venerdì 8 settembre 2006

Due esseri umani


Mi è venuta voglia di scrivere sul caso di Natascha, la bambina ora diventata ragazza, sequestrata per otto anni da Wolfgang, un amico di famiglia che oggi sarebbe quarantaquattrenne.
Prima di iniziare, alcune cose banali. Il rapimento della ragazzina è un atto aberrante, spaventoso. Se il rapitore non si fosse ucciso, solo la prigione a vita avrebbe potuto punire i suoi crimini. Sono contro la pena di morte, ma trovo lecito che si pensi di punire con l’esecuzione capitale delitti inauditi come questo.

La storia la conoscono credo tutti. Natascha fu rapita otto anni fa a Vienna, ne aveva dieci, da un tecnico elettronico e tenuta prigioniera in una cantina resa abitabile. Solo pochi giorni fa è fuggita dalla prigionia. Wolfgang il rapitore si è ucciso gettandosi sotto un treno appena saputo della fuga.

Ora dirò alcune mie impressioni avute udendo la notizia per la prima volta. Si tratta solo di percezioni dell’animo, niente di riflessivo. Pure e semplici congetture, probabilmente senza fondamento alcuno. La prima cosa che ho pensato udendo della fuga e del suicidio è che l’orco rapitore e la ragazzina, sia pure a loro modo, avessero sviluppato un sentimento simile all’amore. Il loro non era un rapporto tipo aguzzino che ti tortura e gode della tua sofferenza. Ho pensato che i sentimenti che uniscono le persone sono stranissimi e a volte stupefacenti e che in questo caso un forte legame aveva tenuto vicini, sia pure nel modo degenere sotto gli occhi di tutti, questi due esseri umani.
Otto anni sono estremamente lunghi, ho riflettuto. La ragazzina deve aver avuto decine, forse centinaia di occasioni di fuggire dalla sua prigionia. Deve aver avuto pure svariate occasioni di uccidere il suo aguzzino. Se non l’ha fatto ci devono essere state ragioni potenti e quelle ragioni possono risiedere solo nel campo dei sentimenti umani. La puoi chiamare sindrome di Stoccolma, la puoi chiamare affettività morbosa, oppure puoi pensare a questo come a un evento inspiegabile e ambiguo situato in qualche regione ai confini dell’amore. Non so cosa ci fosse, ma c’era. C’era questo sentimento che ha impedito alla ragazzina di fuggire.
Inoltre se uno ti tratta male, se uno ti tortura, o semplicemente se tu soffri perché vivi in una situazione angosciante, non vivi otto anni. Non ne vivi nemmeno due di anni. Natascha, questo ho pensato udendo la notizia, non percepiva la sua prigionia come un evento insopportabile. E forse durante questo lungo periodo è stata molte volte felice con il suo rapitore (anche se ciò evidentemente non rende meno atroce il crimine di cui questi si è reso colpevole).

C’è un’altra cosa che ho pensando udendo la notizia. Wolfgang il sequestratore non si è ucciso per la certezza di essere catturato e dover pagare duramente per il suo crimine. Non gliene importava molto di andare in galera o di morire, magari per mano del solito ergastolano con licenza di uccidere. Si è ucciso perché aveva capito che il suo amore - assurdo, malvagio e riprovevole quanto si vuole - era finito. Si è ucciso per amore come fanno tanti uomini, perché, nonostante l’enormità delle sue azioni, era un uomo pure lui. Non mi piace la parola mostro. La si usa spesso, quasi sempre a sproposito. Penso che siamo tutti uomini. Anche quando ci rendiamo colpevoli degli atti peggiori. Wolfgang, il tecnico elettronico e aguzzino, probabilmente cercava l’amore e non riusciva a trovarlo. Ha sofferto molto per questa mancanza, ma molto. Un giorno ha creduto di procurarsi questo agognato sentimento rapendo una ragazzina di dieci anni e sottraendola alla sua esistenza di normalità. Forse era mosso anche da uno spirito di vendetta contro l’universo femminile, non so. Nel suo modo malato amava Natascha, almeno così ho riflettuto quando i telegiornali davano la notizia. Sarebbe stato disposto a soffrire, anche molto, per lei, ma non a perderla. Quando ha scoperto che l’amore era finito e non sarebbe tornato più per tutta la vita, si è ucciso.

Queste erano solo mie impressioni epidermiche. Eppure sono state in un certo senso confermate da alcune dichiarazioni televisive di Natascha che ho ascoltato oggi. La ragazza era in buona forma: pareva in migliori condizioni di sue coetanee preda di anoressia, gravi depressioni o droga. Si esprimeva bene (con proprietà linguistica sottolineavano i commentatori) e, come io avevo sospettato, la sua dura esperienza la faceva parlare con la saggezza di una quarantenne.
Mi ha sorpreso soprattutto una sua affermazione, detta con una maturità impressionante, e con dolore: “Fuggendo sapevo di condannarlo a morte”.
Fuggendo sapevo di condannarlo a morte.
Questa non è la frase che dici al tuo aguzzino dopo otto anni di torture psicologiche e fisiche. Natascha sapeva che lui si sarebbe ucciso e sapeva i motivi per cui lo avrebbe fatto.
Fuggendo sapevo di condannarlo a morte.
Si era creato qualcosa tra questi due esseri umani. Io non so cosa fosse, ma c’era.
... sapevo di condannarlo a morte.
La vita è strana. Chi afferma di averla compresa è un illuso. Spesso ci imbattiamo in cose che vanno al di fuori della nostra esperienza, e ci confondono.
Fuggendo...

1 commento:

  1. non mi piace per niente la tua teoria sul rapportomorboso-sindrome di stoccolma del caso Vienna(come lo chiamavano qua al giornale) non dimenticare che natasha,quando è stata rapita era una bambina e durante gli anni + importanti della crescita ha vissuto in un ambiente fasullo, con contatti umani solo ed esclusiavamente con il suo carceriere.è come se non fosse mai cresciuta davvero, ma fosse rimasta in un limbo non pienamente cosciente. non so, secondo me lei è una persona rovinata a vita-e questo non è per niente accettabile- questi bastardi che toccano i bambini non meritano ninete,nemmeno la morte. ciao Jo.
    postato da jovelly il 08/09/2006 13:49

    Credo che Natascha abbia semplicemente trovato il modo di sopravvivere a quanto le stava succedendo. Avrebbe potuto fare e dire chissà quante cose che non ha fatto e detto, ma aveva dieci anni e probabilmente ha reagito come poteva. Le hanno rubato l'intera adolescenza, e segnato la vita. Questa è l'unica cosa certa di questa orribile storia.
    postato da margot il 08/09/2006 14:35

    Io parto dal presupposto che questo Wolfgang, così come i serial killer americani, quelli che ti uccidono senza un apparente motivo e conservano pezzi del tuo corpo in frigorifero, e magari se li mangiano pure, siano degli uomini. Sono degli uomini anche se ti torturano e ti fanno soffrire molto. Ci sono ragioni per cui loro agiscono così e tu agisci in un altro modo. Ci sono motivi perché hanno un tale odio dentro. A un livello più filosofico io penso che nessun uomo sia meglio moralmente di un altro, sia che tu uccida o faccia cose riprovevoli sia che tu ti comporti in modo ammirevole per gli altri. Ci sono degli equilibri interni, immensamente complessi, impossibili da sintetizzarli qui, che ti fanno agire in un certo modo piuttosto che in un altro. Io considero queste persone degli uomini. Ho già detto che li si deve punire nel modo peggiore possibile e che non bisogna dare loro sconti di pena. Penso che se facessero a me o a qualcuno che conosco delle cose orribili cercherei di ucciderli facendo loro provare molto dolore. Ma il discorso morale per me è diverso.
    postato da Mio Capitano il 08/09/2006 15:10

    Ora ti è tutto più chiaro?
    postato da Ran il 08/09/2006 16:09

    Voglio dire una cosa. Sono contento di aver di aver scritto questo articolo. Ne sentivo il bisogno già da alcune settimane, ma avevo lasciato perdere per varie considerazioni che magari dirò dopo (la principale era evitare di crearmi problemi da solo). Mi è dispiaciuto dover coprire quasi subito questo post con quello sulla gioia di scrivere che avevo progettato di pubblicare tra qualche giorno. Il fatto è che a un certo punto mi sono reso conto che non arrivavano commenti e ne sono stato contento perché ho capito che, se fossero arrivati, sarebbero stati tutti di una sola posizione. Una posizione facile da sostenere, e anche giusta, certo. Mi sono sentito come una specie di bersaglio da luna-park che aspettava solo il prossimo commento che l’avrebbe impallinato. Non mi è piaciuto fare da bersaglio e ho coperto questo post con quello sulla gioia di scrivere, caruccio e allegro come certi bambini educati a cui dai i pizzicotti sulla guancia. Voglio ringraziare zampa per il commento che mi ha rilasciato. In effetti anch’io credo che questo post esponga un punto di vista singolare, impopolare e soprattutto molto poco politicamente corretto. Sapevo di essere, seppure nel mio piccolo, una voce fuori dal coro, ma ho voluto scrivere lo stesso ciò che pensavo. Ne sentivo il bisogno. Sono soddisfatto di averlo fatto, mi scuso se lo dico. Ripeto per evitare equivoci che nel post ho condannato duramente il rapimento di Natascha e ho parlato perfino di pena di morte, anche se non sono io a chiederla. Per il resto posso soltanto ribadire del turbamento che ho provato ascoltando la notizia la prima volta, doveva essere agosto. Forse perché mi sono dedicato, sia pure con poco successo, all’attività di creare storie e personaggi (e di cercare di immedesimarmi nella loro psicologia e nel loro modo di essere), in quei giorni di agosto ho creduto di immaginare, meglio di altre persone, le sensazioni e le emozioni intercorse tra questi due esseri umani, quelle vere, non quelle descritte da qualche striminzito e frettoloso articolo di giornale. Li vedevo tutti e due come erano nella realtà, così mi è sembrato. E’ stata una sensazione vivida che non scorderò mai.
    postato da Una sensazione che non scorderò il 09/09/2006 12:08

    ...bhè tanto di cappello x una riflessione a così ampio respiro!! mi piace... nn solo la condivido in toto xchè c'è sempre molta differenza tra ciò che appare e ciò che è... tu con le tue sensazioni a pelle vai oltre... nn ti fermi e mi piacciono le persone che scavano in profondità partendo da sè e da ciò che sentono.... anche io seguendo questa vicenda ho pensato alcune delle tue riflessioni... ad oggi xò ossia ad oggi che la bimba è divenuta ragazza.... mentre se faccio un passo indietro con la mente e la penso quando era bambina... no ecco là mi rifiuto ossia nn voglio individuare nessuna altra lettura che nn vada oltre la depravazione, la malattia mentale di un uomo... sì un uomo ammalato......... molto molto ammalato... un bacio Giadadeldeserto
    postato da Giadadeldeserto il 09/09/2006 17:18

    Credo di capire sia il tuo bisogno di scrivere il post, sia il timore delle reazioni che avrebbe potuto sollevare. Ti dirò, indipendentemente dal tema, in questo caso duro da digerire, m'interessano sempre le persone che sanno uscire dai limiti pattuiti che ci siamo (giustamente) imposti come società. Questo "uscire dai limiti", come lo intendo io, non è forzatamente trattare tema difficili o scabrosi, è sopratutto affrontare anche il più semplice atto quotidiano con la più grande apertura di mente e la più profonda intensità possibile. Per cui mi ha interessato il tuo volerti cimentare con il tema del rapimento e della fuga di quella ragazza, ed ho anche capito le motivazioni a volerlo "coprire" immediatamente con qualcosa di più accettabile. Mi ha stuzzicato, a livello intellettuale, il tuo coraggio nell'affrontare un tema, per lo meno indigesto. Penso che tu abbia agito giustamente passando quasi subito ad altri argomenti. Desisto, non credo di riuscire ad esprimermi abbastanza chiaramente. Saluti, ciao.
    postato da zampa il 09/09/2006 20:30

    Caro penultimo, scusa,ma ti devo dire quello che penso. Io penso che se questa Natasha leggesse il tuo post si incazzerebbe non poco!:)
    postato da simona il 11/09/2006 23:03

    Io invece penso che ti sbagli completamente, corrosvelta. Ma completamente. Le nostre sono ovviamente solo due opinioni personali.
    postato da Mio Capitano il 11/09/2006 23:35



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