovato il loro assestamento.
Un semplice esempio potrebbe farci visualizzare meglio questa situazione. A molti è noto il gioco cinese detto Shangai, cioè quello con i bastoncini colorati lasciati cadere a ventaglio da una posizione verticale. I giocatori devono recuperare i bastoncini a uno a uno cercando di non muovere gli altri. E’ noto che i bastoncini non si disporranno mai in due maniere uguali. Ogni volta che apriamo la mano per liberarli sembreranno animati da una volontà propria e se ne andranno ciascuno per conto suo. La loro disposizione sembra regolata dal caso. Ogni volta pare quasi che i bastoncini dello Shangai possano scegliere posizioni diverse da quelle che poi andranno a ricoprire. Eppure non è così. I bastoncini colorati sono obbligati a disporsi ogni volta in un solo modo e solo in quello. Sono costretti a seguire la forza e la direzione impressagli delle dita, la presenza o meno di vento, le scabrosità della superficie su cui cadono, le spinte e controspinte che ciascun elemento del gioco opera sugli altri… e così via. C’è una molteplicità di forze che opera su piani separati. C’è un delicato equilibrio che si crea. E c’è una disposizione obbligata dei bastoncini.
Allora a che cosa è dovuta la nostra percezione di esseri liberi e di fare ciò che ci pare e piace e non ciò che ci impongono determinati equilibri non influenzabili dalla nostra volontà (ammesso che essa esista nella misura normalmente avvertita)? Probabilmente è data dalla facilità con cui situazioni all’apparenza simili possono portare a nostri comportamenti all’apparenza differenti o persino opposti. Ma è come nel gioco dello Shangai. Noi non siamo liberi di fare ciò che vogliamo, così come non sono liberi i bastoncini colorati di disporsi in un certo modo.
Ultima di questo post. Se ogni scelta e comportamento sono obbligati come qui si sostiene (anche provocatoriamente), ciò significa pure che, disponendo di un’appropriata capacità di calcolo, essi si possono prevedere in anticipo. Questa riflessione ne suggerisce un’altra più drastica. E cioè che disponendo di un’adeguata massa di dati e di un’infinita capacità di calcolo si sarebbe potuto prevedere perfino l’intero corso dell’universo (il destino di ogni singola stella o pianeta, di ogni molecola o essere vivente, di ogni amore umano o extraterrestre)… fin dai primi attimi del Big Bang. Forse è quello che ha fatto Dio, che se esiste può di certo contare su una immensa capacità di elaborazione matematica. Forse Dio ha previsto fin dall’inizio dell’universo ogni minimo aspetto, ogni irrilevante dettaglio dello sviluppo futuro del cosmo. Non è una cosa impossibile, a pensarci bene. Solo immensamente complicata.
In realtà si potrebbe obiettare che tutte le scelte descritte qui sopra e molte altre ancora sono obbligate e che la sensazione che spesso abbiamo di essere originali e indipendenti nella nostra condotta è, appunto, solo una sensazione. Il comportamento umano è influenzato e determinato da svariati fattori estremamente complicati. Le condizioni ambientali, quelle familiari, le esperienze fatte, l’umore del momento, le ambizioni e le aspirazioni coltivate, la propria provenienza sociale o economica, il proprio background cerebrale. Insomma c’è un intero e complicatissimo ecosistema ambientale e mentale che viene stimolato quando c’è da fare una scelta o da adottare un comportamento. Ci sono innumerevoli parametri che entrano in ballo, interagiscono, si influenzano a vicenda. Però alla fine si crea un equilibrio, Il solo equilibrio che poteva crearsi in quella determinata situazione. L’equilibrio creatosi genera un comportamento. E quel comportamento sembra una scelta, quando è solo il naturale e ineluttabile sbocco che poteva e doveva avere quella situazione. Possiamo persino affermare che facciamo una determinata cosa, prendiamo una precisa decisione perché esse sono la sola cosa e sola decisione per noi possibili in un certo contesto. Non esistono altre scelte, esiste solo quella! Non ci sono altre opportunità, c’è solo quella che abbiamo seguito.
E’ come per le condizioni meteorologiche. Ci sono certi equilibri tra calore, umidità, masse d’aria in movimento, molecole più o meno eccitate che si muovono a diverse velocità. Non è affatto strano che, se una farfalla batte le ali a Pechino, a New York piova come si diceva in Jurassic Park per giustificare la teoria del Caos. In realtà in quel contesto la pioggia a New York è obbligatoria e scontata. Anzi è il solo sbocco che possono avere certi delicati equilibri climatici dopo aver trovato il loro assestamento.
Un semplice esempio potrebbe farci visualizzare meglio questa situazione. A molti è noto il gioco cinese detto Shangai, cioè quello con i bastoncini colorati lasciati cadere a ventaglio da una posizione verticale. I giocatori devono recuperare i bastoncini a uno a uno cercando di non muovere gli altri. E’ noto che i bastoncini non si disporranno mai in due maniere uguali. Ogni volta che apriamo la mano per liberarli sembreranno animati da una volontà propria e se ne andranno ciascuno per conto suo. La loro disposizione sembra regolata dal caso. Ogni volta pare quasi che i bastoncini dello Shangai possano scegliere posizioni diverse da quelle che poi andranno a ricoprire. Eppure non è così. I bastoncini colorati sono obbligati a disporsi ogni volta in un solo modo e solo in quello. Sono costretti a seguire la forza e la direzione impressagli delle dita, la presenza o meno di vento, le scabrosità della superficie su cui cadono, le spinte e controspinte che ciascun elemento del gioco opera sugli altri… e così via. C’è una molteplicità di forze che opera su piani separati. C’è un delicato equilibrio che si crea. E c’è una disposizione obbligata dei bastoncini.
Allora a che cosa è dovuta la nostra percezione di esseri liberi e di fare ciò che ci pare e piace e non ciò che ci impongono determinati equilibri non influenzabili dalla nostra volontà (ammesso che essa esista nella misura normalmente avvertita)? Probabilmente è data dalla facilità con cui situazioni all’apparenza simili possono portare a nostri comportamenti all’apparenza differenti o persino opposti. Ma è come nel gioco dello Shangai. Noi non siamo liberi di fare ciò che vogliamo, così come non sono liberi i bastoncini colorati di disporsi in un certo modo.
Ultima di questo post. Se ogni scelta e comportamento sono obbligati come qui si sostiene (anche provocatoriamente), ciò significa pure che, disponendo di un’appropriata capacità di calcolo, essi si possono prevedere in anticipo. Questa riflessione ne suggerisce un’altra più drastica. E cioè che disponendo di un’adeguata massa di dati e di un’infinita capacità di calcolo si sarebbe potuto prevedere perfino l’intero corso dell’universo (il destino di ogni singola stella o pianeta, di ogni molecola o essere vivente, di ogni amore umano o extraterrestre)… fin dai primi attimi del Big Bang. Forse è quello che ha fatto Dio, che se esiste può di certo contare su una immensa capacità di elaborazione matematica. Forse Dio ha previsto fin dall’inizio dell’universo ogni minimo aspetto, ogni irrilevante dettaglio dello sviluppo futuro del cosmo. Non è una cosa impossibile, a pensarci bene. Solo immensamente complicata.